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Sevegliano romana. Crocevia commerciale dai Celti ai Longobardi
La mostra presenta una varietà di oggetti che rivelano la ricchezza del territorio, punto di riferimento divenuto essenziale per la comprensione della storia antica del Friuli, grazie alle indagini archeologiche che si sono susseguite nel tempo.
Comunicato stampa
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Il 28 marzo si aprirà, nella "Casa medievale" di Sevegliano, in comune di Bagnaria Arsa (UD), una mostra archeologica intitolata "Sevegliano romana. Crocevia commerciale dai Celti ai Longobardi".
Il titolo accomuna le popolazioni che in diversi momenti hanno dato un'impronta fondamentale al territorio, ovvero Veneti, Celti, Romani e Longobardi.
La mostra presenta una varietà di oggetti che rivelano la ricchezza del territorio, punto di riferimento divenuto essenziale per la comprensione della storia antica del Friuli, grazie alle indagini archeologiche che si sono susseguite nel tempo.
**
Gli scavi di Sevegliano, specialmente quelli dei primi anni Novanta, sono stati oggetto di numerose a approfondite analisi e per questo vantano già una cospicua bibliografia ricca di una trentina di contributi, alcuni dei quali sono stati editi in riviste e contesti non sempre facilmente accessibili, in Ungheria, Austria, Francia e negli Stati Uniti. Una parte del materiale, peraltro, finora non era stata edita e solo una piccola parte finora era stata esposta (una serie dei pezzi ricostruiti fu presentata anni fa nella sala consiliare del Municipio di Sevegliano insieme con una serie di ricostruzioni dell'apparato decorativo del tempietto). Era dunque quanto mai opportuno rendere pubblicamente ragione dell'importanza dello scavo attraverso un'ampia antologia del materiale recuperato, restaurato, classificato e reso presentabile. Alla mostra si accompagna un volume archeologico che illustra scientificamente i materiali e li colloca nel contesto della ricerca. Giova ricordare che le indagini sono state svolte prima con la più completa collaborazione della Soprintendenza e in seguito su concessione, grazie soprattutto all'aiuto di numerosissimi volontari che hanno reso possibile uno sforzo non indifferente.
Custodi dello straordinario archivio di testimonianze storiche e archeologiche costituito non solo dall'area di Sevegliano, ma in genere da tutto il territorio che si colloca ai lati del cardine massimo della centuriazione aquileiese, ovvero la strada da Aquileia a Palmanova, che sia pure con leggere deviazioni sopravvive ancor oggi, sono gli abitanti della zona, i quali hanno il vanto e la responsabilità di conservare e valorizzare questo patrimonio, preservandolo da spoliazioni e manomissioni. La mostra, e la pubblicazione che l'accompagna, costituiscono solo una tappa della conoscenza della storia dell'area, che si rivela essere uno dei nuclei più importanti per le vicende dell'intero Friuli. Si spera che in futuro ulteriori indagini ed esami ancora più approfonditi possano portare a nuove valutazioni ed acquisizioni.
La storia
Sebbene le testimonianze riguardanti i ritrovamenti di selci lavorate ai confini con il comune di Palmanova ne dimostrino la frequentazione fin dal neolitico, la zona oggi compresa entro i confini del comune di Bagnaria Arsa conobbe un più intenso popolamento in età romana, in seguito alla fondazione della colonia di Aquileia nel 181 a.C. L'area più favorevole allo sviluppo di insediamenti umani era situata nella parte settentrionale dell'attuale territorio comunale, nelle vicinanze dello snodo viario tra la via Postumia, che proveniva da Codroipo e la cosiddetta via Iulia Augusta diretta da Aquileia al Norico (attuale Carinzia). L'incrocio, attestato già in età preromana, era un punto nevralgico per i traffici commerciali diretti a nord e a ovest, si trattava di un luogo di sosta e persino di un luogo sacro, come è stato dimostrato da recenti scavi archeologici. Lungo queste due direttrici erano disposte, come di norma, anche le necropoli: ritrovamenti di tombe a cremazione sono segnalati in diversi punti, soprattutto lungo la SS 352, che in parte ripercorre un tracciato antico. La zona meridionale, invece, doveva presentare una fisionomia diversa, con la prevalenza di boschi e di corsi d'acqua, e risultava forse meno adatta alla creazione di insediamenti di rilievo.
I ritrovamenti
Sebbene risultino tracce di numerosi insediamenti abitativi e produttivi, quello di Sevegliano, sorto all'incrocio tra le due vie suddette, è quello che ha restituito più testimonianze importanti di epoca romana, soprattutto per il periodo immediatamente successivo al 181 a.C. I materiali rinvenuti sono sufficienti a delineare l'ampiezza dei contatti commerciali con le regioni vicine, facilitati dalla felice posizione in relazione al sistema viario, e i costumi di vita degli abitanti: la ceramica fine da mensa è di produzione locale o d'importazione italica (ceramica a vernice nera), mentre un recipiente in ceramica grigia riporta un'iscrizione nell'antica lingua venetica, soppiantata poi dall'uso del latino; alcuni recipienti testimoniano di rapporti con l'area celtica. Sono stati rinvenuti, inoltre, un raro esemplare di bollitore per il latte, che documenta il passaggio in loco di greggi di ovini, e un piccolo forno per il pane. L'illuminazione era assicurata dalle lucerne a vernice nera. Il consumo del vino è sicuramente attestato dalla presenza delle tipiche anfore vinarie del I secolo a.C. e da bicchieri a pareti sottili nonché da una coppetta tastevin rinvenuta in pozzo. La circolazione monetaria segna un particolare incremento verso la metà del II secolo a.C., forse in concomitanza con la creazione della via Postumia (148 a.C.). Non sono stati rinvenuti resti cospicui di edifici, forse cancellati dai lavori per la lottizzazione moderna dell'area. Sono sopravvissute, invece, le opere di bonifica e drenaggio dei terreni umidi, preliminarmente eseguite attraverso il riutilizzo di anfore. La costruzione di maggior pregio doveva essere un piccolo tempio di età tardo repubblicana decorato con lastrine in terracotta. La disposizione dell'edifico è sconosciuta, poiché le antefisse decorative che gli appartenevano non sono state recuperate sul posto, in quanto reimpiegate, in un momento successivo alla demolizione del tempio (forse alla fine del I secolo a.C.), per il drenaggio dei terreni in pericolo d'impaludamento.
Il periodo Longobardo
Dopo la calata dei Longobardi di re Alboino nel 568 d.C., iniziò un lungo processo d'integrazione tra la popolazione stanziata nel territorio friulano e gli invasori. La necropoli rinvenuta presso il campo di tiro a volo del Comune di Bagnaria Arsa può illustrare, attraverso i corredi deposti accanto ai defunti, la convivenza tra queste due componenti. La necropoli fu utilizzata soprattutto nella prima metà del VII secolo. Essa faceva capo probabilmente ad un piccolo insediamento rurale, che sorgeva nei pressi della strada proveniente da Codroipo e diretta ad Aquileia (in zona è attestato il toponimo Dolée, che deriva appunto dalla dizione popolare di Aquileia).
Il titolo accomuna le popolazioni che in diversi momenti hanno dato un'impronta fondamentale al territorio, ovvero Veneti, Celti, Romani e Longobardi.
La mostra presenta una varietà di oggetti che rivelano la ricchezza del territorio, punto di riferimento divenuto essenziale per la comprensione della storia antica del Friuli, grazie alle indagini archeologiche che si sono susseguite nel tempo.
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Gli scavi di Sevegliano, specialmente quelli dei primi anni Novanta, sono stati oggetto di numerose a approfondite analisi e per questo vantano già una cospicua bibliografia ricca di una trentina di contributi, alcuni dei quali sono stati editi in riviste e contesti non sempre facilmente accessibili, in Ungheria, Austria, Francia e negli Stati Uniti. Una parte del materiale, peraltro, finora non era stata edita e solo una piccola parte finora era stata esposta (una serie dei pezzi ricostruiti fu presentata anni fa nella sala consiliare del Municipio di Sevegliano insieme con una serie di ricostruzioni dell'apparato decorativo del tempietto). Era dunque quanto mai opportuno rendere pubblicamente ragione dell'importanza dello scavo attraverso un'ampia antologia del materiale recuperato, restaurato, classificato e reso presentabile. Alla mostra si accompagna un volume archeologico che illustra scientificamente i materiali e li colloca nel contesto della ricerca. Giova ricordare che le indagini sono state svolte prima con la più completa collaborazione della Soprintendenza e in seguito su concessione, grazie soprattutto all'aiuto di numerosissimi volontari che hanno reso possibile uno sforzo non indifferente.
Custodi dello straordinario archivio di testimonianze storiche e archeologiche costituito non solo dall'area di Sevegliano, ma in genere da tutto il territorio che si colloca ai lati del cardine massimo della centuriazione aquileiese, ovvero la strada da Aquileia a Palmanova, che sia pure con leggere deviazioni sopravvive ancor oggi, sono gli abitanti della zona, i quali hanno il vanto e la responsabilità di conservare e valorizzare questo patrimonio, preservandolo da spoliazioni e manomissioni. La mostra, e la pubblicazione che l'accompagna, costituiscono solo una tappa della conoscenza della storia dell'area, che si rivela essere uno dei nuclei più importanti per le vicende dell'intero Friuli. Si spera che in futuro ulteriori indagini ed esami ancora più approfonditi possano portare a nuove valutazioni ed acquisizioni.
La storia
Sebbene le testimonianze riguardanti i ritrovamenti di selci lavorate ai confini con il comune di Palmanova ne dimostrino la frequentazione fin dal neolitico, la zona oggi compresa entro i confini del comune di Bagnaria Arsa conobbe un più intenso popolamento in età romana, in seguito alla fondazione della colonia di Aquileia nel 181 a.C. L'area più favorevole allo sviluppo di insediamenti umani era situata nella parte settentrionale dell'attuale territorio comunale, nelle vicinanze dello snodo viario tra la via Postumia, che proveniva da Codroipo e la cosiddetta via Iulia Augusta diretta da Aquileia al Norico (attuale Carinzia). L'incrocio, attestato già in età preromana, era un punto nevralgico per i traffici commerciali diretti a nord e a ovest, si trattava di un luogo di sosta e persino di un luogo sacro, come è stato dimostrato da recenti scavi archeologici. Lungo queste due direttrici erano disposte, come di norma, anche le necropoli: ritrovamenti di tombe a cremazione sono segnalati in diversi punti, soprattutto lungo la SS 352, che in parte ripercorre un tracciato antico. La zona meridionale, invece, doveva presentare una fisionomia diversa, con la prevalenza di boschi e di corsi d'acqua, e risultava forse meno adatta alla creazione di insediamenti di rilievo.
I ritrovamenti
Sebbene risultino tracce di numerosi insediamenti abitativi e produttivi, quello di Sevegliano, sorto all'incrocio tra le due vie suddette, è quello che ha restituito più testimonianze importanti di epoca romana, soprattutto per il periodo immediatamente successivo al 181 a.C. I materiali rinvenuti sono sufficienti a delineare l'ampiezza dei contatti commerciali con le regioni vicine, facilitati dalla felice posizione in relazione al sistema viario, e i costumi di vita degli abitanti: la ceramica fine da mensa è di produzione locale o d'importazione italica (ceramica a vernice nera), mentre un recipiente in ceramica grigia riporta un'iscrizione nell'antica lingua venetica, soppiantata poi dall'uso del latino; alcuni recipienti testimoniano di rapporti con l'area celtica. Sono stati rinvenuti, inoltre, un raro esemplare di bollitore per il latte, che documenta il passaggio in loco di greggi di ovini, e un piccolo forno per il pane. L'illuminazione era assicurata dalle lucerne a vernice nera. Il consumo del vino è sicuramente attestato dalla presenza delle tipiche anfore vinarie del I secolo a.C. e da bicchieri a pareti sottili nonché da una coppetta tastevin rinvenuta in pozzo. La circolazione monetaria segna un particolare incremento verso la metà del II secolo a.C., forse in concomitanza con la creazione della via Postumia (148 a.C.). Non sono stati rinvenuti resti cospicui di edifici, forse cancellati dai lavori per la lottizzazione moderna dell'area. Sono sopravvissute, invece, le opere di bonifica e drenaggio dei terreni umidi, preliminarmente eseguite attraverso il riutilizzo di anfore. La costruzione di maggior pregio doveva essere un piccolo tempio di età tardo repubblicana decorato con lastrine in terracotta. La disposizione dell'edifico è sconosciuta, poiché le antefisse decorative che gli appartenevano non sono state recuperate sul posto, in quanto reimpiegate, in un momento successivo alla demolizione del tempio (forse alla fine del I secolo a.C.), per il drenaggio dei terreni in pericolo d'impaludamento.
Il periodo Longobardo
Dopo la calata dei Longobardi di re Alboino nel 568 d.C., iniziò un lungo processo d'integrazione tra la popolazione stanziata nel territorio friulano e gli invasori. La necropoli rinvenuta presso il campo di tiro a volo del Comune di Bagnaria Arsa può illustrare, attraverso i corredi deposti accanto ai defunti, la convivenza tra queste due componenti. La necropoli fu utilizzata soprattutto nella prima metà del VII secolo. Essa faceva capo probabilmente ad un piccolo insediamento rurale, che sorgeva nei pressi della strada proveniente da Codroipo e diretta ad Aquileia (in zona è attestato il toponimo Dolée, che deriva appunto dalla dizione popolare di Aquileia).
28
marzo 2008
Sevegliano romana. Crocevia commerciale dai Celti ai Longobardi
Dal 28 marzo al 29 giugno 2008
archeologia
Location
CASA MEDIEVALE DI SEVEGLIANO
Bagnaria Arsa, Via Iv Novembre, 2, (Udine)
Bagnaria Arsa, Via Iv Novembre, 2, (Udine)
Orario di apertura
sabato e domenica dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 17:00 alle 20:00.
Sito web
www.seveglianoromana.com
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