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God & goods. Spirituality and Mass Confusion
La mostra vuole presentare la spiritualità e il concetto del sacro attraverso le interpretazioni di trenta artisti contemporanei.
Comunicato stampa
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Il 19 Aprile 2008 inaugura GOD & GOODS. Spiritualità e Confusione di Massa, la nuova grande mostra che apre la stagione estiva del Centro d’Arte Contemporanea di Villa Manin. Curata da Francesco Bonami e Sarah Cosulich Canarutto, l’esposizione vuole presentare la spiritualità e il concetto del sacro attraverso le interpretazioni di trenta artisti contemporanei.
Le opere in mostra di Adel Abdessemed, Victor Alimpiev e Marian Zhunin, Darren Almond, Thomas Bayrle, Cai Guo Qiang, Mircea Cantor, Maurizio Cattelan, George Condo, Abraham Cruzvillegas, Colin Darke, Berlinde De Bruyckere, Cerith Wyn Evans, Fischi/Weiss, Katharina Fritsch, Felix Gonzalez-Torres, Subodh Gupta, Huang Yong Ping, Christian Jankowski, Koo Jeong-A, Sarah Lucas, Dan Perjovschi, Susan Philipsz, Richard Prince, Anri Sala, Nedko Solakov, Thomas Struth, Piotr Uklanski, Yan Pei Ming e Arthur Zmijewski sottolineano domande esistenziali, giocano con i sensi e la percezione della realtà e affrontano in alcuni casi i meccanismi del credo. L’arte guarda alla religione da una prospettiva esterna: può rivelare il potere evocativo di un’immagine così come rapportare la mitologia del bene di consumo a quello dell’iconografia sacra.
In passato arte e religione sono state indissolubilmente legate, considerando che solo alcuni secoli fa gli artisti hanno iniziato ad affrancarsi dai desideri e dalle necessità dei committenti. Ma qual è oggi il rapporto tra arte e religione? Forse è corretto dire che l’arte e la religione sono complementari: una si pone delle domande mentre l’altra fornisce delle risposte. Ciò che le avvicina non è la loro consequenzialità ma, al contrario, la loro comune fonte di dubbio: oggi soggetto dell’arte e da sempre all’origine della religione.
Questa mostra vuole infatti osservare come, attraverso il dubbio, gli artisti abbiano sfidato gli stereotipi e le limitazioni del concetto di Dio per sostituirlo con tanti altri e infiniti punti interrogativi. God & Goods parte dal principio che Dio può essere le cose, può essere Ciò che determina le cose, può essere un Sistema, può essere una Forza, una Ricerca, una Conseguenza, un’Idea in costante e inarrestabile oscillazione.
Le opere degli artisti in mostra, realizzate dalla fine degli anni Ottanta sino ai giorni nostri, sino ad includere alcuni progetti speciali realizzati appositamente per l’occasione, affrontano l’idea della religione da una serie di punti di vista trasversali: possono confrontarne con irriverenza i dettami, possono analizzarne sistemi e dinamiche o possono proporre, ironicamente o meno, modelli alternativi.
Tra le opere esposte all’interno di Villa Manin, in Christ you know it ain’t easy Sarah Lucas tesse tra loro centinaia di sigarette, per creare la figura di Cristo sul crocefisso, proponendo un approccio irriverente all’iconografia religiosa classica e mettendo in discussione il significato di vizio e dipendenza nella società consumistica odierna. Anche Thomas Bayrle reinterpreta con pathos profano lo stesso simbolo cristiano, attraverso un collage di tante piccole sequenze, raffiguranti veicoli in corsa lungo un’autostrada alla ricerca di un’irraggiungibile destinazione, mentre solleva domande esistenziali e metafisiche così come futili dubbi quotidiani la serie Untitled (questions), di Fischli & Weiss, che riflette la dimensione dell’incertezza e della fragilità della condizione umana.
La tensione spirituale assume invece connotazioni sociali e politiche nel video Them di Arthur Zmijewski, dove la libertà di espressione si scontra con la difficile convivenza tra i diversi ideali religiosi e morali.
Se Colin Darke propone un modello di credo alternativo, che mette in relazione l’artista e la sua creazione così come ideologia politica e alienazione, Richard Prince si ispira alla leggendaria tradizione del cowboy americano, da una famosa pubblicità di sigarette. Nell’estrarre questa iconografia dal suo contesto commerciale, l’artista dà forma a una nuova mitologia, che fornisce un altro modello di libertà e aspirazione. In modo diverso, Darren Almond crea immagini sublimi e trascendenti della natura, che richiamano il desiderio dell’uomo di trovare un senso nella complessità dell’universo. Una narrativa più privata e malinconica è quella rivelata dal mendicante che dorme all’interno del Duomo di Milano, nel video di Anri Sala: qui la chiesa, prima di acquisire una funzione spirituale, appare come rifugio fisico e concreto. Lo stesso luogo di culto è soggetto della fotografia di Thomas Struth, che analizza la struttura e i meccanismi del credo attraverso una visione oggettiva.
Sono previsti inoltre quattro interventi nel Parco circostante la Villa, ad opera di Maurizio Cattelan, che presenta per la prima volta in Italia Frau C., Felix Gonzalez-Torres, Subodh Gupta e Susan Philipsz.
La mostra GOD & GOODS non si focalizza semplicemente sulla religione, ma presenta un gruppo di opere d’arte che, lungi dal proporre conclusioni, pongono l’individuo di fronte ad ogni tipo di domanda. Come la religione, l’arte è spinta da un’urgenza e una necessità e questa mostra vuole leggere la necessità attraverso le sue inafferrabili fonti e indefinibili conseguenze.
La mostra, aperta al pubblico fino al 28 settembre 2008, sarà accompagnata da un catalogo in italiano ed in inglese, con testi dei curatori, apparati biografici ed immagini delle opere in mostra
Le opere in mostra di Adel Abdessemed, Victor Alimpiev e Marian Zhunin, Darren Almond, Thomas Bayrle, Cai Guo Qiang, Mircea Cantor, Maurizio Cattelan, George Condo, Abraham Cruzvillegas, Colin Darke, Berlinde De Bruyckere, Cerith Wyn Evans, Fischi/Weiss, Katharina Fritsch, Felix Gonzalez-Torres, Subodh Gupta, Huang Yong Ping, Christian Jankowski, Koo Jeong-A, Sarah Lucas, Dan Perjovschi, Susan Philipsz, Richard Prince, Anri Sala, Nedko Solakov, Thomas Struth, Piotr Uklanski, Yan Pei Ming e Arthur Zmijewski sottolineano domande esistenziali, giocano con i sensi e la percezione della realtà e affrontano in alcuni casi i meccanismi del credo. L’arte guarda alla religione da una prospettiva esterna: può rivelare il potere evocativo di un’immagine così come rapportare la mitologia del bene di consumo a quello dell’iconografia sacra.
In passato arte e religione sono state indissolubilmente legate, considerando che solo alcuni secoli fa gli artisti hanno iniziato ad affrancarsi dai desideri e dalle necessità dei committenti. Ma qual è oggi il rapporto tra arte e religione? Forse è corretto dire che l’arte e la religione sono complementari: una si pone delle domande mentre l’altra fornisce delle risposte. Ciò che le avvicina non è la loro consequenzialità ma, al contrario, la loro comune fonte di dubbio: oggi soggetto dell’arte e da sempre all’origine della religione.
Questa mostra vuole infatti osservare come, attraverso il dubbio, gli artisti abbiano sfidato gli stereotipi e le limitazioni del concetto di Dio per sostituirlo con tanti altri e infiniti punti interrogativi. God & Goods parte dal principio che Dio può essere le cose, può essere Ciò che determina le cose, può essere un Sistema, può essere una Forza, una Ricerca, una Conseguenza, un’Idea in costante e inarrestabile oscillazione.
Le opere degli artisti in mostra, realizzate dalla fine degli anni Ottanta sino ai giorni nostri, sino ad includere alcuni progetti speciali realizzati appositamente per l’occasione, affrontano l’idea della religione da una serie di punti di vista trasversali: possono confrontarne con irriverenza i dettami, possono analizzarne sistemi e dinamiche o possono proporre, ironicamente o meno, modelli alternativi.
Tra le opere esposte all’interno di Villa Manin, in Christ you know it ain’t easy Sarah Lucas tesse tra loro centinaia di sigarette, per creare la figura di Cristo sul crocefisso, proponendo un approccio irriverente all’iconografia religiosa classica e mettendo in discussione il significato di vizio e dipendenza nella società consumistica odierna. Anche Thomas Bayrle reinterpreta con pathos profano lo stesso simbolo cristiano, attraverso un collage di tante piccole sequenze, raffiguranti veicoli in corsa lungo un’autostrada alla ricerca di un’irraggiungibile destinazione, mentre solleva domande esistenziali e metafisiche così come futili dubbi quotidiani la serie Untitled (questions), di Fischli & Weiss, che riflette la dimensione dell’incertezza e della fragilità della condizione umana.
La tensione spirituale assume invece connotazioni sociali e politiche nel video Them di Arthur Zmijewski, dove la libertà di espressione si scontra con la difficile convivenza tra i diversi ideali religiosi e morali.
Se Colin Darke propone un modello di credo alternativo, che mette in relazione l’artista e la sua creazione così come ideologia politica e alienazione, Richard Prince si ispira alla leggendaria tradizione del cowboy americano, da una famosa pubblicità di sigarette. Nell’estrarre questa iconografia dal suo contesto commerciale, l’artista dà forma a una nuova mitologia, che fornisce un altro modello di libertà e aspirazione. In modo diverso, Darren Almond crea immagini sublimi e trascendenti della natura, che richiamano il desiderio dell’uomo di trovare un senso nella complessità dell’universo. Una narrativa più privata e malinconica è quella rivelata dal mendicante che dorme all’interno del Duomo di Milano, nel video di Anri Sala: qui la chiesa, prima di acquisire una funzione spirituale, appare come rifugio fisico e concreto. Lo stesso luogo di culto è soggetto della fotografia di Thomas Struth, che analizza la struttura e i meccanismi del credo attraverso una visione oggettiva.
Sono previsti inoltre quattro interventi nel Parco circostante la Villa, ad opera di Maurizio Cattelan, che presenta per la prima volta in Italia Frau C., Felix Gonzalez-Torres, Subodh Gupta e Susan Philipsz.
La mostra GOD & GOODS non si focalizza semplicemente sulla religione, ma presenta un gruppo di opere d’arte che, lungi dal proporre conclusioni, pongono l’individuo di fronte ad ogni tipo di domanda. Come la religione, l’arte è spinta da un’urgenza e una necessità e questa mostra vuole leggere la necessità attraverso le sue inafferrabili fonti e indefinibili conseguenze.
La mostra, aperta al pubblico fino al 28 settembre 2008, sarà accompagnata da un catalogo in italiano ed in inglese, con testi dei curatori, apparati biografici ed immagini delle opere in mostra
19
aprile 2008
God & goods. Spirituality and Mass Confusion
Dal 19 aprile al 28 settembre 2008
arte contemporanea
Location
VILLA MANIN DI PASSARIANO
Codroipo, Piazza Manin, 10, (Udine)
Codroipo, Piazza Manin, 10, (Udine)
Biglietti
Biglietti: intero € 6 + 1 (mostra + parco), ridotto euro 4 + 1
Orario di apertura
dal 20 aprile al 31 maggio martedì -venerdì 9 / 18, sabato e domenica 10 / 20, lunedì chiuso. Dal 1 giugno al 28 settembre martedì / domenica 10 / 20, lunedì chiuso
Ufficio stampa
ILARIA GIANOLI
Autore
Curatore