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Rigore e Tremore
Undici artisti tutti operanti sul territorio napoletano nel raccordo di più generazioni attive dalla metà del secolo scorso sino ai nostri tempi
Comunicato stampa
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Per la varietà degli artisti e delle opere qui in mostra, la congiunzione, rigore e tremore, intitolante la mostra stessa, vale a fornirne una chiave di lettura, di attraversamento percettivo tra il visibile e l’invisibile, tra l’oggettualità fisica delle opere e la loro ideazione concettuale.
Nel comune e diversificato svolgimento all’interno della continuità del linguaggio astratto o non figurativo, come si voglia dire, le opere esposte danno ciascuna un senso manifesto e latente del definirsi in immagine. Un senso intellettivo e intelligibile nella fattura che le realizza di concreto, ma pure un senso perturbato e perturbabile nelle intime qualità espressive che le compongono. Segni insomma di tenuta a rigore e di dettato trepidante che ne incastonano l’esito visivo-plastico e l’intimo suscitante costituirsi in immagine.
Chiave di lettura perciò volta a suggerire, a fondere e riconoscere nell’intimo dell’osservatore, nel suo personale bagaglio di pensiero e sensazione, il senso di ragione-emozione sotteso a ciascuna delle opere esposte. Perché è di questo che esse danno visione nel ventaglio delle singole elaborazioni con fantasia e accortezza fattuale. Ne risulterà nelle rispettive pienezze di colori e materie una identità espressiva e un approccio di costituzione aniconica, o meglio, di iconica dell’aniconico. Vale a dire, un intendimento poetico teso a disporre in modo cruciale e persistente la libertà e l’incidenza del linguaggio visivo astratto nel mezzo delle correnti realtà videosorvegliate della vita, dentro la babelica parodia in forme figurative oggi dominanti l’arte dei linguaggi visivi. Come a voler provvedere, rispetto al dilagante e imperante iconismo figurativo-fotografico, a una vera e propria mozione di desistenza del potere immaginativo delle forme astratte in pittura e scultura salvaguardandone tutta la capacità di autonomia espressiva.
Ed è forse il solo modo, nelle attuali vie dell’arte, ancora possibile per calare la forza del pensiero immaginativo nella dimensione globale dell’esistenza, nei suoi intimi arabeschi di vita attingendovi e manifestandone attraverso la concretezza dell’icona invisibile il senso primario dell’essere, il significato fondante di verità fuori, appunto, dai vincoli delle finzioni telematiche e di alta definizione figurativa.
Undici artisti: Renato Barisani, Carmine Di Ruggiero, Giovanni Ferrenti, Edoardo Ferrigno, Antonio Gallinaro, Antonio Izzo, Enea Mancino, Renato Milo, Antonio Perrottelli, Marta Pilone e Gianni Rossi. Questi i protagonisti della mostra Rigore e tremore e tutti operanti sul territorio napoletano nel raccordo di più generazioni attive dalla metà del secolo scorso sino ai nostri tempi. Un drappello variato nei loro tempi di vita vissuta, ma consonante per il modo polifonico con cui svolgono e concertano l’articolazione di segno e colore, di forma e materiali attraverso la poetica storica dell’astrattismo. Sbalza nei singoli propositi espressivi una comune sintonia a eleggere a visione d’immagine un ordito razionale in cui ogni architettura di segno e materia, di forma e colore è più di natura poetica che logica.
Un incontro fra artisti non d’occasione ma di progetto, quale solidale cantiere di lavoro che anche per chi qui scrive, nel presentarli, ha costituito e costituisce un campo militante di ricerca e osservazione sul terreno dell’arte contemporanea a Napoli. Osservazione nel solco storico dei linguaggi astratti, virtuosa di memoria e di richiami ad altri protagonisti, ma che certamente delinea un preciso filo attuale di continuità vitale e rigenerante, di operante linfa d’avanguardia culturale pur in tempi di disincanto post-moderno. Così, nella vissuta convinzione delle scelte espressive sin qui condotte, sul loro tragitto creativo e con la loro attiva collaborazione è in corso di preparazione un volume-documento, Avanguardia a Napoli, che ne registra e percorre le distinte esperienze e con esse quella di chi scrive, per la sua scelta di campo, nella vicenda di critico d’arte fra gli artisti a Napoli.
Luigi Paolo Finizio
Nel comune e diversificato svolgimento all’interno della continuità del linguaggio astratto o non figurativo, come si voglia dire, le opere esposte danno ciascuna un senso manifesto e latente del definirsi in immagine. Un senso intellettivo e intelligibile nella fattura che le realizza di concreto, ma pure un senso perturbato e perturbabile nelle intime qualità espressive che le compongono. Segni insomma di tenuta a rigore e di dettato trepidante che ne incastonano l’esito visivo-plastico e l’intimo suscitante costituirsi in immagine.
Chiave di lettura perciò volta a suggerire, a fondere e riconoscere nell’intimo dell’osservatore, nel suo personale bagaglio di pensiero e sensazione, il senso di ragione-emozione sotteso a ciascuna delle opere esposte. Perché è di questo che esse danno visione nel ventaglio delle singole elaborazioni con fantasia e accortezza fattuale. Ne risulterà nelle rispettive pienezze di colori e materie una identità espressiva e un approccio di costituzione aniconica, o meglio, di iconica dell’aniconico. Vale a dire, un intendimento poetico teso a disporre in modo cruciale e persistente la libertà e l’incidenza del linguaggio visivo astratto nel mezzo delle correnti realtà videosorvegliate della vita, dentro la babelica parodia in forme figurative oggi dominanti l’arte dei linguaggi visivi. Come a voler provvedere, rispetto al dilagante e imperante iconismo figurativo-fotografico, a una vera e propria mozione di desistenza del potere immaginativo delle forme astratte in pittura e scultura salvaguardandone tutta la capacità di autonomia espressiva.
Ed è forse il solo modo, nelle attuali vie dell’arte, ancora possibile per calare la forza del pensiero immaginativo nella dimensione globale dell’esistenza, nei suoi intimi arabeschi di vita attingendovi e manifestandone attraverso la concretezza dell’icona invisibile il senso primario dell’essere, il significato fondante di verità fuori, appunto, dai vincoli delle finzioni telematiche e di alta definizione figurativa.
Undici artisti: Renato Barisani, Carmine Di Ruggiero, Giovanni Ferrenti, Edoardo Ferrigno, Antonio Gallinaro, Antonio Izzo, Enea Mancino, Renato Milo, Antonio Perrottelli, Marta Pilone e Gianni Rossi. Questi i protagonisti della mostra Rigore e tremore e tutti operanti sul territorio napoletano nel raccordo di più generazioni attive dalla metà del secolo scorso sino ai nostri tempi. Un drappello variato nei loro tempi di vita vissuta, ma consonante per il modo polifonico con cui svolgono e concertano l’articolazione di segno e colore, di forma e materiali attraverso la poetica storica dell’astrattismo. Sbalza nei singoli propositi espressivi una comune sintonia a eleggere a visione d’immagine un ordito razionale in cui ogni architettura di segno e materia, di forma e colore è più di natura poetica che logica.
Un incontro fra artisti non d’occasione ma di progetto, quale solidale cantiere di lavoro che anche per chi qui scrive, nel presentarli, ha costituito e costituisce un campo militante di ricerca e osservazione sul terreno dell’arte contemporanea a Napoli. Osservazione nel solco storico dei linguaggi astratti, virtuosa di memoria e di richiami ad altri protagonisti, ma che certamente delinea un preciso filo attuale di continuità vitale e rigenerante, di operante linfa d’avanguardia culturale pur in tempi di disincanto post-moderno. Così, nella vissuta convinzione delle scelte espressive sin qui condotte, sul loro tragitto creativo e con la loro attiva collaborazione è in corso di preparazione un volume-documento, Avanguardia a Napoli, che ne registra e percorre le distinte esperienze e con esse quella di chi scrive, per la sua scelta di campo, nella vicenda di critico d’arte fra gli artisti a Napoli.
Luigi Paolo Finizio
15
marzo 2008
Rigore e Tremore
Dal 15 al 30 marzo 2008
arte contemporanea
Location
CENTRO CULTURALE IL PILASTRO
Santa Maria Capua Vetere, Via R. D'angiò, 56, (Caserta)
Santa Maria Capua Vetere, Via R. D'angiò, 56, (Caserta)
Vernissage
15 Marzo 2008, ore 18.00
Autore
Curatore