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Cina. Alla Corte degli Imperatori. Capolavori mai visti dalla tradizione Han all’eleganza Tang (25-907)
Oltre duecento capolavori per testimoniare il fasto e il cosmopolitismo delle corti imperiali dall’epoca Han Orientale (23-220) fino all’impero Tang (617-907)
Comunicato stampa
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Oltre duecento capolavori per testimoniare il fasto e il cosmopolitismo delle corti imperiali dall’epoca Han Orientale (23-220) fino all’impero Tang (617-907)
Parte di uno scambio culturale negoziato ai massimi livelli tra il governo italiano e quello cinese, la mostra Cina: alla Corte degli imperatori. Capolavori mai visti dalla tradizione Han all’eleganza Tang (25-907) porterà in Europa per la prima volta i capolavori dell’Età d’oro cinese. La mostra vuole celebrare il rinascimento culturale in Cina e la gloriosa dinastia Tang che, nel VII secolo d.C. consolidò e rinnovò il suo gigantesco impero, da poco riunificato, inaugurando uno dei momenti di massimo sviluppo artistico, sociale, economico e culturale nella storia del Paese di Mezzo.
Perché una mostra sulla Cina a Firenze? L’èra Tang (618-907) è considerata un momento di grande rinnovamento e una nuova sintesi della civiltà cinese: la sua arte rappresenta uno dei vertici della storia culturale del Paese e il suo splendore artistico è paragonabile a quello del Rinascimento fiorentino. Entrambi hanno le loro radici in una fortunata combinazione di unificazione linguistica, grandi viaggi e apertura alle nuove idee provenienti da fuori. Questa mostra porta il visitatore alle corti degli imperatori nelle tre capitali più importanti della storia cinese del primo millennio: Nanchino, la capitale del sud nel periodo di divisione, Luoyang, la prima città degli Han Orientali e la seconda nel periodo Tang, quando la capitale principale era la magnifica Chang’an, l’odierna Xi’an, nel settimo secolo la più grande metropoli del mondo con oltre 2 milioni di abitanti.
La mostra è stata curata da Sabrina Rastelli alla quale si è affiancato un comitato scientifico composto da Roderick Whitfield, Maurizio Scarpari, Felix Schoeber, Stefania Stafutti, I-Man Lai e Gian Carlo Calza, prodotta e organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi in collaborazione con MondoMostre e Art Exhibitions China della Repubblica Popolare Cinese, con il sostegno della Regione Toscana, della Provincia di Firenze, del Comune di Firenze della Camera di Commercio di Firenze e dell’Associazione Partners Palazzo Strozzi.
Seguendo un ideale percorso storico-artistico, questa mostra continua l’itinerario intrapreso da Cina. Nascita di un Impero (settembre 2006-febbraio 2007), tenutasi a Roma alle Scuderie del Quirinale. L’esposizione romana presentò l’evoluzione della civiltà cinese in quel periodo di grande complessità e splendore che va dall’ultima dinastia pre-imperiale dei Zhou (1045-256/221) alle due dinastie imperiali dei Qin (221-206) e degli Han Occidentali (206-6). In quei mille anni si plasmò e consolidò il primo grande impero la cui capillare struttura amministrativa ebbe continuità per oltre ventun secoli. La mostra di Palazzo Strozzi, invece, esamina il periodo di grandi trasformazioni che si estende dalla dinastia Han Orientale (25-220) a quella Tang (618-907). Nel 220 d.C. il grande impero Han, sotto il quale si era concluso il lungo processo di formazione della civiltà cinese, crollò lacerato da violente lotte per il potere. Nei secoli seguenti (il medioevo cinese), la Cina rimase politicamente divisa, con il sud dominato da dinastie indigene e il nord occupato da popolazioni straniere, fino al 589, quando la dinastia Sui (581-618) riunificò i territori cinesi e pose le basi per un grande e rinnovato impero. Questo fu ereditato dalla successiva dinastia Tang (618-907) che inaugurò un’epoca gloriosa, definita “Età d’oro”, durante la quale la Cina divenne il centro culturale dell’Asia Orientale con echi che raggiunsero addirittura il Mediterraneo.
L’esposizione inizia con alcune importanti opere del periodo Han Orientale (23 – 220) tra cui la processione di bronzo di carri, cavalli e soldati, rinvenuta nella tomba di Leitai a Wuwei, nel Gansu, e il possente animale fantastico di pietra che proteggeva il sonno eterno di un nobile di Luoyang (Henan).
Una sezione significativa della mostra è riservata all’arte buddhista. Inizialmente percepito come uno dei tanti culti daoisti, il Buddhismo si diffuse in Cina dopo la caduta dell’impero Han, influenzandone profondamente i valori culturali. Le 27 magnifiche e imponenti sculture presenti in mostra (alcune alte più di due metri e mai uscite dalla Cina), databili dalla fine del V al IX secolo, provenienti da siti importanti quali le grotte di Maijishan nella provincia del Gansu, i templi rupestri di Longmen e dal tempio di Dahai nello Henan, o da quello esoterico di Da Anguo nello Shaanxi, narrano mirabilmente l’evoluzione della scultura buddhista cinese.
La mostra dedica ampio spazio all’opulenza della corte Tang. Finissimi reperti d’oro e d’argento evidenziano i rinnovati contatti con l’occidente, in particolare con la Persia sasanide. È in questo periodo, infatti, che l’oreficeria Tang raggiunse ineguagliati livelli di raffinatezza, come mostrano i reperti provenienti dal meraviglioso corredo ritrovato nella cripta della pagoda del monastero di Famen, o dallo stupendo tesoro scoperto nei pressi di Zhenjiang, nel Jiangsu, che ha restituito oggetti di rara grandezza.
Stessa straordinaria maestria si ritrova nelle sculture di terracotta, invetriate o dipinte, create per accompagnare i defunti nell’ultimo viaggio e tornate alla luce dalle tombe della nobiltà di tutto il periodo preso in esame. Fra queste, in mostra, sculture raffiguranti uomini provenienti da diverse parti del mondo con abiti e cappelli caratteristici, grandi nasi e barbe lunghe, spesso accompagnati da magnifici cavalli e imponenti cammelli. Esse raccontano della vita fastosa dei nobili, caratterizzata dal gusto per l'esotico e dalla ricerca dello svago, a cui l'aristocrazia non voleva rinunciare nemmeno nell'aldilà. Le dame sono particolarmente attraenti nei loro abiti di foggia straniera e con le loro acconciature appariscenti; alcune sono addirittura ritratte a cavallo o vestite da uomo, a dimostrazione della libertà di cui godevano in quell’epoca.
La grande attrazione saranno, per finire, quattro straordinari affreschi e quattro dipinti su pietra tutti di epoca Tang, alcuni di recentissima scoperta e mai visti in occidente, che insistono su diversi aspetti del costume nella società cinese di quel periodo: la presenza straniera, i cavalli, la moda femminile, la complessità estrema delle acconciature, mettendo sempre in evidenza il linguaggio delicato e pieno di sentimento della ritrattistica Tang.
L’allestimento della mostra è a cura di Romeo Gigli, la cui creatività si confronta per la prima volta con una mostra d’arte.
Parte di uno scambio culturale negoziato ai massimi livelli tra il governo italiano e quello cinese, la mostra Cina: alla Corte degli imperatori. Capolavori mai visti dalla tradizione Han all’eleganza Tang (25-907) porterà in Europa per la prima volta i capolavori dell’Età d’oro cinese. La mostra vuole celebrare il rinascimento culturale in Cina e la gloriosa dinastia Tang che, nel VII secolo d.C. consolidò e rinnovò il suo gigantesco impero, da poco riunificato, inaugurando uno dei momenti di massimo sviluppo artistico, sociale, economico e culturale nella storia del Paese di Mezzo.
Perché una mostra sulla Cina a Firenze? L’èra Tang (618-907) è considerata un momento di grande rinnovamento e una nuova sintesi della civiltà cinese: la sua arte rappresenta uno dei vertici della storia culturale del Paese e il suo splendore artistico è paragonabile a quello del Rinascimento fiorentino. Entrambi hanno le loro radici in una fortunata combinazione di unificazione linguistica, grandi viaggi e apertura alle nuove idee provenienti da fuori. Questa mostra porta il visitatore alle corti degli imperatori nelle tre capitali più importanti della storia cinese del primo millennio: Nanchino, la capitale del sud nel periodo di divisione, Luoyang, la prima città degli Han Orientali e la seconda nel periodo Tang, quando la capitale principale era la magnifica Chang’an, l’odierna Xi’an, nel settimo secolo la più grande metropoli del mondo con oltre 2 milioni di abitanti.
La mostra è stata curata da Sabrina Rastelli alla quale si è affiancato un comitato scientifico composto da Roderick Whitfield, Maurizio Scarpari, Felix Schoeber, Stefania Stafutti, I-Man Lai e Gian Carlo Calza, prodotta e organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi in collaborazione con MondoMostre e Art Exhibitions China della Repubblica Popolare Cinese, con il sostegno della Regione Toscana, della Provincia di Firenze, del Comune di Firenze della Camera di Commercio di Firenze e dell’Associazione Partners Palazzo Strozzi.
Seguendo un ideale percorso storico-artistico, questa mostra continua l’itinerario intrapreso da Cina. Nascita di un Impero (settembre 2006-febbraio 2007), tenutasi a Roma alle Scuderie del Quirinale. L’esposizione romana presentò l’evoluzione della civiltà cinese in quel periodo di grande complessità e splendore che va dall’ultima dinastia pre-imperiale dei Zhou (1045-256/221) alle due dinastie imperiali dei Qin (221-206) e degli Han Occidentali (206-6). In quei mille anni si plasmò e consolidò il primo grande impero la cui capillare struttura amministrativa ebbe continuità per oltre ventun secoli. La mostra di Palazzo Strozzi, invece, esamina il periodo di grandi trasformazioni che si estende dalla dinastia Han Orientale (25-220) a quella Tang (618-907). Nel 220 d.C. il grande impero Han, sotto il quale si era concluso il lungo processo di formazione della civiltà cinese, crollò lacerato da violente lotte per il potere. Nei secoli seguenti (il medioevo cinese), la Cina rimase politicamente divisa, con il sud dominato da dinastie indigene e il nord occupato da popolazioni straniere, fino al 589, quando la dinastia Sui (581-618) riunificò i territori cinesi e pose le basi per un grande e rinnovato impero. Questo fu ereditato dalla successiva dinastia Tang (618-907) che inaugurò un’epoca gloriosa, definita “Età d’oro”, durante la quale la Cina divenne il centro culturale dell’Asia Orientale con echi che raggiunsero addirittura il Mediterraneo.
L’esposizione inizia con alcune importanti opere del periodo Han Orientale (23 – 220) tra cui la processione di bronzo di carri, cavalli e soldati, rinvenuta nella tomba di Leitai a Wuwei, nel Gansu, e il possente animale fantastico di pietra che proteggeva il sonno eterno di un nobile di Luoyang (Henan).
Una sezione significativa della mostra è riservata all’arte buddhista. Inizialmente percepito come uno dei tanti culti daoisti, il Buddhismo si diffuse in Cina dopo la caduta dell’impero Han, influenzandone profondamente i valori culturali. Le 27 magnifiche e imponenti sculture presenti in mostra (alcune alte più di due metri e mai uscite dalla Cina), databili dalla fine del V al IX secolo, provenienti da siti importanti quali le grotte di Maijishan nella provincia del Gansu, i templi rupestri di Longmen e dal tempio di Dahai nello Henan, o da quello esoterico di Da Anguo nello Shaanxi, narrano mirabilmente l’evoluzione della scultura buddhista cinese.
La mostra dedica ampio spazio all’opulenza della corte Tang. Finissimi reperti d’oro e d’argento evidenziano i rinnovati contatti con l’occidente, in particolare con la Persia sasanide. È in questo periodo, infatti, che l’oreficeria Tang raggiunse ineguagliati livelli di raffinatezza, come mostrano i reperti provenienti dal meraviglioso corredo ritrovato nella cripta della pagoda del monastero di Famen, o dallo stupendo tesoro scoperto nei pressi di Zhenjiang, nel Jiangsu, che ha restituito oggetti di rara grandezza.
Stessa straordinaria maestria si ritrova nelle sculture di terracotta, invetriate o dipinte, create per accompagnare i defunti nell’ultimo viaggio e tornate alla luce dalle tombe della nobiltà di tutto il periodo preso in esame. Fra queste, in mostra, sculture raffiguranti uomini provenienti da diverse parti del mondo con abiti e cappelli caratteristici, grandi nasi e barbe lunghe, spesso accompagnati da magnifici cavalli e imponenti cammelli. Esse raccontano della vita fastosa dei nobili, caratterizzata dal gusto per l'esotico e dalla ricerca dello svago, a cui l'aristocrazia non voleva rinunciare nemmeno nell'aldilà. Le dame sono particolarmente attraenti nei loro abiti di foggia straniera e con le loro acconciature appariscenti; alcune sono addirittura ritratte a cavallo o vestite da uomo, a dimostrazione della libertà di cui godevano in quell’epoca.
La grande attrazione saranno, per finire, quattro straordinari affreschi e quattro dipinti su pietra tutti di epoca Tang, alcuni di recentissima scoperta e mai visti in occidente, che insistono su diversi aspetti del costume nella società cinese di quel periodo: la presenza straniera, i cavalli, la moda femminile, la complessità estrema delle acconciature, mettendo sempre in evidenza il linguaggio delicato e pieno di sentimento della ritrattistica Tang.
L’allestimento della mostra è a cura di Romeo Gigli, la cui creatività si confronta per la prima volta con una mostra d’arte.
07
marzo 2008
Cina. Alla Corte degli Imperatori. Capolavori mai visti dalla tradizione Han all’eleganza Tang (25-907)
Dal 07 marzo all'otto giugno 2008
archeologia
arte antica
arte etnica
arte antica
arte etnica
Location
PALAZZO STROZZI
Firenze, Piazza Degli Strozzi, 1, (Firenze)
Firenze, Piazza Degli Strozzi, 1, (Firenze)
Biglietti
intero € 10,00; ridotto € 8,50 € 8,00 € 7,50 scuole € 4,00
Orario di apertura
Tutti i giorni 9,00 – 20,00
Giovedì ore 9,00 – 23,00
Accesso in mostra consentito fino a un’ ora prima dell’orario di chiusura
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
SVEVA FEDE
Curatore