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Lucia Covi – Soglie
Lo sguardo dell’artista è rivolto non tanto verso la fase di rigoglio e splendore della natura, quanto piuttosto a quella della trasformazione, del decadimento, della “soglia”
Comunicato stampa
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La galleria Acta International presenta per la prima volta a Roma il lavoro di Lucia Covi Soglie. Uno dei temi privilegiati della fotografa è il mondo della natura, soggetto ampiamente frequentato dagli artisti sin dalle origini della storia della fotografia e che pertanto contiene la sfida di una visione sempre nuova, fresca e originale. È quello che fa, con amore e delicatezza, Lucia Covi, il cui sguardo è rivolto non tanto verso la fase di rigoglio e splendore della natura, quanto piuttosto a quella della trasformazione, del decadimento, della ‘soglia’, come ricorda il titolo, in cui i fiori, gli alberi, i luoghi e gli oggetti mostrano un passaggio di stato, di consistenza e di colore che non ha solo una valenza estetica, ma anche filosofica.
Il tempo è in realtà il protagonista del suo lavoro, sia nella visione occidentale eraclitea del “tutto scorre” che in quella orientale, sintetizzata dalla concezione dell’impermanenza del mondo effimero della filosofia e dell’estetica Zen. La ricerca di Lucia Covi richiama visivamente il mondo degli haiku, le brevi composizioni poetiche in cui si intersecano magistralmente l’effimero e l’atemporale, come, ad esempio, nella composizione di Bashō:
Un antico stagno
Vi salta una rana
Il suono dell’acqua.
Sembra quasi di sentire il suono dell’acqua in alcune delle immagini dedicate da Lucia Covi a questo elemento sempre cangiante e in moto perenne come la vita stessa. Anche la scelta dei suoi soggetti - frantumi, relitti e spazi abbandonati - ricorda gli ideali Zen giapponesi dello wabi, la deliberata discrezione, e del sabi, che designa la patina del tempo. Ascoltiamo la voce dell’artista stessa: ”Cerco nella natura, negli oggetti, negli ambienti gli effetti del trascorrere del tempo. Desidero dare dignità di essenza, offrire nuovo splendore di forma ad oggetti desueti, foglie morte, plastiche buttate via, acque ferme in cui si dissolvono piante e pollini, stracci, ambienti non più abitati. Ciò che mi interessa è il sentimento evocato nel momento del contatto con questi frantumi di realtà derelitta e transitoria”.
Realtà che Lucia Covi scopre col suo sguardo attento e sensibile, restituendoci la bellezza decaduta del mondo, come osserva anche il critico Roberto Mutti: “La fotografa milanese si lascia guidare semplicemente dai lampi dell’intuizione, costruisce un percorso percettivo e insieme visivo, affronta i suoi soggetti con una semplicità che solo i più superficiali osservatori possono scambiare per arrendevolezza. In realtà Lucia Covi insegue con l’obiettivo la fenditura di una pietra, la venatura di un vecchio tronco dilavato al punto di apparire liscio e bianco, la superficie dell’acqua su cui si posano foglie o piume, e da cui emergono tronchi abbattuti che non si innalzano più verso il cielo”.
(Giuliana Mariniello)
Lucia Covi, nata a Bolzano, dopo alcuni anni trascorsi a Roma vive attualmente a Milano. Ha frequentato la Scuola di Giuliana Traverso e alcuni corsi di fotografia al Toscana Foto Festival (diretto da Franco Fontana) di Massa Marittima. Ha partecipato a varie mostre personali e collettive, tra cui:
Derive di forme, presso Komtwist J.L. Fory, Milano (1995)
Guardare il silenzio, Giovenzana, Milano (1999)
Neve, Surimono, Milano (2005)
Un filo di paglia galleggia sull’acqua, Auditorium di Milano (2005)
Blow-up. Immagini del nanomondo viste da Lucia Covi, Festival della Scienza di Genova (2006), lavoro esposto in seguito anche a Modena e Torino nel 2007. In questa occasione ha collaborato con il Centro di Nanotecnologie dell’Università di Modena sul progetto “Immagini delle nanoscienze”.
Stanze vuote, Surimono, Milano, 2007.
Ha pubblicato il libro fotografico Un filo di paglia galleggia sull’acqua, realizzato insieme alla grafica Susanna Vallebona (Edizioni Esseblu, 2005).
Il tempo è in realtà il protagonista del suo lavoro, sia nella visione occidentale eraclitea del “tutto scorre” che in quella orientale, sintetizzata dalla concezione dell’impermanenza del mondo effimero della filosofia e dell’estetica Zen. La ricerca di Lucia Covi richiama visivamente il mondo degli haiku, le brevi composizioni poetiche in cui si intersecano magistralmente l’effimero e l’atemporale, come, ad esempio, nella composizione di Bashō:
Un antico stagno
Vi salta una rana
Il suono dell’acqua.
Sembra quasi di sentire il suono dell’acqua in alcune delle immagini dedicate da Lucia Covi a questo elemento sempre cangiante e in moto perenne come la vita stessa. Anche la scelta dei suoi soggetti - frantumi, relitti e spazi abbandonati - ricorda gli ideali Zen giapponesi dello wabi, la deliberata discrezione, e del sabi, che designa la patina del tempo. Ascoltiamo la voce dell’artista stessa: ”Cerco nella natura, negli oggetti, negli ambienti gli effetti del trascorrere del tempo. Desidero dare dignità di essenza, offrire nuovo splendore di forma ad oggetti desueti, foglie morte, plastiche buttate via, acque ferme in cui si dissolvono piante e pollini, stracci, ambienti non più abitati. Ciò che mi interessa è il sentimento evocato nel momento del contatto con questi frantumi di realtà derelitta e transitoria”.
Realtà che Lucia Covi scopre col suo sguardo attento e sensibile, restituendoci la bellezza decaduta del mondo, come osserva anche il critico Roberto Mutti: “La fotografa milanese si lascia guidare semplicemente dai lampi dell’intuizione, costruisce un percorso percettivo e insieme visivo, affronta i suoi soggetti con una semplicità che solo i più superficiali osservatori possono scambiare per arrendevolezza. In realtà Lucia Covi insegue con l’obiettivo la fenditura di una pietra, la venatura di un vecchio tronco dilavato al punto di apparire liscio e bianco, la superficie dell’acqua su cui si posano foglie o piume, e da cui emergono tronchi abbattuti che non si innalzano più verso il cielo”.
(Giuliana Mariniello)
Lucia Covi, nata a Bolzano, dopo alcuni anni trascorsi a Roma vive attualmente a Milano. Ha frequentato la Scuola di Giuliana Traverso e alcuni corsi di fotografia al Toscana Foto Festival (diretto da Franco Fontana) di Massa Marittima. Ha partecipato a varie mostre personali e collettive, tra cui:
Derive di forme, presso Komtwist J.L. Fory, Milano (1995)
Guardare il silenzio, Giovenzana, Milano (1999)
Neve, Surimono, Milano (2005)
Un filo di paglia galleggia sull’acqua, Auditorium di Milano (2005)
Blow-up. Immagini del nanomondo viste da Lucia Covi, Festival della Scienza di Genova (2006), lavoro esposto in seguito anche a Modena e Torino nel 2007. In questa occasione ha collaborato con il Centro di Nanotecnologie dell’Università di Modena sul progetto “Immagini delle nanoscienze”.
Stanze vuote, Surimono, Milano, 2007.
Ha pubblicato il libro fotografico Un filo di paglia galleggia sull’acqua, realizzato insieme alla grafica Susanna Vallebona (Edizioni Esseblu, 2005).
05
marzo 2008
Lucia Covi – Soglie
Dal 05 al 28 marzo 2008
fotografia
Location
ACTA INTERNATIONAL
Roma, Via Panisperna, 83, (Roma)
Roma, Via Panisperna, 83, (Roma)
Orario di apertura
lunedì-venerdì 16-19.30
Vernissage
5 Marzo 2008, dalle 18.30 alle 20.30
Autore
Curatore