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Franco Migliaccio – Dintorni
Franco Migliaccio nelle sue opere dà spazio ad un tempo che muta, dà tempo ad uno spazio che si rinnova sulle macerie del passato, sulle carcasse delle vecchie poltrone (simbolo di raccoglimento, di intimità familiare) abbandonate nelle discariche
Comunicato stampa
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Cascine di un tempo passato e, sulla strada dell'aia, i segni delle ruote e l'erba, vita che si rinnova accanto a vecchie costruzioni in disfacimento. Il rosso di un tramonto nel grigio delle fabbriche, nel grigio dell'alienazione. E nella materia che dà corpo vive l'autore; lì nasce lo stato d'animo.
Franco Migliaccio nelle sue opere dà spazio ad un tempo che muta, dà tempo ad uno spazio che si rinnova sulle macerie del passato, sulle carcasse delle vecchie poltrone (simbolo di raccoglimento, di intimità familiare) abbandonate nelle discariche. Nelle vecchie cascine il tempo è trascorso, nello sguardo di qualcuno permane la memoria mentre siamo in corsa tutti giorni, alla rincorsa di un tempo veloce che, pur essendo moderno, oggi è già passato.
Il contemporaneo rischia di dimenticare il proprio vissuto, il moderno soppianta ogni istante il moderno a tal punto da apparire già passato, perché sembra forse già esaurito. Ma è invero nel passato che si rinnova e si impara la dignità del proprio essere.
Memoria, quindi, e cultura. Memoria come possibilità per la cultura.
L'autore dipinge moderne città raccontando la magia della fecondazione tra passato e presente e nei silenzi di questi paesaggi, la prospettiva classica riemerge prepotentemente come il sentirsi, in qualche modo, figlio di un tempo che rintraccia la poesia nell'immagine intima di un'archeologia urbana e industriale, fatta di grigi che si scaldano in colore.
Quando poi l'artista fotografa un tratto di strada in automobile, l'osservatore diventa più che mai narratore soggettivo. Rimane il dubbio di cosa si riveli dietro la grande curva, dietro i lavori in corso. È questa una pittura che si plasma dove ha fine la fotografia.
I dettagli iperrealisti riemergono insistenti, a testimoniare le precedenti esperienze pittoriche. Le opere prendono in effetti origine dalla fotografia, tuttavia non si può dire che siano delle istantanee, almeno non nell'effetto finale. La fredda visione oggettiva iperrealista qui è persa a vantaggio di una visione soggettiva perché plasmata dalla materia. All'Iperrealismo freddo, asettico, si sostituisce questa materia che vibra, pulsa, terza dimensione che fa toccare le corde dell'anima dell'autore.
In questo "realismo urbano" il gesto pittorico è protagonista, emerge con forza. Migliaccio ritrova anche nelle ultime opere il bisogno di accostarsi nuovamente alla materia calda: la materia che consente all'artista di avvicinarsi in modo intimo alla realtà che egli vuole rappresentare. Ecco perché la consistenza dei muri, plasmati di calce e mattoni, giunge ad essere la stessa che si ritrova nella realtà quotidiana. La pennellata forte, carica e vigorosa diventa così sporca di calcinacci e ruderi. E i muri sono così palpabili.
Intanto, il dramma che si svolge tra le case divelte, violentate, fatiscenti sviluppa una pittura anch'essa tragica eppure viva.
Le luci del contemporaneo e del tecnologico, le icone del quotidiano assumono tratti immancabilmente pop. L'attenzione per immagini e scritte provenienti da contesti urbani o extra-urbani, l'occhiata all’insegna di Mc Donald's concentra pure l'attenzione su una cultura di massa americanizzata nelle abitudini il cui motto è ben rispecchiato dall'insegna "guidi, prendi, vai", anche se l'uso raffinato della luce incide in maniere lirica sugli elementi compositivi e nasce una poetica che è più vicina ad artisti come Hopper.
È naturale infine chiedersi se ci sia in Franco Migliaccio una sorta di nostalgia bucolica. La risposta sta probabilmente, come sempre, nel mezzo: accanto alla malinconia e alla nostalgia delle origini convive la rassegnata capacità di accettare l'istante così com'è; tuttavia il valore arcaico non trova una soluzione alternativa nel quotidiano, e non resta al pittore altro se non l’analisi attenta che, attraverso l'attenzione per il dettaglio, diventa denuncia ed evidenzia la drammatica spersonalizzazione della condizione attuale. Dice l'autore: "In questo periodo di degrado ambientale e culturale, se noi smarriamo il senso dell’uomo, il senso che compete all'uomo, allora avremo perso la battaglia per la civiltà, per il futuro".
Anche in questo senso fa pensare l'assenza della figura umana. L'uomo c'è, ma è l'osservatore, l'astante; è attore non protagonista, eppure suoi sono il punto di vista e la regia. Tuttavia egli non appare raffigurato.
Nelle strade si sfiorano queste vite chiuse nei motori. Soltanto nel buio di un capannone, dove filtrano dalle finestre distrutte i raggi del sole, sembra posare, o forse risvegliarsi, la sensualità di una giovane donna, novella Eva, sopravvissuta all'apocalisse nel caos metropolitano.
Sonia Paini
Durante l'inaugurazione sarà presentato il libro dello stesso autore "Arte Contemporanea - Stili, tendenze, movimenti, poetiche - dal Ritorno all'Ordine ai giorni nostri" La Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editore, Roccafranca (BS)
Franco Migliaccio nelle sue opere dà spazio ad un tempo che muta, dà tempo ad uno spazio che si rinnova sulle macerie del passato, sulle carcasse delle vecchie poltrone (simbolo di raccoglimento, di intimità familiare) abbandonate nelle discariche. Nelle vecchie cascine il tempo è trascorso, nello sguardo di qualcuno permane la memoria mentre siamo in corsa tutti giorni, alla rincorsa di un tempo veloce che, pur essendo moderno, oggi è già passato.
Il contemporaneo rischia di dimenticare il proprio vissuto, il moderno soppianta ogni istante il moderno a tal punto da apparire già passato, perché sembra forse già esaurito. Ma è invero nel passato che si rinnova e si impara la dignità del proprio essere.
Memoria, quindi, e cultura. Memoria come possibilità per la cultura.
L'autore dipinge moderne città raccontando la magia della fecondazione tra passato e presente e nei silenzi di questi paesaggi, la prospettiva classica riemerge prepotentemente come il sentirsi, in qualche modo, figlio di un tempo che rintraccia la poesia nell'immagine intima di un'archeologia urbana e industriale, fatta di grigi che si scaldano in colore.
Quando poi l'artista fotografa un tratto di strada in automobile, l'osservatore diventa più che mai narratore soggettivo. Rimane il dubbio di cosa si riveli dietro la grande curva, dietro i lavori in corso. È questa una pittura che si plasma dove ha fine la fotografia.
I dettagli iperrealisti riemergono insistenti, a testimoniare le precedenti esperienze pittoriche. Le opere prendono in effetti origine dalla fotografia, tuttavia non si può dire che siano delle istantanee, almeno non nell'effetto finale. La fredda visione oggettiva iperrealista qui è persa a vantaggio di una visione soggettiva perché plasmata dalla materia. All'Iperrealismo freddo, asettico, si sostituisce questa materia che vibra, pulsa, terza dimensione che fa toccare le corde dell'anima dell'autore.
In questo "realismo urbano" il gesto pittorico è protagonista, emerge con forza. Migliaccio ritrova anche nelle ultime opere il bisogno di accostarsi nuovamente alla materia calda: la materia che consente all'artista di avvicinarsi in modo intimo alla realtà che egli vuole rappresentare. Ecco perché la consistenza dei muri, plasmati di calce e mattoni, giunge ad essere la stessa che si ritrova nella realtà quotidiana. La pennellata forte, carica e vigorosa diventa così sporca di calcinacci e ruderi. E i muri sono così palpabili.
Intanto, il dramma che si svolge tra le case divelte, violentate, fatiscenti sviluppa una pittura anch'essa tragica eppure viva.
Le luci del contemporaneo e del tecnologico, le icone del quotidiano assumono tratti immancabilmente pop. L'attenzione per immagini e scritte provenienti da contesti urbani o extra-urbani, l'occhiata all’insegna di Mc Donald's concentra pure l'attenzione su una cultura di massa americanizzata nelle abitudini il cui motto è ben rispecchiato dall'insegna "guidi, prendi, vai", anche se l'uso raffinato della luce incide in maniere lirica sugli elementi compositivi e nasce una poetica che è più vicina ad artisti come Hopper.
È naturale infine chiedersi se ci sia in Franco Migliaccio una sorta di nostalgia bucolica. La risposta sta probabilmente, come sempre, nel mezzo: accanto alla malinconia e alla nostalgia delle origini convive la rassegnata capacità di accettare l'istante così com'è; tuttavia il valore arcaico non trova una soluzione alternativa nel quotidiano, e non resta al pittore altro se non l’analisi attenta che, attraverso l'attenzione per il dettaglio, diventa denuncia ed evidenzia la drammatica spersonalizzazione della condizione attuale. Dice l'autore: "In questo periodo di degrado ambientale e culturale, se noi smarriamo il senso dell’uomo, il senso che compete all'uomo, allora avremo perso la battaglia per la civiltà, per il futuro".
Anche in questo senso fa pensare l'assenza della figura umana. L'uomo c'è, ma è l'osservatore, l'astante; è attore non protagonista, eppure suoi sono il punto di vista e la regia. Tuttavia egli non appare raffigurato.
Nelle strade si sfiorano queste vite chiuse nei motori. Soltanto nel buio di un capannone, dove filtrano dalle finestre distrutte i raggi del sole, sembra posare, o forse risvegliarsi, la sensualità di una giovane donna, novella Eva, sopravvissuta all'apocalisse nel caos metropolitano.
Sonia Paini
Durante l'inaugurazione sarà presentato il libro dello stesso autore "Arte Contemporanea - Stili, tendenze, movimenti, poetiche - dal Ritorno all'Ordine ai giorni nostri" La Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editore, Roccafranca (BS)
26
febbraio 2008
Franco Migliaccio – Dintorni
Dal 26 febbraio al 15 marzo 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA CIOVASSO
Milano, Corso Giuseppe Garibaldi, 34, (Milano)
Milano, Corso Giuseppe Garibaldi, 34, (Milano)
Vernissage
26 Febbraio 2008, ore 18
Ufficio stampa
MDA EVENTI
Autore