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Renzo Verdone – Eros e Psiche
Quella di Renzo Verdone è una pittura colta, di solida tecnica e segno raffinato: rigorosamente figurativa, classica nella scansione plastica dei volumi e nei tagli prospettici, nella saldezza della composizione e nella carica espressiva del nudo
Comunicato stampa
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Il nuovo corso di ARCH, da GALLERIA DELLE COSE ad ART & JEWELS, s’inaugura il 29 febbraio 2008 con la doppia esposizione di Renzo Verdone, esponente di spicco della Nuova Figurazione romana, e i raffinati gioielli del Laboratorio Marcoaurelio. La mostra sarà seguita da altri appuntamenti di grande rilievo, sempre all’insegna dell’accostamento fra un artista, pittore o fotografo, e di un creatore di alta oreficeria. La galleria ARCH affina così la sua strategia d’intervento, con un salto qualitativo nella proposta, ma mantenendo viva la sua caratteristica di spazio di ricerca e luogo d’irradiazione di nuove tendenze nel campo dell’espressione artistica.
Quella di Renzo Verdone è una pittura colta, di solida tecnica e segno raffinato. Una pittura rigorosamente figurativa, classica nella scansione plastica dei volumi e nei tagli prospettici, nella saldezza della composizione e nella carica espressiva del nudo. In questo impianto dal sapore quattrocentesco s’inseriscono tuttavia richiami ad altre istanze rappresentative, prima fra tutte quella simbolista, da rintracciare nella predilezione per una figura femminile idealizzata e l’insistere non sulla caratterizzazione psicologica del soggetto, ma sulla sua carica allegorica. A ciò si aggiungono suggestioni decorative, motivi fitomorfici, scenografie irreali, che immergono le figure in un clima di sogno e che allo stesso tempo scandiscono e articolano i piani dell’immagine. La sensualità dei corpi femminili, modellati dal chiaroscuro o adorni di drappi e panneggi, è come raggelata dalla scelta di cromie fredde, di toni lividi o smorzati. Questo dà alle sue icone di donne angelicate un carattere sfuggente e malinconico. L’attività artistica di Verdone, che ha studiato pittura e scultura in Svizzera, prima che in Italia, s’inserisce nel quadro di una figurazione critica che rilegge in chiave contemporanea le poetiche tardo-romantiche dell’area di lingua tedesca. La sua poetica presenta qualche punto di tangenza con quella degli Anacronisti, che, dalla metà degli anni Settanta, hanno recuperato i valori e tecniche pittoriche, nonché l’approccio figurativo teorizzando e mettendo in atto una pittura della memoria, della citazione e della “ripetizione differente” di opere del passato. La ricerca di Verdone, che non nasce da un moto di ripulsa degli eccessi del concettualismo, ma da un sincero intento umanistico, dalla fiducia nelle possibilità evocative della figura, non reca tuttavia alcuna traccia d’intellettualismo o di compiacimento estetizzante. Nei suoi quadri, che sfiorano talora la metafisica, il contenuto simbolico non rimanda mai a un significato univoco. I titoli si limitano a suggerire, a fornire un indizio per un’interpretazione che si fondi in primo luogo sulla risonanza interiore dell’immagine. La componente letteraria, pur presente, non è mai soverchiante e non ostacola la fruizione del dipinto per i suoi valori formali, così come il dominio della tecnica, la sicurezza del tratto e della stesura cromatica non sfociano mai nell’esercizio accademico. È una pittura che investiga nell’oscurità del sogno, nei territori dell’inconscio senza rinunciare a una misura ideale. E nel suo rigore, nella sua proporzione nasconde e rivela il suo segreto.
Dal 1971, anno della sua prima personale a Caserta, Renzo Verdone ha esposto le sue opere in tutta Italia, particolarmente a Roma, ma anche a Firenze, Spoleto, Palermo, Bari, Lecce, Foggia e Catania. Ha ottenuto diversi riconoscimenti, la Medaglia d’oro del Presidente della Camera dei Deputati e il Trofeo C.I.S.A.C., solo per citarne alcuni. Di lui hanno scritto critici di rilevanza internazionale come Clotilde Paternostro e Arturo Bovi, Sandra Giannattasio e Fattino Tedeschi.
Quella di Renzo Verdone è una pittura colta, di solida tecnica e segno raffinato. Una pittura rigorosamente figurativa, classica nella scansione plastica dei volumi e nei tagli prospettici, nella saldezza della composizione e nella carica espressiva del nudo. In questo impianto dal sapore quattrocentesco s’inseriscono tuttavia richiami ad altre istanze rappresentative, prima fra tutte quella simbolista, da rintracciare nella predilezione per una figura femminile idealizzata e l’insistere non sulla caratterizzazione psicologica del soggetto, ma sulla sua carica allegorica. A ciò si aggiungono suggestioni decorative, motivi fitomorfici, scenografie irreali, che immergono le figure in un clima di sogno e che allo stesso tempo scandiscono e articolano i piani dell’immagine. La sensualità dei corpi femminili, modellati dal chiaroscuro o adorni di drappi e panneggi, è come raggelata dalla scelta di cromie fredde, di toni lividi o smorzati. Questo dà alle sue icone di donne angelicate un carattere sfuggente e malinconico. L’attività artistica di Verdone, che ha studiato pittura e scultura in Svizzera, prima che in Italia, s’inserisce nel quadro di una figurazione critica che rilegge in chiave contemporanea le poetiche tardo-romantiche dell’area di lingua tedesca. La sua poetica presenta qualche punto di tangenza con quella degli Anacronisti, che, dalla metà degli anni Settanta, hanno recuperato i valori e tecniche pittoriche, nonché l’approccio figurativo teorizzando e mettendo in atto una pittura della memoria, della citazione e della “ripetizione differente” di opere del passato. La ricerca di Verdone, che non nasce da un moto di ripulsa degli eccessi del concettualismo, ma da un sincero intento umanistico, dalla fiducia nelle possibilità evocative della figura, non reca tuttavia alcuna traccia d’intellettualismo o di compiacimento estetizzante. Nei suoi quadri, che sfiorano talora la metafisica, il contenuto simbolico non rimanda mai a un significato univoco. I titoli si limitano a suggerire, a fornire un indizio per un’interpretazione che si fondi in primo luogo sulla risonanza interiore dell’immagine. La componente letteraria, pur presente, non è mai soverchiante e non ostacola la fruizione del dipinto per i suoi valori formali, così come il dominio della tecnica, la sicurezza del tratto e della stesura cromatica non sfociano mai nell’esercizio accademico. È una pittura che investiga nell’oscurità del sogno, nei territori dell’inconscio senza rinunciare a una misura ideale. E nel suo rigore, nella sua proporzione nasconde e rivela il suo segreto.
Dal 1971, anno della sua prima personale a Caserta, Renzo Verdone ha esposto le sue opere in tutta Italia, particolarmente a Roma, ma anche a Firenze, Spoleto, Palermo, Bari, Lecce, Foggia e Catania. Ha ottenuto diversi riconoscimenti, la Medaglia d’oro del Presidente della Camera dei Deputati e il Trofeo C.I.S.A.C., solo per citarne alcuni. Di lui hanno scritto critici di rilevanza internazionale come Clotilde Paternostro e Arturo Bovi, Sandra Giannattasio e Fattino Tedeschi.
29
febbraio 2008
Renzo Verdone – Eros e Psiche
Dal 29 febbraio al 22 marzo 2008
arte contemporanea
Location
ARCH LAB
Roma, Via Giovanni Lanza, 91a, (Roma)
Roma, Via Giovanni Lanza, 91a, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 15.30 - 21.30. Domenica e Lunedì chiuso
Vernissage
29 Febbraio 2008, ore 15.30
Autore
Curatore