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Giuseppe Onesti – Dreams and colors
In un territorio complesso e variegato come è stato negli ultimi trent’anni quello delle arti visive, il percorso personale di Giuseppe Onesti si è svolto con la guida fondamentale della sua naturale vocazione di pittore, forse addirittura persino classico nell’impostazione di base.
Comunicato stampa
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GIUSEPPE ONESTI è nato nel 1944a Casarsa della Delizia ( San Giovanni), dove attualmente vive e lavora.
Ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Tandil in Argentina dove ha vissuto per dieci anni.
Rientrato in Italia inizia ad esporre i suoi primi lavori nel 1964 realizzando da allora più di 500 mostre (tra personali e collettive) non solo in Italia ma anche in molti paesi europei (Austria, Francia, Germania, Russia, Slovenia, Spagna, ecc.) e di oltre Oceano (Argentina, Canada, Giappone, USA) affiancando alla sua prevalente attività di pittore numerose installazioni, performance e happening.
Nel 1980 e nel 1987 ottiene due significative segnalazioni nell'Enciclopedia Monografica del Friuli Venezia Giulia.
Nel 1991 viene scelto quale artista più giovane fra gli operatori nati nel dopoguerra in provincia di Pordenone a rappresentare la generazione degli anni '40 nella prestigiosa mostra "Capi d'Opera" (pittura e scultura dal 1945 agli anni '80).
Nel 2000 il "Menocchio" di Montereale Valcellina nella pregiata collana dei "Quaderni del gallo forcello" pubblica una decina dei suoi lavori del ciclo "Polenta & Co."
Nel 2001 è segnalato nel libro "Friuli Venezia Giulia L'Arte del Novecento" edito dalla Biblioteca dell'Immagine.
Nel 2003 una sua installazione pittorica viene pubblicata con testo critico e relativa immagine nel libro "Esperienza estetica e divenire umano" curato dal Dipartimento di Scienza dell'Educazione della Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Padova.
Nella sua ormai più che trentennale attività sempre attenta alle emergenze della sperimentazione e alle nuove tensioni nello specifico della pittura, Onesti ha saputo mettersi in luce dando vita a una impegnativa serie di cicli creativi fra cui si ricordano "Uccelli", "Naturale/ Artificiale", "Polenta & Co.", "Il fiume" e l'attuale "Dreams & Colors".
In un territorio complesso e variegato come è stato negli ultimi trent’anni quello delle arti visive, il percorso personale di Giuseppe Onesti si è svolto con la guida fondamentale della sua naturale vocazione di pittore, forse addirittura persino classico nell’impostazione di base.
Come già fu annotato anni fa, per lui, come per tanti, le fondamentali esperienze attraversate - il concettualismo come il comportamentismo, la socialità nell’arte (al limite del sociologismo) o il citazionismo - sono risultate alla fine espressione di un senso di immersione nella realtà, determinante ma sempre piegato all’esigenza di base di mettere sulla tela pennelli e colori.
La ripresa, quindi, dei temi e delle soluzioni che gli erano stati tanto cari nel passato - anche recente - risulta alla fine la riaffermazione della sua autentica profonda natura che è appunto, assolutamente, quella del colorista.
Tra la produzione degli anni Sessanta e “Dreams and colors” c’è solo la leggera patina del tempo che ha spostato l’occhio dal naturalismo originario all’esame della realtà contemporanea: di cambiato c’è solo l’adozione di nuovi materiali, di diverse impaginazioni, di soluzioni tecniche più avanzate.
Ma la distanza diventa ancora minore se si confrontano le opere attuali col ciclo forse più felice e più connotativo del suo lavoro, la “Polenta & C.” che tanto spazio gli ha assegnato nel panorama regionale e non solo: praticamente, le movenze sono le stesse; a modificare la visione, è la scelta dei soggetti, non più legata al territorio ed alla sua storia, ma dilatata ad una società più “globale” come è la nostra.
E lo stesso potrebbe dirsi per tutte le “stagioni” attraversate, dalle opere per il Tagliamento a quelle di omaggio ai grandi del passato.
A fare pressione sulle motivazioni di base è la stimolante intenzione di fare della pittura uno strumento di conoscenza, quasi di lettura; ma uno strumento che sia anche di analisi e di critica, capace cioè in qualche modo di scuotere l’attenzione, esattamente come avveniva per le opere del ciclo di “Polenta & C.”, che quasi riproponevano, in termini di pittura, i temi propri di un Neorealismo vissuto “al gusto friulano”, vale a dire con un amore viscerale alle realtà sempre più accantonate del mondo contadino.
Qui si tratta piuttosto di riflettere sull’obsolescenza (con una velocità quasi apocalittica) della realtà quotidiana, sull’effimero che si fa moda, poi costume e infine mito, senza lasciare niente altro che poveri lacerti al limite della mostruosità.
Vittima e complice, però, del suo tempo, Onesti risolve la comunicazione con forme ammiccanti, carezzevoli, ingannatrici; ed usa una tavolozza decisamente attuale, addirittura presa in prestito (quasi per ironia, potrebbe apparire) dalla moda e dagli stilisti.
Il risultato è una galleria fascinosa di immagini patinate, ricavate pari pari dalla cultura del consumo veloce ad ogni costo, ma dislocate in un’atmosfera rarefatta che, ancora una volta, fa pensare ad una sorta di “museo del contemporaneo”, nel quale anche ciò che si sviluppa sotto i nostri occhi è destinato ad un consumo irreversibile che rende antico ed obsoleto quello che ancora vive.
In pratica, “il lupo perde il pelo….” e Onesti, mentre continua ad esercitare la sua naturale “necessità di dipingere” non riesce comunque a sottrarsi alla “rabbia” che lo ha sempre accompagnato, quella di chi vede un mondo di valori andare in rapida putrefazione e diventare “museo” quasi un attimo dopo.
Enzo di Grazia
Ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Tandil in Argentina dove ha vissuto per dieci anni.
Rientrato in Italia inizia ad esporre i suoi primi lavori nel 1964 realizzando da allora più di 500 mostre (tra personali e collettive) non solo in Italia ma anche in molti paesi europei (Austria, Francia, Germania, Russia, Slovenia, Spagna, ecc.) e di oltre Oceano (Argentina, Canada, Giappone, USA) affiancando alla sua prevalente attività di pittore numerose installazioni, performance e happening.
Nel 1980 e nel 1987 ottiene due significative segnalazioni nell'Enciclopedia Monografica del Friuli Venezia Giulia.
Nel 1991 viene scelto quale artista più giovane fra gli operatori nati nel dopoguerra in provincia di Pordenone a rappresentare la generazione degli anni '40 nella prestigiosa mostra "Capi d'Opera" (pittura e scultura dal 1945 agli anni '80).
Nel 2000 il "Menocchio" di Montereale Valcellina nella pregiata collana dei "Quaderni del gallo forcello" pubblica una decina dei suoi lavori del ciclo "Polenta & Co."
Nel 2001 è segnalato nel libro "Friuli Venezia Giulia L'Arte del Novecento" edito dalla Biblioteca dell'Immagine.
Nel 2003 una sua installazione pittorica viene pubblicata con testo critico e relativa immagine nel libro "Esperienza estetica e divenire umano" curato dal Dipartimento di Scienza dell'Educazione della Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Padova.
Nella sua ormai più che trentennale attività sempre attenta alle emergenze della sperimentazione e alle nuove tensioni nello specifico della pittura, Onesti ha saputo mettersi in luce dando vita a una impegnativa serie di cicli creativi fra cui si ricordano "Uccelli", "Naturale/ Artificiale", "Polenta & Co.", "Il fiume" e l'attuale "Dreams & Colors".
In un territorio complesso e variegato come è stato negli ultimi trent’anni quello delle arti visive, il percorso personale di Giuseppe Onesti si è svolto con la guida fondamentale della sua naturale vocazione di pittore, forse addirittura persino classico nell’impostazione di base.
Come già fu annotato anni fa, per lui, come per tanti, le fondamentali esperienze attraversate - il concettualismo come il comportamentismo, la socialità nell’arte (al limite del sociologismo) o il citazionismo - sono risultate alla fine espressione di un senso di immersione nella realtà, determinante ma sempre piegato all’esigenza di base di mettere sulla tela pennelli e colori.
La ripresa, quindi, dei temi e delle soluzioni che gli erano stati tanto cari nel passato - anche recente - risulta alla fine la riaffermazione della sua autentica profonda natura che è appunto, assolutamente, quella del colorista.
Tra la produzione degli anni Sessanta e “Dreams and colors” c’è solo la leggera patina del tempo che ha spostato l’occhio dal naturalismo originario all’esame della realtà contemporanea: di cambiato c’è solo l’adozione di nuovi materiali, di diverse impaginazioni, di soluzioni tecniche più avanzate.
Ma la distanza diventa ancora minore se si confrontano le opere attuali col ciclo forse più felice e più connotativo del suo lavoro, la “Polenta & C.” che tanto spazio gli ha assegnato nel panorama regionale e non solo: praticamente, le movenze sono le stesse; a modificare la visione, è la scelta dei soggetti, non più legata al territorio ed alla sua storia, ma dilatata ad una società più “globale” come è la nostra.
E lo stesso potrebbe dirsi per tutte le “stagioni” attraversate, dalle opere per il Tagliamento a quelle di omaggio ai grandi del passato.
A fare pressione sulle motivazioni di base è la stimolante intenzione di fare della pittura uno strumento di conoscenza, quasi di lettura; ma uno strumento che sia anche di analisi e di critica, capace cioè in qualche modo di scuotere l’attenzione, esattamente come avveniva per le opere del ciclo di “Polenta & C.”, che quasi riproponevano, in termini di pittura, i temi propri di un Neorealismo vissuto “al gusto friulano”, vale a dire con un amore viscerale alle realtà sempre più accantonate del mondo contadino.
Qui si tratta piuttosto di riflettere sull’obsolescenza (con una velocità quasi apocalittica) della realtà quotidiana, sull’effimero che si fa moda, poi costume e infine mito, senza lasciare niente altro che poveri lacerti al limite della mostruosità.
Vittima e complice, però, del suo tempo, Onesti risolve la comunicazione con forme ammiccanti, carezzevoli, ingannatrici; ed usa una tavolozza decisamente attuale, addirittura presa in prestito (quasi per ironia, potrebbe apparire) dalla moda e dagli stilisti.
Il risultato è una galleria fascinosa di immagini patinate, ricavate pari pari dalla cultura del consumo veloce ad ogni costo, ma dislocate in un’atmosfera rarefatta che, ancora una volta, fa pensare ad una sorta di “museo del contemporaneo”, nel quale anche ciò che si sviluppa sotto i nostri occhi è destinato ad un consumo irreversibile che rende antico ed obsoleto quello che ancora vive.
In pratica, “il lupo perde il pelo….” e Onesti, mentre continua ad esercitare la sua naturale “necessità di dipingere” non riesce comunque a sottrarsi alla “rabbia” che lo ha sempre accompagnato, quella di chi vede un mondo di valori andare in rapida putrefazione e diventare “museo” quasi un attimo dopo.
Enzo di Grazia
09
marzo 2008
Giuseppe Onesti – Dreams and colors
Dal 09 al 30 marzo 2008
arte contemporanea
Location
PALAZZO CECCHINI
Cordovado, Piazza Cecchini, 27, (Pordenone)
Cordovado, Piazza Cecchini, 27, (Pordenone)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì: 15 – 18,30; sabato: 10 – 12, 15 – 17,30 domenica: 15 – 18
Vernissage
9 Marzo 2008, ore 17
Autore
Curatore