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Giacomo Orondini – Cuciture / Tempo
Tagli, cuciture, autoritratti, il tempo, i dolori, la non rimarginazione, la materia che inesorabilmente si consuma
Comunicato stampa
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“il tempo perso che vado recuperando è parlare della mia informalità della tecnica”
Tagli, cuciture, autoritratti, il tempo, i dolori, la non rimarginazione, la materia che inesorabilmente si consuma.
Epico: le Parche che tessevano il destino.
Religiosità rivista, i 7 peccati capitali: lussuria, ira, superbia, gola, avarizia, accidia, invidia.
L’artista Giacomo Orondini, fa un processo d’auto rigenerazione, nel cercare di fermare il tempo e ricucirlo, per tentare di bloccare gli attimi di vita, rappresenta però un futuro possibile, benché contornato da insidie.
Come un bambino in una sala giochi, sì approccia a materiali come filo, ago, tela, colori, colla..... per intraprendere la via della sperimentazione ponendo davanti a se, se stesso e il mondo… Si inventa e si rivendica in complicità con l’auto critica.
Si riallaccia a scandali del passato in un concettualismo ritrovato in polaroid immerse nel nuovo ritorno alle origini.
I suoi lavori, creano uno spazio scenografico a possibili eventi futuri: ogni filo, ogni punto messo, non è altro che un particolare, una sensazione, un’emozione, cucite, segnate nella mente…… Creando così un percorso ludico, che porta lo spettatore, ad interagire con l’opera per capire, pensare e rapportarsi con un autoritratto, senza ritratto.
Il 16 Febbraio si potrà prendere parte alla performance.
***
TESTO CRITICO
PERSONALE Giacomo Orondini
“il tempo perso che vado recuperando è parlare della mia informalità della tecnica”
Ciò che è stato non lo sarà più: irraggiungibile, impalpabile, dolorosamente lontano….
La lontananza: giorni, mesi, anni passano velocemente, mentre le mani rimangono vuote. Quel vuoto che non verrà mai colmato, quella lacerazione che non si rimarginerà mai.
Tagli, cuciture, autoritratti: il tempo, il dolore e la non rimarginazione, la materia che inesorabilmente si consuma.
Materia, il bivio tra la vita e la morte. Ecco, il tempo che non si ferma. L’artista scopre le cuciture, con l’innocenza di un bambino e le fa proprie, recuperando se stesso, la memoria e la fiducia. Sperando di far entrare il fruitore all’interno del suo processo creativo, strappandolo dalla sua quotidianità e donandogli la bellezza di un futuro incerto.
È qui che iniziano a giocare i toni della terra, quelle terre che si mischiano in toni più svariati, è qui che si ricuciono i tanti frammenti del passato che rappresentano il presente in strati di tela. Un filo nero, grosso, che unisce le tortuosità del pensiero, con forza e prepotenza, come a segnare un percorso, una strada…. Come se ogni filo od ogni punto messo, non è altro che un particolare, una sensazione, un’emozione, cucite, segnate nella mente. Linee tracciate su un quadro attraverso il filo come se fossero le linee della vita sulla mano… che porta con se il presente, il passato , il futuro….
Epico: le Parche che tessevano il destino o Penolope che il giorno tesseva e la notte scuciva.
Processo di trasformazione, dove rimane sempre qualche zona d’ombra, non ci sono compromessi, la violenta carica esplosiva è la forza ispiratrice contro la propria razionalità temporale.
Il suo lavoro una metafora del concetto di tempo, al di fuori della mercificazione della fisica. Un processo questo, che non si può fermare, non lo si può arrestare.
Tagli, cuciture, autoritratti, il tempo, i dolori, la non rimarginazione, la materia che inesorabilmente si consuma.
Epico: le Parche che tessevano il destino.
Religiosità rivista, i 7 peccati capitali: lussuria, ira, superbia, gola, avarizia, accidia, invidia.
L’artista Giacomo Orondini, fa un processo d’auto rigenerazione, nel cercare di fermare il tempo e ricucirlo, per tentare di bloccare gli attimi di vita, rappresenta però un futuro possibile, benché contornato da insidie.
Come un bambino in una sala giochi, sì approccia a materiali come filo, ago, tela, colori, colla..... per intraprendere la via della sperimentazione ponendo davanti a se, se stesso e il mondo… Si inventa e si rivendica in complicità con l’auto critica.
Si riallaccia a scandali del passato in un concettualismo ritrovato in polaroid immerse nel nuovo ritorno alle origini.
I suoi lavori, creano uno spazio scenografico a possibili eventi futuri: ogni filo, ogni punto messo, non è altro che un particolare, una sensazione, un’emozione, cucite, segnate nella mente…… Creando così un percorso ludico, che porta lo spettatore, ad interagire con l’opera per capire, pensare e rapportarsi con un autoritratto, senza ritratto.
Il 16 Febbraio si potrà prendere parte alla performance.
***
TESTO CRITICO
PERSONALE Giacomo Orondini
“il tempo perso che vado recuperando è parlare della mia informalità della tecnica”
Ciò che è stato non lo sarà più: irraggiungibile, impalpabile, dolorosamente lontano….
La lontananza: giorni, mesi, anni passano velocemente, mentre le mani rimangono vuote. Quel vuoto che non verrà mai colmato, quella lacerazione che non si rimarginerà mai.
Tagli, cuciture, autoritratti: il tempo, il dolore e la non rimarginazione, la materia che inesorabilmente si consuma.
Materia, il bivio tra la vita e la morte. Ecco, il tempo che non si ferma. L’artista scopre le cuciture, con l’innocenza di un bambino e le fa proprie, recuperando se stesso, la memoria e la fiducia. Sperando di far entrare il fruitore all’interno del suo processo creativo, strappandolo dalla sua quotidianità e donandogli la bellezza di un futuro incerto.
È qui che iniziano a giocare i toni della terra, quelle terre che si mischiano in toni più svariati, è qui che si ricuciono i tanti frammenti del passato che rappresentano il presente in strati di tela. Un filo nero, grosso, che unisce le tortuosità del pensiero, con forza e prepotenza, come a segnare un percorso, una strada…. Come se ogni filo od ogni punto messo, non è altro che un particolare, una sensazione, un’emozione, cucite, segnate nella mente. Linee tracciate su un quadro attraverso il filo come se fossero le linee della vita sulla mano… che porta con se il presente, il passato , il futuro….
Epico: le Parche che tessevano il destino o Penolope che il giorno tesseva e la notte scuciva.
Processo di trasformazione, dove rimane sempre qualche zona d’ombra, non ci sono compromessi, la violenta carica esplosiva è la forza ispiratrice contro la propria razionalità temporale.
Il suo lavoro una metafora del concetto di tempo, al di fuori della mercificazione della fisica. Un processo questo, che non si può fermare, non lo si può arrestare.
09
febbraio 2008
Giacomo Orondini – Cuciture / Tempo
Dal 09 al 23 febbraio 2008
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
STUDIO CARONTE
Roma, Via Mario Baratta, 16, (Roma)
Roma, Via Mario Baratta, 16, (Roma)
Vernissage
9 Febbraio 2008, ore 18
Autore