Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Gianna Moise – La donna Alchemica
La mostra presenta una scelta di ventitre tecniche miste su diversi supporti
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Galleria Arteutopia presenta una scelta di ventitre tecniche miste su diversi supporti, che costituiscono la mostra “Gianna Moise. La donna Alchemica”, con inaugurazione mercoledì 30 gennaio alle ore 18.
Spiega il curatore Domenico di Marzio: “A proposito della creazione dell’artista, Mark Rothko, pittore di spiritualità, diceva: ‘Il quadro deve essere per l’artista, come per chiunque altro ne farà esperienza più tardi, una rivelazione, una risoluzione inattesa e inaudita di un bisogno eternamente familiare’. L’opera come intimo momento di disvelazione rappresenta il fulcro dell’opera di Gianna Moise, artista poliedrica che attinge dalla realtà sia esterna che interna un universo di simboli che poi rappresenta sulla tela in una sorta di silenziosa sinfonia.
L’artista spazia con disinvoltura attraverso codici e materiali apparentemente lontani, alternando la pittura all’immagine fotografica, la materia al colore dagli accenti ora cupi ora fortemente primari, i supporti tradizionali ad altri prettamente ‘industriali’, la figurazione al lirismo astratto.
Eppure il suo lavoro riesce a sorprendere (e ad emozionare) per la leggerezza della cifra stilistica e formale che conferisce all’opere una costante aura poetica. Questa resta immutata sia nella sintesi minimalista dei monocromi sia nei ritratti che, attraverso l’elaborazione cromatica, quasi dissolvono l’immagine fotografica rendendola pura reminescenza.
Al centro dell’opera la figura umana, in silenzioso raccoglimento, assurge a valore di icona religiosa e il gesto artistico a strumento di liberazione dell’anima. I volti chiusi in preghiera, rappresentati secondo codici figurativi propri del realismo magico, figurano sospesi in uno spazio a-temporale come creature archetipiche e, allo stesso tempo, assolutamente quotidiane. I suoi riferimenti alla spiritualità - e allo zenismo orientale - assumono una sacralità che pare dissolversi in icone essenziali e, attraverso il colore della materia, quasi svaniscono in un mondo lontano, in una realtà perduta prima ancora di essere consumata.
Il colore appunto, che viaggia attraverso una gamma di acide monocromie entro cui la figura si mescola e in parte si dissolve, aumenta il senso di spiazzamento e di atemporalità mentre la luce, fredda e artificiale, pervade la visione. Le figure (autoritratti?) fotografate nella scia di un sogno, paiono sospese nello spazio e paiono umane luminescenze, ferme nell’estasi di un istante plastico che sembra sempre presagire messaggi universali. Al centro della sua ricerca, immagine, luce, il colore, e materia non sono mai utilizzati per edificare una riproduzione della realtà, per dare vita a un mondo comunque simile all’originale. Sono trattati riflessivamente, in studi che si succedono uno all’altro come una sorta di continui esperimenti, che hanno sempre un ‘pretesto’ di fondo (in molte opere la Moise trae spunto dal mondo della natura, soprattutto floreale) ma che pongono al centro l’introspezione come strumento di rinascita del sé”.
Spiega il curatore Domenico di Marzio: “A proposito della creazione dell’artista, Mark Rothko, pittore di spiritualità, diceva: ‘Il quadro deve essere per l’artista, come per chiunque altro ne farà esperienza più tardi, una rivelazione, una risoluzione inattesa e inaudita di un bisogno eternamente familiare’. L’opera come intimo momento di disvelazione rappresenta il fulcro dell’opera di Gianna Moise, artista poliedrica che attinge dalla realtà sia esterna che interna un universo di simboli che poi rappresenta sulla tela in una sorta di silenziosa sinfonia.
L’artista spazia con disinvoltura attraverso codici e materiali apparentemente lontani, alternando la pittura all’immagine fotografica, la materia al colore dagli accenti ora cupi ora fortemente primari, i supporti tradizionali ad altri prettamente ‘industriali’, la figurazione al lirismo astratto.
Eppure il suo lavoro riesce a sorprendere (e ad emozionare) per la leggerezza della cifra stilistica e formale che conferisce all’opere una costante aura poetica. Questa resta immutata sia nella sintesi minimalista dei monocromi sia nei ritratti che, attraverso l’elaborazione cromatica, quasi dissolvono l’immagine fotografica rendendola pura reminescenza.
Al centro dell’opera la figura umana, in silenzioso raccoglimento, assurge a valore di icona religiosa e il gesto artistico a strumento di liberazione dell’anima. I volti chiusi in preghiera, rappresentati secondo codici figurativi propri del realismo magico, figurano sospesi in uno spazio a-temporale come creature archetipiche e, allo stesso tempo, assolutamente quotidiane. I suoi riferimenti alla spiritualità - e allo zenismo orientale - assumono una sacralità che pare dissolversi in icone essenziali e, attraverso il colore della materia, quasi svaniscono in un mondo lontano, in una realtà perduta prima ancora di essere consumata.
Il colore appunto, che viaggia attraverso una gamma di acide monocromie entro cui la figura si mescola e in parte si dissolve, aumenta il senso di spiazzamento e di atemporalità mentre la luce, fredda e artificiale, pervade la visione. Le figure (autoritratti?) fotografate nella scia di un sogno, paiono sospese nello spazio e paiono umane luminescenze, ferme nell’estasi di un istante plastico che sembra sempre presagire messaggi universali. Al centro della sua ricerca, immagine, luce, il colore, e materia non sono mai utilizzati per edificare una riproduzione della realtà, per dare vita a un mondo comunque simile all’originale. Sono trattati riflessivamente, in studi che si succedono uno all’altro come una sorta di continui esperimenti, che hanno sempre un ‘pretesto’ di fondo (in molte opere la Moise trae spunto dal mondo della natura, soprattutto floreale) ma che pongono al centro l’introspezione come strumento di rinascita del sé”.
31
gennaio 2008
Gianna Moise – La donna Alchemica
Dal 31 gennaio al 23 febbraio 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARTEUTOPIA
Milano, Via Gian Giacomo Mora, 5, (Milano)
Milano, Via Gian Giacomo Mora, 5, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10.30-13.00 e 15.00-19.30; chiuso domenica e lunedì
Vernissage
31 Gennaio 2008, ore 18
Ufficio stampa
CLARART
Autore
Curatore