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Fabio Bisonni
Questa raccolta di opere recenti, circa una trentina, dell’artista è una ulteriore evoluzione di questo giovane pittore che, attualmente, sta sviluppando una interessantissima ricerca pittorica che prende le mosse dal movimento pittorico che va sotto il nome di Metropolitismo
Comunicato stampa
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Domenica 27 GENNAIO 2008 alle ore 20.00, si inaugurerà presso IL RISTORANTE “ DE GUSTIBUS “ a Mola di Bari in Via VAN VESTERHOUT 26/30 , la mostra del pittore FABIO BISONNI.
Questa raccolta di opere recenti, circa una trentina, di Bisonni, che è stato già ospite della nostra città riscuotendo un notevole successo di critica e di pubblico, è una ulteriore evoluzione di questo giovane pittore che, attualmente, sta sviluppando una interessantissima ricerca pittorica che prende le mosse dal movimento pittorico che va sotto il nome di METROPOLISMO.
Il Metropolismo é un movimento pittorico Culturale che affronta criticamente tematiche sociali attuali, quali il consumismo e la griffe,come status simbol.
Il movimento nasce alla fine degli anni ottanta fra alcuni pittori che, contrari ad una pittura emarginata dal contesto sociale e consapevoli della responsabilità storica della pittura stessa, creano un sodalizio culturale che dà vita ad una nuova tendenza pittorica, il Metropolismo, appunto. Non solo movimento pittorico, ma anche filosofia comportamentale nata dalle ceneri del consumismo, che sembrava circoscrivere alla sola apparenza la ricerca dei valori della vita.
Filosofia ripresa e teorizzata da Omar Calabrese che trovava nel Metropolismo segnali di grande aderenza sociale alla società degli anni Ottanta. Ne nasce un libro, una grande mostra a Roma e un enorme successo di pubblico e di critica. Memorabile fu la conferenza sul Metropolismo tenuta a Madrid da Achille Bonito Oliva nel 1995. Il quale ha scritto: "Il carattere europeo del Metropolismo si contrappone al pragmatismo informativo di molta arte anglosassone attraverso la restituzione alla pittura di una dimensione sintetica e riflessiva, capace di interrogarsi sul proprio statuto, sulla propria funzione, dentro la Storia del nostro tempo"..
Secondo i Metropolisti un momento di frattura epocale si e' avuta negli anni Ottanta, con la degenerazione del consumismo, quando l'acquisto e il possesso di un oggetto non rispondeva piu' ad un bisogno reale ma ad una necessità di consumo.
Non erano piu' i miti, le convinzioni politiche e religiose a determinare i processi di agglomerazione sociale, ma gli stessi oggetti creati dall'industria diventavano mito e determinavano i processi di agglomerazione.
Come la Pop-Art e' stata testimone degli anni Sessanta, cosi' il Metropolismo ci aiuta ad interpretare gli anni Ottanta fino ai nostri giorni. Se l'artista che si esprimeva attraverso la Pop-Art sottraeva l'oggetto dall'ambito del consumo di massa per poi elevarlo a quello artistico, gli artisti del Metropolismo utilizzano un linguaggio pittorico che non lascia fuori l'uomo.
Come lo spazio metropolitano assembla eventi e persone diverse e la televisione luoghi e personaggi lontani, cosi' i Metropolisti utlizzano la pittura come luogo di condensazione di immagini superficiali totalmente svuotate di qualsiasi contenuto. Cosi' la pittura unisce immagini colte e oggetti status symbol, ibridi accoppiamenti sospesi in una inquietante atemporalità e superfici patinate senza nessuna concessione introspettiva.
Una cosa essi hanno sempre presente: non si puo' prescindere dal contesto in cui si vive e nemmeno dall'analisi del suo prodursi, e i mass-media, la televisione, l'informazione, il villaggio globale,fanno saldamente parte della nostra realtà.
Per l’occasione, le opere di Bisonni, hanno perso la loro caratteristica intimista del suo primo periodo che rendeva i dipinti soffusi di una brumosa malinconia che tutto ovattava quasi a voler evidenziare l’inconscio bisogno di evasione dalla realtà insito in ciascuno di noi, e prende coscienza, invece, di questa nuova realtà che parte dalla constatazione della perdita dei valori tradizionali della nostra società quali gli ideali, la politica, la solidarietà e, per certi versi, anche la famiglia.
E’ da sottolineare, inoltre, che Bisonni, all’interno delle sue opere, realizza una ulteriore frantumazione di questa realtà evidenziando sottilmente un’altra componente ingombrante ed immanente: l’assenza di figure umane.
Nelle sue opere l’uomo non è attore ma spettatore, convitato di pietra.
Sembra quasi che la scena proposta a chi guarda le sue opere, sia una sequenza fissa, un fermo immagine di una storia che non ci appartiene, di una storia come tante che ogni giorno ci passano davanti agli occhi senza toccarci direttamente.
E questo ci fa riflettere: sulla nostra indifferenza, sulla nostra assuefazione, sulla nostra mancanza di riflessione sulle miserie quotidiane quando non ne siamo direttamente toccati.
La pittura è sempre stato lo specchio della società, molto spesso anticipando le prefigurazioni future, e su questo Bisonni ci invita a soffermarci.
Questa raccolta di opere recenti, circa una trentina, di Bisonni, che è stato già ospite della nostra città riscuotendo un notevole successo di critica e di pubblico, è una ulteriore evoluzione di questo giovane pittore che, attualmente, sta sviluppando una interessantissima ricerca pittorica che prende le mosse dal movimento pittorico che va sotto il nome di METROPOLISMO.
Il Metropolismo é un movimento pittorico Culturale che affronta criticamente tematiche sociali attuali, quali il consumismo e la griffe,come status simbol.
Il movimento nasce alla fine degli anni ottanta fra alcuni pittori che, contrari ad una pittura emarginata dal contesto sociale e consapevoli della responsabilità storica della pittura stessa, creano un sodalizio culturale che dà vita ad una nuova tendenza pittorica, il Metropolismo, appunto. Non solo movimento pittorico, ma anche filosofia comportamentale nata dalle ceneri del consumismo, che sembrava circoscrivere alla sola apparenza la ricerca dei valori della vita.
Filosofia ripresa e teorizzata da Omar Calabrese che trovava nel Metropolismo segnali di grande aderenza sociale alla società degli anni Ottanta. Ne nasce un libro, una grande mostra a Roma e un enorme successo di pubblico e di critica. Memorabile fu la conferenza sul Metropolismo tenuta a Madrid da Achille Bonito Oliva nel 1995. Il quale ha scritto: "Il carattere europeo del Metropolismo si contrappone al pragmatismo informativo di molta arte anglosassone attraverso la restituzione alla pittura di una dimensione sintetica e riflessiva, capace di interrogarsi sul proprio statuto, sulla propria funzione, dentro la Storia del nostro tempo"..
Secondo i Metropolisti un momento di frattura epocale si e' avuta negli anni Ottanta, con la degenerazione del consumismo, quando l'acquisto e il possesso di un oggetto non rispondeva piu' ad un bisogno reale ma ad una necessità di consumo.
Non erano piu' i miti, le convinzioni politiche e religiose a determinare i processi di agglomerazione sociale, ma gli stessi oggetti creati dall'industria diventavano mito e determinavano i processi di agglomerazione.
Come la Pop-Art e' stata testimone degli anni Sessanta, cosi' il Metropolismo ci aiuta ad interpretare gli anni Ottanta fino ai nostri giorni. Se l'artista che si esprimeva attraverso la Pop-Art sottraeva l'oggetto dall'ambito del consumo di massa per poi elevarlo a quello artistico, gli artisti del Metropolismo utilizzano un linguaggio pittorico che non lascia fuori l'uomo.
Come lo spazio metropolitano assembla eventi e persone diverse e la televisione luoghi e personaggi lontani, cosi' i Metropolisti utlizzano la pittura come luogo di condensazione di immagini superficiali totalmente svuotate di qualsiasi contenuto. Cosi' la pittura unisce immagini colte e oggetti status symbol, ibridi accoppiamenti sospesi in una inquietante atemporalità e superfici patinate senza nessuna concessione introspettiva.
Una cosa essi hanno sempre presente: non si puo' prescindere dal contesto in cui si vive e nemmeno dall'analisi del suo prodursi, e i mass-media, la televisione, l'informazione, il villaggio globale,fanno saldamente parte della nostra realtà.
Per l’occasione, le opere di Bisonni, hanno perso la loro caratteristica intimista del suo primo periodo che rendeva i dipinti soffusi di una brumosa malinconia che tutto ovattava quasi a voler evidenziare l’inconscio bisogno di evasione dalla realtà insito in ciascuno di noi, e prende coscienza, invece, di questa nuova realtà che parte dalla constatazione della perdita dei valori tradizionali della nostra società quali gli ideali, la politica, la solidarietà e, per certi versi, anche la famiglia.
E’ da sottolineare, inoltre, che Bisonni, all’interno delle sue opere, realizza una ulteriore frantumazione di questa realtà evidenziando sottilmente un’altra componente ingombrante ed immanente: l’assenza di figure umane.
Nelle sue opere l’uomo non è attore ma spettatore, convitato di pietra.
Sembra quasi che la scena proposta a chi guarda le sue opere, sia una sequenza fissa, un fermo immagine di una storia che non ci appartiene, di una storia come tante che ogni giorno ci passano davanti agli occhi senza toccarci direttamente.
E questo ci fa riflettere: sulla nostra indifferenza, sulla nostra assuefazione, sulla nostra mancanza di riflessione sulle miserie quotidiane quando non ne siamo direttamente toccati.
La pittura è sempre stato lo specchio della società, molto spesso anticipando le prefigurazioni future, e su questo Bisonni ci invita a soffermarci.
27
gennaio 2008
Fabio Bisonni
Dal 27 gennaio al 24 febbraio 2008
arte contemporanea
Location
LA BOTTEGA DELLE ARTI
Mola Di Bari, Via Carlo D'Angiò, 10, (Bari)
Mola Di Bari, Via Carlo D'Angiò, 10, (Bari)
Orario di apertura
nei giorni feriali dalle 18 alle 20.30 e nei giorni festivi per appuntamento (+39 3284318494)
Vernissage
27 Gennaio 2008, ore 20
Autore
Curatore