Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Luca Zarattini – Lami-ere
Domenica 13 Gennaio alle ore 18.00 inaugura alla Galleria del Carbone “Lami-ere”, mostra personale di Luca Zarattini, studente all’Accademia di Belle Arti di Bologna. La rassegna presenta un ciclo di opere ad olio che hanno come tema i ritratti, veri o immaginari, di persone “sospese nel tempo”.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
LAMI-ERE
di Guido Cagnoni
Dicono che il tempo possa cancellare ogni cosa, ma alle volte può anche essere vero il contrario, cioè è grazie allo scorrere dei giorni che possono riaffiorare immagini e i ricordi possono farsi più chiari e nitidi.
Quando la conservazione prende il posto della rimozione ci troviamo di fronte alla commemorazione, fenomeno che l’essere umano conosce da sempre: un chiaro esempio di come già nell’antichità esistevano situazioni analoghe è dato dai famosi ritratti del Fayum.
In questa regione dell’antico Egitto sono state ritrovate, infatti, diverse centinaia di tavolette disegnate e colorate, recanti le effigi di personaggi di famiglie importanti dell’epoca.
Come questi ritratti sembrano guardarci da un luogo e da un tempo indefinito e neutro, anche i volti disegnati da Luca Zarattini sembra provengano da una dimensione a noi sconosciuta, ma allo stesso tempo stranamente familiare.
Osservandoli con attenzione potremo scorgere espressioni tra le più varie: sono volti assorti, riflessivi, magari assenti, oppure sorridenti e allegri.
Sono ritratti di persone, volti in parte esistenti e in parte no, ma non per questo inverosimili o semplicemente delle maschere.
Prendono le mosse da elementi piuttosto concreti e tangibili le creazioni di Luca Zarattini: consistente, anzi più propriamente “pesante”, è la materia prescelta: lamiere tagliate e modellate, provenienti da strutture industriali ormai in disuso, così come materica è la tecnica pittorica.
Senza arrivare agli estremi di illustri esempi, come i sacchi e le combustioni di Alberto Burri e i frammenti di elementi naturali quali pagliuzze, argille e ceralacca applicate alle tele da Anselm Kiefer, Zarattini accompagna l’uso dell’olio su lastra alla creazione di striature di ruggine, che conferiscono volume e accenni di tridimensionalità, oltre al sottolineare sapientemente lineamenti e aree in cui si suddividono i volti, accentuando le peculiarità di ogni soggetto.
È poi straniante, ma proprio per questo più interessante, il contrasto tra elementi vitali e in movimento e situazioni statiche e immutabili: come i soggetti rimandano a qualcosa di imprecisato e lontano nel tempo, il materiale ferro è stato scelto per la sua caratteristica di poter reagire spontaneamente e naturalmente all’acqua, perciò un elemento vivo.
Ancora più disorientante risulta poi l’antitesi tra i caratteri di calore e freddezza: come le espressioni dei soggetti possono suggerire empatia e vicinanza, il supporto metallico non può far altro che collegarsi all’idea di freddo e rigido.
Ponendoci di fronte alle opere, abbiamo una reazione naturale e spontanea, che è quella di guardarli negli occhi, sentendoci peraltro anche noi osservati: a questo punto il nostro senso di disorientamento è grande, perché ci interrogheremo su cosa si celi dietro quelle espressioni, quali dimensioni, vite, esistenze i diversi soggetti vogliano presentare e trasmetterci.
Le lastre metalliche di Zarattini in definitiva hanno il pregio di dare un’interpretazione soggettiva originale del tema dello scorrere del tempo, presentando con effetto straniante, elementi e rimandi sia al passato, che al presente che a un ipotetico futuro, indicando nella conservazione il filo conduttore della sua produzione, testimoniata dalla scelta del materiale e dei soggetti: come il ferro – a meno di contatti prolungati con l’acqua- è un materiale solido e resistente, anche i volti ritratti rimarranno lungo tempo scolpiti nella nostra memoria, legati a una domanda, un’inquietudine, una nostra intuizione o una strana sensazione a cui non riusciamo a dare un nome e una forma, una fantasia.
di Guido Cagnoni
Dicono che il tempo possa cancellare ogni cosa, ma alle volte può anche essere vero il contrario, cioè è grazie allo scorrere dei giorni che possono riaffiorare immagini e i ricordi possono farsi più chiari e nitidi.
Quando la conservazione prende il posto della rimozione ci troviamo di fronte alla commemorazione, fenomeno che l’essere umano conosce da sempre: un chiaro esempio di come già nell’antichità esistevano situazioni analoghe è dato dai famosi ritratti del Fayum.
In questa regione dell’antico Egitto sono state ritrovate, infatti, diverse centinaia di tavolette disegnate e colorate, recanti le effigi di personaggi di famiglie importanti dell’epoca.
Come questi ritratti sembrano guardarci da un luogo e da un tempo indefinito e neutro, anche i volti disegnati da Luca Zarattini sembra provengano da una dimensione a noi sconosciuta, ma allo stesso tempo stranamente familiare.
Osservandoli con attenzione potremo scorgere espressioni tra le più varie: sono volti assorti, riflessivi, magari assenti, oppure sorridenti e allegri.
Sono ritratti di persone, volti in parte esistenti e in parte no, ma non per questo inverosimili o semplicemente delle maschere.
Prendono le mosse da elementi piuttosto concreti e tangibili le creazioni di Luca Zarattini: consistente, anzi più propriamente “pesante”, è la materia prescelta: lamiere tagliate e modellate, provenienti da strutture industriali ormai in disuso, così come materica è la tecnica pittorica.
Senza arrivare agli estremi di illustri esempi, come i sacchi e le combustioni di Alberto Burri e i frammenti di elementi naturali quali pagliuzze, argille e ceralacca applicate alle tele da Anselm Kiefer, Zarattini accompagna l’uso dell’olio su lastra alla creazione di striature di ruggine, che conferiscono volume e accenni di tridimensionalità, oltre al sottolineare sapientemente lineamenti e aree in cui si suddividono i volti, accentuando le peculiarità di ogni soggetto.
È poi straniante, ma proprio per questo più interessante, il contrasto tra elementi vitali e in movimento e situazioni statiche e immutabili: come i soggetti rimandano a qualcosa di imprecisato e lontano nel tempo, il materiale ferro è stato scelto per la sua caratteristica di poter reagire spontaneamente e naturalmente all’acqua, perciò un elemento vivo.
Ancora più disorientante risulta poi l’antitesi tra i caratteri di calore e freddezza: come le espressioni dei soggetti possono suggerire empatia e vicinanza, il supporto metallico non può far altro che collegarsi all’idea di freddo e rigido.
Ponendoci di fronte alle opere, abbiamo una reazione naturale e spontanea, che è quella di guardarli negli occhi, sentendoci peraltro anche noi osservati: a questo punto il nostro senso di disorientamento è grande, perché ci interrogheremo su cosa si celi dietro quelle espressioni, quali dimensioni, vite, esistenze i diversi soggetti vogliano presentare e trasmetterci.
Le lastre metalliche di Zarattini in definitiva hanno il pregio di dare un’interpretazione soggettiva originale del tema dello scorrere del tempo, presentando con effetto straniante, elementi e rimandi sia al passato, che al presente che a un ipotetico futuro, indicando nella conservazione il filo conduttore della sua produzione, testimoniata dalla scelta del materiale e dei soggetti: come il ferro – a meno di contatti prolungati con l’acqua- è un materiale solido e resistente, anche i volti ritratti rimarranno lungo tempo scolpiti nella nostra memoria, legati a una domanda, un’inquietudine, una nostra intuizione o una strana sensazione a cui non riusciamo a dare un nome e una forma, una fantasia.
13
gennaio 2008
Luca Zarattini – Lami-ere
Dal 13 al 23 gennaio 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Biglietti
libero
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 17.00-20.00; sabato e festivi 10.30-12.30 17.00-20.00 martedì chiuso
Vernissage
13 Gennaio 2008, domenica 13 gennaio ore 18,00
Autore
Curatore