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Monica Dresda – Figure Mobili
Comunicato stampa
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Figure Mobili
Il mimo è una statua greca che cambia forma sotto una campana di vetro
(Etiènne Decroux)
Crescendo la figura mobile cerca invano di liberarsi dalla sua condizione, così come il mimo, e si contestualizza in tre spazi opposti e definiti geograficamente (Sicilia, Toscana, Germania).
Qui si sente “spaesato” e fuori da entrambi i luoghi…ed è per questo che si crea il suo di spazio…
Spazio in cui comincia davvero ad esplicare la sua mobilità che da statica diventa trasfigurante.
Alla ricerca del suo spazio la sua forma assume delle sembianze riconoscibili in quelle umane.
È lo spazio che lo “umanizza”.
Ed è la pittura stessa che cambia nel suo esprimersi…lineare dapprima, più carica ed espressiva dopo.
Ma come scrive Decroux “ È necessario che l’idea della cosa sia data da un'altra cosa” dunque per arrivare ad esprimere il profondo delle cose bisogna astrarsi, il gesto come la forma.
Ecco che nel suo iter la voragine che ha aperto la trasfigurazione della figura, passando dagli scontri dal confronto, dal guardarsi allo specchio, subentra la Natura, fuori da ogni spazio pittorico , da ogni forma da ogni colore.
La fuoriuscita dalla sua stessa forma e dallo spazio pittorico che risulta angoscioso conduce la figura mobile verso uno spazio incontaminato.
Uno spazio libero in cui la presenza della persona mette davanti all’umanizzazione vera e propria della figura mobile stessa.
La figura si è fatta persona viva ed è solo unendosi con la Natura che può avvenire ciò, perché è qui che trova la sua vera pace interiore lontano da ogni tipo di guerra.
È il contatto con ciò che è davvero libero che la rende libera dentro.
La figura mobile esce fuori da sé per conoscersi attraverso lo spazio pittorico, dove sprigiona la sua umanità e la sua angoscia interiore ma a sua volta è lo spazio della natura che fa “uscire” davvero dalla sua condizione di trasfigurazione, spazio in cui può trovare la sua essenza.
È così che si può superare la primordiale staticità.
Il mondo cambierà o resteremo nel nostro spazio pittorico ossia nel nostro egoismo e finiremo per rifugiarci ognuno nella nostra “natura incontaminata”???
La figura mobile così misteriosa come un mimo si espande negli spazi aprendo una voragine in simbiosi con sé stesso…
Corrado Brancato
Il mimo è una statua greca che cambia forma sotto una campana di vetro
(Etiènne Decroux)
Crescendo la figura mobile cerca invano di liberarsi dalla sua condizione, così come il mimo, e si contestualizza in tre spazi opposti e definiti geograficamente (Sicilia, Toscana, Germania).
Qui si sente “spaesato” e fuori da entrambi i luoghi…ed è per questo che si crea il suo di spazio…
Spazio in cui comincia davvero ad esplicare la sua mobilità che da statica diventa trasfigurante.
Alla ricerca del suo spazio la sua forma assume delle sembianze riconoscibili in quelle umane.
È lo spazio che lo “umanizza”.
Ed è la pittura stessa che cambia nel suo esprimersi…lineare dapprima, più carica ed espressiva dopo.
Ma come scrive Decroux “ È necessario che l’idea della cosa sia data da un'altra cosa” dunque per arrivare ad esprimere il profondo delle cose bisogna astrarsi, il gesto come la forma.
Ecco che nel suo iter la voragine che ha aperto la trasfigurazione della figura, passando dagli scontri dal confronto, dal guardarsi allo specchio, subentra la Natura, fuori da ogni spazio pittorico , da ogni forma da ogni colore.
La fuoriuscita dalla sua stessa forma e dallo spazio pittorico che risulta angoscioso conduce la figura mobile verso uno spazio incontaminato.
Uno spazio libero in cui la presenza della persona mette davanti all’umanizzazione vera e propria della figura mobile stessa.
La figura si è fatta persona viva ed è solo unendosi con la Natura che può avvenire ciò, perché è qui che trova la sua vera pace interiore lontano da ogni tipo di guerra.
È il contatto con ciò che è davvero libero che la rende libera dentro.
La figura mobile esce fuori da sé per conoscersi attraverso lo spazio pittorico, dove sprigiona la sua umanità e la sua angoscia interiore ma a sua volta è lo spazio della natura che fa “uscire” davvero dalla sua condizione di trasfigurazione, spazio in cui può trovare la sua essenza.
È così che si può superare la primordiale staticità.
Il mondo cambierà o resteremo nel nostro spazio pittorico ossia nel nostro egoismo e finiremo per rifugiarci ognuno nella nostra “natura incontaminata”???
La figura mobile così misteriosa come un mimo si espande negli spazi aprendo una voragine in simbiosi con sé stesso…
Corrado Brancato
05
gennaio 2008
Monica Dresda – Figure Mobili
Dal 05 al 15 gennaio 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA ROMA [sede definitivamente chiusa]
Siracusa, Via Della Maestranza, 110, (Siracusa)
Siracusa, Via Della Maestranza, 110, (Siracusa)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica 17 - 20,30
Vernissage
5 Gennaio 2008, ore 18,30
Autore