28 giugno 2012

Un flaneur di nome Roma

 
Questa volta è una parola incrociata, perché Alessandro Roma presenta il suo primo libro d'artista, Flaneur, parlandone con i suoi editori. Un modo per conoscere che cosa si aspettano questi quando hanno a che fare con un artista. E, forse, un modo per quest'ultimo per chiarirsi le idee verso se stesso

di

Flaneur è il mio primo libro d’artista, ed è stato realizzato insieme a blisterZine (Valentina Venturi ed Emiliano Biondelli). Si tratta di cinque poster ripiegati in un libro di piccolo formato, i quali devono essere staccati per essere visti nella loro interezza. È un edizione limitata di centodieci copie, di cui dieci con una serigrafia originale.

Quando mi sono trovato a pensare come realizzare questo libro insieme a voi ho avuto un po’ di timore. Apprezzando le vostre edizioni precedenti sia da un punto di vista estetico che per loro taglio tematico, non avevo idea di come potermi approcciare. Mi sarebbe piaciuto provare ad unire l’aspetto tattile del libro con la fruizione visiva delle immagini. Per questo motivo ho proposto una serie di immagini che provenivano dal mio lavoro pittorico, bozzetti, disegni, piccole prove preparatorie per la realizzazione di quadri sculture e collage. Volevo mettervi di fronte a un po’ di materiale di cui non avevo ben chiaro il suo utilizzo, che intuivo si potesse rimasticare e trasformare in altro.

Come vi è sembrato come approccio? È questo che vi aspettavate da una collaborazione?

blisterZine: «Questa collaborazione è andata al di là delle nostre aspettative, è stato un lavoro a tre teste impegnativo ma soprattutto stimolante, con i tuoi progetti inseriti in una “scatola” che aspettava solo di essere riempita. Infatti questo libro è nato abbastanza  velocemente, almeno nella nostra mente, dopo una o due conversazioni con te, dopo aver visto il tuo lavoro al Mart di Rovereto in particolare, le idee erano già chiare. I tuoi bozzetti, il materiale pittorico ed i collage che ci hai mostrato si sono “collocati” in modo naturale e spontaneo su carte diverse tra loro e sotto forma di piccole locandine, ispirati dai poster “micologici” o “faunistici” dei parchi naturali».

A.R.: «Quando mi avevate mostrato alcuni poster che si utilizzavano nelle scuole, dove venivano catalogati animali, minerali e piante ho pensato che potevamo utilizzare la stessa struttura grafica. Erano dei poster fantastici, graficamente perfetti nell’alternare le diverse forme e colori, riuscivano a mantenere il giusto equilibrio. La struttura del libro è un aspetto fondamentale di questo progetto. L’idea che non lo si possa fruire sfogliandolo, ma che debba essere ”disfatto” per essere visto nella sua completezza mi è sembrata fantastica».

blisterZine: «Più che mai in questa occasione abbiamo utilizzato il libro come spazio variabile al servizio dell’immaginario, è un po’ come se fosse una piccola galleria d’arte che custodisce i poster progettati da te. La struttura del libro trasforma il lettore di immagini in uno spettatore che si deve relazionare con l’opera, non è una visione solo passiva, è un oggetto che racchiude una promessa: risulta incompleto fino a quando il fruitore non si sarà deciso a smontarlo e appendere i poster, segnati dalle pieghe a croce lasciate dallo “stato” precedente e finalmente “liberati”. La parte conclusiva del libro in sostanza giace nel gesto “distruttivo” della sua scomposizione in cinque poster. Il lettore è messo continuamente di fronte ad una scelta, anche quando avrà liberato i poster dovrà decidere quale tenere e come tenerlo, perché una stampa è fronte/retro! Invece per te il processo di Flaneur come è stato? Il titolo in realtà sembra già una sorta di racconto della genesi per questo lavoro».

A.R.: «Esatto! Il titolo svela la pratica con cui si è andato a creare il libro, la scelta delle immagini. Un vagare nelle forme organiche immergendomi nel loro formarsi. Mi è sembrato il titolo perfetto per racchiudere una modalità di lavoro. Baudelaire, il quale ha introdotto il termine flâneur, definiva un botanico del marciapiede l’artista che si immergeva nel tessuto urbano, nella metropoli così da capire i nuovi cambiamenti della vita moderna».

blisterZine: «Il poster poi è uno dei simboli della vita urbana, così come l’affissione che divenne un rito tipicamente metropolitano all’epoca in cui Baudelaire definiva il flâneur e quando l’indottrinamento si è spostato fuori dalle chiese e la pubblicità è diventata la propaganda della nuova dittatura capitalista».

A.R.: «Beh, a questo punto che ne dici se gli lasciamo distruggere il libro?».


blisterZine: «Ma si, lasciamo che il libro si trasformi. Liberiamo i poster! ».

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