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Claudia Zicari – I giardini dell’arte
Installazioni e le opere della giovane artista Claudia Zicari.
Comunicato stampa
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Sabato 1 dicembre alle ore 16.00 primo appuntamento con la Rassegna di Arte Contemporanea “ I giardini dell’arte”, promosso dal Gal Pollino di Castrovillari.
“I giardini dell’arte” è un’idea che nasce dall’esigenza di creare occasioni di fruizione nuove e suggestive, offrendo un percorso antropologico nell’arte contemporanea. I luoghi deputati a divenire residenze dell’arte appartengono allo splendido scenario della zona Vigne di Castrovillari, dove si trovano bellissime ville storiche, di ricononosciuto impatto estetico ed architettonico.
I giardini saranno sede di mostre di arte contemporanea e installazioni ambientali, diventando vetrina non solo della creatività artistica ma anche di tutte quelle forme del viver bello che danno al nostro territorio un’identità poetica, ancorata alla tradizione e alla bellezza delle sue risorse.
Il primo appuntamento si svolgerà nella splendida Villa Bonifati, storica residenza voluta dai Marchesi Gallo di Castrovillari, e diventerà lo scenario per le installazioni e le opere della giovane artista Claudia Zicari. L’evento sarà curato da Giancarlo Chielli, docente di Storia dell’arte e Beni Culturali dell’Accademia di Brera e Catanzaro. Interverranno inoltre l’antropologo Mauro Francesco Minervino e il critico Simone Battiato.
La rassegna è patrocinata dal GAL Pollino di Castrovillari in collaborazione con l’Associazione Artistica Culturale Atelier Athanor e l’Agenzia per lo Sviluppo e la Promozione A.S.P.
Catalogo della mostra “I giardini dell’arte – n° 0” a cura di Giancarlo Chielli. Testi di Mauro F. Minervino e Simone Battiato.
***
Claudia Zicari nel giardino dell’Arte
“L’arte è la redenzione dell’uomo della conoscenza – di colui che vede, anzi vuol vedere il carattere terribile e problematico della vita, di colui che conosce tragicamente. L’arte è la redenzione dell’uomo d’azione – di colui che non solo vede, ma anche vive, vuole vivere il carattere terribile e problematico della vita, dell’uomo tragico, dell’eroe. È la redenzione del sofferente – come via verso una condizione in cui il dolore è voluto, trasfigurato, divinizzato, in cui il dolore è una forma di grande estasi”.
Quando lessi per la prima volta questo passo di Federico Nietzsche avevo diciassette anni e iniziavo ad “avere sete”. Conobbi Claudia in un corridoio di liceo, forse. Poi un incantesimo, durato anni…Mi sono svegliato nel nuovo millennio. L'ho rincontrata una sera, nel giardino dell’Arte. Non ce n’eravamo accorti, ma percorrevamo la stessa strada.
Ora abbiamo la stessa urgenza, la stessa necessità che ci fa schiavi del sogno, lo stesso desiderio di redenzione che ci spinge al viaggio. Siamo vivi e vogliamo scrivere le nostre parole con il sangue. In quelle del filosofo tedesco trovo le ragioni del fare di Claudia, la motivazione e la direzione del suo opus.
Negli anni anni romani dell'Accademia, Claudia ha avuto le sue fascinazioni: l'alchimia, Gaston Bachelard, Marcel Duchamp. Ha saputo tradurre le intuizioni e gli stimoli in un linguaggio personale attraverso una scrittura meditata, sofferta, a volte stratificata, tentando di rimettere insieme i lacerti del tempo. “L'arte è atavica”, diceva Egon Schiele.
L'alchimia è una falsa scienza che fu messa in crisi dall'avvento settecentesco di una scienza esatta da lei derivata: la chimica. E' una scienza immaginaria non solo nel senso che le sue conclusioni sono, da un punto di vista chimico, inattendibili e fantasiose, ma è "immaginaria" anche nel senso che mette a fuoco procedimenti dell'immaginazione che celano impulsi ideali e tensioni liberatorie della psiche. Alla sua falsità scientifica fa riscontro l'autenticità e la bontà dell'utopia: raggiungere e scoprire l'oro, la pietra filosofale. Quest'ultima è il simbolo della ricchezza spirituale, della conciliazione interiore raggiunta dall'operatore, attraverso un processo liberatorio che si traduce nel fare, in passaggi progressivi dall'ombra alla luce, dalla materia grezza a quella aurea. Questi passaggi, o fasi dell'opus alchemico, comunemente erano quattro: la nigredo o fase della materia al nero, contrassegnata dal colore nero; l'albedo, contrassegnata dal colore bianco; la citrinitas contrassegnata dal giallo; quella finale è la rubedo che corrisponde al rosso e all'oro o pietra filosofale. Le quattro fasi delineano un sistema simbolico e ciclico in cui l'alchimia è il cardine e il compendio di ogni altra quadripartizione antropologica e cosmica: quella degli elementi, quella dei momenti del giorno, quella delle stagioni, quella delle quattro età dell'uomo e dei quattro umori o temperamenti. Alla nigredo corrispondono l'elemento terra, la notte, l'inverno, la vecchiaia e la morte, la malinconia. All'albedo l'elemento acqua, l'alba, la primavera, la fanciullezza e l'umore flemmatico. Alla citrinitas l'elemento aria, il meriggio, l'estate e la giovinezza. Alla rubedo l'elemento fuoco, la luce limpida dell'autunno e del tramonto, la maturità e l'umore collerico e sanguigno. Il collegamento con i quattro elementi è tecnicamente fondamentale: il passaggio dalla terra (stato solido) all'acqua (stato liquido) all'aria (stato aereoo o vaporoso) e successivamente al fuoco (luce), segna le successive trasformazioni e sublimazioni della materia che progressivamente si smaterializza fino a raggiungere l'eterea e luminosa consistenza della pietra filosofale. I collegamenti con le quattro stagioni, i quattro momenti del giorno e le quattro età dell'uomo suggeriscono la ciclicità dell'opus. Quest'ultimo non è mai dato una sola volta ed ha come simbolo la ruota. L'impresa va sempre ripresa da capo e ripetuta. Nell'athanor, nel forno si compiono le trasmutazioni della materia, tra le fiamme insieme ai suoi tre agenti, mercurio, sale e zolfo; fino a giungere alla sua redenzione. Lutero vedeva nell'opus il simbolo stesso della resurrezione.
Emergono ora più chiari i nessi tra l'operazione alchemica e la creazione artistica, che nasce da un travaglio che costantemente si rinnova; le difficoltà psichiche e materiali del creare e il felice esito finale che racchiude già le sofferenze di una nuova gestazione, di una nuova epifania. Nella nascita e nella creazione di un'opera d'arte si percorrono i tempi divini della Genesi.
Negli anni Trenta il filosofo francese Gaston Bachelard teorizza "l'immaginazione materiale" che lavora oniricamente la materia dei quattro elementi tra manipolazione verbale (Bachelard indirizza le proprie analisi verso la poesia) e il sogno, prendendo come modello l'operazione alchemica che muta ontologicamente le sostanze e le trasforma nella loro essenza.
L'alchimia affascinò senza dubbio anche il grande mago dell'arte moderna, Marcel Duchamp, la cui opera è stata analizzata con rigore e interpretata in chiave alchemica da Maurizio Calvesi. L'opera dell'artista francese Il Grande Vetro, una delle più misteriose di tutta la storia dell'arte, rappresenta, provabilmente, le operazioni alchemiche che portano alla sublimazione della materia.
Guardando le opere di Claudia, conoscendone le motivazioni e la spinta che la portano a creare, ritroviamo tutto questo: il nero, il bianco, l'oro dei suoi ultimi lavori; quell'oro che ha eternato santi, imperatori e ricche signore della borghesia mitteleuropea (gli artisti della Secessione Viennese sono stati per lei un amore di gioventù), domina ora la superficie pittorica con ampie campiture. I quadri sono dal punto di vista formale più puliti, essenziali. Claudia ha operato una sintesi, quasi a voler arrivare più in fretta alle sorgenti poetiche del suo lavoro, del suo fare, sottolineando il suo desiderio d'infinito. Appare spesso una silhouette nera. Quest'ultima a volte sembra essere concentrata su se stessa, sembra porre allo spettatore degli interrogativi; altre sembra prendere coraggio e spiccare il volo, lanciandosi nel vuoto, nella materia cosmica.
Forme archetipali dialogano spesso con la scrittura, testimonianza di un diario personale che necessita di essere letto e condiviso. Le date segnano i confini del tempo che scorre, inesorabile, fino all'anno della nascita dell'artista, figlia dell'Arte. Se in passato il mito per lei era una sorta di città invisibile nella quale rifugiarsi e attingere alle sorgenti primigenie dell'esistenza, ora sono delle scatole a parlarci non della sua vita ideale ma di quella semplice di tutti i giorni, confessio laica divenuta imprescindibile nel suo percorso. Nel Sud la ricerca del mito presenta meno difficoltà, perchè quest'ultimo vive con te, si respira. Claudia ora sembra uscire dal confinato spazio pittorico e cercare uno spazio più fisico, fatto di oggetti che racchiudono i misteri dell'essere, continuando a bagnarsi nel sogno. Le sue carte sono degli spartiti musicali; la scrittura e il disegno cercano un equilibrio che spesso è instabile, ma la musica osa.
Lasciandosi alle spalle il profilo rassicurante della montagna Dolcedorme, entrando nell'antro dell'alchimista in una piccola via di Castrovillari, si è risvegliati dal fuoco del suo Athanor. Sulle pareti e sui cavalletti si stagliano le opere che meritano e che devono essere viste, dalle quali si ode in sottofondo un canto, un'invocazione: "C'è Nessuno?".
Simone Battiato
Roma, 12-XI-2007
“I giardini dell’arte” è un’idea che nasce dall’esigenza di creare occasioni di fruizione nuove e suggestive, offrendo un percorso antropologico nell’arte contemporanea. I luoghi deputati a divenire residenze dell’arte appartengono allo splendido scenario della zona Vigne di Castrovillari, dove si trovano bellissime ville storiche, di ricononosciuto impatto estetico ed architettonico.
I giardini saranno sede di mostre di arte contemporanea e installazioni ambientali, diventando vetrina non solo della creatività artistica ma anche di tutte quelle forme del viver bello che danno al nostro territorio un’identità poetica, ancorata alla tradizione e alla bellezza delle sue risorse.
Il primo appuntamento si svolgerà nella splendida Villa Bonifati, storica residenza voluta dai Marchesi Gallo di Castrovillari, e diventerà lo scenario per le installazioni e le opere della giovane artista Claudia Zicari. L’evento sarà curato da Giancarlo Chielli, docente di Storia dell’arte e Beni Culturali dell’Accademia di Brera e Catanzaro. Interverranno inoltre l’antropologo Mauro Francesco Minervino e il critico Simone Battiato.
La rassegna è patrocinata dal GAL Pollino di Castrovillari in collaborazione con l’Associazione Artistica Culturale Atelier Athanor e l’Agenzia per lo Sviluppo e la Promozione A.S.P.
Catalogo della mostra “I giardini dell’arte – n° 0” a cura di Giancarlo Chielli. Testi di Mauro F. Minervino e Simone Battiato.
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Claudia Zicari nel giardino dell’Arte
“L’arte è la redenzione dell’uomo della conoscenza – di colui che vede, anzi vuol vedere il carattere terribile e problematico della vita, di colui che conosce tragicamente. L’arte è la redenzione dell’uomo d’azione – di colui che non solo vede, ma anche vive, vuole vivere il carattere terribile e problematico della vita, dell’uomo tragico, dell’eroe. È la redenzione del sofferente – come via verso una condizione in cui il dolore è voluto, trasfigurato, divinizzato, in cui il dolore è una forma di grande estasi”.
Quando lessi per la prima volta questo passo di Federico Nietzsche avevo diciassette anni e iniziavo ad “avere sete”. Conobbi Claudia in un corridoio di liceo, forse. Poi un incantesimo, durato anni…Mi sono svegliato nel nuovo millennio. L'ho rincontrata una sera, nel giardino dell’Arte. Non ce n’eravamo accorti, ma percorrevamo la stessa strada.
Ora abbiamo la stessa urgenza, la stessa necessità che ci fa schiavi del sogno, lo stesso desiderio di redenzione che ci spinge al viaggio. Siamo vivi e vogliamo scrivere le nostre parole con il sangue. In quelle del filosofo tedesco trovo le ragioni del fare di Claudia, la motivazione e la direzione del suo opus.
Negli anni anni romani dell'Accademia, Claudia ha avuto le sue fascinazioni: l'alchimia, Gaston Bachelard, Marcel Duchamp. Ha saputo tradurre le intuizioni e gli stimoli in un linguaggio personale attraverso una scrittura meditata, sofferta, a volte stratificata, tentando di rimettere insieme i lacerti del tempo. “L'arte è atavica”, diceva Egon Schiele.
L'alchimia è una falsa scienza che fu messa in crisi dall'avvento settecentesco di una scienza esatta da lei derivata: la chimica. E' una scienza immaginaria non solo nel senso che le sue conclusioni sono, da un punto di vista chimico, inattendibili e fantasiose, ma è "immaginaria" anche nel senso che mette a fuoco procedimenti dell'immaginazione che celano impulsi ideali e tensioni liberatorie della psiche. Alla sua falsità scientifica fa riscontro l'autenticità e la bontà dell'utopia: raggiungere e scoprire l'oro, la pietra filosofale. Quest'ultima è il simbolo della ricchezza spirituale, della conciliazione interiore raggiunta dall'operatore, attraverso un processo liberatorio che si traduce nel fare, in passaggi progressivi dall'ombra alla luce, dalla materia grezza a quella aurea. Questi passaggi, o fasi dell'opus alchemico, comunemente erano quattro: la nigredo o fase della materia al nero, contrassegnata dal colore nero; l'albedo, contrassegnata dal colore bianco; la citrinitas contrassegnata dal giallo; quella finale è la rubedo che corrisponde al rosso e all'oro o pietra filosofale. Le quattro fasi delineano un sistema simbolico e ciclico in cui l'alchimia è il cardine e il compendio di ogni altra quadripartizione antropologica e cosmica: quella degli elementi, quella dei momenti del giorno, quella delle stagioni, quella delle quattro età dell'uomo e dei quattro umori o temperamenti. Alla nigredo corrispondono l'elemento terra, la notte, l'inverno, la vecchiaia e la morte, la malinconia. All'albedo l'elemento acqua, l'alba, la primavera, la fanciullezza e l'umore flemmatico. Alla citrinitas l'elemento aria, il meriggio, l'estate e la giovinezza. Alla rubedo l'elemento fuoco, la luce limpida dell'autunno e del tramonto, la maturità e l'umore collerico e sanguigno. Il collegamento con i quattro elementi è tecnicamente fondamentale: il passaggio dalla terra (stato solido) all'acqua (stato liquido) all'aria (stato aereoo o vaporoso) e successivamente al fuoco (luce), segna le successive trasformazioni e sublimazioni della materia che progressivamente si smaterializza fino a raggiungere l'eterea e luminosa consistenza della pietra filosofale. I collegamenti con le quattro stagioni, i quattro momenti del giorno e le quattro età dell'uomo suggeriscono la ciclicità dell'opus. Quest'ultimo non è mai dato una sola volta ed ha come simbolo la ruota. L'impresa va sempre ripresa da capo e ripetuta. Nell'athanor, nel forno si compiono le trasmutazioni della materia, tra le fiamme insieme ai suoi tre agenti, mercurio, sale e zolfo; fino a giungere alla sua redenzione. Lutero vedeva nell'opus il simbolo stesso della resurrezione.
Emergono ora più chiari i nessi tra l'operazione alchemica e la creazione artistica, che nasce da un travaglio che costantemente si rinnova; le difficoltà psichiche e materiali del creare e il felice esito finale che racchiude già le sofferenze di una nuova gestazione, di una nuova epifania. Nella nascita e nella creazione di un'opera d'arte si percorrono i tempi divini della Genesi.
Negli anni Trenta il filosofo francese Gaston Bachelard teorizza "l'immaginazione materiale" che lavora oniricamente la materia dei quattro elementi tra manipolazione verbale (Bachelard indirizza le proprie analisi verso la poesia) e il sogno, prendendo come modello l'operazione alchemica che muta ontologicamente le sostanze e le trasforma nella loro essenza.
L'alchimia affascinò senza dubbio anche il grande mago dell'arte moderna, Marcel Duchamp, la cui opera è stata analizzata con rigore e interpretata in chiave alchemica da Maurizio Calvesi. L'opera dell'artista francese Il Grande Vetro, una delle più misteriose di tutta la storia dell'arte, rappresenta, provabilmente, le operazioni alchemiche che portano alla sublimazione della materia.
Guardando le opere di Claudia, conoscendone le motivazioni e la spinta che la portano a creare, ritroviamo tutto questo: il nero, il bianco, l'oro dei suoi ultimi lavori; quell'oro che ha eternato santi, imperatori e ricche signore della borghesia mitteleuropea (gli artisti della Secessione Viennese sono stati per lei un amore di gioventù), domina ora la superficie pittorica con ampie campiture. I quadri sono dal punto di vista formale più puliti, essenziali. Claudia ha operato una sintesi, quasi a voler arrivare più in fretta alle sorgenti poetiche del suo lavoro, del suo fare, sottolineando il suo desiderio d'infinito. Appare spesso una silhouette nera. Quest'ultima a volte sembra essere concentrata su se stessa, sembra porre allo spettatore degli interrogativi; altre sembra prendere coraggio e spiccare il volo, lanciandosi nel vuoto, nella materia cosmica.
Forme archetipali dialogano spesso con la scrittura, testimonianza di un diario personale che necessita di essere letto e condiviso. Le date segnano i confini del tempo che scorre, inesorabile, fino all'anno della nascita dell'artista, figlia dell'Arte. Se in passato il mito per lei era una sorta di città invisibile nella quale rifugiarsi e attingere alle sorgenti primigenie dell'esistenza, ora sono delle scatole a parlarci non della sua vita ideale ma di quella semplice di tutti i giorni, confessio laica divenuta imprescindibile nel suo percorso. Nel Sud la ricerca del mito presenta meno difficoltà, perchè quest'ultimo vive con te, si respira. Claudia ora sembra uscire dal confinato spazio pittorico e cercare uno spazio più fisico, fatto di oggetti che racchiudono i misteri dell'essere, continuando a bagnarsi nel sogno. Le sue carte sono degli spartiti musicali; la scrittura e il disegno cercano un equilibrio che spesso è instabile, ma la musica osa.
Lasciandosi alle spalle il profilo rassicurante della montagna Dolcedorme, entrando nell'antro dell'alchimista in una piccola via di Castrovillari, si è risvegliati dal fuoco del suo Athanor. Sulle pareti e sui cavalletti si stagliano le opere che meritano e che devono essere viste, dalle quali si ode in sottofondo un canto, un'invocazione: "C'è Nessuno?".
Simone Battiato
Roma, 12-XI-2007
01
dicembre 2007
Claudia Zicari – I giardini dell’arte
Dal primo dicembre 2007 al primo gennaio 2008
giovane arte
Location
VILLA BONIFATI
Castrovillari, -, (Cosenza)
Castrovillari, -, (Cosenza)
Vernissage
1 Dicembre 2007, ore 16.00
Autore
Curatore