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Manù – Spiegando…un reale fantastico
Comunicato stampa
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Le opere che risultano esposte a Verona nelle sale della Galleria La Meridiana le suppongo dipinte da una Manù intenzionata (consapevolmente, oppure inconsapevolmente) a intrattenere con la pittura, nel tempo che verrà, rapporti più fertili che in passato: sempre più ravvicinati, intensi ed esclusivi. Diversamente dai rapporti intrattenuti contemporaneamente anche con l’illustrazione di testi letterari, a cominciare dal principio della sua attività creativa. Preso atto che non ha alimentato vanamente la propria esistenza con più interessi: dipingendo, cantando jazz, sperimentando innamoramenti, generando due figlie.
Le sue opere dovrebbero essere, perciò, osservate come gemmazione del suo vissuto: resumèe di esperienze esistenziali (emozionali) e sperimentazioni pittoriche (formali) metabolizzate durante i 25 anni trascorsi dalla sua prima esposizione personale datata 1982. Ci risulteranno, così, dotate di una maggiore carica simbolica e agiranno in una più vasta area metaforica: risultandoci concepite, gestite e magistralmente eseguite fantasticando esistenzialità artistica alternativa e più gratificante.
Ciò premesso, sarà più agevole decriptare la loro iconologia, “visitandole” posizionati su più livelli di significazione. Principalmente su due livelli: quello artistico-letterario e quello metaforico.
Posizionati sul livello della significazione artistica-letteraria osserveremo che l’artista in esposizione ha indiscutibilmente “una bella mano” (come suol dirsi !) e che la usa pensando a ciò che ha letto o a ciò che ha vissuto, e a come ri-narrare o rivivere raffigurando il proprio pensiero, privilegiando la surrealtà più che la realtà e metafisicizzando la fisicità.
Poiché l’ambito poetico in cui è possibile (anche facile) collocarla come pittrice raffinata e sensibile è quello surreale.
Poiché non le è estranea la poetica metafisica che tante radici di pittori surrealisti ha alimentato.
Posizionati sul livello della significazione metaforica osserveremo che Manù privilegia l’oggettistica inanimata, piuttosto che l’antropomorfismo vitale, iconizzando simboli, emblemi e simulacri di una esistenzialità sonorizzata dal silenzio, più che dalla rumorosità, routinizzata da dinamismi usurati divenuti obsoleti.
Poiché ha dipinto e continua dipingere reali soltanto le cose, connotando d’inverosimiglianza le persone o le figure.
Poiché dà forme e colori alle proprie emozioni e ai propri sentimenti (anche desideri) tramite le cose che raffigura sempre pulite, poco usate o come nuove.
Poichè nelle sue opere tutto ciò che è vetro è trasparente, tutto ciò che è superficie è lucido, su tutto ciò che è liquido non galleggia alcun rifiuto, e l’erba dei suoi prati non rivela tracce di calpestio.
Manù appartiene indiscutibilmente alla categoria degli individui di talento, “teorizzati e schematizzati” dall’ungherese Géza Révész nel suo libro “Talento e Genio” (Garzanti 1956), perché la sua personalità artistica è costituita dalle seguenti qualità: ricchezza di esperienze interiori, fantasia artistica, originalità nella rappresentazione, aspirazione all’optimum in ogni opera finita, costante sviluppo e arricchimento dell’espressione. Qualità che personalmente le ho riconosciuto a cominciare dalla scrittura del mio primo testo esegetico per la sua prima esposizione, riconoscendogliele anche in numerose occasioni successive. Particolarmente allorchè ho scritto: Manù ha aperto uno squarcio d
nella siepe al di là della quale si celava il suo infinito creativo e vi si è introdotta come Alice decisa a godersi fino in fondo l’avventura artistica, costi quel che costi.
Il 2007 sarebbe stato l’anno anniversario d’argento per il nostro rapporto, se tale rapporto avesse assunto subito connotati sentimentali, anziché intellettuali. Il mio augurio è che sia comunque un anno anniversario, e che questa esposizione dia inizio a un rapporto di Manù con l’attività pittorica e il macro universo dell’artisticità sempre più appagante e totale.
Le sue opere dovrebbero essere, perciò, osservate come gemmazione del suo vissuto: resumèe di esperienze esistenziali (emozionali) e sperimentazioni pittoriche (formali) metabolizzate durante i 25 anni trascorsi dalla sua prima esposizione personale datata 1982. Ci risulteranno, così, dotate di una maggiore carica simbolica e agiranno in una più vasta area metaforica: risultandoci concepite, gestite e magistralmente eseguite fantasticando esistenzialità artistica alternativa e più gratificante.
Ciò premesso, sarà più agevole decriptare la loro iconologia, “visitandole” posizionati su più livelli di significazione. Principalmente su due livelli: quello artistico-letterario e quello metaforico.
Posizionati sul livello della significazione artistica-letteraria osserveremo che l’artista in esposizione ha indiscutibilmente “una bella mano” (come suol dirsi !) e che la usa pensando a ciò che ha letto o a ciò che ha vissuto, e a come ri-narrare o rivivere raffigurando il proprio pensiero, privilegiando la surrealtà più che la realtà e metafisicizzando la fisicità.
Poiché l’ambito poetico in cui è possibile (anche facile) collocarla come pittrice raffinata e sensibile è quello surreale.
Poiché non le è estranea la poetica metafisica che tante radici di pittori surrealisti ha alimentato.
Posizionati sul livello della significazione metaforica osserveremo che Manù privilegia l’oggettistica inanimata, piuttosto che l’antropomorfismo vitale, iconizzando simboli, emblemi e simulacri di una esistenzialità sonorizzata dal silenzio, più che dalla rumorosità, routinizzata da dinamismi usurati divenuti obsoleti.
Poiché ha dipinto e continua dipingere reali soltanto le cose, connotando d’inverosimiglianza le persone o le figure.
Poiché dà forme e colori alle proprie emozioni e ai propri sentimenti (anche desideri) tramite le cose che raffigura sempre pulite, poco usate o come nuove.
Poichè nelle sue opere tutto ciò che è vetro è trasparente, tutto ciò che è superficie è lucido, su tutto ciò che è liquido non galleggia alcun rifiuto, e l’erba dei suoi prati non rivela tracce di calpestio.
Manù appartiene indiscutibilmente alla categoria degli individui di talento, “teorizzati e schematizzati” dall’ungherese Géza Révész nel suo libro “Talento e Genio” (Garzanti 1956), perché la sua personalità artistica è costituita dalle seguenti qualità: ricchezza di esperienze interiori, fantasia artistica, originalità nella rappresentazione, aspirazione all’optimum in ogni opera finita, costante sviluppo e arricchimento dell’espressione. Qualità che personalmente le ho riconosciuto a cominciare dalla scrittura del mio primo testo esegetico per la sua prima esposizione, riconoscendogliele anche in numerose occasioni successive. Particolarmente allorchè ho scritto: Manù ha aperto uno squarcio d
nella siepe al di là della quale si celava il suo infinito creativo e vi si è introdotta come Alice decisa a godersi fino in fondo l’avventura artistica, costi quel che costi.
Il 2007 sarebbe stato l’anno anniversario d’argento per il nostro rapporto, se tale rapporto avesse assunto subito connotati sentimentali, anziché intellettuali. Il mio augurio è che sia comunque un anno anniversario, e che questa esposizione dia inizio a un rapporto di Manù con l’attività pittorica e il macro universo dell’artisticità sempre più appagante e totale.
17
novembre 2007
Manù – Spiegando…un reale fantastico
Dal 17 al 30 novembre 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE LA MERIDIANA
Verona, Via Guglielmo Oberdan, 3, (Verona)
Verona, Via Guglielmo Oberdan, 3, (Verona)
Orario di apertura
tutti i giorni 16–20
Vernissage
17 Novembre 2007, ore 19
Sito web
www.rossiroiss.it
Autore
Curatore