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Gabriele Coccia – Acquerelli
Il lavoro di Gabriele Coccia nasce da una visione dell’arte come mestiere ed esercizio quotidiano, una concezione antica, “di bottega”
Comunicato stampa
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Passages
“Una sorta di colore che serve per colorir disegni; e si fa mettendo due gocciole di inchiostro in tanta acqua quanta ci starebbe in un guscio di noce”.
Filippo Baldinucci, 1681 *
La carta. Il peso, la consistenza, la sua ruvidità. E poi i tocchi di colore, modulati e pazienti, in punta di dita.
Dietro ad ogni acquarello c’è una forma di resistenza.
La resistenza di una pittura che oppone la forza della delicatezza, delle piccole quantità, del particolare, alla fisicità violenta della materia e all’impatto delle grandi estensioni.
E questa premessa è assolutamente necessaria per il lavoro di Gabriele Coccia, che nasce da una visione dell’arte come mestiere ed esercizio quotidiano, una concezione antica, “di bottega”, all’interno della quale il raffinamento del sentire la rappresentazione deve corrispondere ad una progressiva crescita dell’abilità manuale, senza distonie. Occhio e mano. Insieme, lentamente.
Così, gli squarci urbani, uno dei soggetti più frequentati da certi asfissianti, eccessivi sperimentalismi contemporanei, vengono ripensati in modo da apparire inaspettatamente leggeri.
Il tratto dell’acquarello, applicato all’ambiente della città, riproduce il ritmo di una camminata a piedi, dischiudendo punti di vista e prospettive decisamente “a dimensione d’uomo”, nonché una visione fotografica en plein air, in cui la grandiosità delle costruzioni, la direzione dei percorsi, il gusto per certi impercettibili particolari si propongono come visioni “inattese”, scoperte dietro l’angolo. Passages, appunto.
In una sorta di raffinato “fermo immagine”, la città “si lascia guardare”, per permettere all’artista di ricercare una qualche traccia umana, un battito, più o meno percepibile, tra pietra, vetro e acciaio. E c’è un sentimento estetico sottile nel voler rubare questi attimi alla loro luce migliore, la piazza nel chiarore abbacinante del mattino o la “rua” in morbida penombra: una scelta e, al contempo, una velleità rappresentativa che rasentano l’idealizzazione.
Come a dire che può esistere una bellezza unica in tutte le cose, anche in quelle che, in frenetica e seriale velocità, ci scorrono accanto ogni giorno.
E che, infondo, è possibile rapportarsi alla dimensione urbana, senza necessariamente sentirsi alienati o fagocitati, senza mettersi in fuga, ma rimanendo saldi di fronte ai pochi attimi di respiro e di umana vivibilità.
Basta sorprenderla, la città.
“In controtempo”, naturalmente.
Alessandra Morelli
* Filippo Baldinucci, (1624/1696-97), storico dell’arte e politico fiorentino, autore del Vocabolario toscano dell’arte e del disegno.
Coccia Gabriele nasce ad Ascoli Piceno nel 1965, fin da giovanissimo frequenta vari laboratori di produzione della ceramica , ha studiato le tecniche pittoriche da autodidatta . Da molti anni si dedica quasi esclusivamente alla pittura ad acquerello. Importante l’incontro e la frequentazione nello studio-bottega del maestro ceramista Paolo Lazzarotti dove allo studio della ceramica alterna ed affina la tecnica dell’acquerello. Gli ultimi lavori prodotti riguardano paesaggi urbani, particolari architettonici dal taglio fotografico ad anche momenti di vita quotidiana .I lavori sono presenti in collezioni private e pubbliche . Partecipa a mostre e concorsi , vive e lavora ad Ascoli Piceno.
“Una sorta di colore che serve per colorir disegni; e si fa mettendo due gocciole di inchiostro in tanta acqua quanta ci starebbe in un guscio di noce”.
Filippo Baldinucci, 1681 *
La carta. Il peso, la consistenza, la sua ruvidità. E poi i tocchi di colore, modulati e pazienti, in punta di dita.
Dietro ad ogni acquarello c’è una forma di resistenza.
La resistenza di una pittura che oppone la forza della delicatezza, delle piccole quantità, del particolare, alla fisicità violenta della materia e all’impatto delle grandi estensioni.
E questa premessa è assolutamente necessaria per il lavoro di Gabriele Coccia, che nasce da una visione dell’arte come mestiere ed esercizio quotidiano, una concezione antica, “di bottega”, all’interno della quale il raffinamento del sentire la rappresentazione deve corrispondere ad una progressiva crescita dell’abilità manuale, senza distonie. Occhio e mano. Insieme, lentamente.
Così, gli squarci urbani, uno dei soggetti più frequentati da certi asfissianti, eccessivi sperimentalismi contemporanei, vengono ripensati in modo da apparire inaspettatamente leggeri.
Il tratto dell’acquarello, applicato all’ambiente della città, riproduce il ritmo di una camminata a piedi, dischiudendo punti di vista e prospettive decisamente “a dimensione d’uomo”, nonché una visione fotografica en plein air, in cui la grandiosità delle costruzioni, la direzione dei percorsi, il gusto per certi impercettibili particolari si propongono come visioni “inattese”, scoperte dietro l’angolo. Passages, appunto.
In una sorta di raffinato “fermo immagine”, la città “si lascia guardare”, per permettere all’artista di ricercare una qualche traccia umana, un battito, più o meno percepibile, tra pietra, vetro e acciaio. E c’è un sentimento estetico sottile nel voler rubare questi attimi alla loro luce migliore, la piazza nel chiarore abbacinante del mattino o la “rua” in morbida penombra: una scelta e, al contempo, una velleità rappresentativa che rasentano l’idealizzazione.
Come a dire che può esistere una bellezza unica in tutte le cose, anche in quelle che, in frenetica e seriale velocità, ci scorrono accanto ogni giorno.
E che, infondo, è possibile rapportarsi alla dimensione urbana, senza necessariamente sentirsi alienati o fagocitati, senza mettersi in fuga, ma rimanendo saldi di fronte ai pochi attimi di respiro e di umana vivibilità.
Basta sorprenderla, la città.
“In controtempo”, naturalmente.
Alessandra Morelli
* Filippo Baldinucci, (1624/1696-97), storico dell’arte e politico fiorentino, autore del Vocabolario toscano dell’arte e del disegno.
Coccia Gabriele nasce ad Ascoli Piceno nel 1965, fin da giovanissimo frequenta vari laboratori di produzione della ceramica , ha studiato le tecniche pittoriche da autodidatta . Da molti anni si dedica quasi esclusivamente alla pittura ad acquerello. Importante l’incontro e la frequentazione nello studio-bottega del maestro ceramista Paolo Lazzarotti dove allo studio della ceramica alterna ed affina la tecnica dell’acquerello. Gli ultimi lavori prodotti riguardano paesaggi urbani, particolari architettonici dal taglio fotografico ad anche momenti di vita quotidiana .I lavori sono presenti in collezioni private e pubbliche . Partecipa a mostre e concorsi , vive e lavora ad Ascoli Piceno.
17
novembre 2007
Gabriele Coccia – Acquerelli
Dal 17 novembre al 07 dicembre 2007
arte contemporanea
Location
L’IDIOMA CENTRO D’ARTE
Ascoli Piceno, Via Delle Torri, 23, (Ascoli Piceno)
Ascoli Piceno, Via Delle Torri, 23, (Ascoli Piceno)
Orario di apertura
Feriali: 18 - 20. Festivi: 10,30 - 12,00
Vernissage
17 Novembre 2007, ore 18
Autore
Curatore