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New Delhi. New Wave
Primo Marella Gallery con la mostra New Delhi-New Wave vuole offrire al pubblico degli amanti dell’arte, dei collezionisti e delle personalità del settore, la possibilità di avvicinarsi ai genuini protagonisti dell’avanguardia artistica indiana fornendo con la sua ricerca un momento di riflessione critica che rappresenterà un valido punto di partenza per gli studi futuri
Comunicato stampa
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Il 22 novembre 2007 inaugura a Milano in via Valtellina, angolo Viale Stelvio il nuovo spazio per l’arte contemporanea Primo Marella Gallery. La nuova galleria, grazie alle volumetrie degli spazi ed alla vicinanza con lo storico spazio Marella Gallery, sita in via Lepontina a poche centinaia di metri -, contribuisce ad arricchire le possibilità espositive per i progetti portati avanti da Primo Marella.
Luogo vitale, mentale e fisico per l’arte contemporanea la galleria nasce come spazio privilegiato per progetti curatoriali di ampio respiro centrati sull’esaltazione delle tecniche espressive dell’avanguardia internazionale.
Per la progettazione della galleria Primo Marella si è affidato all’architetto di fama internazionale Claudio Silvestrin che vanta al suo attivo molti spazi per l’arte contemporanea tra i quali la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, la galleria White Cube, la Lockhart Saatchi e la nuova sede della Victoria Miro di Londra. Il talento nel combinare un linguaggio architettonico essenziale e fortemente evocativo ha reso Silvestrin uno dei maestri riconosciuti del minimalismo progettuale d’avanguardia. Questo il commento espresso dall’Architetto durante la sua ultima visita alla Galleria ormai in fase di ultimazione: ”Sono entrato da Primo Marella e ho visto- lo spazio-“ (Claudio Silvestrin).
L’ampiezza degli spazi della galleria - circa 500 mq – fa sì che essa sia pronta ad accogliere ogni tipo di sperimentazione nel campo dell’arte contemporanea. Accanto alla grande sala destinata all’attività espositiva sarà presente un’area polifunzionale concepita per accogliere i visitatori senza disturbare la fruizione delle opere esposte. Il percorso espositivo si completa con una sala allestita con le più moderne tecnologie destinata alla fruizione di opere multimediali.
Primo Marella Gallery si propone come un luogo progettuale in costante dialogo col pubblico, uno spazio di riflessione artistica e un laboratorio di idee: un luogo dove dilatare il tempo di fruizione delle opere anche attraverso la documentazione. Lo spazio vuole divenire un punto di riferimento costante per il pubblico prefiggendosi l’obiettivo di affermarsi come centro vivo di incontri e di scambio di idee tra artisti, curatori, collezionisti e personalità del settore.
Questa nuova presenza, contribuisce a confermare l’importanza e la vitalità dell’area “Via Farini - Via Valtellina” quale polo culturale alternativo in città.
NEW DELHI – NEW WAVE
Artisti presenti: Baba Anand, Kriti Arora, Krishnaraj Chonat, Anita Dube, Shilpa Gupta, Subodh Gupta, Bharti Kher, Sonia Khurana, N. Pushpamala, Ravinder Reddy,Tejal Shah, Barat Sikka, Bala Subramaniam, Tukral & Tagra
Primo Marella Gallery apre la sua prima stagione espositiva con la collettiva New Delhi – New Wave dedicata all’avanguardia artistica indiana.
La mostra, curata da Jerome Neutres, propone 14 tra gli artisti più significativi del panorama delle ultime generazioni dell’arte contemporanea indiana tra i quali Anita Dube, Ravinder Reddy e Subodh Gupta. Le opere esposte rappresentano una selezione dei lavori più recenti, a sottolineare l’eterogeneità della più vitale scena artistica del continente India.
Il titolo della mostra New Delhi New Wave si rifà volutamente all’esposizione del 1981 New York New Wave presentata da Diego Cortez al PS1 di New York. Così come a New York l’esposizione consacrò la nuova avanguardia americana che ebbe tra i protagonisti Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, così oggi New Delhi New Wave si impone come nuova voce all’interno delle avanguardie artistiche contemporanee e riconosce il valore della nuova rivoluzione artistica che sta investendo l’India.
La mostra, rappresentando gli esiti della più recente ricerca artistica, propone diversi punti di vista e percorsi creativi accomunati dalla tensione verso gli epocali cambiamenti socio-culturali che attraversano il paese, in un processo di contaminazione ricco di promesse e contraddizioni.
Pur accogliendo l’influsso della cultura occidentale questa va incontro tuttavia ad un processo di rielaborazione che le permette di mantenere sempre la sua forte identità spirituale ed estetica.
Gli apporti dell’arte occidentale e della più antica tradizione indiana portano tali artisti a manifestare liberamente la propria creatività, ad essere “unici” e “contemporanei” svincolandosi dal peso del passato senza per questo rinnegarne il valore.
I protagonisti della collettiva New Delhi-New Wave, appartenenti alla stessa generazione, si avvalgono pertanto dei più diversi strumenti espressivi quali l’installazione, la scultura, la pittura, la fotografia e la videoarte. Le tematiche trattate coinvolgono problematiche sociali, politiche e filosofico-esistenziali.
La scena artistica contemporanea dell’India, dopo la stagione delle avanguardie storiche, si presenta oggi ricca e stratificata, ampia quanto gli immensi spazi del continente. La situazione sociale ed economica vissuta dagli artisti delle ultime generazioni li spinge a mette in scena tutte le contraddizioni di una realtà in continuo movimento. Queste specificità, unite alla freschezza e al carattere spesso provocatorio dei talenti artistici indiani, rende necessario munirsi di strumenti critici e curatoriali per consentirne una lettura analitica, scevra da facili entusiasmi. La mostra ha come obiettivo quello di offrire uno sguardo privilegiato e ragionato sulla produzione attuale, con opere recentissime e di sicuro impatto.
Primo Marella Gallery con la mostra New Delhi-New Wave vuole offrire al pubblico degli amanti dell’arte, dei collezionisti e delle personalità del settore, la possibilità di avvicinarsi ai genuini protagonisti dell’avanguardia artistica indiana fornendo con la sua ricerca un momento di riflessione critica che rappresenterà un valido punto di partenza per gli studi futuri.
In occasione della mostra verrà pubblicato e presentato il testo critico New Delhi – New Wave ideato e curato da Jerome Neutres ed edito da Damiani Editore.
***
Scarica l'allegato originale
Press
NEW DELHI – NEW WAVE
ARTISTS
La mostra New Dehli – New Wave si propone come progetto curatoriale volto ad esaltare la più recente e sorprendente ricerca artistica del continente India. Delhi è stata scelta dal curatore come metafora della proteiforme scena contemporanea del gigante asiatico, che trova la sua massima espressione nelle nuove opere dei 14 artisti Indiani che esporranno in occasione della mostra.
Esporrà, infatti Anita Dube che sperimenta diversi linguaggi e media con grande libertà. Attraverso sculture, pitture su legno e assemblaggi di oggetti, collages, fotografie, testi e altri materiali tra i quali la cera, con una produzione varia ma coerente. Le sue opere si basano su un’approfondita ricerca teorica e concettuale che si concentra sulle aporie della società contemporanea.
Il POP, il Kitsch hanno influenzato le opere di Baba Anand che si ispira ai manifesti bollywoodiani, come fecero i suoi predecessori Andy Warhol e Roy Lichenstein. I soggetti delle sue fotografie sembrano usciti dagli anni ’70 e sono arricchiti da glitter di cristallo Swaroski, in uno sfondo dai colori accesi. L’artista propone una raffinata indagine sulle contraddizioni insite nell’apertura al consumismo occidentale e al processo di globalizzazione in corso.
Diverso il pensiero che si riscontra nelle fotografie di Kriti Arora, dove predomina il concetto di sradicamento. La sua opera racconta la storia di una ferita mai chiusa causata dallo conflitto tra India e Pakistan del 1947, conclusosi con la spartizione del territorio statale e che coinvolge i genitori dell’artista obbligandoli a lasciare la lora casa, la loro Delhi.
“Noi non siamo più un miliardo di persone che hanno fame, ma un miliardo di persone che hanno sete di consumo”. Questo concetto rappresenta al meglio le sculture in legno, le installazioni e i disegni di Krishnaraj Chonat in cui l’artista ricrea habitat onirici impreziositi da tessuti e perle e materiali preziosi. Chonat è oggi considerato tra i massimi esponenti dell’arte figurativa indiana della nuova avanguardia.
La scultura e le opere su carta di Balasubramaniam (Bala), sono emblema di una personale ricerca metafisica di un’arte visuale che diventa mezzo efficace per pensare ai concetti fondamentali della vita: tempo, verità, vita, morte, materiale e immateriale, visibile ed invisibile. Bala instaura così un dialogo tra l’arte e la filsofia messo in luce dall’utilizzo di materiali molto diversi tra loro che vanno dal classico allo sperimentale: bronzo, sabbia, cera, fibra di vetro e oro.
Per realizzare le sue performance artistiche Shilpa Gupta utilizza invece i mezzi della comunicazione di massa, tra cui video ed internet, poiché efficaci per farsi “sentire” in modo immediato dal pubblico. Le opere, oltre ai quadri e le installazioni, sono vere e proprie scene girate tra la gente comune, per strada, diffuse poi tramite web. Alla base della sua ricerca scrupolosa del mezzo tecnologico si cela una posizione di criticità verso il mondo contemporaneo che ha generato guerre, sfruttamento del lavoro, terrorismo, spesso di un senso deteriore del sacro.
La gloria della miseria è invece il soggetto del lavoro di Subodh Gupta che erige nelle sue opere dei veri e propri monumenti in acciao inox, materiale da lui prediletto, alla gloria dell’India di oggi, alla sua dignità e bellezza. La sua opera scultoria è un’ode al suo paese attraverso il valore metaforico degli strumenti e degli oggetti utilizzati per le necessità primarie (quali nutrimento, viaggio) dalla maggior parte della popolazione indiana ogni giorno.
Diverso lo stile della moglie di Subodh Gupta, Bharti Kher che tramite foto digitali, sculture e mix di tecniche rivisita i clichè tipici dell’India tradizionale. È solita infatti applicare sulle sue opere il bindi, tipica decorazione tradizionale indiana che le donne portano sulla fronte, quale supporto estetico e simbolico al processo di liberazione della donna indiana.
E ancora la questione femminile è il tema cardine delle opere fotografiche e dei disegni di Sonia Khurana, che fonde la sua arte con il suo personale impegno dedicato al movimento femminista. Realizza le sue immagini lavorando continuamente e accuratamente sul suo corpo, fattosi strumento per la denuncia sociale nei confronti della dipendenza femminile dai canoni della bellezza occidentale. Ogni sua opera dimostra la fragilità di tale soggezione, tramutando la sua arte in realizzazione personale della sua vita.
Il corpo dell’opera di Pushpamala N. è la raffigurazione della donna indiana, tramite la tecnica della fotografia, vista in varie situazioni nelle pose più diverse e originali. A popolare le visioni dell’artista sono super eroine mascherate, donne cosmopolite accanto a modelle dell’arte classica, paesane, acrobate del circo, giovani, anziane, con un gusto per la citazione dall’immaginario sperimentale della videoarte degli anni ‘80.
Di forte impatto le opere di Bharat Sikka, eletta nel 2005 “migliore fotografa dell’anno” dal Time Magazine. Le sue fotografie sembrano dei quadri grazie alla tecniche e ai materiali originali che utilizza, tanto è vero che le sviluppa su una particolare carta di cotone (scoperta durante un viaggio a Parigi) dotata di un forte supporto granulare che permette di modificare il colore naturale dell’immagine. Ciò che ne risulta è un’immagine molto colorata, calda, che crea un’emozione sensibile, in forte contrapposizione con la più moderna tecnica del digitale.
In mostra saranno presenti anche le innovative sculture di Ravinder Reddy, oggi considerato l’anima dell’avanguardia dell’arte contemporanea Indiana. Le sue opere - volti femminili, effigi di dei, personaggi carnevaleschi - creano un modello di bellezza in cui i motivi della scultura classica indiana incontrano lo stile Pop. Una ricerca formale esaltata dall’utilizzo di coloro accesi, quali il rosso, il bronzo, l’oro, il bleu e il giallo.
L’arte di Tejal Shah si manifesta con le forme più svariate tra cui installazioni, video e fotografie che stimolano il pubblico verso una riflessione personale in merito alle proprie scelte di sesso, all’orientamento di genere e al politeismo dei valori che sorreggono gli stili di vita contemporanei.
Sumir Tagra e Jiten Thukral, in arte Thukral&Tagra, hanno creato nell’arte contemporanea indiana quella che loro definisco l’arte d’atteggiamento, che nasce dalla interpretazione delle gesta, dei movimenti e dei costumi della popolazione. I due designer interpretano i nuovi segnali dell’India Contemporanea reinventando, con uno sguardo al futuro, un patrimonio culturale in rapida estinzione. Alla ricerca puramente teorica gli artisti preferiscono l’atto della produzione, con un gusto particolare per la contaminazione tra oggetti quotidiani e pittura, grafica e colore. Con le loro installazioni hanno imposto uno stile decisamente unico, che è diventato per loro l’essenza stessa dell’arte.
Luogo vitale, mentale e fisico per l’arte contemporanea la galleria nasce come spazio privilegiato per progetti curatoriali di ampio respiro centrati sull’esaltazione delle tecniche espressive dell’avanguardia internazionale.
Per la progettazione della galleria Primo Marella si è affidato all’architetto di fama internazionale Claudio Silvestrin che vanta al suo attivo molti spazi per l’arte contemporanea tra i quali la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, la galleria White Cube, la Lockhart Saatchi e la nuova sede della Victoria Miro di Londra. Il talento nel combinare un linguaggio architettonico essenziale e fortemente evocativo ha reso Silvestrin uno dei maestri riconosciuti del minimalismo progettuale d’avanguardia. Questo il commento espresso dall’Architetto durante la sua ultima visita alla Galleria ormai in fase di ultimazione: ”Sono entrato da Primo Marella e ho visto- lo spazio-“ (Claudio Silvestrin).
L’ampiezza degli spazi della galleria - circa 500 mq – fa sì che essa sia pronta ad accogliere ogni tipo di sperimentazione nel campo dell’arte contemporanea. Accanto alla grande sala destinata all’attività espositiva sarà presente un’area polifunzionale concepita per accogliere i visitatori senza disturbare la fruizione delle opere esposte. Il percorso espositivo si completa con una sala allestita con le più moderne tecnologie destinata alla fruizione di opere multimediali.
Primo Marella Gallery si propone come un luogo progettuale in costante dialogo col pubblico, uno spazio di riflessione artistica e un laboratorio di idee: un luogo dove dilatare il tempo di fruizione delle opere anche attraverso la documentazione. Lo spazio vuole divenire un punto di riferimento costante per il pubblico prefiggendosi l’obiettivo di affermarsi come centro vivo di incontri e di scambio di idee tra artisti, curatori, collezionisti e personalità del settore.
Questa nuova presenza, contribuisce a confermare l’importanza e la vitalità dell’area “Via Farini - Via Valtellina” quale polo culturale alternativo in città.
NEW DELHI – NEW WAVE
Artisti presenti: Baba Anand, Kriti Arora, Krishnaraj Chonat, Anita Dube, Shilpa Gupta, Subodh Gupta, Bharti Kher, Sonia Khurana, N. Pushpamala, Ravinder Reddy,Tejal Shah, Barat Sikka, Bala Subramaniam, Tukral & Tagra
Primo Marella Gallery apre la sua prima stagione espositiva con la collettiva New Delhi – New Wave dedicata all’avanguardia artistica indiana.
La mostra, curata da Jerome Neutres, propone 14 tra gli artisti più significativi del panorama delle ultime generazioni dell’arte contemporanea indiana tra i quali Anita Dube, Ravinder Reddy e Subodh Gupta. Le opere esposte rappresentano una selezione dei lavori più recenti, a sottolineare l’eterogeneità della più vitale scena artistica del continente India.
Il titolo della mostra New Delhi New Wave si rifà volutamente all’esposizione del 1981 New York New Wave presentata da Diego Cortez al PS1 di New York. Così come a New York l’esposizione consacrò la nuova avanguardia americana che ebbe tra i protagonisti Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, così oggi New Delhi New Wave si impone come nuova voce all’interno delle avanguardie artistiche contemporanee e riconosce il valore della nuova rivoluzione artistica che sta investendo l’India.
La mostra, rappresentando gli esiti della più recente ricerca artistica, propone diversi punti di vista e percorsi creativi accomunati dalla tensione verso gli epocali cambiamenti socio-culturali che attraversano il paese, in un processo di contaminazione ricco di promesse e contraddizioni.
Pur accogliendo l’influsso della cultura occidentale questa va incontro tuttavia ad un processo di rielaborazione che le permette di mantenere sempre la sua forte identità spirituale ed estetica.
Gli apporti dell’arte occidentale e della più antica tradizione indiana portano tali artisti a manifestare liberamente la propria creatività, ad essere “unici” e “contemporanei” svincolandosi dal peso del passato senza per questo rinnegarne il valore.
I protagonisti della collettiva New Delhi-New Wave, appartenenti alla stessa generazione, si avvalgono pertanto dei più diversi strumenti espressivi quali l’installazione, la scultura, la pittura, la fotografia e la videoarte. Le tematiche trattate coinvolgono problematiche sociali, politiche e filosofico-esistenziali.
La scena artistica contemporanea dell’India, dopo la stagione delle avanguardie storiche, si presenta oggi ricca e stratificata, ampia quanto gli immensi spazi del continente. La situazione sociale ed economica vissuta dagli artisti delle ultime generazioni li spinge a mette in scena tutte le contraddizioni di una realtà in continuo movimento. Queste specificità, unite alla freschezza e al carattere spesso provocatorio dei talenti artistici indiani, rende necessario munirsi di strumenti critici e curatoriali per consentirne una lettura analitica, scevra da facili entusiasmi. La mostra ha come obiettivo quello di offrire uno sguardo privilegiato e ragionato sulla produzione attuale, con opere recentissime e di sicuro impatto.
Primo Marella Gallery con la mostra New Delhi-New Wave vuole offrire al pubblico degli amanti dell’arte, dei collezionisti e delle personalità del settore, la possibilità di avvicinarsi ai genuini protagonisti dell’avanguardia artistica indiana fornendo con la sua ricerca un momento di riflessione critica che rappresenterà un valido punto di partenza per gli studi futuri.
In occasione della mostra verrà pubblicato e presentato il testo critico New Delhi – New Wave ideato e curato da Jerome Neutres ed edito da Damiani Editore.
***
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Press
NEW DELHI – NEW WAVE
ARTISTS
La mostra New Dehli – New Wave si propone come progetto curatoriale volto ad esaltare la più recente e sorprendente ricerca artistica del continente India. Delhi è stata scelta dal curatore come metafora della proteiforme scena contemporanea del gigante asiatico, che trova la sua massima espressione nelle nuove opere dei 14 artisti Indiani che esporranno in occasione della mostra.
Esporrà, infatti Anita Dube che sperimenta diversi linguaggi e media con grande libertà. Attraverso sculture, pitture su legno e assemblaggi di oggetti, collages, fotografie, testi e altri materiali tra i quali la cera, con una produzione varia ma coerente. Le sue opere si basano su un’approfondita ricerca teorica e concettuale che si concentra sulle aporie della società contemporanea.
Il POP, il Kitsch hanno influenzato le opere di Baba Anand che si ispira ai manifesti bollywoodiani, come fecero i suoi predecessori Andy Warhol e Roy Lichenstein. I soggetti delle sue fotografie sembrano usciti dagli anni ’70 e sono arricchiti da glitter di cristallo Swaroski, in uno sfondo dai colori accesi. L’artista propone una raffinata indagine sulle contraddizioni insite nell’apertura al consumismo occidentale e al processo di globalizzazione in corso.
Diverso il pensiero che si riscontra nelle fotografie di Kriti Arora, dove predomina il concetto di sradicamento. La sua opera racconta la storia di una ferita mai chiusa causata dallo conflitto tra India e Pakistan del 1947, conclusosi con la spartizione del territorio statale e che coinvolge i genitori dell’artista obbligandoli a lasciare la lora casa, la loro Delhi.
“Noi non siamo più un miliardo di persone che hanno fame, ma un miliardo di persone che hanno sete di consumo”. Questo concetto rappresenta al meglio le sculture in legno, le installazioni e i disegni di Krishnaraj Chonat in cui l’artista ricrea habitat onirici impreziositi da tessuti e perle e materiali preziosi. Chonat è oggi considerato tra i massimi esponenti dell’arte figurativa indiana della nuova avanguardia.
La scultura e le opere su carta di Balasubramaniam (Bala), sono emblema di una personale ricerca metafisica di un’arte visuale che diventa mezzo efficace per pensare ai concetti fondamentali della vita: tempo, verità, vita, morte, materiale e immateriale, visibile ed invisibile. Bala instaura così un dialogo tra l’arte e la filsofia messo in luce dall’utilizzo di materiali molto diversi tra loro che vanno dal classico allo sperimentale: bronzo, sabbia, cera, fibra di vetro e oro.
Per realizzare le sue performance artistiche Shilpa Gupta utilizza invece i mezzi della comunicazione di massa, tra cui video ed internet, poiché efficaci per farsi “sentire” in modo immediato dal pubblico. Le opere, oltre ai quadri e le installazioni, sono vere e proprie scene girate tra la gente comune, per strada, diffuse poi tramite web. Alla base della sua ricerca scrupolosa del mezzo tecnologico si cela una posizione di criticità verso il mondo contemporaneo che ha generato guerre, sfruttamento del lavoro, terrorismo, spesso di un senso deteriore del sacro.
La gloria della miseria è invece il soggetto del lavoro di Subodh Gupta che erige nelle sue opere dei veri e propri monumenti in acciao inox, materiale da lui prediletto, alla gloria dell’India di oggi, alla sua dignità e bellezza. La sua opera scultoria è un’ode al suo paese attraverso il valore metaforico degli strumenti e degli oggetti utilizzati per le necessità primarie (quali nutrimento, viaggio) dalla maggior parte della popolazione indiana ogni giorno.
Diverso lo stile della moglie di Subodh Gupta, Bharti Kher che tramite foto digitali, sculture e mix di tecniche rivisita i clichè tipici dell’India tradizionale. È solita infatti applicare sulle sue opere il bindi, tipica decorazione tradizionale indiana che le donne portano sulla fronte, quale supporto estetico e simbolico al processo di liberazione della donna indiana.
E ancora la questione femminile è il tema cardine delle opere fotografiche e dei disegni di Sonia Khurana, che fonde la sua arte con il suo personale impegno dedicato al movimento femminista. Realizza le sue immagini lavorando continuamente e accuratamente sul suo corpo, fattosi strumento per la denuncia sociale nei confronti della dipendenza femminile dai canoni della bellezza occidentale. Ogni sua opera dimostra la fragilità di tale soggezione, tramutando la sua arte in realizzazione personale della sua vita.
Il corpo dell’opera di Pushpamala N. è la raffigurazione della donna indiana, tramite la tecnica della fotografia, vista in varie situazioni nelle pose più diverse e originali. A popolare le visioni dell’artista sono super eroine mascherate, donne cosmopolite accanto a modelle dell’arte classica, paesane, acrobate del circo, giovani, anziane, con un gusto per la citazione dall’immaginario sperimentale della videoarte degli anni ‘80.
Di forte impatto le opere di Bharat Sikka, eletta nel 2005 “migliore fotografa dell’anno” dal Time Magazine. Le sue fotografie sembrano dei quadri grazie alla tecniche e ai materiali originali che utilizza, tanto è vero che le sviluppa su una particolare carta di cotone (scoperta durante un viaggio a Parigi) dotata di un forte supporto granulare che permette di modificare il colore naturale dell’immagine. Ciò che ne risulta è un’immagine molto colorata, calda, che crea un’emozione sensibile, in forte contrapposizione con la più moderna tecnica del digitale.
In mostra saranno presenti anche le innovative sculture di Ravinder Reddy, oggi considerato l’anima dell’avanguardia dell’arte contemporanea Indiana. Le sue opere - volti femminili, effigi di dei, personaggi carnevaleschi - creano un modello di bellezza in cui i motivi della scultura classica indiana incontrano lo stile Pop. Una ricerca formale esaltata dall’utilizzo di coloro accesi, quali il rosso, il bronzo, l’oro, il bleu e il giallo.
L’arte di Tejal Shah si manifesta con le forme più svariate tra cui installazioni, video e fotografie che stimolano il pubblico verso una riflessione personale in merito alle proprie scelte di sesso, all’orientamento di genere e al politeismo dei valori che sorreggono gli stili di vita contemporanei.
Sumir Tagra e Jiten Thukral, in arte Thukral&Tagra, hanno creato nell’arte contemporanea indiana quella che loro definisco l’arte d’atteggiamento, che nasce dalla interpretazione delle gesta, dei movimenti e dei costumi della popolazione. I due designer interpretano i nuovi segnali dell’India Contemporanea reinventando, con uno sguardo al futuro, un patrimonio culturale in rapida estinzione. Alla ricerca puramente teorica gli artisti preferiscono l’atto della produzione, con un gusto particolare per la contaminazione tra oggetti quotidiani e pittura, grafica e colore. Con le loro installazioni hanno imposto uno stile decisamente unico, che è diventato per loro l’essenza stessa dell’arte.
22
novembre 2007
New Delhi. New Wave
Dal 22 novembre 2007 al 28 febbraio 2008
arte contemporanea
Location
PRIMO MARELLA GALLERY
Milano, Viale Stelvio, 66, (Milano)
Milano, Viale Stelvio, 66, (Milano)
Vernissage
22 Novembre 2007, ore 18.30
Editore
DAMIANI
Ufficio stampa
CONSOLO PRODUZIONI&CONSULENZA
Autore
Curatore