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Filippo Romano – Off China
40 scatti per raccontare la Cina di oggi
Comunicato stampa
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Con il progetto OFF China Filippo Romano ha vinto il premio PesaresiContrasto 2007, nell’ambito del Festival di Savignano.
“We are proud to give this prize for the excellent work on the transition of China, one of the most important subjects in the world today. Filippo Romano has captured with a touch of surrealism the promentous changes.”
Philip Jones Griffiths
La Cina è al centro di un enorme gorgo comunicativo. Da una parte raccoglie il flusso di informazioni che proviene da Occidente contribuendo in misura sostanziale a ridisegnare il proprio orizzonte culturale, dall’altra è il soggetto di un autentico diluvio di dati, racconti e rappresentazioni che ricade sul resto del pianeta. Il volume di quest’ultimo è tale che l’immaginario delle principali città cinesi sta ormai acquisendo una diffusa riconoscibilità, per cui a tutti è data l’impressione di averne attraversati i quartieri e scalati gli alti edifici come accade per Los Angeles oppure New York, tuttavia senza il potente supporto dell’industria di Hollywood ma contando soprattutto sulla corrispondenza giornalistica e sul lavoro degli artisti.
Nel processo di formazione di questo immaginario le fotografie di Filippo Romano costituiscono una brusca lacerazione e una serie di intermittenze. Pure con un tono riflessivo piuttosto che dichiarativo, opposto alle disposizioni del resoconto reportagistico (Romano è un fotografo “gestuale”, le cui immagini appaiono come riflessi di un movimento generato da un improvviso scatto interiore), queste evidenziano alcune fondamentali discontinuità con lo stereotipo della rappresentazione di questo paese.
Primo: mancano le folle. Le metropoli d’Oriente appaiono come luoghi d’isolamento, solitudine e smarrimento. Milioni di abitanti sono dispersi uno ad uno contro fondali smisurati (che siano strade, autostrade, parchi o hall d’albergo), incapaci di trovare un punto d’incontro. Non c’è condivisione, non ci sono rapporti né riferimenti comuni, ma soltanto uno spaventoso senso di svuotamento: del contesto e della sua sfinita umanità.
Secondo: manca il passato. I numerosi cantieri che si succedono con insistenza nelle immagini di Romano testimoniano il sistematico processo di sostituzione del vecchio con il nuovo. Si applica una sorta di rifiuto della Storia (corollario dell’impulso di morte che il lessico freudiano definisce come Todestrieb). A qualsiasi programma di recupero architettonico viene anteposto il binomio distruzione + riedificazione. Le case e il tessuto urbano non possono ormai raccontare storie antiche, e la memoria di ciò che è stato rimane custodita nei racconti degli anziani, nelle immagini dei viaggiatori e in alcune pagine di letteratura (La condition humaine di André Malraux ambienta nei vicoli della Cina post-coloniale la tragedia dell’impossibilità della comunicazione fra individui e dell’asfissia delle relazioni sociali).
Terzo: manca il futuro. Muovendo qualche passo (il fotografo lo fa per noi) verso le architetture più recenti si vedono già sulla loro pelle i segni di un repentino degrado, con la ruggine tutt’intorno alle parti metalliche e i muri che si sfogliano. Nel luogo designato a prefigurare quello che verrà, si assiste ad un ulteriore segnale di incertezza. Enormi costruzioni viriloidi penetrate nel suolo non svolgono alcuna funzione di rassicurazione. Cosa accadrà ai loro piedi? Quale sarà il destino di individui che paiono animati da una pura vitalità biologica? Come evolveranno le dinamiche sociali? E la questione ecologica (la nuova rivoluzione industriale è causa di contaminazioni e avvelenamenti senza precedenti)? Le fotografie di Filippo Romano non danno nessuna risposta a queste domande, ma stabiliscono il proprio contributo nello scongiurare qualsiasi possibilità di fare chiarezza.
Francesco Zanot
Biografia
Filippo Romano nasce a Messina nel 1968. Si è formato all’International Center of Photography di New York, dove ha frequentato il full time documentary program nel 199899. Dopo un lungo periodo trascorso negli Stati nel 2003 è tornato a vivere a Milano, città dove è cresciuto. Nel 2003 è entrato a fare parte del collettivo francese Tangophoto e nel 2005 è entrato a fare parte dell’ Agenzia GraziaNeri Le sue immagini sono state pubblicate su Courier International, Io Donna, Vanity Fair, Abitare, Dwell Magazine, Flair. Nel 2005 ha partecipato alla Biennale di fotografia di Guanzhou (Canton Cina e nel 2006 al festival di Lianzou (Cina).
Dal 2005 ha iniziato un progetto sulla transizione della Cina contemporanea dal comunismo al capitalismo e con tale progetto dal titolo OFF China ha recentemente vinto il premio PesaresiContrasto 2007.
La mostra
La mostra presentata alla Fnac – composta da circa 40 scatti – verrà ospitata nell’arco del 2008 nelle Gallerie Fotografiche Fnac d’Italia a partire da Milano:
Fnac Milano
Via Torino ang. Via della Palla
Info: 02 869541
Dal 14 febbraio al 12 marzo
“We are proud to give this prize for the excellent work on the transition of China, one of the most important subjects in the world today. Filippo Romano has captured with a touch of surrealism the promentous changes.”
Philip Jones Griffiths
La Cina è al centro di un enorme gorgo comunicativo. Da una parte raccoglie il flusso di informazioni che proviene da Occidente contribuendo in misura sostanziale a ridisegnare il proprio orizzonte culturale, dall’altra è il soggetto di un autentico diluvio di dati, racconti e rappresentazioni che ricade sul resto del pianeta. Il volume di quest’ultimo è tale che l’immaginario delle principali città cinesi sta ormai acquisendo una diffusa riconoscibilità, per cui a tutti è data l’impressione di averne attraversati i quartieri e scalati gli alti edifici come accade per Los Angeles oppure New York, tuttavia senza il potente supporto dell’industria di Hollywood ma contando soprattutto sulla corrispondenza giornalistica e sul lavoro degli artisti.
Nel processo di formazione di questo immaginario le fotografie di Filippo Romano costituiscono una brusca lacerazione e una serie di intermittenze. Pure con un tono riflessivo piuttosto che dichiarativo, opposto alle disposizioni del resoconto reportagistico (Romano è un fotografo “gestuale”, le cui immagini appaiono come riflessi di un movimento generato da un improvviso scatto interiore), queste evidenziano alcune fondamentali discontinuità con lo stereotipo della rappresentazione di questo paese.
Primo: mancano le folle. Le metropoli d’Oriente appaiono come luoghi d’isolamento, solitudine e smarrimento. Milioni di abitanti sono dispersi uno ad uno contro fondali smisurati (che siano strade, autostrade, parchi o hall d’albergo), incapaci di trovare un punto d’incontro. Non c’è condivisione, non ci sono rapporti né riferimenti comuni, ma soltanto uno spaventoso senso di svuotamento: del contesto e della sua sfinita umanità.
Secondo: manca il passato. I numerosi cantieri che si succedono con insistenza nelle immagini di Romano testimoniano il sistematico processo di sostituzione del vecchio con il nuovo. Si applica una sorta di rifiuto della Storia (corollario dell’impulso di morte che il lessico freudiano definisce come Todestrieb). A qualsiasi programma di recupero architettonico viene anteposto il binomio distruzione + riedificazione. Le case e il tessuto urbano non possono ormai raccontare storie antiche, e la memoria di ciò che è stato rimane custodita nei racconti degli anziani, nelle immagini dei viaggiatori e in alcune pagine di letteratura (La condition humaine di André Malraux ambienta nei vicoli della Cina post-coloniale la tragedia dell’impossibilità della comunicazione fra individui e dell’asfissia delle relazioni sociali).
Terzo: manca il futuro. Muovendo qualche passo (il fotografo lo fa per noi) verso le architetture più recenti si vedono già sulla loro pelle i segni di un repentino degrado, con la ruggine tutt’intorno alle parti metalliche e i muri che si sfogliano. Nel luogo designato a prefigurare quello che verrà, si assiste ad un ulteriore segnale di incertezza. Enormi costruzioni viriloidi penetrate nel suolo non svolgono alcuna funzione di rassicurazione. Cosa accadrà ai loro piedi? Quale sarà il destino di individui che paiono animati da una pura vitalità biologica? Come evolveranno le dinamiche sociali? E la questione ecologica (la nuova rivoluzione industriale è causa di contaminazioni e avvelenamenti senza precedenti)? Le fotografie di Filippo Romano non danno nessuna risposta a queste domande, ma stabiliscono il proprio contributo nello scongiurare qualsiasi possibilità di fare chiarezza.
Francesco Zanot
Biografia
Filippo Romano nasce a Messina nel 1968. Si è formato all’International Center of Photography di New York, dove ha frequentato il full time documentary program nel 199899. Dopo un lungo periodo trascorso negli Stati nel 2003 è tornato a vivere a Milano, città dove è cresciuto. Nel 2003 è entrato a fare parte del collettivo francese Tangophoto e nel 2005 è entrato a fare parte dell’ Agenzia GraziaNeri Le sue immagini sono state pubblicate su Courier International, Io Donna, Vanity Fair, Abitare, Dwell Magazine, Flair. Nel 2005 ha partecipato alla Biennale di fotografia di Guanzhou (Canton Cina e nel 2006 al festival di Lianzou (Cina).
Dal 2005 ha iniziato un progetto sulla transizione della Cina contemporanea dal comunismo al capitalismo e con tale progetto dal titolo OFF China ha recentemente vinto il premio PesaresiContrasto 2007.
La mostra
La mostra presentata alla Fnac – composta da circa 40 scatti – verrà ospitata nell’arco del 2008 nelle Gallerie Fotografiche Fnac d’Italia a partire da Milano:
Fnac Milano
Via Torino ang. Via della Palla
Info: 02 869541
Dal 14 febbraio al 12 marzo
30
ottobre 2007
Filippo Romano – Off China
Dal 30 ottobre al 03 dicembre 2007
fotografia
Location
FNAC
Genova, Via XX Settembre, 46r, (Genova)
Genova, Via XX Settembre, 46r, (Genova)
Orario di apertura
Lun-sab: dalle 9.30 alle 20
Dom: dalle 10 alle 20
Vernissage
30 Ottobre 2007, ore 18.30
Autore