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Scipione 1904–1933
Dopo oltre 50 anni la prima personale a Roma del “profeta di via Cavour” circa 60 opere tra dipinti e disegni che testimoniano l’originalità e la poesia di un artista visionario
Comunicato stampa
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L’artista più inquietante ed innovativo degli anni ’20 e dei primi anni ’30 in una mostra al Casino dei Principi di Villa Torlonia dalle ore 20.00 del 7 settembre 2007 al 6 gennaio 2008. L’esposizione “Scipione 1904 – 1933”, che sarà inaugurata in occasione di “Aspettando la Notte Bianca 2007”, è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma e dalla Provincia di Roma, per iniziativa dell’Archivio della Scuola Romana.
Gino Bonichi, che alla fine degli anni ’20 prese il nome di Scipione, probabilmente riconoscendosi romano pur essendo nato a Macerata, è tra i protagonisti di quella che Roberto Longhi definì la Scuola di Via Cavour, insieme a Mario Mafai, Antonietta Raphaël e Renato Marino Mazzacurati. Una vita breve e intensa (morì a soli 29 anni), segnata dalla malattia, dalla forza vitale e dal desiderio di continuare a dipingere, che ha lasciato una traccia profonda nella cultura figurativa italiana e non solo. Il suo è un segno estremamente moderno e fantastico, innestato nella conoscenza della pittura antica (nota la passione per El Greco e per Goya), che va da una interpretazione suggestiva e ‘carnale’ dei simboli della Roma barocca, agli emozionanti ritratti, al lirismo di certe immagini – Scipione era anche un intenso poeta – ai raccorciati, fiammeggianti tratti di alcuni tra i più bei dipinti.
Osservando le opere esposte in mostra, dall’Autoritratto (1928) dove sono già evidenti i segni della sua malattia, al Ritratto di Ungaretti (1931) fino al delicatissimo Ritratto di ragazza (1930), sembra emergere una continua tensione, una ricerca di modi sempre nuovi di esprimersi.
Pittore fortemente antiaccademico, come i suoi compagni Mario Mafai e Antonietta Raphaël, ha interpretato Roma non solo nei suoi luoghi più emblematici, ma soprattutto nei simboli del potere. La chiesa, la religiosità, la decadenza sono i temi di molte sue opere come, ad esempio, La via che porta a San Pietro (1930), dai segni concisi e fiammeggianti, Piazza Navona (1930), raccontata nella luce fosca del tramonto. Ma Scipione ritrae soprattutto i rappresentanti di quel potere che domina nell’animo stesso della città: il Principe Cattolico, il Cardinal Decano, quest’ultimo dipinto e disegnato ossessivamente fin sul letto di morte.
Ritroviamo in questa esposizione romana anche dipinti fortemente simbolici, che hanno fatto parlare di espressionismo nei tratti e nelle materie, come le immagini deformate e inquietanti di Uomini che si voltano (1930) e di Caino e Abele (1932).
In mostra anche un’opera bellissima, raramente esposta, Il risveglio della bionda sirena (1929), ispirata da un sogno di Antonietta Raphaël, che insieme alla Piovra (1929), altra opera esposta, unisce alla ricchezza della materia pittorica un’allegoria di motivi e di simboli ricchi di sensualità.
È dal 1954, anno in cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna espose le maggiori opere di Scipione, che Roma non ospita una personale dell’artista. Ed è sorprendente, anche alla luce del forte legame di Scipione con la città, quasi una sua ossessione, che sia stato per tanto tempo ignorato dalle esposizioni romane. Questa mostra ha quindi una eccezionale importanza, sia per la scelta delle opere, sia per aver riportato alla luce uno dei più complessi e originali protagonisti della cultura europea tra le due guerre, attraverso dipinti, disegni, documenti e un filmato appositamente realizzato che testimonia la poetica dell’artista.
Mostra e catalogo a cura di Netta Vespignani e Claudia Terenzi
Catalogo Palombi Editori
Testi di Paolo Baldacci e Claudia Terenzi; biografia e bibliografia di Paola Bonani; schede delle opere di Anna Paola Agati e Ileana Pansino
Gino Bonichi, che alla fine degli anni ’20 prese il nome di Scipione, probabilmente riconoscendosi romano pur essendo nato a Macerata, è tra i protagonisti di quella che Roberto Longhi definì la Scuola di Via Cavour, insieme a Mario Mafai, Antonietta Raphaël e Renato Marino Mazzacurati. Una vita breve e intensa (morì a soli 29 anni), segnata dalla malattia, dalla forza vitale e dal desiderio di continuare a dipingere, che ha lasciato una traccia profonda nella cultura figurativa italiana e non solo. Il suo è un segno estremamente moderno e fantastico, innestato nella conoscenza della pittura antica (nota la passione per El Greco e per Goya), che va da una interpretazione suggestiva e ‘carnale’ dei simboli della Roma barocca, agli emozionanti ritratti, al lirismo di certe immagini – Scipione era anche un intenso poeta – ai raccorciati, fiammeggianti tratti di alcuni tra i più bei dipinti.
Osservando le opere esposte in mostra, dall’Autoritratto (1928) dove sono già evidenti i segni della sua malattia, al Ritratto di Ungaretti (1931) fino al delicatissimo Ritratto di ragazza (1930), sembra emergere una continua tensione, una ricerca di modi sempre nuovi di esprimersi.
Pittore fortemente antiaccademico, come i suoi compagni Mario Mafai e Antonietta Raphaël, ha interpretato Roma non solo nei suoi luoghi più emblematici, ma soprattutto nei simboli del potere. La chiesa, la religiosità, la decadenza sono i temi di molte sue opere come, ad esempio, La via che porta a San Pietro (1930), dai segni concisi e fiammeggianti, Piazza Navona (1930), raccontata nella luce fosca del tramonto. Ma Scipione ritrae soprattutto i rappresentanti di quel potere che domina nell’animo stesso della città: il Principe Cattolico, il Cardinal Decano, quest’ultimo dipinto e disegnato ossessivamente fin sul letto di morte.
Ritroviamo in questa esposizione romana anche dipinti fortemente simbolici, che hanno fatto parlare di espressionismo nei tratti e nelle materie, come le immagini deformate e inquietanti di Uomini che si voltano (1930) e di Caino e Abele (1932).
In mostra anche un’opera bellissima, raramente esposta, Il risveglio della bionda sirena (1929), ispirata da un sogno di Antonietta Raphaël, che insieme alla Piovra (1929), altra opera esposta, unisce alla ricchezza della materia pittorica un’allegoria di motivi e di simboli ricchi di sensualità.
È dal 1954, anno in cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna espose le maggiori opere di Scipione, che Roma non ospita una personale dell’artista. Ed è sorprendente, anche alla luce del forte legame di Scipione con la città, quasi una sua ossessione, che sia stato per tanto tempo ignorato dalle esposizioni romane. Questa mostra ha quindi una eccezionale importanza, sia per la scelta delle opere, sia per aver riportato alla luce uno dei più complessi e originali protagonisti della cultura europea tra le due guerre, attraverso dipinti, disegni, documenti e un filmato appositamente realizzato che testimonia la poetica dell’artista.
Mostra e catalogo a cura di Netta Vespignani e Claudia Terenzi
Catalogo Palombi Editori
Testi di Paolo Baldacci e Claudia Terenzi; biografia e bibliografia di Paola Bonani; schede delle opere di Anna Paola Agati e Ileana Pansino
07
settembre 2007
Scipione 1904–1933
Dal 07 settembre al 06 ottobre 2007
arte contemporanea
Location
CASINO DEI PRINCIPI – VILLA TORLONIA
Roma, Via Nomentana, 70, (Roma)
Roma, Via Nomentana, 70, (Roma)
Biglietti
unico integrato Casino Nobile, Casina delle Civette, Casino dei Principi con Mostra: € 9,00 intero; € 5,50 ridotto
Biglietto unico integrato Casino Nobile, Casino dei Principi con Mostra: € 7,00 intero, € 5,00 ridotto
Orario di apertura
8 settembre 2007- Notte Bianca ore 9.00-19.00 e 20.00-6.00
dal 9 al 30 settembre 2007 ore 9.00-19.00
dal 1 ottobre all’ultimo sabato di ottobre 2007 ore 9.00-17.30
dall’ultima domenica di ottobre al 6 gennaio 2008 ore 9.00-16.30
Chiuso 25 dicembre e 1 gennaio, chiuso il lunedì
Vernissage
7 Settembre 2007, ore 18
Editore
PALOMBI
Ufficio stampa
ZETEMA
Autore
Curatore