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Giorgio Flis
personale di pittura
Comunicato stampa
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IL COLORE CHE DIVENTA ENERGIA
Di Cinzia Tesio
Si inaugura domenica 2 settembre alle ore 17.00 una nuova personale del Maestro Giorgio Flis. Presentata da Artinvest2000 , l’artista esporrà a Rivoli nei Locali della Galleria “la Torre della Filanda” una serie di opere caratterizzate dall’immancabile pittura in movimento e dal colore dallo spessore tridimensionale.
Quello di Flis è un linguaggio inedito di forme e di colori che si elabora nella purezza e nell’intensità. Le sue immagini, anche se prive di oggettività, divengono presenze concrete. Flis le considera alla stregua di realtà superiori, di segni o di simboli di una religione suprema della bellezza e della vita. Una pittura che si fa ambiente e ci avvolge al fine di metterci di fronte alla propria interiorità. Quella zona che sta tra il pensiero che l’ha concepita e la fisicità che l’ha resa percepibile. Interiorità di una pittura che porta non solo a vederla, ma a pensarla.
Giorgio Flis dipinge l’incendiarsi del colore, dipinge un colore diventato fibra viva e scorticata, infiammata da una luminosità abbagliante. Potrebbe sembrare un paragone naturalistico il riferirsi alla fenomenologia dei rossi e dei gialli, all’esplorazione ostinata e stupefatta delle tinte calde, che traduce molti dei suoi quadri in un mosaico di cangianti tessere, ognuna di valore e di inclinazione diversa. Perché ogni dipinto di Flis è il contrario della monocromia. E’ la moltiplicazione del colore all’infinito.
La stessa suggestione giunge di fronte a opere dalla dominante neutra, o notturna, o terrosa. Perché anche le ombre, le oscurità, sono portate a una temperatura altissima. Il fatto è che in queste opere, sempre, il colore diventa calore, diventa qualcosa di incandescente e di dilagante. Il colore, qualunque colore, si traduce in energia. Come vetro fuso, ancora allo stato liquido, come fumo fuligginoso e sulfureo, la materia della pittura è soprattutto un dato dinamico.
E’ possibile che Flis si ponga tra i più sottili indagatori del movimento cromatico, del colore come mondo in espansione, come elemento diffusivum sui. Ma per l’autore la tela è una metafora della storia cosmica: della materia che si traduce nella forma degli angeli ribelli dopo la caduta. Non è casuale che gli artisti più amati dal pittore siano tutti segnati da un’ansia cosmica. Il Matisse della Danza, il Fontana degli spazi siderali, le composizioni di Nicolas De Staël. Il problema è quello di un’esistenza cercata nel suo assoluto prima, o nel suo assoluto dopo, rispetto alle apparenze abituali. Non si sa se queste tele parlino di una rinascita o di una condanna Kafkiana. Si intuisce solo che si è di fronte a un senso originario delle cose, ai loro minimi termini, alchemici o scientifici che siano, come se si vedesse la Terra al di sotto della crosta terrestre. Frammenti, segmenti, graffi non occupano il centro del quadro. Si rannicchiano in un angolo, sono sospinti ai lati, come se fossero cacciati dai territori della tela. La dialettica di queste opere si instaura allora fra l’apparizione di una luce illimitata e il nervosismo breve di una certa grafia. Così tali opere diffondono, laicamente, ma con nostalgia metafisica, la vita del tutto. Uno scenario senza fine, entro cui si è chiamati a recitare piccoli segni smarriti, rimasti per sempre privi di un copione.
Di Cinzia Tesio
Si inaugura domenica 2 settembre alle ore 17.00 una nuova personale del Maestro Giorgio Flis. Presentata da Artinvest2000 , l’artista esporrà a Rivoli nei Locali della Galleria “la Torre della Filanda” una serie di opere caratterizzate dall’immancabile pittura in movimento e dal colore dallo spessore tridimensionale.
Quello di Flis è un linguaggio inedito di forme e di colori che si elabora nella purezza e nell’intensità. Le sue immagini, anche se prive di oggettività, divengono presenze concrete. Flis le considera alla stregua di realtà superiori, di segni o di simboli di una religione suprema della bellezza e della vita. Una pittura che si fa ambiente e ci avvolge al fine di metterci di fronte alla propria interiorità. Quella zona che sta tra il pensiero che l’ha concepita e la fisicità che l’ha resa percepibile. Interiorità di una pittura che porta non solo a vederla, ma a pensarla.
Giorgio Flis dipinge l’incendiarsi del colore, dipinge un colore diventato fibra viva e scorticata, infiammata da una luminosità abbagliante. Potrebbe sembrare un paragone naturalistico il riferirsi alla fenomenologia dei rossi e dei gialli, all’esplorazione ostinata e stupefatta delle tinte calde, che traduce molti dei suoi quadri in un mosaico di cangianti tessere, ognuna di valore e di inclinazione diversa. Perché ogni dipinto di Flis è il contrario della monocromia. E’ la moltiplicazione del colore all’infinito.
La stessa suggestione giunge di fronte a opere dalla dominante neutra, o notturna, o terrosa. Perché anche le ombre, le oscurità, sono portate a una temperatura altissima. Il fatto è che in queste opere, sempre, il colore diventa calore, diventa qualcosa di incandescente e di dilagante. Il colore, qualunque colore, si traduce in energia. Come vetro fuso, ancora allo stato liquido, come fumo fuligginoso e sulfureo, la materia della pittura è soprattutto un dato dinamico.
E’ possibile che Flis si ponga tra i più sottili indagatori del movimento cromatico, del colore come mondo in espansione, come elemento diffusivum sui. Ma per l’autore la tela è una metafora della storia cosmica: della materia che si traduce nella forma degli angeli ribelli dopo la caduta. Non è casuale che gli artisti più amati dal pittore siano tutti segnati da un’ansia cosmica. Il Matisse della Danza, il Fontana degli spazi siderali, le composizioni di Nicolas De Staël. Il problema è quello di un’esistenza cercata nel suo assoluto prima, o nel suo assoluto dopo, rispetto alle apparenze abituali. Non si sa se queste tele parlino di una rinascita o di una condanna Kafkiana. Si intuisce solo che si è di fronte a un senso originario delle cose, ai loro minimi termini, alchemici o scientifici che siano, come se si vedesse la Terra al di sotto della crosta terrestre. Frammenti, segmenti, graffi non occupano il centro del quadro. Si rannicchiano in un angolo, sono sospinti ai lati, come se fossero cacciati dai territori della tela. La dialettica di queste opere si instaura allora fra l’apparizione di una luce illimitata e il nervosismo breve di una certa grafia. Così tali opere diffondono, laicamente, ma con nostalgia metafisica, la vita del tutto. Uno scenario senza fine, entro cui si è chiamati a recitare piccoli segni smarriti, rimasti per sempre privi di un copione.
02
settembre 2007
Giorgio Flis
Dal 02 al 23 settembre 2007
arte contemporanea
Location
LA TORRE DELLA FILANDA – ARTINVEST
Rivoli, Via Al Castello, 8, (Torino)
Rivoli, Via Al Castello, 8, (Torino)
Orario di apertura
dal mercoledi al sabato ore 16,00 - 19,00
Domenica ore 10,30 - 13,00 - 16,00 - 19
Vernissage
2 Settembre 2007, ore 17,30
Autore