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Nulla è immobile. Irruzioni nel quotidiano
Presentare insieme l’opera di due artisti – in questo caso due artiste – è un’operazione non facile; essa infatti parte da un unico presupposto, fragile e forte al contempo: l’equilibrio
Comunicato stampa
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Presentare insieme l’opera di due artisti – in questo caso due artiste – è un’operazione non facile; essa infatti parte da un unico presupposto, fragile e forte al contempo: l’equilibrio. A un primo approccio, i linguaggi creativi di Noris Lazzarini e di Daniela Chinellato sembrerebbero antitetici a questa premessa. Fotografa la prima, avvezza a lavorare con l’effimero e fugace elemento luce; scultrice la seconda, creatrice con la materia di oggetti fatti per interagire con lo spazio. Eppure, a ben vedere – e qui sta il fascino di un dialogo riuscito – sono numerosi gli elementi che accomunano il loro lavoro.
Entrambe scelgono di usare tecniche o materiali in un certo senso “primordiali”, distanziandosi dalle evoluzioni tecnologiche della fotografia, l’una, o da quelle delle nuove materie plastiche usate nella scultura contemporanea, l’altra.
Nella sua ricerca, Noris Lazzarini ritorna all’origine della fotografia, usando la tecnica della camera a foro stenopeico, con la quale realizza suggestive immagini – in seguito ingrandite notevolmente –, nelle quali ritratti e ambienti riconoscibili risultano otticamente distorti e provocano in chi guarda un effetto di vertigine e di estraneità. I primi piani, fortemente aggettanti nello spazio, sono flou: ci sembrano vicini e lontani allo stesso tempo. Ci sfuggono.
Anche alle sculture-oggetto di Daniela Chinellato sottendono simili intenti e procedimenti. Al pari della fotografa, anche la scultrice fa ricorso a materiali e tecniche miste collegabili alle origini della propria arte. Prediligendo cartone, colla, segatura e gesso, impastati tra di loro, l’artista modella oggetti riconoscibili e correlabili al nostro vivere quotidiano – scodelle, piatti, tazze, mobiletti, scale… – come fossero elementi di un innocuo arredamento da “grande casa delle bambole”. Ma l’accomodante e fragile illusione provocata dalla riconoscibilità degli oggetti, si scontra con la loro disposizione surreale: sghemba la mensola, irreale il tavolino “azzoppato”, innaturale la disposizione delle stoviglie appese al muro… Tant’è che anche in queste sculture – fatte di materiali resistenti e fragili al contempo –, sono insite quell’instabilità e quella fragilità che provocano vertigine, resistenza, inquietudine in chi guarda.
I ritratti fotografici di Noris Lazzarini – presi dal suo entourage personale – rappresentano persone anche a noi familiari, e si caricano pertanto di una valenza che potremmo definire “ideale”, astratta. Gli oggetti creati da Daniela Chinellato, invece, pur comuni nella loro forma apparente, acquistano per
ognuno di noi, attraverso la loro “deformazione”, una valenza fortemente personale, soggettiva.
Da questi due linguaggi artistici così differenziati sono nate, senza artifizio o forzatura, installazioni univoche e coerenti – equilibrate, appunto –, che provocano alla riflessione lo spettatore che si affaccia a quelle che in origine furono le camere abitative di Villa Vela, e pertanto luoghi di “rituale quotidiano”.
Irrompendo nel quotidiano, togliendoci l’illusione della certezza, facendoci vacillare, Noris Lazzarini e Daniela Chinellato si interrogano – e ci interpellano – sulla nozione di percezione preconcetta, e vi contrappongono il turbamento della suggestione, provocata dallo stato d’animo che si affranca dalla
ragione. Diventa allora interessante soffermarsi davanti a questo dialogo tra immagine e oggetto, tra fotografia e scultura, per trovarvi il nostro spazio vitale e il nostro mondo interiore, quello che sta dietro le cose e dietro le immagini, ove nulla è immobile!
Dr. Gianna A. Mina
Direttrice Museo Vela
Entrambe scelgono di usare tecniche o materiali in un certo senso “primordiali”, distanziandosi dalle evoluzioni tecnologiche della fotografia, l’una, o da quelle delle nuove materie plastiche usate nella scultura contemporanea, l’altra.
Nella sua ricerca, Noris Lazzarini ritorna all’origine della fotografia, usando la tecnica della camera a foro stenopeico, con la quale realizza suggestive immagini – in seguito ingrandite notevolmente –, nelle quali ritratti e ambienti riconoscibili risultano otticamente distorti e provocano in chi guarda un effetto di vertigine e di estraneità. I primi piani, fortemente aggettanti nello spazio, sono flou: ci sembrano vicini e lontani allo stesso tempo. Ci sfuggono.
Anche alle sculture-oggetto di Daniela Chinellato sottendono simili intenti e procedimenti. Al pari della fotografa, anche la scultrice fa ricorso a materiali e tecniche miste collegabili alle origini della propria arte. Prediligendo cartone, colla, segatura e gesso, impastati tra di loro, l’artista modella oggetti riconoscibili e correlabili al nostro vivere quotidiano – scodelle, piatti, tazze, mobiletti, scale… – come fossero elementi di un innocuo arredamento da “grande casa delle bambole”. Ma l’accomodante e fragile illusione provocata dalla riconoscibilità degli oggetti, si scontra con la loro disposizione surreale: sghemba la mensola, irreale il tavolino “azzoppato”, innaturale la disposizione delle stoviglie appese al muro… Tant’è che anche in queste sculture – fatte di materiali resistenti e fragili al contempo –, sono insite quell’instabilità e quella fragilità che provocano vertigine, resistenza, inquietudine in chi guarda.
I ritratti fotografici di Noris Lazzarini – presi dal suo entourage personale – rappresentano persone anche a noi familiari, e si caricano pertanto di una valenza che potremmo definire “ideale”, astratta. Gli oggetti creati da Daniela Chinellato, invece, pur comuni nella loro forma apparente, acquistano per
ognuno di noi, attraverso la loro “deformazione”, una valenza fortemente personale, soggettiva.
Da questi due linguaggi artistici così differenziati sono nate, senza artifizio o forzatura, installazioni univoche e coerenti – equilibrate, appunto –, che provocano alla riflessione lo spettatore che si affaccia a quelle che in origine furono le camere abitative di Villa Vela, e pertanto luoghi di “rituale quotidiano”.
Irrompendo nel quotidiano, togliendoci l’illusione della certezza, facendoci vacillare, Noris Lazzarini e Daniela Chinellato si interrogano – e ci interpellano – sulla nozione di percezione preconcetta, e vi contrappongono il turbamento della suggestione, provocata dallo stato d’animo che si affranca dalla
ragione. Diventa allora interessante soffermarsi davanti a questo dialogo tra immagine e oggetto, tra fotografia e scultura, per trovarvi il nostro spazio vitale e il nostro mondo interiore, quello che sta dietro le cose e dietro le immagini, ove nulla è immobile!
Dr. Gianna A. Mina
Direttrice Museo Vela
10
luglio 2007
Nulla è immobile. Irruzioni nel quotidiano
Dal 10 luglio al 26 agosto 2007
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MUSEO VELA
Ligornetto, Largo Vincenzo Vela, (Mendrisio)
Ligornetto, Largo Vincenzo Vela, (Mendrisio)
Biglietti
CHF 10.- (€ 6,50) / CHF 6.- (€ 4,00)
Orario di apertura
10 – 18, chiuso lunedì, (aperto 1 agosto e 1 novembre)
Vernissage
10 Luglio 2007, ore 11
Ufficio stampa
UESSEARTE
Autore