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Vedo ciò che sento
collettiva
Comunicato stampa
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Spiegare un’opera, il suo significato, la sua concettualità, il messaggio esplicito o recondito che un lavoro porta con sé e che l’artista vi abbia voluto attribuire, non è sempre facile.
Credo che nell’arte sia sufficiente guardare un lavoro e lasciarsi trasportare. Dalle sensazioni che si provano, dalla sua apparente assurdità.
Ogni artista, ogni qual volta si manifesta, sembra dica ‘vedo ciò che sento’. Realtà. Racconti celati. Illusioni.
Quello che vediamo può essere singolare.
Quello che sentiamo può essere unico.
In arte ciò accade. Sempre.
Accade nelle astrazioni di Luigi Latino che si interpreta. Racconta e trasmette il suo mondo con linee e colori che si susseguono e si rincorrono per rapire chi per un attimo volge lo sguardo sui suoi lavori. Le parole mancano e si trasformano in gesti, rapidi, incisivi, narrazione di un istintivo e profondo sentire.
Angelo de Boni nuota nell’aria e si perde, ritrovandosi, tra bianchi e neri dominanti e assoluti. Sono grandi le sue tele, vibranti di emozioni colte nell’essenza e nella purezza. Pochi i segni e i sassi che completano quel racconto emozionale essenziale e limpido rintracciabile in un percorso emotivo, che inevitabilmente conquista.
Sono esili e delicati i supporti per Caterina Matricardi. Opere vicine al suo stato d’animo, quasi poste al di là di un velo che lascia trasparire il lirismo che la anima e la connota. Si può vedere l’armonia nei suoi lavori, immaginare quel che c’è scostando quel velo, leggere la sua poesia e sentirla fino in fondo. Realtà soavi come le atmosfere che coglie con la sua fotografia, proiezioni di attimi intensi e indicibili a parole.
E’ contemporaneo il vedere e il sentire di Gilberto De Berardis, modernità espressa in un’arte che si avvale della tecnologia per essere. Le sue sono figure umane e sagome rielaborate al computer, visioni del mondo sbalorditive, con cui lanciare uno sguardo al futuro, solo apparentemente lontano.
Tecnica, innovazione e fotografia sono gli elementi artistici con cui Paolo Buatti si esprime. E’ maestro nel carpire il quotidiano, le identità personali e collettive. Si destreggia tra nuove tinte acide e i suoi neri e rossi; nel suo universo artistico ogni singolo elemento prende vita, forma e trova il suo perché. Semplicemente sorprendenti i suoi lavori.
‘Vedo ciò che sento’ è questo: il vedersi e il sentirsi di ciascuno.
Credo che nell’arte sia sufficiente guardare un lavoro e lasciarsi trasportare. Dalle sensazioni che si provano, dalla sua apparente assurdità.
Ogni artista, ogni qual volta si manifesta, sembra dica ‘vedo ciò che sento’. Realtà. Racconti celati. Illusioni.
Quello che vediamo può essere singolare.
Quello che sentiamo può essere unico.
In arte ciò accade. Sempre.
Accade nelle astrazioni di Luigi Latino che si interpreta. Racconta e trasmette il suo mondo con linee e colori che si susseguono e si rincorrono per rapire chi per un attimo volge lo sguardo sui suoi lavori. Le parole mancano e si trasformano in gesti, rapidi, incisivi, narrazione di un istintivo e profondo sentire.
Angelo de Boni nuota nell’aria e si perde, ritrovandosi, tra bianchi e neri dominanti e assoluti. Sono grandi le sue tele, vibranti di emozioni colte nell’essenza e nella purezza. Pochi i segni e i sassi che completano quel racconto emozionale essenziale e limpido rintracciabile in un percorso emotivo, che inevitabilmente conquista.
Sono esili e delicati i supporti per Caterina Matricardi. Opere vicine al suo stato d’animo, quasi poste al di là di un velo che lascia trasparire il lirismo che la anima e la connota. Si può vedere l’armonia nei suoi lavori, immaginare quel che c’è scostando quel velo, leggere la sua poesia e sentirla fino in fondo. Realtà soavi come le atmosfere che coglie con la sua fotografia, proiezioni di attimi intensi e indicibili a parole.
E’ contemporaneo il vedere e il sentire di Gilberto De Berardis, modernità espressa in un’arte che si avvale della tecnologia per essere. Le sue sono figure umane e sagome rielaborate al computer, visioni del mondo sbalorditive, con cui lanciare uno sguardo al futuro, solo apparentemente lontano.
Tecnica, innovazione e fotografia sono gli elementi artistici con cui Paolo Buatti si esprime. E’ maestro nel carpire il quotidiano, le identità personali e collettive. Si destreggia tra nuove tinte acide e i suoi neri e rossi; nel suo universo artistico ogni singolo elemento prende vita, forma e trova il suo perché. Semplicemente sorprendenti i suoi lavori.
‘Vedo ciò che sento’ è questo: il vedersi e il sentirsi di ciascuno.
22
luglio 2007
Vedo ciò che sento
Dal 22 luglio al 09 agosto 2007
arte contemporanea
Location
CENTRO CULTURALE ZEROUNO
Barletta, Via Indipendenza, 1, (Barletta-andria-trani)
Barletta, Via Indipendenza, 1, (Barletta-andria-trani)
Orario di apertura
10:00 – 13:00 / 19:00 – 22:00. Chiuso sabato, lunedì mattina, domenica mattina
Vernissage
22 Luglio 2007, ore 21
Autore
Curatore