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Superfici mai superficiali #1 – I materiali e la loro molteplicità
La mostra si interroga sul riuso attivo di materiali eterogenei, portati a nuova vita attraverso l’utilizzo personale che ne fanno alcuni artisti contemporanei
Comunicato stampa
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I materiali del quotidiano diventano superficie viva ed elemento compositivo
I percorsi inaspettati di catene, radiografie, buste, carta da giornale, tovaglie…
La materia si trasforma in paesaggio estetico, emozionale, architettonico, poetico
La mostra si interroga sul riuso attivo di materiali eterogenei, portati a nuova vita attraverso l'utilizzo personale che ne fanno alcuni artisti contemporanei. Il riuso riguarda il caotico universo degli scarti urbani, degli oggetti con altre destinazioni, delle cose di cui spesso non ci accorgiamo. Un mondo che richiama le memorie sfocate di Christian Boltanski, gli assemblaggi sporchi di Jannis Kounellis, le pitture combinatorie di Robert Rauschenberg, le foto "rubate" di Richard Prince. Guardando con intelligenza e senso di rispettosa memoria, gli artisti in mostra ci offrono una personale versione del rapporto con le superfici più anomale. Abbiamo materiali di ogni tipologia e qualità, poveri o ricchi, nuovi o consunti, talvolta in completo abbandono ma anche freschi di uso prolungato. Le materie reali diventano l'elemento chiave del progetto, una superficie spiazzante che si trasforma in parte attiva della forma ma anche del pensiero dietro l'opera.
STEFANO CANTO ricicla materiali dalla natura intensa per costruire sculture che dialogano con alcuni temi ad alto valore etico. Ecco catene di moto e biciclette, catarinfrangenti, camere d'aria, alghe, lastre di ferro… elementi dal forte vissuto (urbano e paesaggistico) che diventano tronchi, nidi, volti, animali, piatti. Un viaggio dove l'asprezza rigorosa dei materiali incontra la poesia degli archetipi universali.
VERONICA MONTANINO mescola realtà opposte ma dialoganti: figurazione e astrazione, pittura e scultura, muro e ambiente, pieno e vuoto. Da una parte le opere entro i confini del quadro, dall'altra l'invasione degli spazi murali per ricreare strutture dove la geometria cinetica si fonde con alcune sagome dalla vitalità narrativa. Materie plastiche e rigore compositivo in un viaggio tra figura ed esplosione geometrica.
MATTEO PERETTI, ovvero, casalinghi, giocattoli, accessori del vestiario, suppellettili, complementi domestici, ingredienti vari con cui nascono le sue sculture ironiche dai messaggi centrati. Allo stesso modo, tra colori, linee, intrecci e plausibili geometrie, nascono i quadri di sole buste, campiture postinformali dove la memoria di Burri sembra disporsi alla vitalità ginnica del pop urbano. Pitture con febbre da shopping.
FRANCESCA ROMANA PINZARI utilizza le carte ruvide dei quotidiani come superficie evocativa e cortocircuito per l'immagine in sovrimpressione. Vediamo campiture tipografiche su cui emergono individui, volti, dialoghi silenziosi tra corpi in scena. La memoria collettiva delle notizie accoglie le sottili memorie private dei protagonisti dipinti. Un viaggio figurativo in cui la carta si trasforma in geografia emozionale.
LUCA PIOVACCARI lavora principalmente con la fotografia su acetato, ormai un timbro iconografico con cui ha definito la sua idea di paesaggio e ritratto. Da una parte le panoramiche su luoghi aperti, campagne, strade desolate, elemento chiave anche per le sue installazioni di materie naturali sui muri; dall'altra i visi a piano ravvicinato che stabiliscono un dialogo, estetico e concettuale, con quei vedutismi dal fitto mistero.
MASSIMO PULINI mescola citazione e scienza, pittura e apparenza elettronica, classicità e contaminazioni del presente. Le sue figure si svincolano dalla pura citazione e raccontano la persistenza dinamica della figura. Volti e paesaggi su radiografie, lastre di rame, ardesia, fino alle recenti resine da cui spuntano teste in bassorilievo. Un immaginario di confronti dialettici e scatti linguistici che esalta l'universalità della pittura.
ESTEBAN VILLALTA MARZI, partendo dalle matrici del fumetto, isola dettagli che diventano elemento concettuale. Negli anni abbiamo visto la gestualità delle mani, gli oggetti domestici, le ballerine di flamenco, i toreri metropolitani, i volti giovani. Un gioco di spiazzamenti a cui contribuiscono le superfici: tovaglie da cucina ma anche simulazioni di carte da parati e pelli maculate in un viaggio iperpop dai colori esplosivi.
LISA WADE elabora bandiere ad alto contenuto politico per un procedere lento e stratificato. L'artista mescola stoffe, bitume, piume e colori per le sue letture trasversali del mondo contemporaneo. La bandiera si trasforma in un archetipo morale che racconta il dialogo possibile, la dialettica costruttiva, lo spiraglio per un futuro migliore. Uno sguardo dentro la geometria rigida della bandiera, oltre la sua apparenza patriottica.
I percorsi inaspettati di catene, radiografie, buste, carta da giornale, tovaglie…
La materia si trasforma in paesaggio estetico, emozionale, architettonico, poetico
La mostra si interroga sul riuso attivo di materiali eterogenei, portati a nuova vita attraverso l'utilizzo personale che ne fanno alcuni artisti contemporanei. Il riuso riguarda il caotico universo degli scarti urbani, degli oggetti con altre destinazioni, delle cose di cui spesso non ci accorgiamo. Un mondo che richiama le memorie sfocate di Christian Boltanski, gli assemblaggi sporchi di Jannis Kounellis, le pitture combinatorie di Robert Rauschenberg, le foto "rubate" di Richard Prince. Guardando con intelligenza e senso di rispettosa memoria, gli artisti in mostra ci offrono una personale versione del rapporto con le superfici più anomale. Abbiamo materiali di ogni tipologia e qualità, poveri o ricchi, nuovi o consunti, talvolta in completo abbandono ma anche freschi di uso prolungato. Le materie reali diventano l'elemento chiave del progetto, una superficie spiazzante che si trasforma in parte attiva della forma ma anche del pensiero dietro l'opera.
STEFANO CANTO ricicla materiali dalla natura intensa per costruire sculture che dialogano con alcuni temi ad alto valore etico. Ecco catene di moto e biciclette, catarinfrangenti, camere d'aria, alghe, lastre di ferro… elementi dal forte vissuto (urbano e paesaggistico) che diventano tronchi, nidi, volti, animali, piatti. Un viaggio dove l'asprezza rigorosa dei materiali incontra la poesia degli archetipi universali.
VERONICA MONTANINO mescola realtà opposte ma dialoganti: figurazione e astrazione, pittura e scultura, muro e ambiente, pieno e vuoto. Da una parte le opere entro i confini del quadro, dall'altra l'invasione degli spazi murali per ricreare strutture dove la geometria cinetica si fonde con alcune sagome dalla vitalità narrativa. Materie plastiche e rigore compositivo in un viaggio tra figura ed esplosione geometrica.
MATTEO PERETTI, ovvero, casalinghi, giocattoli, accessori del vestiario, suppellettili, complementi domestici, ingredienti vari con cui nascono le sue sculture ironiche dai messaggi centrati. Allo stesso modo, tra colori, linee, intrecci e plausibili geometrie, nascono i quadri di sole buste, campiture postinformali dove la memoria di Burri sembra disporsi alla vitalità ginnica del pop urbano. Pitture con febbre da shopping.
FRANCESCA ROMANA PINZARI utilizza le carte ruvide dei quotidiani come superficie evocativa e cortocircuito per l'immagine in sovrimpressione. Vediamo campiture tipografiche su cui emergono individui, volti, dialoghi silenziosi tra corpi in scena. La memoria collettiva delle notizie accoglie le sottili memorie private dei protagonisti dipinti. Un viaggio figurativo in cui la carta si trasforma in geografia emozionale.
LUCA PIOVACCARI lavora principalmente con la fotografia su acetato, ormai un timbro iconografico con cui ha definito la sua idea di paesaggio e ritratto. Da una parte le panoramiche su luoghi aperti, campagne, strade desolate, elemento chiave anche per le sue installazioni di materie naturali sui muri; dall'altra i visi a piano ravvicinato che stabiliscono un dialogo, estetico e concettuale, con quei vedutismi dal fitto mistero.
MASSIMO PULINI mescola citazione e scienza, pittura e apparenza elettronica, classicità e contaminazioni del presente. Le sue figure si svincolano dalla pura citazione e raccontano la persistenza dinamica della figura. Volti e paesaggi su radiografie, lastre di rame, ardesia, fino alle recenti resine da cui spuntano teste in bassorilievo. Un immaginario di confronti dialettici e scatti linguistici che esalta l'universalità della pittura.
ESTEBAN VILLALTA MARZI, partendo dalle matrici del fumetto, isola dettagli che diventano elemento concettuale. Negli anni abbiamo visto la gestualità delle mani, gli oggetti domestici, le ballerine di flamenco, i toreri metropolitani, i volti giovani. Un gioco di spiazzamenti a cui contribuiscono le superfici: tovaglie da cucina ma anche simulazioni di carte da parati e pelli maculate in un viaggio iperpop dai colori esplosivi.
LISA WADE elabora bandiere ad alto contenuto politico per un procedere lento e stratificato. L'artista mescola stoffe, bitume, piume e colori per le sue letture trasversali del mondo contemporaneo. La bandiera si trasforma in un archetipo morale che racconta il dialogo possibile, la dialettica costruttiva, lo spiraglio per un futuro migliore. Uno sguardo dentro la geometria rigida della bandiera, oltre la sua apparenza patriottica.
11
agosto 2007
Superfici mai superficiali #1 – I materiali e la loro molteplicità
Dall'undici al 18 agosto 2007
arte contemporanea
Location
CASTELLO DRAGONETTI DE TORRES
Pizzoli, (L'aquila)
Pizzoli, (L'aquila)
Orario di apertura
tutti i giorni 10:00-13:00 / 16:00-20:00
Vernissage
11 Agosto 2007, ore 19
Autore
Curatore