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Clante – Lo spirito della Libera Repubblica di Panzano
Un ciclo di mostre ideato da Heinrich Nicolaus con Wolf Guenter Thiel
Comunicato stampa
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Il progetto intende aprire un confronto sull’idea di paesaggio culturale come idea e come valore, non solo nel Chianti e in Toscana.
Il dogma contemporaneo del sistema dell’arte insiste sulla centralità delle (grandi) città come luoghi esclusivi di produzione e di messa in scena. Alla campagna toscana viene concessa una specie di nicchia benevola: nelle proprietà di grandi collezionisti, che espongono la propria collezione ( Villa Celle, Castello di Ama…), e le iniziative più o meno frequenti e durature di singoli o associazioni e istituzioni come “Arte all’Arte” e “Tuscia Electa” o le istallazione alla Volpaia ideate da Luciano Pistoi negli anni ottanta.
La campagna come luogo di produzione artistica è un'altra cosa. Il paesaggio culturale inteso come serbatoio storico e come confronto con lo stato delle cose attuale sarà l’oggetto della nostra mostra. Quello che ci interessa è lo sguardo dell’artista sull’evoluzione del paesaggio culturale nel passato, nel presente e nel futuro. Il Chianti come modello alternativo al paesaggio rurale,, scena di una produzione industrializzata e razionalizzata al massimo, e alla città intesa come realtà sociale, culturale, ambientale ed urbana. Cosa sono state storicamente le caratteristiche del paesaggio culturale, e cosa sono le condizioni di una fusione ideale fra naturale e culturale nel mondo di oggi? L’impegno dell’artista come analista interdisciplinare di un contesto complesso che coinvolge la storia, l’architettura, l’agricoltura, la biologia, la geologia e la sociologia del territorio mira a costruire un intervento preciso ed articolato ponendo delle domande che coinvolgeranno l’identità del luogo degli interventi.
Questo ciclo di mostre guarderà alcune piante presenti nel Chianti:
il Bambù
I papaveri d’oppio
I bacchi da seta
Lo zafferano
Il giaggiolo
La canapa
Il gelsomino
Queste piante hanno una cosa in comune (escluso il giaggiolo): non vengono comunemente associati al Chianti, ma all’Oriente. Le ritroviamo coltivate da centinaia di anni proprio qui, nel Chianti (ma non solo). Sappiamo della via della seta, delle incursioni europee di Dsingis Khan, delle crociere di Marco Polo e di missionari che partivano per l’Oriente. Sappiamo che lo zafferano e la seta erano ricercatissimi beni di lusso, mentre l’oppio serviva da tempi remoti come medicina antidolorifica, e fu ricercata per queste qualità. La canapa invece serviva tradizionalmente come materia prima per la produzione di fibre tessili. L’autonomia economica del Chianti non sarebbe stata possibile senza la canapa. Questo elemento di autonomia del Chianti è molto importante, in quanto potrebbe essere una delle componenti necessarie per arrivare alle condizioni di poter interagire con il paesaggio non da una posizione di schiavitù e di sofferenza, ma di autosufficienza. Da questa interazione nasce una dialettica tale, da incidere sul carattere stesso del paesaggio, che cosi diventa paesaggio culturale. L’intervento dell’uomo non solo in chiave funzionale ma anche come gesto estetico. Immaginiamo un campo promiscuo del 1600 chiantigiano: ci troviamo alberi di frutta, vigne, oliveti, grano e mais assieme ai giaggioli e ai campi di canapa. Lo zafferano e i papaveri d’oppio potevano essere coltivati solo da monasteri che avevano un’apposita delibera dal vescovo.
Da un lato il Chianti ha subito la contaminazione tramite elementi che hanno la loro provenienza in paesi lontani come la Cina, dall’altro lato il Chianti è caratterizzato dall’ architettura e da vari reperti archeologici che sono testimone di una storia che va dagli Etruschi ai Romani ai Longobardi al edioevo dei missionari cristiani fino alla collocazione fra due centri del potere del Rinascimento come Firenze e Siena. Infatti, Panzano si trova esattamente a 30km da Siena e da Firenze. Questa vicinanza alle città che allora erano molto importanti, è un'altra premessa per l’esistenza di un paesaggio culturale, che ha bisogno di continui stimoli al di là della vita contadina. Il rapporto fra città e campagna che è spesso conflittuale, perché la campagna si oppone ai cambiamenti, mentre la città spinge per il nuovo, può essere una simbiosi costruttiva, che produce il paesaggio culturale non come idea statica, ma come una realtà che partecipa alla storia delle città e ne approfitta. Il nostro progetto cerca di definire le condizioni del paesaggio culturale come un possibile modello di vita anche nel futuro.
Un ciclo di mostre ideato da Heinrich Nicolaus e Wolf Guenter Thiel organizzato dal MOMAP (Museum of Modern Art Panzano) in collaborazione con il LAC (Laboratorio di Arte Contemporanea) e con la partecipazione dell’Associazione “Arte in Chianti”.
.
Con la partecipazione di Rosella Tesi.
Sponsor particolare del progetto di Perrine Wettstein:
Marco Mazzoni, presidente dell’Associazione “Zafferano Colle Fiorentine”
Il dogma contemporaneo del sistema dell’arte insiste sulla centralità delle (grandi) città come luoghi esclusivi di produzione e di messa in scena. Alla campagna toscana viene concessa una specie di nicchia benevola: nelle proprietà di grandi collezionisti, che espongono la propria collezione ( Villa Celle, Castello di Ama…), e le iniziative più o meno frequenti e durature di singoli o associazioni e istituzioni come “Arte all’Arte” e “Tuscia Electa” o le istallazione alla Volpaia ideate da Luciano Pistoi negli anni ottanta.
La campagna come luogo di produzione artistica è un'altra cosa. Il paesaggio culturale inteso come serbatoio storico e come confronto con lo stato delle cose attuale sarà l’oggetto della nostra mostra. Quello che ci interessa è lo sguardo dell’artista sull’evoluzione del paesaggio culturale nel passato, nel presente e nel futuro. Il Chianti come modello alternativo al paesaggio rurale,, scena di una produzione industrializzata e razionalizzata al massimo, e alla città intesa come realtà sociale, culturale, ambientale ed urbana. Cosa sono state storicamente le caratteristiche del paesaggio culturale, e cosa sono le condizioni di una fusione ideale fra naturale e culturale nel mondo di oggi? L’impegno dell’artista come analista interdisciplinare di un contesto complesso che coinvolge la storia, l’architettura, l’agricoltura, la biologia, la geologia e la sociologia del territorio mira a costruire un intervento preciso ed articolato ponendo delle domande che coinvolgeranno l’identità del luogo degli interventi.
Questo ciclo di mostre guarderà alcune piante presenti nel Chianti:
il Bambù
I papaveri d’oppio
I bacchi da seta
Lo zafferano
Il giaggiolo
La canapa
Il gelsomino
Queste piante hanno una cosa in comune (escluso il giaggiolo): non vengono comunemente associati al Chianti, ma all’Oriente. Le ritroviamo coltivate da centinaia di anni proprio qui, nel Chianti (ma non solo). Sappiamo della via della seta, delle incursioni europee di Dsingis Khan, delle crociere di Marco Polo e di missionari che partivano per l’Oriente. Sappiamo che lo zafferano e la seta erano ricercatissimi beni di lusso, mentre l’oppio serviva da tempi remoti come medicina antidolorifica, e fu ricercata per queste qualità. La canapa invece serviva tradizionalmente come materia prima per la produzione di fibre tessili. L’autonomia economica del Chianti non sarebbe stata possibile senza la canapa. Questo elemento di autonomia del Chianti è molto importante, in quanto potrebbe essere una delle componenti necessarie per arrivare alle condizioni di poter interagire con il paesaggio non da una posizione di schiavitù e di sofferenza, ma di autosufficienza. Da questa interazione nasce una dialettica tale, da incidere sul carattere stesso del paesaggio, che cosi diventa paesaggio culturale. L’intervento dell’uomo non solo in chiave funzionale ma anche come gesto estetico. Immaginiamo un campo promiscuo del 1600 chiantigiano: ci troviamo alberi di frutta, vigne, oliveti, grano e mais assieme ai giaggioli e ai campi di canapa. Lo zafferano e i papaveri d’oppio potevano essere coltivati solo da monasteri che avevano un’apposita delibera dal vescovo.
Da un lato il Chianti ha subito la contaminazione tramite elementi che hanno la loro provenienza in paesi lontani come la Cina, dall’altro lato il Chianti è caratterizzato dall’ architettura e da vari reperti archeologici che sono testimone di una storia che va dagli Etruschi ai Romani ai Longobardi al edioevo dei missionari cristiani fino alla collocazione fra due centri del potere del Rinascimento come Firenze e Siena. Infatti, Panzano si trova esattamente a 30km da Siena e da Firenze. Questa vicinanza alle città che allora erano molto importanti, è un'altra premessa per l’esistenza di un paesaggio culturale, che ha bisogno di continui stimoli al di là della vita contadina. Il rapporto fra città e campagna che è spesso conflittuale, perché la campagna si oppone ai cambiamenti, mentre la città spinge per il nuovo, può essere una simbiosi costruttiva, che produce il paesaggio culturale non come idea statica, ma come una realtà che partecipa alla storia delle città e ne approfitta. Il nostro progetto cerca di definire le condizioni del paesaggio culturale come un possibile modello di vita anche nel futuro.
Un ciclo di mostre ideato da Heinrich Nicolaus e Wolf Guenter Thiel organizzato dal MOMAP (Museum of Modern Art Panzano) in collaborazione con il LAC (Laboratorio di Arte Contemporanea) e con la partecipazione dell’Associazione “Arte in Chianti”.
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Con la partecipazione di Rosella Tesi.
Sponsor particolare del progetto di Perrine Wettstein:
Marco Mazzoni, presidente dell’Associazione “Zafferano Colle Fiorentine”
08
luglio 2007
Clante – Lo spirito della Libera Repubblica di Panzano
Dall'otto al 31 luglio 2007
Location
CORTILE SASSOLINI
Greve In Chianti, Piazza Ricasoli, 3, (Firenze)
Greve In Chianti, Piazza Ricasoli, 3, (Firenze)
Vernissage
8 Luglio 2007, ore 18
Curatore