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Gabi Minedi
personale
Comunicato stampa
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EL VIAJERO
Mi aggiro nello studio di Gabi Minedi cercando di memorizzare il più possibile ogni ninnolo, ogni libro, ogni disco.vengo bombardato da una miriade di sensazioni contrastanti.la stanza ricorda la camera di una bambina di dieci anni, ma, alle pareti, non ci sono poster di cantanti amati, bensì bellissimi quadri, sul tavolo non trovo riviste o fotoromanzi ma libri impegnati "alleggeriti" da buffi segnalibro "pelosi" e nel portapenne simpatici orsacchiotti di stoffa rivestono gli "strumenti dello scrittore".
Gabi è una donna di indefinibile età (non saprei essere preciso), è un mix di ingenuità e maturità, allegria e malinconia, gioia di vivere e paura di vivere. Gabi ama la vita, è un piccolo passerotto che vuole combattere, con le sue armi, per la libertà - libertà di pensiero e libertà d'azione. Per mezzo della pittura, da lei definita anche come cura terapeutica, Gabi affronta i suoi "mostri" e i nostri; descrive le sue passioni che magistralmente diventano immagini di realtà universali.
Le opere di Gabi Minedi sembrano di facile comprensione, istantaneamente suscitano un allegro sorriso ma, senza che ce ne accorgiamo, siamo "costretti" a intraprendere un viaggio a ritroso nella nostra memoria, un viaggio che comporta l'abbandono delle precarie sicurezze da adulti; siamo consapevoli che, ripercorrendo il passato, incontreremo ciò che volontariamente o non abbiamo abbandonato.
Il viaggio per Gabi non è solo ritorno alle origini ma è evoluzione, cambiamento e soprattutto possibilità di fuga, fuga dalle regole imposte dalle menti ristrette e dai cuori di pietra.
I personaggi dei suoi quadri, i Vichinghi, i Don Chisciotte, gli ometti e le donnine sono riflesso delle nostre forze - possibilità e debolezze - prigionie. Le une, energie primitive, vitali che spingono l'uomo a conoscere e a migliorare la propria e collettiva storia, le altre, frutto della più ipocrita morale che vuole omologare e imbavagliare l'intelligenza e i sentimenti nobili.
In un quadro intitolato Wink "entrano in gioco" diversi materiali, latte, stoffe impregnate di colori, chiodi ecc.ecc. simboli di esistenza lacerata e sfatta ma capace ancora di urlare, è il colore puro, mai mescolato, che grida contro il male assoluto, l'indifferenza.
Il personaggio fantastico ha dietro di se un aquilone, esso non vola, è trafitto da tanti chiodi paradigmi delle nostre speranze e sogni non realizzati. Wink ha al posto dei piedi pesanti "pilastri", forte è il desiderio di fuggire, di andare lontano, ma ardua è l'impresa; in questo quadro tutto parla di sconfitta.
Notiamo in altri quadri di Gabi l'uso del graffito, come gli artisti americani della Pop Art, utilizza un linguaggio metropolitano dove essenziale è la rabbia, strumento utile per denunciare le ingiustizie moderne che spesso l'uomo fa finta di non vedere e ascoltare, ha come i suoi personaggi, "orecchie pelose e piccoli occhi insensibili".
Il viaggio per Gabi non è un vagabondare o una mera ricerca ma è prima di tutto viaggio esistenziale, alla scoperta di se stessi e del proprio essere nel mondo. Sorrido nel vedere i suoi viaggiatori con in testa enormi frutti o al collo bizzarre valigie e minuscole borsette, il mio è un sorriso malinconico perché conscio che gli oggetti rappresentano la totalità delle umane esperienze acquisite, gli errori e le vittorie, le gioie e i dolori. E' un carico pesante che non facilita il pellegrinaggio, l'uomo non ha più la "Leggerezza dell'Essere", non è più "angelo" ma essere appesantito dalla stessa vita, desideroso di intraprendere una nuova e più affascinante esperienza - la morte - che per Gabi Minedi non è l'ultima tappa ma è l'inizio di un'altra emozionante avventura.
Emiliano Canali
Mi aggiro nello studio di Gabi Minedi cercando di memorizzare il più possibile ogni ninnolo, ogni libro, ogni disco.vengo bombardato da una miriade di sensazioni contrastanti.la stanza ricorda la camera di una bambina di dieci anni, ma, alle pareti, non ci sono poster di cantanti amati, bensì bellissimi quadri, sul tavolo non trovo riviste o fotoromanzi ma libri impegnati "alleggeriti" da buffi segnalibro "pelosi" e nel portapenne simpatici orsacchiotti di stoffa rivestono gli "strumenti dello scrittore".
Gabi è una donna di indefinibile età (non saprei essere preciso), è un mix di ingenuità e maturità, allegria e malinconia, gioia di vivere e paura di vivere. Gabi ama la vita, è un piccolo passerotto che vuole combattere, con le sue armi, per la libertà - libertà di pensiero e libertà d'azione. Per mezzo della pittura, da lei definita anche come cura terapeutica, Gabi affronta i suoi "mostri" e i nostri; descrive le sue passioni che magistralmente diventano immagini di realtà universali.
Le opere di Gabi Minedi sembrano di facile comprensione, istantaneamente suscitano un allegro sorriso ma, senza che ce ne accorgiamo, siamo "costretti" a intraprendere un viaggio a ritroso nella nostra memoria, un viaggio che comporta l'abbandono delle precarie sicurezze da adulti; siamo consapevoli che, ripercorrendo il passato, incontreremo ciò che volontariamente o non abbiamo abbandonato.
Il viaggio per Gabi non è solo ritorno alle origini ma è evoluzione, cambiamento e soprattutto possibilità di fuga, fuga dalle regole imposte dalle menti ristrette e dai cuori di pietra.
I personaggi dei suoi quadri, i Vichinghi, i Don Chisciotte, gli ometti e le donnine sono riflesso delle nostre forze - possibilità e debolezze - prigionie. Le une, energie primitive, vitali che spingono l'uomo a conoscere e a migliorare la propria e collettiva storia, le altre, frutto della più ipocrita morale che vuole omologare e imbavagliare l'intelligenza e i sentimenti nobili.
In un quadro intitolato Wink "entrano in gioco" diversi materiali, latte, stoffe impregnate di colori, chiodi ecc.ecc. simboli di esistenza lacerata e sfatta ma capace ancora di urlare, è il colore puro, mai mescolato, che grida contro il male assoluto, l'indifferenza.
Il personaggio fantastico ha dietro di se un aquilone, esso non vola, è trafitto da tanti chiodi paradigmi delle nostre speranze e sogni non realizzati. Wink ha al posto dei piedi pesanti "pilastri", forte è il desiderio di fuggire, di andare lontano, ma ardua è l'impresa; in questo quadro tutto parla di sconfitta.
Notiamo in altri quadri di Gabi l'uso del graffito, come gli artisti americani della Pop Art, utilizza un linguaggio metropolitano dove essenziale è la rabbia, strumento utile per denunciare le ingiustizie moderne che spesso l'uomo fa finta di non vedere e ascoltare, ha come i suoi personaggi, "orecchie pelose e piccoli occhi insensibili".
Il viaggio per Gabi non è un vagabondare o una mera ricerca ma è prima di tutto viaggio esistenziale, alla scoperta di se stessi e del proprio essere nel mondo. Sorrido nel vedere i suoi viaggiatori con in testa enormi frutti o al collo bizzarre valigie e minuscole borsette, il mio è un sorriso malinconico perché conscio che gli oggetti rappresentano la totalità delle umane esperienze acquisite, gli errori e le vittorie, le gioie e i dolori. E' un carico pesante che non facilita il pellegrinaggio, l'uomo non ha più la "Leggerezza dell'Essere", non è più "angelo" ma essere appesantito dalla stessa vita, desideroso di intraprendere una nuova e più affascinante esperienza - la morte - che per Gabi Minedi non è l'ultima tappa ma è l'inizio di un'altra emozionante avventura.
Emiliano Canali
06
luglio 2007
Gabi Minedi
Dal 06 al 20 luglio 2007
arte contemporanea
Location
CAFFE’ MELETTI
Ascoli Piceno, Piazza Del Popolo, (Ascoli Piceno)
Ascoli Piceno, Piazza Del Popolo, (Ascoli Piceno)
Orario di apertura
tutti i giorni su appuntamento
Vernissage
6 Luglio 2007, ore 21:30
Autore
Curatore