20 settembre 2012

Condividere è connettere

 
Per molti "l'artista in azienda" è ancora un arcano. Ettore Favini, alla sua seconda prova a contatto con il mondo dell'impresa, ci racconta che succede e come succede. Ma a commentare l'esperienza sono soprattutto loro. I diretti interessati

di

Il 13 settembre scorso ho realizzato un workshop insieme a dieci collaboratori di Bricocenter Srl, la più grande catena di bricolage in Italia. L’iniziativa rientrava nell’ambito di “E-STRAORDINARIO”, un programma di formazione curato da Marcello Smarrelli e ideato dalla Fondazione Ermanno Casoli, a cui avevo già partecipato nel 2007 presso l’azienda Elica di Fabriano e che negli ultimi anni è stato realizzato anche in altre realtà industriali con diversi artisti. Non ero quindi nuovo ad un incontro con il mondo aziendale, anche se ogni progetto e ogni azienda, per quanto simili, offrono sempre esperienze uniche.

All’inizio della mia giornata nel punto vendita Bricocenter di Cinisello Balsamo, mi sono trovato con dieci persone spiazzate e sorprese di essere state coinvolte in un workshop con un artista. Si trattava di un gruppo di collaboratori dell’azienda che nei due anni precedenti aveva partecipato a un percorso intitolato “Vision”, il cui obiettivo era immaginare tutti insieme come l’azienda avrebbe voluto essere nel 2020 e, dunque, per lavorare ogni giorno alla realizzazione di questa “visione aziendale” a lungo termine. Il mio intervento, fortemente voluto dal direttore regionale di Bricocenter Sergio Lombardi, voleva raccogliere le esperienze e le emozioni maturate durante questo progetto e fare in modo che venissero restituite attraverso un lavoro artistico in grado di rappresentare l’apporto di ciascun individuo come ricchezza collettiva per l’azienda.

La mia idea è stata di fargli rivivere quella esperienza attraverso il racconto, per far emergere dalle parole emozioni, ricordi, riflessioni e poi sintetizzarle in un’immagine condivisa. Per arrivare dalle parole all’immagine, dopo un percorso di discussione, confronto e selezione, ci siamo avvalsi di un software grafico di social network analisys, che ha collegato tra loro le parole da noi scelte generando una rappresentazione grafica dalla forma organica. Una volta ottenuta questa immagine, i partecipanti hanno attinto al punto vendita Bricocenter per scegliere i materiali con cui realizzarla concretamente. Questo lavoro collettivo li ha portati a produrre la loro opera d’arte, mettendosi in gioco completamente e sprigionando tutte le proprie risorse personali, con passione e divertimento. Li ho visti superare insieme tutte le difficoltà e gli intoppi che sono via via emersi con grande spirito di collaborazione.

In coda alla giornata c’è stato un momento di riflessione con Giovanni Boano, trainer specializzato in formazione manageriale che da anni collabora con la FEC.

Forse il modo migliore per conoscere il progetto e capire cosa abbia rappresentato per le persone che lavorano in Bricocenter è chiederlo a loro.

Ecco alcune delle risposte.

Erika: «Lavorare insieme a un artista ci ha fatto capire meglio che cos’è l’arte contemporanea, come questa è più vicino alla vita quotidiana di quanto sembri. Pensavamo che l’arte fosse qualcosa molto lontana da noi e dal nostro lavoro, invece abbiamo scoperto che ci sono molti punti di contatto».

Margherita: «L’idea che un’opera d’arte possa nascere da un’analisi dei bisogni di una comunità di riferimento, è stata per noi una scoperta interessante. Abbiamo capito meglio come lavorano gli artisti, come l’opera d’arte, al pari di qualsiasi altro oggetto, nasca da un progetto preciso e dettagliato. Ettore ci ha mostrato il suo modo di lavorare, facendoci compiere un processo completo, fino ad arrivare alla realizzazione dell’opera. In questo modo abbiamo capito qualcosa in più del nostro lavoro, dall’inizio del processo fino alla fine. La capacità di riuscire a vedere le cose come un organismo, nel suo insieme».

Chantal: «Grazie alla presenza dell’artista e alla necessità di lavorare ad un progetto comune, abbiamo avuto la possibilità di stare con i colleghi in un modo completamente nuovo, di misurarci su strade mai percorse e in qualche modo di rompere gli schemi abituali che regolano le nostre relazioni».

Stefano: «Siamo partiti senza aspettative precise, quindi per noi è stata una vera e propria sorpresa, un’esperienza spiazzante».

Erasmo: «È stato possibile realizzare l’opera perché ci abbiamo creduto fermamente, è stato un grande atto di fiducia nei confronti dell’artista coadiuvato da un vero e proprio lavoro di squadra. Come ci ha detto Ettore, spesso l’arte può nascere da un incontro, e oggi è stato proprio così».

Tamara: «Il workshop con Ettore è stato il naturale proseguimento di un percorso iniziato due anni fa. È servito a far riaffiorare i ricordi legati a quel periodo di lavoro e soprattutto ci ha offerto la possibilità di mettere in pratica alcuni dei concetti che allora avevamo elaborato insieme».

Antonio: «La cosa più forte è che siamo riusciti a creare un robusto spirito di squadra, a prendere decisioni collettive senza che nessuno prevaricasse l’altro, c’è stata molta fiducia anche verso le scelte individuali dei colleghi. Ci siamo completamente messi in gioco trovando delle risorse che non sapevamo di avere, inoltre abbiamo scoperto l’artista che era nascosto in noi!».

Giuseppe e Davide: «È stata un’esperienza unica, più che raccontarla bisogna viverla! Suggeriamo ai nostri colleghi di fare il possibile la prossima volta per essere al nostro posto!».

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui