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Franco Ottavianelli – Torri ermeticamente in ombra
Tutta l’opera recente di Ottavianelli è incentrata sull’idea di ascesa, di elevazione, simboleggiata dalla “TORRE”; ovviamente questa è la rappresentazione estetica, realizzata in varie forme e con i materiali vari propri dell’arte, di un processo che è interiore, sia di conoscenza che di perfezionamenti spirituale di sé
Comunicato stampa
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LA TORRE, L’OMBRA E LO SPECCHIO
Tutta l’opera recente di Ottavianelli è incentrata sull’idea di ascesa, di elevazione, simboleggiata dalla “TORRE”; ovviamente questa è la rappresentazione estetica, realizzata in varie forme e con i materiali vari propri dell’arte, di un processo che è interiore, sia di conoscenza che di perfezionamenti spirituale di sé.
Già nel titolo della mostra, quell’“ermeticamente” chiarisce che non si tratta di un processo facile né per la comprensione né per la realizzazione; anche la “torre”, come tutto ciò che si definisce “ermetico”, richiede un’ermeneutica, che può anche essere soggettiva. In più l’artista aggiunge il tema dell’“ombra”, altra figura “ambigua”, nel senso che il suo essere si pone tra realtà ed apparenza, è cioè in bilico, è come un’“altalena”. Ed ancora: come l’ombra è lo “specchio”, il quale anche dà un’apparenza in equilibrio instabile tra realtà e finzione.
C’è nell’opera attuale di Ottavianelli tutto un pensiero, che va dal mito mediterraneo alle filosofie più recenti, che si applica attorno al problema della “realtà” e della “verità”, che sembrano legate indissolubilmente ai loro opposti, “apparenza” e “finzione”.
L’ombra infatti è “reale” ma sfugge alla concretezza, è legata all’oggetto che, con la luce, la produce ma viene e va, appunto, a prescindere dalla sua origine; altrettanto lo “specchio” che certamente riflette un’immagine, ma questa è “inconsistente”, come l’ombra. Forse l’unico momento di “verità” lo specchio lo fornisce quando è l’Io che si specchia, perché questo è l’unica forma che l’Io ha di conoscenza di sé, che può anche essere “pericoloso” se pensiamo a Narciso, togliendogli l’accusa di “narcisismo” e considerando invece la sua azione – lo specchiarsi nell’acqua (specchio) e il cercare di afferrare (com-prehendere = prendere con, afferrare = comprendere, capire, conoscere) la sua immagine, cioè se stesso – come percorso di conoscenza, in questo caso finita tragicamente.
Anche il linguaggio pone gli stessi problemi di coincidenza o meno tra il significante e il significato, così Ottavianelli ci presenta un gioco linguistico – “gioco”, ma anche problema di profonde riflessioni – nel titolo “HOMBRE_TOUR”, infatti in francese “hombre”, nome di un gioco con le carte (gioco dell’ombra), con “tour” usato al maschile (“giro”), è un giro di mano al gioco dell’ombra, mentre con “tour” usato al femminile (“torre”) simboleggia i Tarocchi ovvero il gioco delle carte arcani maggiori in una torre sufica.
Realtà e apparenza, verità e finzione, ascesa individuale, anzitutto etica, verso la perfezione di sé, di questo e di altro ci parlano le “torri” di Ottavianelli: torri, quindi, assai diverse da quelle più note di Babele, simbolo della confusione linguistica, e d’avorio, simbolo della chiusura solipsistica dell’intellettuale. Qui, al di là dei lati ermetici ed iniziatici, il discorso è offerto a tutti, lineare e capace di suscitare, attraverso la percezione, la riflessione per un miglioramento di sé.
Giorgio Bonomi
Vito Algeri, Edilmondo, Cantina Trebotti hanno collaborato alla realizzazione della mostra
Tutta l’opera recente di Ottavianelli è incentrata sull’idea di ascesa, di elevazione, simboleggiata dalla “TORRE”; ovviamente questa è la rappresentazione estetica, realizzata in varie forme e con i materiali vari propri dell’arte, di un processo che è interiore, sia di conoscenza che di perfezionamenti spirituale di sé.
Già nel titolo della mostra, quell’“ermeticamente” chiarisce che non si tratta di un processo facile né per la comprensione né per la realizzazione; anche la “torre”, come tutto ciò che si definisce “ermetico”, richiede un’ermeneutica, che può anche essere soggettiva. In più l’artista aggiunge il tema dell’“ombra”, altra figura “ambigua”, nel senso che il suo essere si pone tra realtà ed apparenza, è cioè in bilico, è come un’“altalena”. Ed ancora: come l’ombra è lo “specchio”, il quale anche dà un’apparenza in equilibrio instabile tra realtà e finzione.
C’è nell’opera attuale di Ottavianelli tutto un pensiero, che va dal mito mediterraneo alle filosofie più recenti, che si applica attorno al problema della “realtà” e della “verità”, che sembrano legate indissolubilmente ai loro opposti, “apparenza” e “finzione”.
L’ombra infatti è “reale” ma sfugge alla concretezza, è legata all’oggetto che, con la luce, la produce ma viene e va, appunto, a prescindere dalla sua origine; altrettanto lo “specchio” che certamente riflette un’immagine, ma questa è “inconsistente”, come l’ombra. Forse l’unico momento di “verità” lo specchio lo fornisce quando è l’Io che si specchia, perché questo è l’unica forma che l’Io ha di conoscenza di sé, che può anche essere “pericoloso” se pensiamo a Narciso, togliendogli l’accusa di “narcisismo” e considerando invece la sua azione – lo specchiarsi nell’acqua (specchio) e il cercare di afferrare (com-prehendere = prendere con, afferrare = comprendere, capire, conoscere) la sua immagine, cioè se stesso – come percorso di conoscenza, in questo caso finita tragicamente.
Anche il linguaggio pone gli stessi problemi di coincidenza o meno tra il significante e il significato, così Ottavianelli ci presenta un gioco linguistico – “gioco”, ma anche problema di profonde riflessioni – nel titolo “HOMBRE_TOUR”, infatti in francese “hombre”, nome di un gioco con le carte (gioco dell’ombra), con “tour” usato al maschile (“giro”), è un giro di mano al gioco dell’ombra, mentre con “tour” usato al femminile (“torre”) simboleggia i Tarocchi ovvero il gioco delle carte arcani maggiori in una torre sufica.
Realtà e apparenza, verità e finzione, ascesa individuale, anzitutto etica, verso la perfezione di sé, di questo e di altro ci parlano le “torri” di Ottavianelli: torri, quindi, assai diverse da quelle più note di Babele, simbolo della confusione linguistica, e d’avorio, simbolo della chiusura solipsistica dell’intellettuale. Qui, al di là dei lati ermetici ed iniziatici, il discorso è offerto a tutti, lineare e capace di suscitare, attraverso la percezione, la riflessione per un miglioramento di sé.
Giorgio Bonomi
Vito Algeri, Edilmondo, Cantina Trebotti hanno collaborato alla realizzazione della mostra
01
luglio 2007
Franco Ottavianelli – Torri ermeticamente in ombra
Dal primo al 15 luglio 2007
arte contemporanea
Location
VILLA FIDELIA
Spello, VIA FLAMINIA, 70, (Perugia)
Spello, VIA FLAMINIA, 70, (Perugia)
Vernissage
1 Luglio 2007, ore 11
Autore
Curatore