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Sulle tracce di Maurice Denis. Simbolismi ai confini dell’impero asburgico
presenta, attraverso un centinaio di opere provenienti da musei e collezioni private, oltre che dalle raccolte del XIX del Mart, i risultati di una ricerca inedita dedicata alla ri-scoperta di quell’ “effetto simbolismo”, che influenzò in modo decisivo la cultura artistica delle ex province asburgiche del Tirolo e del Trentino-Alto Adige
Comunicato stampa
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Nella sede di Palazzo delle Albere a Trento, la mostra “Sulle tracce di Maurice Denis. Simbolismi ai confini dell'impero asburgico” presenta, attraverso un centinaio di opere provenienti da musei e collezioni private, oltre che dalle raccolte del XIX del Mart, i risultati di una ricerca inedita dedicata alla ri-scoperta di quell’ “effetto simbolismo”, che influenzò in modo decisivo la cultura artistica delle ex province asburgiche del Tirolo e del Trentino-Alto Adige. In questi territori, artisti come i trentini Giovanni Segantini, Luigi Bonazza, Luigi Ratini, Benvenuto Disertori, così come gli altoatesini e i tirolesi Alois Delug, Leo Putz, Albin Egger Lienz, Max von Esterle, Artur Nikodem, Carl Moser, per citare solo alcuni nomi dei pittori presenti nell’esposizione, subirono l’indiscusso fascino e l’influenza di questo movimento, trovando nella sua poetica una nuova via d’espressione artistica. Grazie anche all’intreccio con il portato di novità figurative della Secessione di Monaco e di Vienna, il Simbolismo aprì la strada al rinnovamento della loro sensibilità artistica e, in senso più generale, contribuì all’affermazione di una precoce modernità “internazionale” nei luoghi delle ex province asburgiche.
La mostra a cura Gabriella Belli e Alessandra Tiddia, si avvale del contributo scientifico di Barbara Bottacin, Günther Dankl, Carl Kraus.
Nella prima sala sono presentate alcune delle tematiche principali del Simbolismo internazionale, lette e interpretate dai diversi artisti in un arco cronologico che va dalla fine degli anni Ottanta dell’800 al secondo decennio del ‘900. Si tratta dei grandi temi della vita, il destino, la nascita, la maternità, la morte, il rapporto fra maschile e femminile, la nostalgia del vivere con e nella natura, il misticismo e la religione, temi frequentati con stili e gesti pittorici differenti.
A illustrare queste tracce tematiche sono stati scelti dei tableaux drapeaux, dei quadri simbolo a loro volta, in grado di fornire delle chiavi di lettura, dei percorsi visivi che attraversano in fasi differenti gran parte della cultura figurativa di questa regione, a suo tempo interamente raccolta sotto l’impero asburgico.
Apre questa sezione la grande tela Norne del 1895 di Alois Delug, presentato all’Esposizione Universale di Parigi nel 1900, pervaso di una cromia fortemente azzurra che conferisce al dipinto un’atmosfera di mistero, onirica, di malinconica nostalgia. Dell’ artista altoatesino sono presenti in mostra anche altre opere come Venti di marzo, forse il suo dipinto più noto, lodato da Vittorio Pica alla prima Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia del 1895, dove era stato esposto con grande successo.
Il tema simbolico della vita affiora anche negli altri capolavori presentati nella prima sezione, come ad esempio L’angelo della vita (1894) di Giovanni Segantini, nella versione ad olio proveniente dal Museo di Lipsia, e nel monumentale dipinto di Albin Egger Lienz intitolato La vita.
Un altro tema fondamentale è quello del paesaggio affrontato dalla maggior parte degli artisti delle tre regioni: da Segantini, a Bezzi, a Prati, a Nikodem, a Moser, a Moggioli. L’interpretazione lirica della natura si trasforma qui in una sintassi linguistica che tende alla sintesi, sia cromatica che compositiva, in linea con le ricerche dell’avanguardia del tempo.
Infine un ulteriore nucleo problematico è rappresentato dal ricorso al mito e all’allegoria, a cui si riferiscono soprattutto i trentini Luigi Bonazza, Luigi Ratini e Benvenuto Disertori. Di grande impatto, il trittico dipinto nel 1905 da Luigi Bonazza dedicato al mito di Orfeo.
La mostra prosegue con le sale monografiche dedicate ai singoli protagonisti, il cui percorso formativo, pur producendo esiti fra loro molto differenti, è accomunato tra l’altro dalla scelta dei luoghi del loro apprendistato. Monaco e Vienna sono preferite a Parigi, non solo per una comodità linguistica o culturale o per la prossimità geografica, ma anche perché in questi anni alla visita ai Salons parigini si va sostituendo la frequentazione delle grandi esposizioni internazionali organizzate dalle Secessioni, ormai assurti a luoghi della modernità.
I riferimenti non riguardano più solamente il Simbolismo francese, ma un Simbolismo internazionale, declinato attraverso i protagonisti delle due Secessioni, Franz von Stuck e la “Jugend” a Monaco, Gustav Klimt e la Wiener Werkstätte a Vienna, ma anche Giovanni Segantini, Ferdinand Hodler, Fernand Khnopff, Max Klinger, Arnold Böcklin, Edvard Munch, presenti nelle grandi esposizioni internazionali e sulle pagine delle riviste specializzate.
Il risultato più evidente è sicuramente l’avvio di un processo di sintesi formale che paradossalmente è accolto con più facilità da quegli artisti provenienti da una consolidata tradizione di pittura di storia e di genere, vale a dire dagli artisti austriaci, da Artur Nikodem, da Carl Moser, gli unici a soggiornare in Francia e dal trentino Umberto Moggioli.
Dieci anni dopo la costituzione ufficiale del Groupe Synthétiste nel 1891, Carl Moser aveva soggiornato a Parigi, in Bretagna e in Normandia. Dal 1901 al 1907, Moser viene a contatto con la produzione artistica del movimento Nabis, uno stimolo che non solo risveglia in lui l’interesse per la xilografia colorata giapponese, nella quale Moser trova il mezzo ideale di espressione artistica, ma gli trasmette anche uno stile ornamentale dalle superfici appiattite.
Anche Artur Nikodem è a Parigi, già nel 1891. Nikodem cita retrospettivamente Manet e Cézanne tra le sue fonti d’ispirazione. Sotto l’impressione dell’esperienza francese, che comprende probabilmente anche già le opere di Gauguin o del gruppo Nabis, oltre all’arte del Secessionismo, Nikodem inizia a utilizzare sempre più il colore in ampie campiture cromatiche di intento decorativo, come forma espressiva del suo sentire interiore.
Il linguaggio formale del Sintetismo e dei Nabis, che ne subiscono l’influenza, non fa breccia solo tra gli artisti a nord e sud del Brennero, ma anche tra quelli trentini, che ne rimangono profondamente influenzati. In particolare in Tullio Garbari, nel cui Paesaggio animato del 1916, si riconosce un’evidente affinità elettiva con la pittura dei Nabis. Garbari individua ben presto il richiamo al primitivismo di questo gruppo di artisti e la composizione formale del paesaggio racchiuso da contorni netti, che rasenta l’astrazione, evidenzia le affinità con le avanguardie francesi.
Il catalogo edito da Skira, presenta testi di Gert Ammann, Gabriella Belli, Barbara Bottacini, Carl Kraus, Günther Dankl, Margherita de Pilati, Daniela Ferrari, Laura Lorenzoni, Alessandra Tiddia.
22
giugno 2007
Sulle tracce di Maurice Denis. Simbolismi ai confini dell’impero asburgico
Dal 22 giugno al 28 ottobre 2007
arte moderna e contemporanea
Location
PALAZZO DELLE ALBERE
Trento, Via Roberto Da Sanseverino, 45, (Trento)
Trento, Via Roberto Da Sanseverino, 45, (Trento)
Biglietti
intero: euro 5
ridotto euro 3
gratuito fino a 14 anni
scolaresche euro 1 per studente
biglietto famiglia (valido per tutti i componenti di un nucleo famigliare): euro 12
gratuito per gli Amici del Museo
Biglietto unico mostre Trento e Rovereto: Intero euro 10, Ridotto euro 7
Orario di apertura
martedì – domenica: 10.00 – 18.00
lunedì chiuso
Vernissage
22 Giugno 2007, ore 12
Editore
SKIRA
Autore
Curatore