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Il suono figurato
Quattro artisti a confronto con il tema musicale
Comunicato stampa
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In occasione della manifestazione “Imola in Musica 2007” (7-10 giugno 2007) indetta dal Comune di Imola, si inaugura il 9 giugno 2007 a Palazzo Ludovico la mostra “Il suono figurato” con il patrocinio del Comune di Imola, prodotta e organizzata da Mariella Gnani, Cristina Gatti, Panstudio architetti associati e Arthemisia.
Il progetto espositivo, a cura di Stefano Cecchetto, si propone di mettere a confronto le esperienze realizzate per la musica da quattro artisti, diversi per formazione e uso delle tecniche espressive. Artisti che hanno dedicato alcuni aspetti del loro lavoro alla ricerca di una “sintonia” tra musica e pittura, con l’obiettivo di restituire, in maniera articolata tra le differenti discipline, un clima di autentico fervore culturale. Quattro artisti per quattro modi diversi di rappresentare il “tema musicale” in pittura e una performance dal vivo sul tema della “ninfa” come relazione tra immagine e intelletto.
Il rapporto tra musica e pittura si svolge per intero nel segno di una convinzione istantanea, dove la parola diventa ostacolo alla materialità del suono: qui esso si imbatte, con il mai venir meno, con la necessità assoluta dell’immagine; perché il suono non appartiene soltanto al musicista, al contrario esso si fa voce, che parla ad altre voci, ed è strumento di comunicazione ininterrotta; l’artista recepisce ed elabora manufatti estetici, stimolati e stimolanti che tendono ad ordinarsi per “isole”, neppur esse fisicamente connotabili, ma aeree, costituite da null’altro che da certi istanti, attimi sonori, episodi quotidiani di un nostro “sentire” interiore.
Così è per l’opera di Eraldo Mauro “Cinque colori opachi-Cinque suoni trasparenti”: un’indagine mirata al confronto tra la singola nota, il colore appunto, e il suo processo di trasformazione in “suono” attraverso l’uso di una luce interiore che poi si esterna nell’intensità di una nota cromatica; il lavoro di Mauro tende a raggiungere la suggestione di una “sonata”, il suo è un lavoro sulla percezione del colore e sul processo di trasformazione della materia, da opaca a trasparente. Cinque colori di base (tre primari, più bianco e nero) sono la componente elementare per qualsiasi elaborazione cromatica, come lo sono le singole note, che abbinate tra loro danno vita ad altre forme, ad altri suoni.
Il percorso della memoria attraversa invece l’opera di Mauro Sambo, raffinata esplorazione di un “vissuto”, ormai trascorso; una ricognizione sul ricordo, filtrata attraverso la manipolazione digitale dell’immagine fotografica. L’opera di Sambo, “I miei strumenti musicali” evoca le reminiscenze dell’artista, mediante un percorso parallelo tra immagine e parola, legato all’uso di oggetti quotidiani, e agli strumenti musicali utilizzati dallo stesso per le sue performances sonore. E’ così che la memoria diventa linguaggio, l’idea diventa azione e rappresentazione, poi finalmente fermata, fissata per sempre e consegnata alla sua storicità.
Più stretto intorno alla tradizione pittorica, con l’uso di materiali raffinati e di una tecnica ineccepibile, il lavoro di Elisa Montessori e Dario Serra indaga gli aspetti di una “costruzione emotiva” che lascia sulla carta la testimonianza di un’introspezione filtrata attraverso il segno di una musicalità interiore.
Le “Carte da Musica” di Elisa Montessori e Dario Serra riflettono nell’opera, l’armonia del gesto e la spiritualità di una composizione legata all’ideale romantico, impresso nella carta con l’asperità di una luce nuova: come un “sogno austero”, viatico di una forza antica.
La carta da musica utilizzata come foglio libero, come strumento di sovrapposizione per una scrittura che diventa segno, è una calligrafia celata, un linguaggio da decifrare come una sequenza musicale, una metafora della vita stessa: adagio, largo, andante con brio, pausa, silenzio.
La mostra viene inoltre “attraversata”, durante l’inaugurazione, dal carattere espressivo e dalla creatività del filmosofema “Nymphosofia (Ninfosofia)” di Emiliano Montanari, attuata dalla performer Tying Tiffany: presenza viva di un suono che ri-percorre l’esposizione con la forza di un’esecuzione musicale che produce altri suoni, differenti segnali. Performance che sarà registrata e si potrà rivedere in un video in mostra.
“L’oggetto dell’amore che Dante chiama “ninfa” rappresenta nei poeti d’amore il punto in cui l’immagine o fantasma comunica con l’intelletto possibile. Condannate a un’incessante, amorosa ricerca dell’uomo, le ninfe conducono sulla terra un’esistenza parallela. Create non a immagine di Dio ma dell’uomo, esse ne costituiscono una sorta di ombra o di imago. E solo nell’incontro con l’uomo queste immagini inanimate acquistano un’anima, diventano veramente vive. La storia dell’ambigua relazione fra gli uomini e le ninfe è la storia della difficile relazione fra l’uomo e le sue immagini. Le immagini hanno bisogno, per essere veramente vive, che un soggetto assumendole si unisca a loro ma in questo incontro, come nell’unione con la Ninfa-Ondina, e insito un rischio mortale. La ninfa è l’immagine dell’immagine” (Giorgio Agamben, filosofo).
Il “clima” culturale che si respira visitando l’esposizione si preannuncia come un soffio di vento nuovo che riporta però indietro, a un tempo in cui la convergenza delle arti era indispensabile alla creatività, e la personalità dell’artista non rimaneva chiusa in canoni specifici o in binari pre-destinati. In questo contesto, tutte le arti: musica, letteratura, arti visive, architettura, rompono la frontalità del loro rapporto tradizionale per convergere all’interno di un flusso comune che spinge verso un mare aperto, fatto di scontri e confronti, assolutamente vitale.
Il progetto espositivo, a cura di Stefano Cecchetto, si propone di mettere a confronto le esperienze realizzate per la musica da quattro artisti, diversi per formazione e uso delle tecniche espressive. Artisti che hanno dedicato alcuni aspetti del loro lavoro alla ricerca di una “sintonia” tra musica e pittura, con l’obiettivo di restituire, in maniera articolata tra le differenti discipline, un clima di autentico fervore culturale. Quattro artisti per quattro modi diversi di rappresentare il “tema musicale” in pittura e una performance dal vivo sul tema della “ninfa” come relazione tra immagine e intelletto.
Il rapporto tra musica e pittura si svolge per intero nel segno di una convinzione istantanea, dove la parola diventa ostacolo alla materialità del suono: qui esso si imbatte, con il mai venir meno, con la necessità assoluta dell’immagine; perché il suono non appartiene soltanto al musicista, al contrario esso si fa voce, che parla ad altre voci, ed è strumento di comunicazione ininterrotta; l’artista recepisce ed elabora manufatti estetici, stimolati e stimolanti che tendono ad ordinarsi per “isole”, neppur esse fisicamente connotabili, ma aeree, costituite da null’altro che da certi istanti, attimi sonori, episodi quotidiani di un nostro “sentire” interiore.
Così è per l’opera di Eraldo Mauro “Cinque colori opachi-Cinque suoni trasparenti”: un’indagine mirata al confronto tra la singola nota, il colore appunto, e il suo processo di trasformazione in “suono” attraverso l’uso di una luce interiore che poi si esterna nell’intensità di una nota cromatica; il lavoro di Mauro tende a raggiungere la suggestione di una “sonata”, il suo è un lavoro sulla percezione del colore e sul processo di trasformazione della materia, da opaca a trasparente. Cinque colori di base (tre primari, più bianco e nero) sono la componente elementare per qualsiasi elaborazione cromatica, come lo sono le singole note, che abbinate tra loro danno vita ad altre forme, ad altri suoni.
Il percorso della memoria attraversa invece l’opera di Mauro Sambo, raffinata esplorazione di un “vissuto”, ormai trascorso; una ricognizione sul ricordo, filtrata attraverso la manipolazione digitale dell’immagine fotografica. L’opera di Sambo, “I miei strumenti musicali” evoca le reminiscenze dell’artista, mediante un percorso parallelo tra immagine e parola, legato all’uso di oggetti quotidiani, e agli strumenti musicali utilizzati dallo stesso per le sue performances sonore. E’ così che la memoria diventa linguaggio, l’idea diventa azione e rappresentazione, poi finalmente fermata, fissata per sempre e consegnata alla sua storicità.
Più stretto intorno alla tradizione pittorica, con l’uso di materiali raffinati e di una tecnica ineccepibile, il lavoro di Elisa Montessori e Dario Serra indaga gli aspetti di una “costruzione emotiva” che lascia sulla carta la testimonianza di un’introspezione filtrata attraverso il segno di una musicalità interiore.
Le “Carte da Musica” di Elisa Montessori e Dario Serra riflettono nell’opera, l’armonia del gesto e la spiritualità di una composizione legata all’ideale romantico, impresso nella carta con l’asperità di una luce nuova: come un “sogno austero”, viatico di una forza antica.
La carta da musica utilizzata come foglio libero, come strumento di sovrapposizione per una scrittura che diventa segno, è una calligrafia celata, un linguaggio da decifrare come una sequenza musicale, una metafora della vita stessa: adagio, largo, andante con brio, pausa, silenzio.
La mostra viene inoltre “attraversata”, durante l’inaugurazione, dal carattere espressivo e dalla creatività del filmosofema “Nymphosofia (Ninfosofia)” di Emiliano Montanari, attuata dalla performer Tying Tiffany: presenza viva di un suono che ri-percorre l’esposizione con la forza di un’esecuzione musicale che produce altri suoni, differenti segnali. Performance che sarà registrata e si potrà rivedere in un video in mostra.
“L’oggetto dell’amore che Dante chiama “ninfa” rappresenta nei poeti d’amore il punto in cui l’immagine o fantasma comunica con l’intelletto possibile. Condannate a un’incessante, amorosa ricerca dell’uomo, le ninfe conducono sulla terra un’esistenza parallela. Create non a immagine di Dio ma dell’uomo, esse ne costituiscono una sorta di ombra o di imago. E solo nell’incontro con l’uomo queste immagini inanimate acquistano un’anima, diventano veramente vive. La storia dell’ambigua relazione fra gli uomini e le ninfe è la storia della difficile relazione fra l’uomo e le sue immagini. Le immagini hanno bisogno, per essere veramente vive, che un soggetto assumendole si unisca a loro ma in questo incontro, come nell’unione con la Ninfa-Ondina, e insito un rischio mortale. La ninfa è l’immagine dell’immagine” (Giorgio Agamben, filosofo).
Il “clima” culturale che si respira visitando l’esposizione si preannuncia come un soffio di vento nuovo che riporta però indietro, a un tempo in cui la convergenza delle arti era indispensabile alla creatività, e la personalità dell’artista non rimaneva chiusa in canoni specifici o in binari pre-destinati. In questo contesto, tutte le arti: musica, letteratura, arti visive, architettura, rompono la frontalità del loro rapporto tradizionale per convergere all’interno di un flusso comune che spinge verso un mare aperto, fatto di scontri e confronti, assolutamente vitale.
09
giugno 2007
Il suono figurato
Dal 09 al 24 giugno 2007
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
PALAZZO LUDOVICO
Imola, Via Emilia, 18, (Bologna)
Imola, Via Emilia, 18, (Bologna)
Orario di apertura
tutti i giorni 18–22
Vernissage
9 Giugno 2007, ore 18
Sito web
www.imolainmusica.it
Ufficio stampa
ARTHEMISIA
Autore
Curatore