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Paolo Gioli – Volti attraverso – Tokyo 1996
La Folini Arte Contemporanea presenta la serie del Fotofinish realizzata dall’artista a Tokio negli anni Novanta
Comunicato stampa
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A distanza di due anni dalla precedente mostra personale di Paolo Gioli – schivo e grandissimo maestro internazionale della fotografia ma con importanti riconoscimenti come attestano le costanti presenze nei più prestigiosi spazi e rassegne internazionali quali il Centre Pompidou o la Biennale di Venezia - la Folini Arte Contemporanea presenta la serie del Fotofinish realizzata dall’artista a Tokio negli anni Novanta.
Scrive in catalogo Paolo Gioli “…Con il fotofinish, una tecnica che ho iniziato a utilizzare e a reinventare nei primi anni Settanta, avviene una decostruzione e una ricomposizione ed altri fenomeni plastici che ricordano certe elaborazioni grafiche computerizzate. Si tratta essenzialmente della creazione e del compimento di più movimenti in tempo reale della fotocamera (movimento manuale), della pellicola e del soggetto ripreso; movimenti rallentati, accelerati, anche parossistici e improvvisi stop.La figura ripresa entra in combutta con un’immagine fissa posta nella finestrella d’entrata della fotocamera stessa. Si arriva così ad un contatto inesorabile di una figura in movimento che nel contempo e a sua insaputa viene trasformata in un’altra, in mutazione continua della figura (l’altra) bloccata all’interno…”
Scrive in catalogo Roberta Valtorta: “… La procedura che Gioli mette in scena possiede il significato nettissimo di un processo di carattere genetico, e l'impressionante caratteristica di una metafora della nascita. Al tempo stesso, e coerentemente, la compenetrazione fra il volto e il segno che fa da matrice fa pensare assoggettare la scrittura alla sua imprescindibile impronta. La ricerca di Gioli parrebbe incarnare una sorta di lotta nel corso della quale una possibile identità (quella della persona) entra in intima collusioneal peso di una lontana memoria che comunque prosegua il suo lavoro nel presente, o all’azione di un programma informatico capace di con altre identità (quelle rappresentate dai segni stessi): ma la nuova identità che si genera da questo dinamico, anzi, agitato attraversamento di un'immagine dentro l'altra finisce per risultare irraggiungibile, disturbata, tormentata e instabile, stretta in un destino di continua mutazione. Un'identità provvisoria, presente solo per un attimo e pronta a ripartire, ingoiata dal movimento... “
Scrive in catalogo Domenico D’Oora: “…Nel Fotofinish le immagini dilaniano l’intima percezione degli individui che, come consci d’essere ritmati, nei loro drammi, nelle catastrofi dell’immagine a loro toccate, dal meccanico susseguirsi dei fori di trascinamento della pellicola che sono compresi nella stampa, divengono vittima del trascorrere degli istanti nell’impossibile rapporto con gli oggetti. In questi frammenti di accadimenti, dove il buio pervade, la luce abbaglia e brucia, ed assieme dilatano e polverizzano il tempo, il soggetto, il volto dello sconosciuto ritratto, è direttamente coinvolto in un avvenimento, in una vicenda che non gli si paleserà mai completamente, sussiste e vive come aspettando si compia l’inutile disgregarsi dello spazio, scarificato dalla luce, spogliato e immolato all’imperio del rapporto con un mondo estraneo che attenta al suo essere, che deforma la sua realtà, sfumandola nella consunzione, nel riverbero, nell’ustione dell’attesa…”
Scrive in catalogo Paolo Gioli “…Con il fotofinish, una tecnica che ho iniziato a utilizzare e a reinventare nei primi anni Settanta, avviene una decostruzione e una ricomposizione ed altri fenomeni plastici che ricordano certe elaborazioni grafiche computerizzate. Si tratta essenzialmente della creazione e del compimento di più movimenti in tempo reale della fotocamera (movimento manuale), della pellicola e del soggetto ripreso; movimenti rallentati, accelerati, anche parossistici e improvvisi stop.La figura ripresa entra in combutta con un’immagine fissa posta nella finestrella d’entrata della fotocamera stessa. Si arriva così ad un contatto inesorabile di una figura in movimento che nel contempo e a sua insaputa viene trasformata in un’altra, in mutazione continua della figura (l’altra) bloccata all’interno…”
Scrive in catalogo Roberta Valtorta: “… La procedura che Gioli mette in scena possiede il significato nettissimo di un processo di carattere genetico, e l'impressionante caratteristica di una metafora della nascita. Al tempo stesso, e coerentemente, la compenetrazione fra il volto e il segno che fa da matrice fa pensare assoggettare la scrittura alla sua imprescindibile impronta. La ricerca di Gioli parrebbe incarnare una sorta di lotta nel corso della quale una possibile identità (quella della persona) entra in intima collusioneal peso di una lontana memoria che comunque prosegua il suo lavoro nel presente, o all’azione di un programma informatico capace di con altre identità (quelle rappresentate dai segni stessi): ma la nuova identità che si genera da questo dinamico, anzi, agitato attraversamento di un'immagine dentro l'altra finisce per risultare irraggiungibile, disturbata, tormentata e instabile, stretta in un destino di continua mutazione. Un'identità provvisoria, presente solo per un attimo e pronta a ripartire, ingoiata dal movimento... “
Scrive in catalogo Domenico D’Oora: “…Nel Fotofinish le immagini dilaniano l’intima percezione degli individui che, come consci d’essere ritmati, nei loro drammi, nelle catastrofi dell’immagine a loro toccate, dal meccanico susseguirsi dei fori di trascinamento della pellicola che sono compresi nella stampa, divengono vittima del trascorrere degli istanti nell’impossibile rapporto con gli oggetti. In questi frammenti di accadimenti, dove il buio pervade, la luce abbaglia e brucia, ed assieme dilatano e polverizzano il tempo, il soggetto, il volto dello sconosciuto ritratto, è direttamente coinvolto in un avvenimento, in una vicenda che non gli si paleserà mai completamente, sussiste e vive come aspettando si compia l’inutile disgregarsi dello spazio, scarificato dalla luce, spogliato e immolato all’imperio del rapporto con un mondo estraneo che attenta al suo essere, che deforma la sua realtà, sfumandola nella consunzione, nel riverbero, nell’ustione dell’attesa…”
25
maggio 2007
Paolo Gioli – Volti attraverso – Tokyo 1996
Dal 25 maggio al 30 giugno 2007
arte contemporanea
Location
FOLINI ARTE CONTEMPORANEA
Chiasso, Via Livio, 1, (Mendrisio)
Chiasso, Via Livio, 1, (Mendrisio)
Orario di apertura
da martedì a venerdì h. 14 - 18.30, sabato 10 - 12; 14 - 18.30 o su appuntamento
Vernissage
25 Maggio 2007, ore 18,30
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