Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Lore Bert
Esposizione personale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L'ESTETICA TRASCENDENTALE DI LORE BERT
Per presentare il contesto dal quale ha potuto svilupparsi l'opera di Lore Bert, così esteticamente determinata pur rifacendosi a leggi concettuali, illustriamo alcuni momenti della storia dell'arte e di quelle correnti artistiche d'inizio del ventesimo secolo in cui la sua creazione artistica ha potuto affondare le proprie radici.
Con l'invenzione della fotografia nel diciannovesimo secolo compiti ed intenti dell'arte visiva e degli artisti sono decisamente cambiati. In primo luogo muta l'aspetto della documentazione: alla conservazione e trasmissione del passato si sostituisce un interesse più indipendente per la forma ed il contenuto delle creazioni artistiche. Nascono così in Europa all'inizio del ventesimo secolo numerose nuove correnti caratterizzate da una volontà di sperimentazione e di ricerca di nuovi mezzi espressivi.
Un radicale rinnovamento della concezione artistica trova luogo a Parigi verso la fine del primo decennio. Con il cubismo francese (1909-1912) ha inizio un chiaro rifiuto della tradizione che getterà le basi per lo sviluppo di tutta l'arte non-figurativa. Qui ha origine uno dei fondamenti della creazione artistica di Lore Bert: la tecnica del collage. Nel cubismo analitico di Georges Braques e di Pablo Picasso (1909/10) la componente spaziale degli oggetti all'interno del quadro viene dissolta, scomposta e riportata ad una forma in cui tutti i punti di vista appaiono sulla superficie simultaneamente, l'uno accanto all'altro, senza gerarchie. Si realizza così una nuova unità di tempo e di spazio. Mentre Braque fino al 1911 rende la specifica materialità dei singoli elementi che inserisce nei suoi quadri attraverso la pittura, dal 1912 Picasso sostituisce questo procidemento con materiali veri, come la carta incollata: les Papiers collés.
Modi di rappresentazione diversi e gerarchie compositive che si alternano, saranno d'ora in poi il fondamento delle nuove correnti artistiche. Anche il costruttivismo russo (1913/14), una delle correnti sviluppatesi dal cubismo, ha un ruolo importante per l'opera di Lore Bert, poiché per la prima volta nella storia dell'arte elementi figurativi vengono sostituiti da forme costruttive e geometricamente astratte. Il famoso Quadrato nero su fondo bianco (1915) di Kazimir Maleviè costituisce il culmine di questo sviluppo. Come egli stesso afferma nel suo Manifesto del Suprematismo (1915), il non-figurativo diventa il contenuto proprio dell'arte, poiché non solamente le forme, ma anche i colori sono stati eliminati dal quadro ed il contenuto si è ridotto al puro antagonismo tra figura e sfondo. Anche nell'opera di Lore Bert non esistono contenuti figurativi, ma solo qualità essenziali, disposizioni, energie e categorie che costituiscono il tema fondamentale della sua visione artistica. Di recente Lore Bert sonda soprattutto relazioni, sia in un contesto formale, che a livello verbale, inserendo nelle sue opere testi e frammenti di citazioni.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale inizia una nuova ed importante fase dello sviluppo dell'arte del collage che mette sempre più in rilievo l'aspetto della spazialità, ovvero l'opera materica. I singoli elementi scompaiono a favore di strutture pure che si estendono in modo plastico sulla superficie del quadro. Il quadro diventa rilievo e fa proprio anche lo spazio attiguo. Lucio Fontana intraprende il passo decisivo verso questo sviluppo nel 1949, quando, perforando la tela, trasforma per la prima volta un quadro in concetto spaziale. Crea così continuità tra lo spazio di fronte al quadro e lo spazio che sta dietro. Il quadro diventa oggetto.
Con questo intervento Lucio Fontana ha decisivamente influenzato il Gruppo Zero, costituitosi nel 1958 come libera associazione, dove ideali come «bellezza, purezza e tranquillità» dovevano esprimere le speranze del gruppo cercando di formulare un nuovo inizio artistico dopo le terribili esperienze della Seconda Guerra Mondiale. Il colore bianco diventa così contenuto e forma.
L'opera di Lore Bert va osservata in questo contesto. Anche nei suoi lavori la componente spaziale ha un ruolo fondamentale. La carta è la sua materia per eccellenza, ma per il modo in cui lei la utilizza non rimane una superficie piatta, ma acquisisce volume e diventa tridimensionale. I collages assumono carattere spaziale ed i quadri di carta diventano oggetti tridimensionali.
Per i suoi quadri tridimensionali, i trasparenti ed i collages Lore Bert utilizza carte provenienti dall'estremo oriente, dal Giappone, dalla Corea, dal Nepal ed il papiro dopo il suo soggiorno in Egitto nel 1996. Quasi tutte queste carte sono leggere e lavorate a mano. I segni sulla loro superficie ne evidenziano l'origine e testimoniano le diverse culture umane, la loro storia e la loro esistenza.
Lore Bert affronta questa materia con strutture astratte ed elementi formali concreti spesso definiti, geometricamente. Aggiunge numeri e segni che forniscono ulteriori forme e contenuti. Questi modi di procedere mirano alla simbiosi tra sensoriale e spirituale ad ideali di bellezza e di perfezione. Nei quadri tridimensionali crea poeticamente strutture omogenee riempiendo la superficie del quadro con innumerevoli piccole palline di carta piegata, simbolo di infinito e di leggi universali.
Le forme geometriche non esistono nella realtà, sono costruzioni della nostra immaginazioni, sono ideali che escludono il fenomenico a favore di un'idea trascendentale e che si rivolgono allo spirito attraverso l'estetica. Anche i numeri ed i segni sono Valori spirituali, conquiste dell'invenzione umana, fondamenti di una contemplazione gnoseologica resa possibile da una rappresentazione visiva senza riferimento ad un contesto esterno.
Le tematiche delle opere di Lore Bert si ripetono per un certo periodo in infinite variazioni, declinazioni e modificazioni. A volte presentano evidenti interruzioni e vengono poi riprese a distanza di tempo. Alcune sono ricorrenti, altre riemergono di tanto in tanto. Spesso una forma si sviluppa da un'altra ed i temi derivano da quelli precedenti, senza tuttavia lasciar prevedere lo sviluppo futuro.
Il percorso artistico di Lore Bert incomincia nei primi anni cinquanta alla scuola di Arti Visive di Berlino e con i suoi primi viaggi a Parigi, in Italia, in Sicilia e Spagna. Lo studio approfondito dei monumenti sacri testimonia ben presto il suo interesse per le relazioni spaziali e gli elementi architettonici fondamentali. Nasce così una serie di lavori il cui aspetto formale ricorda piante di monumenti sacri. Le sue Piante e Forme evocano rilievi di chiese romaniche, ma non si rifanno a monumenti realmente esistenti. Certi elementi formali significativi di monumenti sacri conosciuti conducono, se modificati, a nuove invenzioni, che si possono derivare da forme geometriche elementari attraverso passaggi di natura formale.
Mentre negli anni ottanta il triangolo era la sua forma geometrica elementare prediletta, dal 1990 predomina il cerchio, la forma più perfetta. Senza inizio, senza fine è un environment di circa 400 metri quadrati che espone al Museo della città di Chemnitz. La forma del cerchio non viene impressa unicamente su superfici di quadri. Ma esistono anche quadri di forma circolare o environments come Attorno ad un centro (1992). Questa grande installazione con zone di carta nera è dedicata a Rilke e alla sua poesia La pantera con la sua «danza di forza» attorno ad un centro.
Tra il 1992 e il 1993 la forma circolare appare anche sui trasparenti Mandala. Quasi tutti i mandala (cerchio nella lingua indù) sono costituiti da una sequenza regolare di forme circolari e quadrate. Utilizzato come motivo geometrico-cosmologico nelle opere d'arte indiane,simbolizza le forze divine che da un centro si propagano nell'universo. Piante di templi e di città si riferiscono alle strutture dei mandala con porte per ognuno dei punti cardinali. Qui Lore Bert riprende una tematica già affrontata nel 1972, tuttavia ora elimina il colore che solitamente caratterizza i mandala. Rimangono trasparenti con sottili e delicati tratti a matita o con finissime marcature rosse.
A partire dal 1993 le superfici circolari incominciano a riempirsi,oppure ad assumere forme ad anello, più avanti, dal 1995, si moltiplicano. Nell'opera Ritmo (1995) nove forme circolari in vari colori sono disposte sistematicamente su di una superficie. Dello stesso anno sono anche le prime sculture in carta, sia circolari che sferiche. In occasione della mostra tenutasi a Reykjavik in Islanda nel 1997 che Lore Bert dedica interamente alla Teoria degli insiemi di Kantor, inventa con la collaborazione di uno specialista oggetti al neon di forma sferica che inserisce in un'installazione di luce.
Nell'opera Tre cerchi (1998) gli elementi circolari che nel quadro tridimensionale Ritmo erano ancora sparsi sulla superficie formano adesso un'unità. Il gruppo di trifore e di quadrifore è il risultato conseguente di questo percorso. Dal 1998 in poi queste forme appaiono su quadri tridimensionali e su trasparenti sia singolarmente che ripetute, fino a formare un ordito (Maßwerk, 1999). Pur trattandosi di costruzioni puramente formali - tre archi iscritti in un cerchio - è evidente quanto questi motivi ricordino le forme di certe finestre di chiese romaniche. Questo non sorprende, poiché anche le aperture delle finestre venivano disegnate col compasso e costituivano un prezioso ornamento utilizzato nel Medioevo soprattutto dal tredicesimo fino al sedicesimo secolo. Già nel dodicesimo secolo a Chartres troviamo forme di finestre che si aprono come brecce nel muro. Oggi queste aperture ornamentali dell'architettura sacra medievale appaiono in diversi tipi d'edifici, dai monumenti islamici ai palazzi veneziani.
Se nelle opere di Lore Bert che seguono questa fase cerchiamo di sostituire le parti rotondeggianti delle quadrifore con un rettangolo, il risultato evoca piante di chiese romaniche. Non è così rilevante stabilire fino a che punto ogni quadro di Lore Bert si possa concretamente associare ad autentiche piante di chiese romaniche e fino a che punto possa essere considerata un'invenzione dell'artista, poiché non è sua intenzione analizzare in modo scientifico le connessioni formali tra le chiese romaniche. Queste secondo Dethard von Winterfeld «dovevano assolvere sia a funzioni specifiche che a ragioni storiche.» Dethard von Winterfeld fa riferimento nel suo libro Romanik am Rhein ad alcune costanti fondamentali le cui parole chiave sono: «Astrazione dall'organico e forme compatte da una parte e linearità che si avvicina all'ornamento dall'altra.»
Lore Bert visita in occasione dei suoi numerosi viaggi al Cairo le antiche moschee egiziane come la moschea di Ibn Tulun 876-79 constatandone la pura chiarezza formale. In seguito trasferisce nella sua serie di disegni con collages su carta blu forme modificate di piante di antiche moschee, presentandole per la prima volta nel 1998 alla Cultural Foundation di Abu Dhabi(Emirati Arabi) con il titolo di Lavori-base.
Questi disegni fanno parte dell'ampia serie dal titolo Nel segno della… metria che Lore Bert incomincia nel 1987. La serie è composta da collages le cui forme tridimensionali vengono inserite in costruzioni perimetrali. Queste opere realizzate in carta giapponese ed imbottite di ovatta vengono montate di solito su carte nepalesi, a volte su carta cerata oppure carte artigianali. Le costruzioni perimetrali implicano sempre delle forme tridimensionali. Questo sottolinea quanto l'aspetto spaziale sia importante nell'opera di Lore Bert.
Quando lavora con la carta non si limita al rilievo tridimensionale. Da più di due decenni sia le installazioni che le ambientazioni di carta vere e proprie sono diventate parte integrante della sua opera. Si tratta di principi costruttivi concepiti per luoghi espositivi specifici. Lore Bert ha realizzato fino ad ora più di ottanta di queste installazioni. Opus Environment, il catalogo ragionato dei suoi progetti pubblicato nel 2001, documenta le singole realizzazioni dei suoi «concetti di lavoro».
Tutti gli environments sono determinati sia dal luogo espositivo che dalle esperienze fatte da Lore Bert durante i suoi numerosi viaggi: in Turchia nel 1980, in Polonia nel 1984, a Montreal nel 1985 - dove ha lavorato per un certo periodo -, a Seoul in Corea nel 1989, a Kathmandu in Nepal nel 1992, a Sintra in Portogallo nel 1995 e a partire dal 1996 nel vicino oriente: Cairo, Abu Dhabi ed infine a Sharjah, metropoli culturale della penisola araba, premiata nel 1998 dall'Unesco come «capitale culturale del mondo arabo».
L'Asia ha segnato profondamente Lore Bert che già da molti anni lavora con carta proveniente dall'estremo oriente. Nella primavera del 1992 realizza la mostra Oriente - Occidente per il Museo Waldhof della città di Bielefeld. La bandiera che reca il titolo di questa mostra verrà poi esposta nel 1996 alla Great Cairo Library a testimoniare l'incontro dei due mondi nell'opera di Lore Bert. I suoi trasparenti, quadri di carta composti da veli sottili e trasparenti sono imbottiti di ovatta e suddivisi in campi quadrati. Su questi trascrive versi tratti dalla letteratura occidentale, dalle poesie di Goethe (Il Divano est-ovest), di Dante o di Rilke. La simbiosi tra i versi e la storia culturale evocata dalla materia non è altro che l'espressione poetica degli opposti che si conciliano nell'uomo.
Oriente - Occidente è una mostra strettamente legata alle esperienze fatte da Lore Bert in Corea nella primavera del 1989. Invitata dalla Hyundai Gallery di Seoul concepisce l'environment Intervals, acquisito poi dal National Museum of Contemporary Art ed esposto per più di un decennio nella collezione del museo stesso. Lore Bert viaggia nel sud del paese, visita templi e palazzi. I suoi approfondimenti della storia coreana rivelano una moltitudine di punti di contatto tra oriente ed occidente. È nell'occidente che la storia della stampa ha le sue origini fin dall'ottavo secolo col libro xilografico. Lore Bert vive a Magonza, la città di Gutenberg, culla dell'arte del libro stampato la cui invenzione risale alla metà del quindicesimo secolo. Solo pochi mesi prima della sua partenza per la Corea Lore Bert realizza una grande mostra al Museo Gutenberg di Magonza. Qui presenta Il principio dialogico, un'ambientazione spaziale di carta. Cercando di trascrivere le sue concezioni attraverso la scrittura coreana si rende conto che, contrariamente al giapponese o al cinese, il coreano presenta una quantità di segni che possiedono un valore fonetico e che combinati tra loro diventano portatori di significato come nell'alfabeto occidentale (ventisei segni nel tedesco, da ventiquattro a ventisei segni nel coreano). Già nel quindicesimo secolo nel coreano esiste l'alfabeto Hangul, composto da consonanti e vocali.
Quando Lore Bert concepisce una mostra in un paese, ne studia a fondo la scrittura. Realizza così nel 1996 per la Echnaton Gallery del Cairo Valori spirituali, grandi trasparenti dove i concetti di «Silenzio» e «Saggezza» sono espressi in arabo. Da allora quei segni di origine indiana, oggi utilizzati in area linguistica araba per indicare le cifre, fanno ormai parte del suo vocabolario formale.
Scrittura - Parole è il titolo di un dittico realizzato da Lore Bert nel 1989 in occasione della sua mostra per il Museo Gutenberg di Magonza, un'opera in cui scrittura e pensiero rappresentano per Lore Bert valori fondamentali. Spesso si è dedicata a riflessioni filosofiche ed ha tematizzato nei suoi quadri questioni etiche ed estetiche facendo riferimento a diverse fonti. Scrittura e letteratura diventano una componente essenziale della sua opera; appaiono lettere, parole, concetti in lingue diverse, frammenti di testi, cifre e numeri.
All'inizio degli anni ottanta abbiamo i primi segni grafici in una criptica forma di geroglifico (Segni 1983). Seguono singole lettere, poi parole e concetti come Saggezza e Silenzio ed infine testi veri e propri. «All'inizio fu il verbo …», così comincia il prologo del Vangelo secondo Giovanni che Lore Bert trascrive su ventun trasparenti. Verso la luce, invece, è il messaggio dell'installazione che insieme all'opera di carta Cerchio di luce viene esposta nel 1997 nell'Antoniterkirche di Colonia in occasione della celebrazione della messa pasquale.
Le singole parole ed i testi creano sulla superficie dei trasparenti forme diverse: spirali, onde o croci. Di solito si tratta di scritti filosofici di Immanuel Kant, di Willard van Orman Quine, di Nelson Goodman o di Aristotele. In questi scritti Lore Bert ha trovato concetti che interpretano la sua visione artistica. Anche se si parla di semplicità, di percezione, di principi dialogici, di ragione e di sensibilità, di inizio e di fine del mondo, di movimento, di tempo e di spazio, di causalità e di altri concetti, pur sempre si tratta di conoscenza. Se secondo Aristotele «il meravigliarsi è l'origine del filosofare umano», allora anche il dubbio cartesiano viene messo in gioco. È attraverso il «dubio» che Descartes arriva al «cogito» e quindi alla certezza della sua esistenza («cogito ergo sum»).
Dal 1998 i testi di Immanuel Kant tratti dalle sue riflessioni sull'Estetica trascendentale costituiscono uno dei temi fondamentali per Lore Bert. Nella Critica della ragion pura Kant descrive la via della conoscenza. Lore Bert in una delle sue opere riporta questo testo in forma di spirale: «Tutta la nostra conoscenza parte dai sensi, e da lì raggiunge l'intelletto per finire nella ragione, oltre la quale non c'è nulla di più alto per elaborare la materia». La percezione sensoriale diventa condizione necessaria per la conoscenza (attraverso la ragione). Questa concezione, già espressa nel dittico del 1988 Sento - Penso, è in sintonia con l'opera di Lore Bert.
Una sintesi tra spirito e sensi percorre tutta la sua opera. La forma poetica della superficie tattile evocata dalla materia provoca l'osservatore, allo stesso tempo forme costruttive e segni grafici che stimolano la sua percezione intellettuale lo tengono a distanza.
Nelle opere testuali di Lore Bert compaiono anche scritti di Kant sulla «percezione soggettiva» e sulla «realtà oggettiva». Nel 1998 Lore Bert realizza un trittico (bilingue) di grande formato che finisce con le parole: «… non sapremo mai come siano fatti gli oggetti in sé, così lontani dalla recettività dei nostri sensi. Noi non conosciamo altro che il nostro modo di percepire.»
La questione della conoscenza è molto importante per Lore Bert, ha a che fare con la creatività, ma non se si tratta di ri-conoscere. La conoscenza non decide ciò che è vero, poiché quando si ri-trova qualcosa di cui già si conosceva l'esistenza, «la nostra visione viene ampliata, ma le nostre convinzioni non cambiano.» (Lore Bert) Se si inventano però strutture e leggi che vengono costruite e riconosciute come tali, si crea un nuovo mondo o meglio una nuova versione di mondo. L'universo, non è altro che una moltitudine di versioni di mondi. Ogni uomo considera valida la propria in base alle sue conoscenze ed esperienze. La verità è relativa, secondo il filosofo americano Nelson Goodman a cui Lore Bert dedica diverse sculture ed environments di grande formato. Nelle sue opere Modi della creazione del mondo (Ways of World Making) e Linguaggi dell'arte (Languages of Art) si riferisce al fenomeno della creazione di concetti attraverso l'intelletto sulla base della percezione sensoriale. Riguardo alla conoscenza dice: «L'atto della conoscenza non è esclusivamente e neppure principalmente decidere ciò che è vero» e così Lore Bert cita in una delle sue sculture: «Non ampliamo la nostra conoscenza creando o rafforzando le nostre convinzioni, ma migliorando la nostra comprensione» ed in un'altra scultura: «Percepire il movimento spesso significa causarlo.» Queste sculture tridimensionali in lunghi contenitori di plexiglass, sono volumi che si librano nello spazio e girano su se stessi. Sono sia forme autonome che parte di infiniti mondi di carta (environments) come in Omaggio a Nelson Goodman (Art Cologne 2001).
Esistono molti Modi della creazione del mondo, ma di solito i mondi nascono da altri mondi attraverso procedimenti diversi: l'unione di singoli elementi (sintesi), la scomposizione delle sue parti (analisi), la classificazione delle caratteristiche, l'ordinare in strutture e così via. Creazione del mondo è il titolo dell'installazione che precede il grande environment per l'Art Cologne 2001. Un uovo di struzzo, simbolo d'una nuova vita, è sospeso sopra un'universo di carta. Quale nuovo mondo viene creato? L'universo come l'uovo di struzzo è soggetto alla legge della gravitazione, forza invisibile, percettibile solo attraverso i suoi effetti. In quest'installazione Lore Bert esprime anche condizioni e qualità spesso in relazione dialettica tra di loro. L'uovo oscilla per una forza opposta alla gravità. La carta è distesa, ma suggerisce movimento e leggerezza. Piegata e gonfiata in volumi si trasforma in nuvole. «La felicità è come le nuvole» dice un proverbio giapponese, si libra nell'universo senza legami. Su questo concetto si basa in seguito un'installazione per il Kunstverein di Aschaffenburg (1994). Grazie al dialogo culturale instaurato con l'Egitto, la direttrice del Kunstverein potrà presentare numerosi lavori di Lore Bert al Cairo (1996).
Nell'installazione Inferno, realizzata nell'estate del 1993 per il convento di Monteciccardo vicino ad Urbino, gli inferi vengono rappresentati non dal color rosso fuoco come vorrebbe la tradizione italiana, ma da una distesa di carta bianca. Alla parete sono appese tre scatole di plexiglass con versi di Dante tratti dalla Divina Commedia e trascritti in rosso. Le scatole contengono sottili fogli di carta che Lore Bert piega con tecnica particolare. Il bianco non è solo il colore preferito di Lore Bert, ma è legato anche ai suoi viaggi in Asia all'inizio degli anni novanta.
Nel dicembre del 1992 Lore Bert dirige, in occasione dei Mandala-Festivals in Nepal, un work-shop con gli studenti del Fine Arts Campus di Kathmandu. Contemporaneamente ha luogo una mostra alla Siddhartha Gallery. Per il work-shop ha potuto portare con sé conoscenze ed esperienze dell'arte occidentale, come la tecnica del collage, integrandole alla cultura artistica orientale. I risultati del lavoro degli studenti sono collages-mandala in cui tradizione e modernità si mescolano, forme sorprendentemente astratte, nonostante l'approccio figurativo imposto dall'Accademia.
L'attività didattica non impedisce a Lore Bert di viaggiare attraverso il Nepal. La bellezza dei monumenti intatti per secoli, la natura pacifica degli uomini ed il peso della tradizione gerarchica la entusiasmano e la coinvolgono. Le impressioni sensoriali dominano e la percezione visiva dà forma all'esperienza della sua arte. Nella stessa piazza di Swayambunath sorgono templi buddisti ed induisti. Monaci buddisti pregano anche in templi induisti e venerano la Living Godness, una dea bambina dell'induismo. Monaci induisti percuotono strumenti di preghiera buddisti. Non ci sono conflitti, solo diverse versioni di mondi con lo stesso valore. Ed è in Nepal che troviamo una spiegazione al bianco dell'installazione Inferno. Facciamo un viaggio a Pashupatinath sulla riva del fiume sacro dove i morti vengono sepolti sotto un tempio induista. Qui le salme vengono unte ed avvolte in panni bianchi e poi distese dai parenti (vestiti anch'essi di bianco) su podi di legno ed infine bruciate. Le ceneri vengono sparse nel fiume sacro e l'anima è nuovamente libera. La morte, la cremazione ed il lutto non sono momenti cupi e neri come nella cultura occidentale, ma caratterizzati da purezza, liberazione e dal colore bianco.
Il bianco determina le esperienze visive di Lore Bert nel medio e vicino oriente. Negli stati desertici degli Emirati Arabi il bianco domina. I vestiti tradizionali degli uomini, i dishdashas, segnano con il loro bianco la fisionomia della città, come il brillare dell'acqua color turchese del Golfo Arabo ed il sole splendente d'un cielo senza nuvole che si estende su di un paesaggio desertico fino a perdersi nell'infinito. To the land of light è il titolo di un'installazione di carta e neon lunga quarantacinque metri che Lore Bert realizza nel 1998 per la Cultural Foundation di Abu Dhabi. In un fulgido mare di nuvole in carta inserisce numeri realizzati con tubi al neon color turchese. Già nel 1996 Lore Bert utilizza cifre egiziane per le opere delle sue mostre al Cairo. Durante il suo primo soggiorno ne aveva osservato le forme particolari che apparivano sulle targhe delle macchine e sui cartelli stradali. Il percorso artistico di Lore Bert è segnato dall'influenza di paesi e popoli stranieri, da culture e forme diverse. Poiché il sistema numerico oggi usato in Europa ha origine nel mondo arabo, sono i numeri egiziani ad attirare l'attenzione di Lore Bert offrendo la possibilità di introdurre nuove forme nella sua opera. L'assenza di contenuti che caratterizza i numeri, permette a Lore Bert, come accade per le forme geometriche elementari, di sfruttarne le infinite potenzialità artistiche.
È facile comprendere come Lore Bert già a metà degli anni ottanta utilizzi numeri e cifre parallelamente a grafemi e parole. Le sequenze di numeri simboleggiano l'infinito come il cerchio e la sfera. Tuttavia le gerarchie tra di essi permettono di stabilire relazioni e d'esprimere quindi qualità e quantità. I numeri di per sé non hanno contenuto, se non vengono simbolicamente associati a realtà esterne. Nello stesso modo le qualità assumono significato solo se in relazione ad oggetti od eventi. Karin von Maur documenta nella grande mostra Magia del Numero del 1997, a cui partecipa anche Lore Bert, quanto grande e complesso sia quel settore che l'arte dedica ai numeri.
Nel 1996 Lore Bert realizza un'intera mostra con il tema della Teoria degli insiemi di Kantor. L'affascinante esposizione presso la Staatsgalerie di Stoccarda ha sicuramente stimolato il suo interesse per i sistemi numerici. Iniziano gli esperimenti con le sfere al neon e Lore Bert utilizza per la mostra ad Abu Dhabi (1998) numeri al neon in scrittura araba.
L'artista elabora nelle sue opere impressioni su uomini ed usanze. Il dialogo culturale incominciato da più di trent'anni continua ora con la serie di mostre negli Emirati Arabi: nel 1999 Lore Bert è ospite d'onore alla IV Biennale Internazionale d'Arte di Sharjah, nel 2000 partecipa alla mostra Woman and Art - A Global Perspective allo Sharjah's Women Club e nel 2002 espone in Acqua - Sabbia - Spazio, la grande esposizione allo Sharjah Art Museum.
Nel 1995 in occasione di una mostra dal titolo Tracce della memoria - Segni del presente, trasforma dieci sale d'arredo storico del Palácio Nacional di Sintra inserendo le sue installazioni. Attraverso questi interventi artistici riesce a stabilire una relazione simbiotica tra epoche e culture diverse. Uno degli spazi espositivi è la «Sala araba», forse un segno del destino, poiché solo due mesi più tardi partirà per il suo primo viaggio in Egitto e nel vicino oriente. Sarà per Lore Bert l'inizio di un intenso scambio con il mondo arabo e con la sua cultura così importante anche per la nostra civiltà.
Dorothea van der Koelen
Per presentare il contesto dal quale ha potuto svilupparsi l'opera di Lore Bert, così esteticamente determinata pur rifacendosi a leggi concettuali, illustriamo alcuni momenti della storia dell'arte e di quelle correnti artistiche d'inizio del ventesimo secolo in cui la sua creazione artistica ha potuto affondare le proprie radici.
Con l'invenzione della fotografia nel diciannovesimo secolo compiti ed intenti dell'arte visiva e degli artisti sono decisamente cambiati. In primo luogo muta l'aspetto della documentazione: alla conservazione e trasmissione del passato si sostituisce un interesse più indipendente per la forma ed il contenuto delle creazioni artistiche. Nascono così in Europa all'inizio del ventesimo secolo numerose nuove correnti caratterizzate da una volontà di sperimentazione e di ricerca di nuovi mezzi espressivi.
Un radicale rinnovamento della concezione artistica trova luogo a Parigi verso la fine del primo decennio. Con il cubismo francese (1909-1912) ha inizio un chiaro rifiuto della tradizione che getterà le basi per lo sviluppo di tutta l'arte non-figurativa. Qui ha origine uno dei fondamenti della creazione artistica di Lore Bert: la tecnica del collage. Nel cubismo analitico di Georges Braques e di Pablo Picasso (1909/10) la componente spaziale degli oggetti all'interno del quadro viene dissolta, scomposta e riportata ad una forma in cui tutti i punti di vista appaiono sulla superficie simultaneamente, l'uno accanto all'altro, senza gerarchie. Si realizza così una nuova unità di tempo e di spazio. Mentre Braque fino al 1911 rende la specifica materialità dei singoli elementi che inserisce nei suoi quadri attraverso la pittura, dal 1912 Picasso sostituisce questo procidemento con materiali veri, come la carta incollata: les Papiers collés.
Modi di rappresentazione diversi e gerarchie compositive che si alternano, saranno d'ora in poi il fondamento delle nuove correnti artistiche. Anche il costruttivismo russo (1913/14), una delle correnti sviluppatesi dal cubismo, ha un ruolo importante per l'opera di Lore Bert, poiché per la prima volta nella storia dell'arte elementi figurativi vengono sostituiti da forme costruttive e geometricamente astratte. Il famoso Quadrato nero su fondo bianco (1915) di Kazimir Maleviè costituisce il culmine di questo sviluppo. Come egli stesso afferma nel suo Manifesto del Suprematismo (1915), il non-figurativo diventa il contenuto proprio dell'arte, poiché non solamente le forme, ma anche i colori sono stati eliminati dal quadro ed il contenuto si è ridotto al puro antagonismo tra figura e sfondo. Anche nell'opera di Lore Bert non esistono contenuti figurativi, ma solo qualità essenziali, disposizioni, energie e categorie che costituiscono il tema fondamentale della sua visione artistica. Di recente Lore Bert sonda soprattutto relazioni, sia in un contesto formale, che a livello verbale, inserendo nelle sue opere testi e frammenti di citazioni.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale inizia una nuova ed importante fase dello sviluppo dell'arte del collage che mette sempre più in rilievo l'aspetto della spazialità, ovvero l'opera materica. I singoli elementi scompaiono a favore di strutture pure che si estendono in modo plastico sulla superficie del quadro. Il quadro diventa rilievo e fa proprio anche lo spazio attiguo. Lucio Fontana intraprende il passo decisivo verso questo sviluppo nel 1949, quando, perforando la tela, trasforma per la prima volta un quadro in concetto spaziale. Crea così continuità tra lo spazio di fronte al quadro e lo spazio che sta dietro. Il quadro diventa oggetto.
Con questo intervento Lucio Fontana ha decisivamente influenzato il Gruppo Zero, costituitosi nel 1958 come libera associazione, dove ideali come «bellezza, purezza e tranquillità» dovevano esprimere le speranze del gruppo cercando di formulare un nuovo inizio artistico dopo le terribili esperienze della Seconda Guerra Mondiale. Il colore bianco diventa così contenuto e forma.
L'opera di Lore Bert va osservata in questo contesto. Anche nei suoi lavori la componente spaziale ha un ruolo fondamentale. La carta è la sua materia per eccellenza, ma per il modo in cui lei la utilizza non rimane una superficie piatta, ma acquisisce volume e diventa tridimensionale. I collages assumono carattere spaziale ed i quadri di carta diventano oggetti tridimensionali.
Per i suoi quadri tridimensionali, i trasparenti ed i collages Lore Bert utilizza carte provenienti dall'estremo oriente, dal Giappone, dalla Corea, dal Nepal ed il papiro dopo il suo soggiorno in Egitto nel 1996. Quasi tutte queste carte sono leggere e lavorate a mano. I segni sulla loro superficie ne evidenziano l'origine e testimoniano le diverse culture umane, la loro storia e la loro esistenza.
Lore Bert affronta questa materia con strutture astratte ed elementi formali concreti spesso definiti, geometricamente. Aggiunge numeri e segni che forniscono ulteriori forme e contenuti. Questi modi di procedere mirano alla simbiosi tra sensoriale e spirituale ad ideali di bellezza e di perfezione. Nei quadri tridimensionali crea poeticamente strutture omogenee riempiendo la superficie del quadro con innumerevoli piccole palline di carta piegata, simbolo di infinito e di leggi universali.
Le forme geometriche non esistono nella realtà, sono costruzioni della nostra immaginazioni, sono ideali che escludono il fenomenico a favore di un'idea trascendentale e che si rivolgono allo spirito attraverso l'estetica. Anche i numeri ed i segni sono Valori spirituali, conquiste dell'invenzione umana, fondamenti di una contemplazione gnoseologica resa possibile da una rappresentazione visiva senza riferimento ad un contesto esterno.
Le tematiche delle opere di Lore Bert si ripetono per un certo periodo in infinite variazioni, declinazioni e modificazioni. A volte presentano evidenti interruzioni e vengono poi riprese a distanza di tempo. Alcune sono ricorrenti, altre riemergono di tanto in tanto. Spesso una forma si sviluppa da un'altra ed i temi derivano da quelli precedenti, senza tuttavia lasciar prevedere lo sviluppo futuro.
Il percorso artistico di Lore Bert incomincia nei primi anni cinquanta alla scuola di Arti Visive di Berlino e con i suoi primi viaggi a Parigi, in Italia, in Sicilia e Spagna. Lo studio approfondito dei monumenti sacri testimonia ben presto il suo interesse per le relazioni spaziali e gli elementi architettonici fondamentali. Nasce così una serie di lavori il cui aspetto formale ricorda piante di monumenti sacri. Le sue Piante e Forme evocano rilievi di chiese romaniche, ma non si rifanno a monumenti realmente esistenti. Certi elementi formali significativi di monumenti sacri conosciuti conducono, se modificati, a nuove invenzioni, che si possono derivare da forme geometriche elementari attraverso passaggi di natura formale.
Mentre negli anni ottanta il triangolo era la sua forma geometrica elementare prediletta, dal 1990 predomina il cerchio, la forma più perfetta. Senza inizio, senza fine è un environment di circa 400 metri quadrati che espone al Museo della città di Chemnitz. La forma del cerchio non viene impressa unicamente su superfici di quadri. Ma esistono anche quadri di forma circolare o environments come Attorno ad un centro (1992). Questa grande installazione con zone di carta nera è dedicata a Rilke e alla sua poesia La pantera con la sua «danza di forza» attorno ad un centro.
Tra il 1992 e il 1993 la forma circolare appare anche sui trasparenti Mandala. Quasi tutti i mandala (cerchio nella lingua indù) sono costituiti da una sequenza regolare di forme circolari e quadrate. Utilizzato come motivo geometrico-cosmologico nelle opere d'arte indiane,simbolizza le forze divine che da un centro si propagano nell'universo. Piante di templi e di città si riferiscono alle strutture dei mandala con porte per ognuno dei punti cardinali. Qui Lore Bert riprende una tematica già affrontata nel 1972, tuttavia ora elimina il colore che solitamente caratterizza i mandala. Rimangono trasparenti con sottili e delicati tratti a matita o con finissime marcature rosse.
A partire dal 1993 le superfici circolari incominciano a riempirsi,oppure ad assumere forme ad anello, più avanti, dal 1995, si moltiplicano. Nell'opera Ritmo (1995) nove forme circolari in vari colori sono disposte sistematicamente su di una superficie. Dello stesso anno sono anche le prime sculture in carta, sia circolari che sferiche. In occasione della mostra tenutasi a Reykjavik in Islanda nel 1997 che Lore Bert dedica interamente alla Teoria degli insiemi di Kantor, inventa con la collaborazione di uno specialista oggetti al neon di forma sferica che inserisce in un'installazione di luce.
Nell'opera Tre cerchi (1998) gli elementi circolari che nel quadro tridimensionale Ritmo erano ancora sparsi sulla superficie formano adesso un'unità. Il gruppo di trifore e di quadrifore è il risultato conseguente di questo percorso. Dal 1998 in poi queste forme appaiono su quadri tridimensionali e su trasparenti sia singolarmente che ripetute, fino a formare un ordito (Maßwerk, 1999). Pur trattandosi di costruzioni puramente formali - tre archi iscritti in un cerchio - è evidente quanto questi motivi ricordino le forme di certe finestre di chiese romaniche. Questo non sorprende, poiché anche le aperture delle finestre venivano disegnate col compasso e costituivano un prezioso ornamento utilizzato nel Medioevo soprattutto dal tredicesimo fino al sedicesimo secolo. Già nel dodicesimo secolo a Chartres troviamo forme di finestre che si aprono come brecce nel muro. Oggi queste aperture ornamentali dell'architettura sacra medievale appaiono in diversi tipi d'edifici, dai monumenti islamici ai palazzi veneziani.
Se nelle opere di Lore Bert che seguono questa fase cerchiamo di sostituire le parti rotondeggianti delle quadrifore con un rettangolo, il risultato evoca piante di chiese romaniche. Non è così rilevante stabilire fino a che punto ogni quadro di Lore Bert si possa concretamente associare ad autentiche piante di chiese romaniche e fino a che punto possa essere considerata un'invenzione dell'artista, poiché non è sua intenzione analizzare in modo scientifico le connessioni formali tra le chiese romaniche. Queste secondo Dethard von Winterfeld «dovevano assolvere sia a funzioni specifiche che a ragioni storiche.» Dethard von Winterfeld fa riferimento nel suo libro Romanik am Rhein ad alcune costanti fondamentali le cui parole chiave sono: «Astrazione dall'organico e forme compatte da una parte e linearità che si avvicina all'ornamento dall'altra.»
Lore Bert visita in occasione dei suoi numerosi viaggi al Cairo le antiche moschee egiziane come la moschea di Ibn Tulun 876-79 constatandone la pura chiarezza formale. In seguito trasferisce nella sua serie di disegni con collages su carta blu forme modificate di piante di antiche moschee, presentandole per la prima volta nel 1998 alla Cultural Foundation di Abu Dhabi(Emirati Arabi) con il titolo di Lavori-base.
Questi disegni fanno parte dell'ampia serie dal titolo Nel segno della… metria che Lore Bert incomincia nel 1987. La serie è composta da collages le cui forme tridimensionali vengono inserite in costruzioni perimetrali. Queste opere realizzate in carta giapponese ed imbottite di ovatta vengono montate di solito su carte nepalesi, a volte su carta cerata oppure carte artigianali. Le costruzioni perimetrali implicano sempre delle forme tridimensionali. Questo sottolinea quanto l'aspetto spaziale sia importante nell'opera di Lore Bert.
Quando lavora con la carta non si limita al rilievo tridimensionale. Da più di due decenni sia le installazioni che le ambientazioni di carta vere e proprie sono diventate parte integrante della sua opera. Si tratta di principi costruttivi concepiti per luoghi espositivi specifici. Lore Bert ha realizzato fino ad ora più di ottanta di queste installazioni. Opus Environment, il catalogo ragionato dei suoi progetti pubblicato nel 2001, documenta le singole realizzazioni dei suoi «concetti di lavoro».
Tutti gli environments sono determinati sia dal luogo espositivo che dalle esperienze fatte da Lore Bert durante i suoi numerosi viaggi: in Turchia nel 1980, in Polonia nel 1984, a Montreal nel 1985 - dove ha lavorato per un certo periodo -, a Seoul in Corea nel 1989, a Kathmandu in Nepal nel 1992, a Sintra in Portogallo nel 1995 e a partire dal 1996 nel vicino oriente: Cairo, Abu Dhabi ed infine a Sharjah, metropoli culturale della penisola araba, premiata nel 1998 dall'Unesco come «capitale culturale del mondo arabo».
L'Asia ha segnato profondamente Lore Bert che già da molti anni lavora con carta proveniente dall'estremo oriente. Nella primavera del 1992 realizza la mostra Oriente - Occidente per il Museo Waldhof della città di Bielefeld. La bandiera che reca il titolo di questa mostra verrà poi esposta nel 1996 alla Great Cairo Library a testimoniare l'incontro dei due mondi nell'opera di Lore Bert. I suoi trasparenti, quadri di carta composti da veli sottili e trasparenti sono imbottiti di ovatta e suddivisi in campi quadrati. Su questi trascrive versi tratti dalla letteratura occidentale, dalle poesie di Goethe (Il Divano est-ovest), di Dante o di Rilke. La simbiosi tra i versi e la storia culturale evocata dalla materia non è altro che l'espressione poetica degli opposti che si conciliano nell'uomo.
Oriente - Occidente è una mostra strettamente legata alle esperienze fatte da Lore Bert in Corea nella primavera del 1989. Invitata dalla Hyundai Gallery di Seoul concepisce l'environment Intervals, acquisito poi dal National Museum of Contemporary Art ed esposto per più di un decennio nella collezione del museo stesso. Lore Bert viaggia nel sud del paese, visita templi e palazzi. I suoi approfondimenti della storia coreana rivelano una moltitudine di punti di contatto tra oriente ed occidente. È nell'occidente che la storia della stampa ha le sue origini fin dall'ottavo secolo col libro xilografico. Lore Bert vive a Magonza, la città di Gutenberg, culla dell'arte del libro stampato la cui invenzione risale alla metà del quindicesimo secolo. Solo pochi mesi prima della sua partenza per la Corea Lore Bert realizza una grande mostra al Museo Gutenberg di Magonza. Qui presenta Il principio dialogico, un'ambientazione spaziale di carta. Cercando di trascrivere le sue concezioni attraverso la scrittura coreana si rende conto che, contrariamente al giapponese o al cinese, il coreano presenta una quantità di segni che possiedono un valore fonetico e che combinati tra loro diventano portatori di significato come nell'alfabeto occidentale (ventisei segni nel tedesco, da ventiquattro a ventisei segni nel coreano). Già nel quindicesimo secolo nel coreano esiste l'alfabeto Hangul, composto da consonanti e vocali.
Quando Lore Bert concepisce una mostra in un paese, ne studia a fondo la scrittura. Realizza così nel 1996 per la Echnaton Gallery del Cairo Valori spirituali, grandi trasparenti dove i concetti di «Silenzio» e «Saggezza» sono espressi in arabo. Da allora quei segni di origine indiana, oggi utilizzati in area linguistica araba per indicare le cifre, fanno ormai parte del suo vocabolario formale.
Scrittura - Parole è il titolo di un dittico realizzato da Lore Bert nel 1989 in occasione della sua mostra per il Museo Gutenberg di Magonza, un'opera in cui scrittura e pensiero rappresentano per Lore Bert valori fondamentali. Spesso si è dedicata a riflessioni filosofiche ed ha tematizzato nei suoi quadri questioni etiche ed estetiche facendo riferimento a diverse fonti. Scrittura e letteratura diventano una componente essenziale della sua opera; appaiono lettere, parole, concetti in lingue diverse, frammenti di testi, cifre e numeri.
All'inizio degli anni ottanta abbiamo i primi segni grafici in una criptica forma di geroglifico (Segni 1983). Seguono singole lettere, poi parole e concetti come Saggezza e Silenzio ed infine testi veri e propri. «All'inizio fu il verbo …», così comincia il prologo del Vangelo secondo Giovanni che Lore Bert trascrive su ventun trasparenti. Verso la luce, invece, è il messaggio dell'installazione che insieme all'opera di carta Cerchio di luce viene esposta nel 1997 nell'Antoniterkirche di Colonia in occasione della celebrazione della messa pasquale.
Le singole parole ed i testi creano sulla superficie dei trasparenti forme diverse: spirali, onde o croci. Di solito si tratta di scritti filosofici di Immanuel Kant, di Willard van Orman Quine, di Nelson Goodman o di Aristotele. In questi scritti Lore Bert ha trovato concetti che interpretano la sua visione artistica. Anche se si parla di semplicità, di percezione, di principi dialogici, di ragione e di sensibilità, di inizio e di fine del mondo, di movimento, di tempo e di spazio, di causalità e di altri concetti, pur sempre si tratta di conoscenza. Se secondo Aristotele «il meravigliarsi è l'origine del filosofare umano», allora anche il dubbio cartesiano viene messo in gioco. È attraverso il «dubio» che Descartes arriva al «cogito» e quindi alla certezza della sua esistenza («cogito ergo sum»).
Dal 1998 i testi di Immanuel Kant tratti dalle sue riflessioni sull'Estetica trascendentale costituiscono uno dei temi fondamentali per Lore Bert. Nella Critica della ragion pura Kant descrive la via della conoscenza. Lore Bert in una delle sue opere riporta questo testo in forma di spirale: «Tutta la nostra conoscenza parte dai sensi, e da lì raggiunge l'intelletto per finire nella ragione, oltre la quale non c'è nulla di più alto per elaborare la materia». La percezione sensoriale diventa condizione necessaria per la conoscenza (attraverso la ragione). Questa concezione, già espressa nel dittico del 1988 Sento - Penso, è in sintonia con l'opera di Lore Bert.
Una sintesi tra spirito e sensi percorre tutta la sua opera. La forma poetica della superficie tattile evocata dalla materia provoca l'osservatore, allo stesso tempo forme costruttive e segni grafici che stimolano la sua percezione intellettuale lo tengono a distanza.
Nelle opere testuali di Lore Bert compaiono anche scritti di Kant sulla «percezione soggettiva» e sulla «realtà oggettiva». Nel 1998 Lore Bert realizza un trittico (bilingue) di grande formato che finisce con le parole: «… non sapremo mai come siano fatti gli oggetti in sé, così lontani dalla recettività dei nostri sensi. Noi non conosciamo altro che il nostro modo di percepire.»
La questione della conoscenza è molto importante per Lore Bert, ha a che fare con la creatività, ma non se si tratta di ri-conoscere. La conoscenza non decide ciò che è vero, poiché quando si ri-trova qualcosa di cui già si conosceva l'esistenza, «la nostra visione viene ampliata, ma le nostre convinzioni non cambiano.» (Lore Bert) Se si inventano però strutture e leggi che vengono costruite e riconosciute come tali, si crea un nuovo mondo o meglio una nuova versione di mondo. L'universo, non è altro che una moltitudine di versioni di mondi. Ogni uomo considera valida la propria in base alle sue conoscenze ed esperienze. La verità è relativa, secondo il filosofo americano Nelson Goodman a cui Lore Bert dedica diverse sculture ed environments di grande formato. Nelle sue opere Modi della creazione del mondo (Ways of World Making) e Linguaggi dell'arte (Languages of Art) si riferisce al fenomeno della creazione di concetti attraverso l'intelletto sulla base della percezione sensoriale. Riguardo alla conoscenza dice: «L'atto della conoscenza non è esclusivamente e neppure principalmente decidere ciò che è vero» e così Lore Bert cita in una delle sue sculture: «Non ampliamo la nostra conoscenza creando o rafforzando le nostre convinzioni, ma migliorando la nostra comprensione» ed in un'altra scultura: «Percepire il movimento spesso significa causarlo.» Queste sculture tridimensionali in lunghi contenitori di plexiglass, sono volumi che si librano nello spazio e girano su se stessi. Sono sia forme autonome che parte di infiniti mondi di carta (environments) come in Omaggio a Nelson Goodman (Art Cologne 2001).
Esistono molti Modi della creazione del mondo, ma di solito i mondi nascono da altri mondi attraverso procedimenti diversi: l'unione di singoli elementi (sintesi), la scomposizione delle sue parti (analisi), la classificazione delle caratteristiche, l'ordinare in strutture e così via. Creazione del mondo è il titolo dell'installazione che precede il grande environment per l'Art Cologne 2001. Un uovo di struzzo, simbolo d'una nuova vita, è sospeso sopra un'universo di carta. Quale nuovo mondo viene creato? L'universo come l'uovo di struzzo è soggetto alla legge della gravitazione, forza invisibile, percettibile solo attraverso i suoi effetti. In quest'installazione Lore Bert esprime anche condizioni e qualità spesso in relazione dialettica tra di loro. L'uovo oscilla per una forza opposta alla gravità. La carta è distesa, ma suggerisce movimento e leggerezza. Piegata e gonfiata in volumi si trasforma in nuvole. «La felicità è come le nuvole» dice un proverbio giapponese, si libra nell'universo senza legami. Su questo concetto si basa in seguito un'installazione per il Kunstverein di Aschaffenburg (1994). Grazie al dialogo culturale instaurato con l'Egitto, la direttrice del Kunstverein potrà presentare numerosi lavori di Lore Bert al Cairo (1996).
Nell'installazione Inferno, realizzata nell'estate del 1993 per il convento di Monteciccardo vicino ad Urbino, gli inferi vengono rappresentati non dal color rosso fuoco come vorrebbe la tradizione italiana, ma da una distesa di carta bianca. Alla parete sono appese tre scatole di plexiglass con versi di Dante tratti dalla Divina Commedia e trascritti in rosso. Le scatole contengono sottili fogli di carta che Lore Bert piega con tecnica particolare. Il bianco non è solo il colore preferito di Lore Bert, ma è legato anche ai suoi viaggi in Asia all'inizio degli anni novanta.
Nel dicembre del 1992 Lore Bert dirige, in occasione dei Mandala-Festivals in Nepal, un work-shop con gli studenti del Fine Arts Campus di Kathmandu. Contemporaneamente ha luogo una mostra alla Siddhartha Gallery. Per il work-shop ha potuto portare con sé conoscenze ed esperienze dell'arte occidentale, come la tecnica del collage, integrandole alla cultura artistica orientale. I risultati del lavoro degli studenti sono collages-mandala in cui tradizione e modernità si mescolano, forme sorprendentemente astratte, nonostante l'approccio figurativo imposto dall'Accademia.
L'attività didattica non impedisce a Lore Bert di viaggiare attraverso il Nepal. La bellezza dei monumenti intatti per secoli, la natura pacifica degli uomini ed il peso della tradizione gerarchica la entusiasmano e la coinvolgono. Le impressioni sensoriali dominano e la percezione visiva dà forma all'esperienza della sua arte. Nella stessa piazza di Swayambunath sorgono templi buddisti ed induisti. Monaci buddisti pregano anche in templi induisti e venerano la Living Godness, una dea bambina dell'induismo. Monaci induisti percuotono strumenti di preghiera buddisti. Non ci sono conflitti, solo diverse versioni di mondi con lo stesso valore. Ed è in Nepal che troviamo una spiegazione al bianco dell'installazione Inferno. Facciamo un viaggio a Pashupatinath sulla riva del fiume sacro dove i morti vengono sepolti sotto un tempio induista. Qui le salme vengono unte ed avvolte in panni bianchi e poi distese dai parenti (vestiti anch'essi di bianco) su podi di legno ed infine bruciate. Le ceneri vengono sparse nel fiume sacro e l'anima è nuovamente libera. La morte, la cremazione ed il lutto non sono momenti cupi e neri come nella cultura occidentale, ma caratterizzati da purezza, liberazione e dal colore bianco.
Il bianco determina le esperienze visive di Lore Bert nel medio e vicino oriente. Negli stati desertici degli Emirati Arabi il bianco domina. I vestiti tradizionali degli uomini, i dishdashas, segnano con il loro bianco la fisionomia della città, come il brillare dell'acqua color turchese del Golfo Arabo ed il sole splendente d'un cielo senza nuvole che si estende su di un paesaggio desertico fino a perdersi nell'infinito. To the land of light è il titolo di un'installazione di carta e neon lunga quarantacinque metri che Lore Bert realizza nel 1998 per la Cultural Foundation di Abu Dhabi. In un fulgido mare di nuvole in carta inserisce numeri realizzati con tubi al neon color turchese. Già nel 1996 Lore Bert utilizza cifre egiziane per le opere delle sue mostre al Cairo. Durante il suo primo soggiorno ne aveva osservato le forme particolari che apparivano sulle targhe delle macchine e sui cartelli stradali. Il percorso artistico di Lore Bert è segnato dall'influenza di paesi e popoli stranieri, da culture e forme diverse. Poiché il sistema numerico oggi usato in Europa ha origine nel mondo arabo, sono i numeri egiziani ad attirare l'attenzione di Lore Bert offrendo la possibilità di introdurre nuove forme nella sua opera. L'assenza di contenuti che caratterizza i numeri, permette a Lore Bert, come accade per le forme geometriche elementari, di sfruttarne le infinite potenzialità artistiche.
È facile comprendere come Lore Bert già a metà degli anni ottanta utilizzi numeri e cifre parallelamente a grafemi e parole. Le sequenze di numeri simboleggiano l'infinito come il cerchio e la sfera. Tuttavia le gerarchie tra di essi permettono di stabilire relazioni e d'esprimere quindi qualità e quantità. I numeri di per sé non hanno contenuto, se non vengono simbolicamente associati a realtà esterne. Nello stesso modo le qualità assumono significato solo se in relazione ad oggetti od eventi. Karin von Maur documenta nella grande mostra Magia del Numero del 1997, a cui partecipa anche Lore Bert, quanto grande e complesso sia quel settore che l'arte dedica ai numeri.
Nel 1996 Lore Bert realizza un'intera mostra con il tema della Teoria degli insiemi di Kantor. L'affascinante esposizione presso la Staatsgalerie di Stoccarda ha sicuramente stimolato il suo interesse per i sistemi numerici. Iniziano gli esperimenti con le sfere al neon e Lore Bert utilizza per la mostra ad Abu Dhabi (1998) numeri al neon in scrittura araba.
L'artista elabora nelle sue opere impressioni su uomini ed usanze. Il dialogo culturale incominciato da più di trent'anni continua ora con la serie di mostre negli Emirati Arabi: nel 1999 Lore Bert è ospite d'onore alla IV Biennale Internazionale d'Arte di Sharjah, nel 2000 partecipa alla mostra Woman and Art - A Global Perspective allo Sharjah's Women Club e nel 2002 espone in Acqua - Sabbia - Spazio, la grande esposizione allo Sharjah Art Museum.
Nel 1995 in occasione di una mostra dal titolo Tracce della memoria - Segni del presente, trasforma dieci sale d'arredo storico del Palácio Nacional di Sintra inserendo le sue installazioni. Attraverso questi interventi artistici riesce a stabilire una relazione simbiotica tra epoche e culture diverse. Uno degli spazi espositivi è la «Sala araba», forse un segno del destino, poiché solo due mesi più tardi partirà per il suo primo viaggio in Egitto e nel vicino oriente. Sarà per Lore Bert l'inizio di un intenso scambio con il mondo arabo e con la sua cultura così importante anche per la nostra civiltà.
Dorothea van der Koelen
19
maggio 2007
Lore Bert
Dal 19 al 28 maggio 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA IL CIELO
Roma, Via Baiano, 44, (Roma)
Roma, Via Baiano, 44, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdi 10-20
Vernissage
19 Maggio 2007, ore 18
Autore