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Huang-chen Tang – Faccio un viaggio (V)
i passanti saranno invitati a partecipare al progetto artistico di Huang-chen Tang
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sottinteso nell’immagine, il nuovo racconto di una fotografia resuscitata
Attraverso questo viaggio, voglio ricostruire una fotografia: un’immagine che da anni è sedimentata nella mia memoria, una vecchia foto.
Nella foto c’è un gruppo di persone, fortemente connotate come taiwanesi, in piedi davanti ad una località di mare famosa per il paesaggio, un’immagine che diventa facilmente riconoscibile come una classica foto di paesaggio, proprio come una delle tante cartoline illustrate che i turisti possono vedere in mostra nei negozi di souvenir delle località turistiche di tutto il mondo.
Nel 2002, da quando ho iniziato a progettare “Faccio un viaggio (V)”, ho deciso deliberatamente di non andare più a riguardare quella vecchia fotografia e conservarne soltanto il ricordo nella memoria. I nuovi viaggiatori dovranno procedere alla ‘ricostruzione’ dell’immagine sulla base del mio racconto e farla rivivere, farla ridiventare una fotografia, un istante bloccato nel tempo, e lasciar ipotizzare a quanti verrano dopo le ragioni all’origine della foto. Sarà come la ‘resurrezione’ di ‘quella foto scattata al mare’ che tutti insieme ricostruiremo attraverso il mio ricordo.
La mia descrizione della cartolina originale è la seguente:
È inverno, perché tutti indossano abiti pesanti a maniche lunghe. Ci sono in tutto 8 persone. Una persona, con una mano su un fianco e la giacca appoggiata sulle spalle, fuma una sigaretta con aria indifferente; altre due persone sono accoccolate vicino alla prima, una davanti e una dietro; quella davanti gioca con un animale che sembra essere una scimmia. Un po’ più sulla sinistra, c’è una giovane coppia di sposi con ai piedi delle ciabattine da spiaggia: ognuno tiene in braccio un bambino; la moglie ha i capelli molto corti proprio come un ragazzo; il giovane marito guarda il bimbo che sta reggendo in braccio ed è l’unica persona di profilo. C’è un’altra persona in fondo che, in piedi, ci fissa intensamente ma sembra anche pensierosa, mentre il vento gli scuote la giacca.
Il viaggio al mare del passato rivive nel presente
Perché mai le persone radunate sulla spiaggia posano in quel modo? e per quale ragione si ritrovano insieme, è un caso o era stato tutto pianificato? Riuniti al mare d’inverno, indossando vestiti non adatti alla stagione, hanno fissato un’immagine irreale in una foto ricordo turistica nella Taiwan del 1950, una foto che potrebbe ugualmente essere stata scattata in una località di mare all’estero nel XXI secolo.
Diventare allegoria del viaggiatore
Questo è il quinto lavoro della serie intitolata “Faccio un viaggio”. “Faccio un viaggio” è per me una favola collegata alla mia interpretazione del fenomeno del viaggiare con gran frequenza: il viaggio rappresenta l’archetipo ingannevole del desiderio di evadere e comunicare.
Dal 1999 in poi, ho deciso di indossare le vesti del viaggiatore: con gioia ho assunto il ruolo dell’attore, dell’autore e del regista del viaggio, come anche quello del menestrello girovago. “Faccio un viaggio (V)” fa di un vero viaggio un’opera artistica. Tutte le tappe di preparazione vengono rispettate: invitati i compagni di viaggio, progettato l’itinerario, presi dei souvenir (foto). Con tutto il necessario pronto, ci si reca in una località di mare di quella nazione. In pieno inverno, in un giorno forse neanche adatto ad un’escursione al mare, il gruppo di persone invitate partecipa al viaggio. Immancabilmente alcuni chiedono: “Ma è arte un’opera o facciamo veramente un viaggio?”. Questo è proprio il nodo dialettico della serie di opere “Faccio un viaggio”: si tratta di arte ma anche di un vero viaggio, un viaggio che appare reale e irreale proprio come in una favola contemporanea.
Attraverso questo viaggio, voglio ricostruire una fotografia: un’immagine che da anni è sedimentata nella mia memoria, una vecchia foto.
Nella foto c’è un gruppo di persone, fortemente connotate come taiwanesi, in piedi davanti ad una località di mare famosa per il paesaggio, un’immagine che diventa facilmente riconoscibile come una classica foto di paesaggio, proprio come una delle tante cartoline illustrate che i turisti possono vedere in mostra nei negozi di souvenir delle località turistiche di tutto il mondo.
Nel 2002, da quando ho iniziato a progettare “Faccio un viaggio (V)”, ho deciso deliberatamente di non andare più a riguardare quella vecchia fotografia e conservarne soltanto il ricordo nella memoria. I nuovi viaggiatori dovranno procedere alla ‘ricostruzione’ dell’immagine sulla base del mio racconto e farla rivivere, farla ridiventare una fotografia, un istante bloccato nel tempo, e lasciar ipotizzare a quanti verrano dopo le ragioni all’origine della foto. Sarà come la ‘resurrezione’ di ‘quella foto scattata al mare’ che tutti insieme ricostruiremo attraverso il mio ricordo.
La mia descrizione della cartolina originale è la seguente:
È inverno, perché tutti indossano abiti pesanti a maniche lunghe. Ci sono in tutto 8 persone. Una persona, con una mano su un fianco e la giacca appoggiata sulle spalle, fuma una sigaretta con aria indifferente; altre due persone sono accoccolate vicino alla prima, una davanti e una dietro; quella davanti gioca con un animale che sembra essere una scimmia. Un po’ più sulla sinistra, c’è una giovane coppia di sposi con ai piedi delle ciabattine da spiaggia: ognuno tiene in braccio un bambino; la moglie ha i capelli molto corti proprio come un ragazzo; il giovane marito guarda il bimbo che sta reggendo in braccio ed è l’unica persona di profilo. C’è un’altra persona in fondo che, in piedi, ci fissa intensamente ma sembra anche pensierosa, mentre il vento gli scuote la giacca.
Il viaggio al mare del passato rivive nel presente
Perché mai le persone radunate sulla spiaggia posano in quel modo? e per quale ragione si ritrovano insieme, è un caso o era stato tutto pianificato? Riuniti al mare d’inverno, indossando vestiti non adatti alla stagione, hanno fissato un’immagine irreale in una foto ricordo turistica nella Taiwan del 1950, una foto che potrebbe ugualmente essere stata scattata in una località di mare all’estero nel XXI secolo.
Diventare allegoria del viaggiatore
Questo è il quinto lavoro della serie intitolata “Faccio un viaggio”. “Faccio un viaggio” è per me una favola collegata alla mia interpretazione del fenomeno del viaggiare con gran frequenza: il viaggio rappresenta l’archetipo ingannevole del desiderio di evadere e comunicare.
Dal 1999 in poi, ho deciso di indossare le vesti del viaggiatore: con gioia ho assunto il ruolo dell’attore, dell’autore e del regista del viaggio, come anche quello del menestrello girovago. “Faccio un viaggio (V)” fa di un vero viaggio un’opera artistica. Tutte le tappe di preparazione vengono rispettate: invitati i compagni di viaggio, progettato l’itinerario, presi dei souvenir (foto). Con tutto il necessario pronto, ci si reca in una località di mare di quella nazione. In pieno inverno, in un giorno forse neanche adatto ad un’escursione al mare, il gruppo di persone invitate partecipa al viaggio. Immancabilmente alcuni chiedono: “Ma è arte un’opera o facciamo veramente un viaggio?”. Questo è proprio il nodo dialettico della serie di opere “Faccio un viaggio”: si tratta di arte ma anche di un vero viaggio, un viaggio che appare reale e irreale proprio come in una favola contemporanea.
18
maggio 2007
Huang-chen Tang – Faccio un viaggio (V)
18 maggio 2007
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
SPIAGGIA DEGLI ALBERONI
Venezia, Lungomare Alberoni, (Venezia)
Venezia, Lungomare Alberoni, (Venezia)
Vernissage
18 Maggio 2007, ore 10,30
Ufficio stampa
ARTE COMMUNICATIONS
Autore