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Genoma X
L’evento inaugurale Genoma X, un progetto di Sergio Risaliti sviluppatosi nell’ambito dell’anno europeo delle pari opportunità tra tutti, è dedicato all’arte femminile e presenta le opere site-specific di tre artiste
Comunicato stampa
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Mercoledì 23 maggio riaprirà, dopo più di un anno di sospensione, lo spazio espositivo di Viale Giannotti a Firenze, che dal dicembre 2004 al marzo 2006 ha svolto un importante ruolo nel panorama dell’arte contemporanea italiana ed internazionale.
L’evento inaugurale Genoma X, un progetto di Sergio Risaliti sviluppatosi nell’ambito dell’anno europeo delle pari opportunità tra tutti, è dedicato all’arte femminile e presenta le opere site-specific di tre artiste, Sergu, di origine e cultura internazionale. Una mostra di opere contemporanee necessaria per meglio comprendere la realtà femminile e il suo rapporto con l’universo di potere maschile in scenari geopoliticamente complessi per storia, cultura, economia.
Il 2007 è stato sancito anno europeo delle pari opportunità tra tutti. Nei prossimi mesi, così vogliamo credere, la questione del ruolo della donna nella società italiana e nel mondo si ritroverà ai primi posti dell’agenda politica, o comunque impegnerà assiduamente la classe dirigente a prendere coscienza del problema.
Purtroppo i temi saranno ancora e sempre quelli delle dismisure e disuguaglianze interne alla società o nel mondo; le violenze che le donne subiscono sia moralmente che fisicamente; la discriminazione, l’intolleranza, lo sfruttamento; e tante di quelle forme di malessere, di angoscia o di paura che le donne patiscono senza potersi difendere o liberare. I fatti dimostrano che non siamo in grado di separare nettamente progresso civile e barbarie.
Si tratta ovviamente di discutere sulla base di nuovi argomenti, scientifici, culturali, questioni di principio che riguardano il potere (economico-tecnologico-politico) di rappresentazione. Al primo punto dell’agenda collochiamo il problema del predominio culturale o al contrario quello della schiavitù o sudditanza culturale. Per chiarirsi dobbiamo pensare che “non c’è vera emancipazione dalla barbarie e dalla schiavitù se non c’è elaborazione critica della cultura e dei modelli culturali”. E per una corretta elaborazione critica è necessaria una severa e arguta anamnesi. “L’inizio dell’elaborazione critica - scriveva Gramsci - è la coscienza di quello che è accaduto realmente, cioè un conosci te stesso come prodotto del processo storico finora svoltosi che ha lasciato in te stesso un’infinità di tracce accolte senza beneficio d’inventario”. Dunque per comprendere appieno e correttamente i rapporti di forza e i giochi di potere frapposti tra universo femminile e mondo maschile occorre, seguendo il pensiero di Gramsci, “fare e rifare l’inventario”. Ovvero concentrasi sulla pericolosa e innegabile relazione “amorosa” tra sapere e potere: un tema che tra gli altri è stato approfondito non solo da Gramsci, ma anche da Foucault, fortemente preoccupato di come difendere la società, e financo da Edward Said, che per decenni si è battuto a difesa della cultura post-coloniale.
Il titolo Genoma X è una licenza creativa che allude alle teorie genetiche ed evolutive che definiscono la donna fondatrice di civiltà, inventrice del linguaggio, oltre che salda guida della nostra civilizzazione e specializzazione, perché il DNA mitocondriale è di discendenza matrilineare.
Rimontando indietro fino all’alba della specializzazione umana sappiamo oramai che è stata proprio la donna dei primordi -quella che Cavalli Sforza definisce la madre fortunata, e Franco Prattico, Eva Nera- la prima fondatrice della nostra civiltà, non solo perché ha fondato il raum, il nucleo sociale basico, ma anche perché ha inventato il linguaggio, i primi rudimenti dell’agricoltura, ed altro ancora, condizionando appunto al femminile la nostra storia umana fin dall’inizio della sua rivoluzione evolutiva. Da allora ci dicono i genetisti molte cose sono rimaste tali e quali, molte sono cambiate, altre si sono plasticamente modificate, ma il fattore x resta saldamente al suo posto a guida della nostra specializzazione e civilizzazione.
Sarà perchè la terra ha bisogno di una nuova accelerazione evolutiva a salvaguardia non solo dell’ambiente (la madre natura) ma anche della stessa civiltà umana (la cultura madre) e della stessa specializzazione genetica (la madre fortunata), o forse perché i tempi politici e sociali sono maturi (le madri coraggio), fatto sta che il nostro domani appare fortemente e decisamente condizionato dal riposizionamento dei ruoli e delle funzioni maschili e femminili. Ci si domanda allora se la donna ha non solo il diritto, ma anche gli strumenti, le risorse, il tempo e lo spazio per potersi “raccontare e raffigurare”.
Per questa importante mostra tre artiste si confronteranno con il grande spazio di viale Giannotti, portando ciascuna una testimonianza sul diritto a rappresentare e rappresentarsi e sul possesso di forme, strumenti, occasioni di riproduzione, informazione e comunicazione.
Cui Xiuwen, è una giovane artista cinese, il cui lavoro esprime i drammi e le contraddizioni della nuova cultura orientale. Le sue fotografie, stampate secondo la tradizione rituale “a rotolo”, mostrano sempre giovani donne incinte, in pose desunte da iconografie “classiche e rinascimentali”: figure dolenti, estatiche, trasognate. Tutte identiche e vestite di bianco, non sono mai uguali, esprimendo ciascuna un diverso stato d’animo e un diverso scenario esistenziale. Una lunga narrazione di passioni, di dolori, e angosce di cui ciascuna figura femminile rappresenta la parola, che qui è di fatto ideogramma.
Una grande foto di quattordici metri campeggerà nella maggiore parete della sala:come si trattasse di un coro di menadi, di sante, di annunciate, mistiche e sofferenti, addormentate e intorpidite. Altre foto accompagneranno l’installazione di un’inedita scultura. Ogni fanciulla in fiore secondo l’artista cinese è anche un angelo. Angel infatti è il titolo che accompagna ogni singola foto. Come veneri o ninfe, in una scena mitologica, le giovani ragazzine cinesi presentate da Cui Xiuwen sembrano protagoniste di una poesia saffica e di un romanzo ottocentesco, di una liturgia e di una parata. Esse sono icone, un po’ manichini e un po’ burattini. In questa messa in scena contemporanea di matrice orientale e di cultura anche occidentale, la fotografia parla il linguaggio muto delle pose e dei gesti, e dalle espressioni si legge un trauma e una ferita, estasi e angoscia, solitudine e isolamento.
Johanna Grawunder, designer e architetta di fama mondiale, associata allo Studio di Ettore Sottsass ha progettato per la grande sala di Viale Giannotti Division by Zero, una seduta lunga circa trenta metri, costruita in mattoni con la tecnica tradizionalmente utilizzata per i vecchi granai. Una fila di neon verdi creeranno un alone interno e esterno. In rapporto all’immagine di Cui Xiuweng il lavoro di Grawunder determinerà un’immagine fortemente simbolica, il segno di una croce, la pianta di un luogo sacro, il taglio di Fontana. Un’altra ferita incisa nello spazio perpendicolare a quella scavata dal fregio fotografico dell’artista cinese, un altro ideogramma a sancire limiti e fondazione dello spazio sociale tra maschile e femminile. Division by Zero traccia un limite e una separazione originaria tra maschile e femminile. Al tempo stesso un segno di relazione e condivisione dello spazio pubblico.
Cristiana Palandri, è una delle nuove figure emergenti dell’arte fiorentina. La giovane artista conduce una originale ricerca artistica sui capelli umani, sempre rigorosamente lunghi ed intrecciati. Filare le lame, così s’intitola l’installazione presentata per Genoma X. Elemento femminile dalle infinite connotazioni, sempre in bilico, tra la bellezza, la seduzione e il disgusto e l’operazione “obitoriale”, i capelli hanno anche la valenza simbolica della memoria e della fedeltà(le ciocche tagliate, annodate e donate come pegno) oltre che della perdita. In questa mostra saranno esposti i suoi lavori più recenti grandi foto a colori e in bianco nero, un’installazione site-specific con forbici imparruccate fino a essere rese celibi e financo mute.
L’evento inaugurale Genoma X, un progetto di Sergio Risaliti sviluppatosi nell’ambito dell’anno europeo delle pari opportunità tra tutti, è dedicato all’arte femminile e presenta le opere site-specific di tre artiste, Sergu, di origine e cultura internazionale. Una mostra di opere contemporanee necessaria per meglio comprendere la realtà femminile e il suo rapporto con l’universo di potere maschile in scenari geopoliticamente complessi per storia, cultura, economia.
Il 2007 è stato sancito anno europeo delle pari opportunità tra tutti. Nei prossimi mesi, così vogliamo credere, la questione del ruolo della donna nella società italiana e nel mondo si ritroverà ai primi posti dell’agenda politica, o comunque impegnerà assiduamente la classe dirigente a prendere coscienza del problema.
Purtroppo i temi saranno ancora e sempre quelli delle dismisure e disuguaglianze interne alla società o nel mondo; le violenze che le donne subiscono sia moralmente che fisicamente; la discriminazione, l’intolleranza, lo sfruttamento; e tante di quelle forme di malessere, di angoscia o di paura che le donne patiscono senza potersi difendere o liberare. I fatti dimostrano che non siamo in grado di separare nettamente progresso civile e barbarie.
Si tratta ovviamente di discutere sulla base di nuovi argomenti, scientifici, culturali, questioni di principio che riguardano il potere (economico-tecnologico-politico) di rappresentazione. Al primo punto dell’agenda collochiamo il problema del predominio culturale o al contrario quello della schiavitù o sudditanza culturale. Per chiarirsi dobbiamo pensare che “non c’è vera emancipazione dalla barbarie e dalla schiavitù se non c’è elaborazione critica della cultura e dei modelli culturali”. E per una corretta elaborazione critica è necessaria una severa e arguta anamnesi. “L’inizio dell’elaborazione critica - scriveva Gramsci - è la coscienza di quello che è accaduto realmente, cioè un conosci te stesso come prodotto del processo storico finora svoltosi che ha lasciato in te stesso un’infinità di tracce accolte senza beneficio d’inventario”. Dunque per comprendere appieno e correttamente i rapporti di forza e i giochi di potere frapposti tra universo femminile e mondo maschile occorre, seguendo il pensiero di Gramsci, “fare e rifare l’inventario”. Ovvero concentrasi sulla pericolosa e innegabile relazione “amorosa” tra sapere e potere: un tema che tra gli altri è stato approfondito non solo da Gramsci, ma anche da Foucault, fortemente preoccupato di come difendere la società, e financo da Edward Said, che per decenni si è battuto a difesa della cultura post-coloniale.
Il titolo Genoma X è una licenza creativa che allude alle teorie genetiche ed evolutive che definiscono la donna fondatrice di civiltà, inventrice del linguaggio, oltre che salda guida della nostra civilizzazione e specializzazione, perché il DNA mitocondriale è di discendenza matrilineare.
Rimontando indietro fino all’alba della specializzazione umana sappiamo oramai che è stata proprio la donna dei primordi -quella che Cavalli Sforza definisce la madre fortunata, e Franco Prattico, Eva Nera- la prima fondatrice della nostra civiltà, non solo perché ha fondato il raum, il nucleo sociale basico, ma anche perché ha inventato il linguaggio, i primi rudimenti dell’agricoltura, ed altro ancora, condizionando appunto al femminile la nostra storia umana fin dall’inizio della sua rivoluzione evolutiva. Da allora ci dicono i genetisti molte cose sono rimaste tali e quali, molte sono cambiate, altre si sono plasticamente modificate, ma il fattore x resta saldamente al suo posto a guida della nostra specializzazione e civilizzazione.
Sarà perchè la terra ha bisogno di una nuova accelerazione evolutiva a salvaguardia non solo dell’ambiente (la madre natura) ma anche della stessa civiltà umana (la cultura madre) e della stessa specializzazione genetica (la madre fortunata), o forse perché i tempi politici e sociali sono maturi (le madri coraggio), fatto sta che il nostro domani appare fortemente e decisamente condizionato dal riposizionamento dei ruoli e delle funzioni maschili e femminili. Ci si domanda allora se la donna ha non solo il diritto, ma anche gli strumenti, le risorse, il tempo e lo spazio per potersi “raccontare e raffigurare”.
Per questa importante mostra tre artiste si confronteranno con il grande spazio di viale Giannotti, portando ciascuna una testimonianza sul diritto a rappresentare e rappresentarsi e sul possesso di forme, strumenti, occasioni di riproduzione, informazione e comunicazione.
Cui Xiuwen, è una giovane artista cinese, il cui lavoro esprime i drammi e le contraddizioni della nuova cultura orientale. Le sue fotografie, stampate secondo la tradizione rituale “a rotolo”, mostrano sempre giovani donne incinte, in pose desunte da iconografie “classiche e rinascimentali”: figure dolenti, estatiche, trasognate. Tutte identiche e vestite di bianco, non sono mai uguali, esprimendo ciascuna un diverso stato d’animo e un diverso scenario esistenziale. Una lunga narrazione di passioni, di dolori, e angosce di cui ciascuna figura femminile rappresenta la parola, che qui è di fatto ideogramma.
Una grande foto di quattordici metri campeggerà nella maggiore parete della sala:come si trattasse di un coro di menadi, di sante, di annunciate, mistiche e sofferenti, addormentate e intorpidite. Altre foto accompagneranno l’installazione di un’inedita scultura. Ogni fanciulla in fiore secondo l’artista cinese è anche un angelo. Angel infatti è il titolo che accompagna ogni singola foto. Come veneri o ninfe, in una scena mitologica, le giovani ragazzine cinesi presentate da Cui Xiuwen sembrano protagoniste di una poesia saffica e di un romanzo ottocentesco, di una liturgia e di una parata. Esse sono icone, un po’ manichini e un po’ burattini. In questa messa in scena contemporanea di matrice orientale e di cultura anche occidentale, la fotografia parla il linguaggio muto delle pose e dei gesti, e dalle espressioni si legge un trauma e una ferita, estasi e angoscia, solitudine e isolamento.
Johanna Grawunder, designer e architetta di fama mondiale, associata allo Studio di Ettore Sottsass ha progettato per la grande sala di Viale Giannotti Division by Zero, una seduta lunga circa trenta metri, costruita in mattoni con la tecnica tradizionalmente utilizzata per i vecchi granai. Una fila di neon verdi creeranno un alone interno e esterno. In rapporto all’immagine di Cui Xiuweng il lavoro di Grawunder determinerà un’immagine fortemente simbolica, il segno di una croce, la pianta di un luogo sacro, il taglio di Fontana. Un’altra ferita incisa nello spazio perpendicolare a quella scavata dal fregio fotografico dell’artista cinese, un altro ideogramma a sancire limiti e fondazione dello spazio sociale tra maschile e femminile. Division by Zero traccia un limite e una separazione originaria tra maschile e femminile. Al tempo stesso un segno di relazione e condivisione dello spazio pubblico.
Cristiana Palandri, è una delle nuove figure emergenti dell’arte fiorentina. La giovane artista conduce una originale ricerca artistica sui capelli umani, sempre rigorosamente lunghi ed intrecciati. Filare le lame, così s’intitola l’installazione presentata per Genoma X. Elemento femminile dalle infinite connotazioni, sempre in bilico, tra la bellezza, la seduzione e il disgusto e l’operazione “obitoriale”, i capelli hanno anche la valenza simbolica della memoria e della fedeltà(le ciocche tagliate, annodate e donate come pegno) oltre che della perdita. In questa mostra saranno esposti i suoi lavori più recenti grandi foto a colori e in bianco nero, un’installazione site-specific con forbici imparruccate fino a essere rese celibi e financo mute.
23
maggio 2007
Genoma X
Dal 23 maggio al 30 giugno 2007
arte contemporanea
Location
SPAZIO ESPOSITIVO DI VIALE GIANNOTTI – EX QUARTER
Firenze, Viale Donato Giannotti, 81, (Firenze)
Firenze, Viale Donato Giannotti, 81, (Firenze)
Orario di apertura
martedì, mercoledì, giovedì e venerdì ore 16.00/20.00
Vernissage
23 Maggio 2007, ore 18
Ufficio stampa
MONICA ZANFINI
Autore
Curatore