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Mario Cusimano / Claudio Laureti – Intruso/Parallelo
Il progetto di Mario Cusimano e Claudio Laureti, Intruso / Parallelo, indaga il quotidiano nel suo aspetto perturbante e contraddittorio
Comunicato stampa
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Intruso/Parallelo di Roberta Giulieni
Il progetto Intruso / Parallelo, indaga il quotidiano nel suo aspetto perturbante e contraddittorio.
Mario Cusimano ri-costruisce un ambiente domestico apparentemente rassicurante, fermandolo attraverso inquadrature ravvicinate e tagli inconsueti, inserendo in esso, nelle mura domestiche, tra gli oggetti con i quali conviviamo e che connotano la nostra “normalità”, dell’ “intruso”, degli elementi che urtano con il sentimento di serena accoglienza che dovrebbe suggerire il nostro luogo più intimo e ordinario. Questi scatti ci ricordano una storia comune, fatta di piccoli e grandi scarti di senso, di una lontananza presente nelle cose più prossime, di come a volte la percezione di uno strano senso di violenza sia presente nel luogo deputato “perfetto” perché familiare e perché ricoperto da un aurea di protezione, di come può esistere contraddizione anche in ciò che viene ritenuto convenzionalmente sacro.
Mario parla delle incongruenze che permeano la vita, la società ed i rapporti umani quotidiani, parla di una storia comune, attraverso la metafora e con amara ironia… Ci parla di una storia comune:
“Sono sveglia, ma non ancora perfettamente lucida… mi alzo dal letto, da questo luogo, il più intimo, in cui si consumano l’amore, le ansie, i pensieri ed i sogni distorti della gente. Accendo la televisione per sentire le “notizie dal mondo” (in sottofondo ci sono le fusa del mio pigro animale). La stessa storia anche oggi… il confine tra la vita e la morte è così flebile se paragonato agli interessi ed alla logica economica del potere… sono forse pensieri scontati? se cerco di rifugiarmi nella rassicurazione del sacro, mi rendo conto che bisogna prendere anche la religione con una certa precauzione! Vado in bagno, sto per immergermi nella vasca e mi accorgo del “pericolo”, rischio di ferirmi, un oggetto è stato “distrattamente” lasciato fuori posto… distrattamente? questo non ha molto senso?! Quanta violenza può ferire distrattamente tra le pareti di casa, nel nostro rifugio. Devo sbrigarmi, uscire, è tardi… Mentre mi infilo il cappotto vedo i giochi di quando ero bambina, bambole, elefanti, giocattoli veri e propri insomma, non le creature elettroniche che rendono schizofrenici i nuovi bambini, che inducono una fantasia preconfezionata e non lasciano libertà all’invenzione. Adesso è ancora più tardi… è veramente tardi! Esco in fretta per affrontare una nuova giornata, all’esterno, fatta di chissà quali imprevisti o pericoli…”.
“Paralleli” sono i momenti che Claudio Laureti cerca nelle strade, nelle ville, nelle stazioni e persino nelle spiagge, di Roma, Catania o di qualsiasi altra città del mondo. Esce dal rifugio e cerca istantanee di una quotidianità che si muove a ritmo accelerato, cercando similitudini e contraddizioni tra la gente comune, tra i luoghi urbani e non, tra gli oggetti che li disegnano e che arredano gli ambienti comuni. Cercando umanità trova una grande solitudine, indagando i rapporti intergenerazionali si affaccia in un abisso, le nostre percezioni si confondono scambiando l’umano e l’artefatto, la città diventa luogo di anonimato o di grande riconoscibilità, si scorge la serenità di un’attesa, l’ironia in un contrasto evidente. Questo scontro si scioglie nel contatto con la natura, e la macchina quasi esita a raccogliere un’immagine che si fa memoria di altri tempi.
Le immagini che Claudio ferma sono costruite con un dosato equilibrio di pesi e misure, di vuoti e pieni, costruendo con abilità ma lasciando a noi il senso del paragone.
L’esilità di un’attempata signora-adolescente si contrappone alla compattezza di un solido geometrico, quasi opera minimalista, di un surreale arredo urbano; la possibilità di indagare l’identità di un giovane ragazzo è distratta dalla riconoscibilità immediata del profilo di un carismatico Mastroianni; la bellezza introspettiva di una giovane che siede in attesa, forse di una partenza, o per una sosta, in un luogo non ben identificabile, non è disturbata dalla presenza di un cassonetto accanto a lei, la bellezza distrae dalla bruttezza; tra la anziana donna che siede appoggiata al muro esterno di una casa e il riflesso indistinto di giovani sul vetro di una porta accanto, c’è un abisso di tempo e di memoria incalcolabile, uno slittamento sociale e culturale, e uno scarto, e una lontananza incolmabili; una figura femminile, in primissimo piano, è inconsapevolmente impegnata in una lotta fra titani con la possente statua a cavallo di una divinità che soccombe indistinta allo scontro, prendendo il posto di una presenza umana vaga, confondendo il senso della nostra razionale percezione; anche su di una spiaggia una figura si fa marmo, opera, scultura vivente, dolcemente adagiata a terra disegnando una curva simile a quella tracciata da un barcone più avanti, fra passanti distratti e gente assorta, anche lei è, come gli altri ritratti in queste fotografie, sola. Solamente nella chimerica apparizione di alcune ninfe, timidamente raccolta dalla macchina fotografica, di nascosto, senza farsi vedere per il timore della loro scomparsa, la solitudine si scioglie per lasciare il posto ad una magica quanto naturale consonanza e appartenenza a qualcosa di universale. Tra queste figure c’è un legame naturale, istintivo, fatto di una materia impalpabile ma connesso con la memoria, ancestrale e mitica, o forse non proprio così distante nel tempo.
Il progetto Intruso / Parallelo, indaga il quotidiano nel suo aspetto perturbante e contraddittorio.
Mario Cusimano ri-costruisce un ambiente domestico apparentemente rassicurante, fermandolo attraverso inquadrature ravvicinate e tagli inconsueti, inserendo in esso, nelle mura domestiche, tra gli oggetti con i quali conviviamo e che connotano la nostra “normalità”, dell’ “intruso”, degli elementi che urtano con il sentimento di serena accoglienza che dovrebbe suggerire il nostro luogo più intimo e ordinario. Questi scatti ci ricordano una storia comune, fatta di piccoli e grandi scarti di senso, di una lontananza presente nelle cose più prossime, di come a volte la percezione di uno strano senso di violenza sia presente nel luogo deputato “perfetto” perché familiare e perché ricoperto da un aurea di protezione, di come può esistere contraddizione anche in ciò che viene ritenuto convenzionalmente sacro.
Mario parla delle incongruenze che permeano la vita, la società ed i rapporti umani quotidiani, parla di una storia comune, attraverso la metafora e con amara ironia… Ci parla di una storia comune:
“Sono sveglia, ma non ancora perfettamente lucida… mi alzo dal letto, da questo luogo, il più intimo, in cui si consumano l’amore, le ansie, i pensieri ed i sogni distorti della gente. Accendo la televisione per sentire le “notizie dal mondo” (in sottofondo ci sono le fusa del mio pigro animale). La stessa storia anche oggi… il confine tra la vita e la morte è così flebile se paragonato agli interessi ed alla logica economica del potere… sono forse pensieri scontati? se cerco di rifugiarmi nella rassicurazione del sacro, mi rendo conto che bisogna prendere anche la religione con una certa precauzione! Vado in bagno, sto per immergermi nella vasca e mi accorgo del “pericolo”, rischio di ferirmi, un oggetto è stato “distrattamente” lasciato fuori posto… distrattamente? questo non ha molto senso?! Quanta violenza può ferire distrattamente tra le pareti di casa, nel nostro rifugio. Devo sbrigarmi, uscire, è tardi… Mentre mi infilo il cappotto vedo i giochi di quando ero bambina, bambole, elefanti, giocattoli veri e propri insomma, non le creature elettroniche che rendono schizofrenici i nuovi bambini, che inducono una fantasia preconfezionata e non lasciano libertà all’invenzione. Adesso è ancora più tardi… è veramente tardi! Esco in fretta per affrontare una nuova giornata, all’esterno, fatta di chissà quali imprevisti o pericoli…”.
“Paralleli” sono i momenti che Claudio Laureti cerca nelle strade, nelle ville, nelle stazioni e persino nelle spiagge, di Roma, Catania o di qualsiasi altra città del mondo. Esce dal rifugio e cerca istantanee di una quotidianità che si muove a ritmo accelerato, cercando similitudini e contraddizioni tra la gente comune, tra i luoghi urbani e non, tra gli oggetti che li disegnano e che arredano gli ambienti comuni. Cercando umanità trova una grande solitudine, indagando i rapporti intergenerazionali si affaccia in un abisso, le nostre percezioni si confondono scambiando l’umano e l’artefatto, la città diventa luogo di anonimato o di grande riconoscibilità, si scorge la serenità di un’attesa, l’ironia in un contrasto evidente. Questo scontro si scioglie nel contatto con la natura, e la macchina quasi esita a raccogliere un’immagine che si fa memoria di altri tempi.
Le immagini che Claudio ferma sono costruite con un dosato equilibrio di pesi e misure, di vuoti e pieni, costruendo con abilità ma lasciando a noi il senso del paragone.
L’esilità di un’attempata signora-adolescente si contrappone alla compattezza di un solido geometrico, quasi opera minimalista, di un surreale arredo urbano; la possibilità di indagare l’identità di un giovane ragazzo è distratta dalla riconoscibilità immediata del profilo di un carismatico Mastroianni; la bellezza introspettiva di una giovane che siede in attesa, forse di una partenza, o per una sosta, in un luogo non ben identificabile, non è disturbata dalla presenza di un cassonetto accanto a lei, la bellezza distrae dalla bruttezza; tra la anziana donna che siede appoggiata al muro esterno di una casa e il riflesso indistinto di giovani sul vetro di una porta accanto, c’è un abisso di tempo e di memoria incalcolabile, uno slittamento sociale e culturale, e uno scarto, e una lontananza incolmabili; una figura femminile, in primissimo piano, è inconsapevolmente impegnata in una lotta fra titani con la possente statua a cavallo di una divinità che soccombe indistinta allo scontro, prendendo il posto di una presenza umana vaga, confondendo il senso della nostra razionale percezione; anche su di una spiaggia una figura si fa marmo, opera, scultura vivente, dolcemente adagiata a terra disegnando una curva simile a quella tracciata da un barcone più avanti, fra passanti distratti e gente assorta, anche lei è, come gli altri ritratti in queste fotografie, sola. Solamente nella chimerica apparizione di alcune ninfe, timidamente raccolta dalla macchina fotografica, di nascosto, senza farsi vedere per il timore della loro scomparsa, la solitudine si scioglie per lasciare il posto ad una magica quanto naturale consonanza e appartenenza a qualcosa di universale. Tra queste figure c’è un legame naturale, istintivo, fatto di una materia impalpabile ma connesso con la memoria, ancestrale e mitica, o forse non proprio così distante nel tempo.
17
maggio 2007
Mario Cusimano / Claudio Laureti – Intruso/Parallelo
Dal 17 al 28 maggio 2007
arte contemporanea
Location
MONSERRATOARTE900
Roma, Via Di Monserrato, 14, (Roma)
Roma, Via Di Monserrato, 14, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 16-19:30
Vernissage
17 Maggio 2007, ore 18
Autore
Curatore