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Massimo Zerbini
Nato a Ferrara nel 1953, da sempre appassionato d’arte, Massimo Zerbini inizia dieci anni fa, quasi per gioco, a sperimentare materiali e tecniche nuove, dando vita ad opere d’arte che sono una perfetta miscela di fantasia, colore ed emozione
Comunicato stampa
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La prima personale di Massimo Zerbini sarà esposta presso la centralissima Galleria N° 1 - ADAM’o EVA, spazio espositivo “ di confine” tra design e arte, oltre che punto di incontro di idee e progetti sempre nuovi, dal giovedì 24 maggio a sabato 16 giugno p.v.
Nato a Ferrara nel 1953, da sempre appassionato d’arte, Massimo Zerbini inizia dieci anni fa, quasi per gioco, a sperimentare materiali e tecniche nuove, dando vita ad opere d’arte che sono una perfetta miscela di fantasia, colore ed emozione.
Carmelo Strano, critico d’arte di fama internazionale, noto filosofo e teorico dell’arte, collaboratore dei più importanti quotidiani Italiani oltre che autore di numerosi volumi, ha firmato l’introduzione al catalogo della mostra.
Un’impegnata proposta pittorica, questa mostra di Massimo Zerbini, milanese di adozione, per come ricca di suggestioni e di provocazioni poetiche. Una ricerca condotta al limite del decostruttivismo, corrente che è tipica dell’architettura ma che Carmelo Strano ha esteso anche all’arte figurativa.
Zerbini è molto vicino al principio filosofico di Jacques Derrida per il quale in una prima fase “si smontano le fondamenta” della costruzione rendendo tutti gli elementi della composizione di pari grado; in una seconda fase questi elementi vengono reimpiegati con assoluto arbitrio, anche se, come nel caso dello scultore e architetto statunitense Frank O’Gehry, l’influenza del dinamismo futurista non manca.
Ma, come precisa Carmelo Strano in catalogo, Zerbini in alcuni casi si ferma alla destrutturazione, in altri arriva alla decostruzione, essendo la prima una sorta di aggressione alla struttura per stracangiarla.
“E’ evidente tuttavia che tracce di linee – forza boccioniane in Zerbini non ci sono. Questa è una delle ragioni per cui sono portato a dire che egli si ferma spesso al terreno della destrutturazione”, chiosa Strano.
Ma il terreno di fondo di Zerbini è un espressionismo alla “fauve” in cui l’artista mantiene il contorno ma rendendo al suo interno il tessuto cromatico fluido e talvolta come liquido.
“Scaturisce un gioco sottile tra forma e contorno e sembra quasi che quest’ultimo non ci sia per come sopraffatto o sopravanzato dal colore – forma in espansione”.
I dipinti di Zerbini provocano un forte impatto formale ed emotivo dovuto al fatto che l’artista lavora più per allusione che per descrizione e i colori “quasi sempre balzano plasticamente su un fondo nero colpendo l’occhio, la mente e l’emotività del fruitore, all’insegna di quello che Bernard Berenson chiamava valori tattili”
Nato a Ferrara nel 1953, da sempre appassionato d’arte, Massimo Zerbini inizia dieci anni fa, quasi per gioco, a sperimentare materiali e tecniche nuove, dando vita ad opere d’arte che sono una perfetta miscela di fantasia, colore ed emozione.
Carmelo Strano, critico d’arte di fama internazionale, noto filosofo e teorico dell’arte, collaboratore dei più importanti quotidiani Italiani oltre che autore di numerosi volumi, ha firmato l’introduzione al catalogo della mostra.
Un’impegnata proposta pittorica, questa mostra di Massimo Zerbini, milanese di adozione, per come ricca di suggestioni e di provocazioni poetiche. Una ricerca condotta al limite del decostruttivismo, corrente che è tipica dell’architettura ma che Carmelo Strano ha esteso anche all’arte figurativa.
Zerbini è molto vicino al principio filosofico di Jacques Derrida per il quale in una prima fase “si smontano le fondamenta” della costruzione rendendo tutti gli elementi della composizione di pari grado; in una seconda fase questi elementi vengono reimpiegati con assoluto arbitrio, anche se, come nel caso dello scultore e architetto statunitense Frank O’Gehry, l’influenza del dinamismo futurista non manca.
Ma, come precisa Carmelo Strano in catalogo, Zerbini in alcuni casi si ferma alla destrutturazione, in altri arriva alla decostruzione, essendo la prima una sorta di aggressione alla struttura per stracangiarla.
“E’ evidente tuttavia che tracce di linee – forza boccioniane in Zerbini non ci sono. Questa è una delle ragioni per cui sono portato a dire che egli si ferma spesso al terreno della destrutturazione”, chiosa Strano.
Ma il terreno di fondo di Zerbini è un espressionismo alla “fauve” in cui l’artista mantiene il contorno ma rendendo al suo interno il tessuto cromatico fluido e talvolta come liquido.
“Scaturisce un gioco sottile tra forma e contorno e sembra quasi che quest’ultimo non ci sia per come sopraffatto o sopravanzato dal colore – forma in espansione”.
I dipinti di Zerbini provocano un forte impatto formale ed emotivo dovuto al fatto che l’artista lavora più per allusione che per descrizione e i colori “quasi sempre balzano plasticamente su un fondo nero colpendo l’occhio, la mente e l’emotività del fruitore, all’insegna di quello che Bernard Berenson chiamava valori tattili”
24
maggio 2007
Massimo Zerbini
Dal 24 maggio al 16 giugno 2007
design
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
ADAM’O EVA
Milano, Via Uberto Visconti Di Modrone, 1, (Milano)
Milano, Via Uberto Visconti Di Modrone, 1, (Milano)
Vernissage
24 Maggio 2007, ore 18
Ufficio stampa
GLITTER
Autore