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Re-thinking Beirut
Per la prima volta a Milano, un progetto dedicato al concetto di “sostenibilità” nella ricostruzione artistica, architettonica, sociale e umana, della città di Beirut
Comunicato stampa
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Prof.ssa Marcella Schmidt di Friedberg
conferenza “Questioni di identità"
Professore associato di Geografia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Milano-Bicocca, si dedica soprattutto allo studio delle relazioni tra natura, cultura, memoria e paesaggio.
“La città di Beirut, mai nominata ma sempre presente, è al centro della riflessione sul tema dell’identità di Amin Maalouf, autore “emigrante ed appartenente a una minoranza”, ma profondamente attaccato al Libano, “un paese in cui si è portati di continuo a interrogarsi sulle proprie appartenenze, sulle proprie origini, sui propri rapporti con gli altri, e sul posto che si può occupare al sole o all’ombra”. L’identità, tra le parole “una delle false amiche”, se “ridotta a una sola appartenenza radica gli uomini in un atteggiamento parziale, settario, intollerante, dominatore, talvolta suicida, e li trasforma assai spesso in assassini”. Invece, continua Maalouf, “ciascuno di noi dovrebbe essere incoraggiato ad assumere la propria diversità, a concepire la propria identità come la somma delle sue diverse appartenenze, invece di confonderla con una sola, eretta ad appartenenza suprema e a strumento di esclusione, talvolta a strumento di guerra". All’identità che uccide si contrappone il cosmopolitismo, il contatto con culture diverse “in un universo dalle mille facce” ove “non si deve certo perdere il contatto con la cultura che si è conosciuta all'origine, nella quale si è nati, però poi ci si deve aprire alle altre culture”. Ricca di diversità, in un convivere di lingue, tradizioni, costumi e appartenenze svariate, l’identità della città di Beirut e dei suoi abitanti riflette uno straordinario caleidoscopio di suoni, idee, luoghi e persone. Come scrive Selim Nassib in Una sera qualsiasi a Beirut”: “Sorriso dello scriba egizio, fazzoletti identici della cristiana iugoslava e della turca musulmana, messaggio del deserto a triplo taglio, biancore dei corpi nudi sulle tele, intrecci voluttuosi della calligrafia araba, rinuncia a capire.“ M.S.
Prof. Fabrizio Eva
conferenza “Beirut: I segni della geopolitica”
Esperto in geopolitica, dall’anno accademico 2001/2002 è Professore a Contratto presso il Corso di Laurea in “Mediazione linguistica e culturale” dell'Università di Venezia Cà Foscari.
“La città di Beirut è stata citata in passato (fino all’inizio degli anni ’70) come un esempio di territorio multiculturale senza problemi, ma questa lettura si è dimostrata più legata allo spazio immaginario che allo spazio concreto. La crisi politico-religiosa, che a partire dal 1973 è sfociata in circa 15 anni di cruenta guerra civile, ha portato alla distruzione di parti della città ed anche ad una sua progressiva rigida compartimentazione per aree culturalmente omogenee.
La riduzione degli scontri tra i diversi gruppi che popolano la città, l’azione di ricostruzione edilizia del centro storico-politico voluta dall’ex premier Hariri, la fine del controllo territoriale da parte dei siriani conseguente alla sua uccisione, i contraccolpi politici del confronto governo/Hezbollah e dei bombardamenti israeliani dell’agosto 2006, orientano la nuova fase politica contemporanea, che però troppo spesso viene letta con i criteri d’analisi del passato. Ci sono invece elementi di novità rispetto al passato.
Oggi Beirut si presenta, ad un ormai disincantato osservatore “occidentale”, come uno spazio dove la (geo)politica è visivamente presente nello spazio concreto, sia come presenza fisica di gruppi di attivisti, sia come “segni” che marchiano il territorio, sia come limiti alla libertà di muoversi e/o di fare. Un’attenta lettura di questi segni nello spazio fisico può consentire una capacità di analisi più efficace e utile per tentare di innescare un processo di pacificazione.” F.E.
In collaborazione con: ArtBook Triennale, Assessorato Cultura Provincia di Milano,
European Cultural Foundation, Amsterdam.
conferenza “Questioni di identità"
Professore associato di Geografia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Milano-Bicocca, si dedica soprattutto allo studio delle relazioni tra natura, cultura, memoria e paesaggio.
“La città di Beirut, mai nominata ma sempre presente, è al centro della riflessione sul tema dell’identità di Amin Maalouf, autore “emigrante ed appartenente a una minoranza”, ma profondamente attaccato al Libano, “un paese in cui si è portati di continuo a interrogarsi sulle proprie appartenenze, sulle proprie origini, sui propri rapporti con gli altri, e sul posto che si può occupare al sole o all’ombra”. L’identità, tra le parole “una delle false amiche”, se “ridotta a una sola appartenenza radica gli uomini in un atteggiamento parziale, settario, intollerante, dominatore, talvolta suicida, e li trasforma assai spesso in assassini”. Invece, continua Maalouf, “ciascuno di noi dovrebbe essere incoraggiato ad assumere la propria diversità, a concepire la propria identità come la somma delle sue diverse appartenenze, invece di confonderla con una sola, eretta ad appartenenza suprema e a strumento di esclusione, talvolta a strumento di guerra". All’identità che uccide si contrappone il cosmopolitismo, il contatto con culture diverse “in un universo dalle mille facce” ove “non si deve certo perdere il contatto con la cultura che si è conosciuta all'origine, nella quale si è nati, però poi ci si deve aprire alle altre culture”. Ricca di diversità, in un convivere di lingue, tradizioni, costumi e appartenenze svariate, l’identità della città di Beirut e dei suoi abitanti riflette uno straordinario caleidoscopio di suoni, idee, luoghi e persone. Come scrive Selim Nassib in Una sera qualsiasi a Beirut”: “Sorriso dello scriba egizio, fazzoletti identici della cristiana iugoslava e della turca musulmana, messaggio del deserto a triplo taglio, biancore dei corpi nudi sulle tele, intrecci voluttuosi della calligrafia araba, rinuncia a capire.“ M.S.
Prof. Fabrizio Eva
conferenza “Beirut: I segni della geopolitica”
Esperto in geopolitica, dall’anno accademico 2001/2002 è Professore a Contratto presso il Corso di Laurea in “Mediazione linguistica e culturale” dell'Università di Venezia Cà Foscari.
“La città di Beirut è stata citata in passato (fino all’inizio degli anni ’70) come un esempio di territorio multiculturale senza problemi, ma questa lettura si è dimostrata più legata allo spazio immaginario che allo spazio concreto. La crisi politico-religiosa, che a partire dal 1973 è sfociata in circa 15 anni di cruenta guerra civile, ha portato alla distruzione di parti della città ed anche ad una sua progressiva rigida compartimentazione per aree culturalmente omogenee.
La riduzione degli scontri tra i diversi gruppi che popolano la città, l’azione di ricostruzione edilizia del centro storico-politico voluta dall’ex premier Hariri, la fine del controllo territoriale da parte dei siriani conseguente alla sua uccisione, i contraccolpi politici del confronto governo/Hezbollah e dei bombardamenti israeliani dell’agosto 2006, orientano la nuova fase politica contemporanea, che però troppo spesso viene letta con i criteri d’analisi del passato. Ci sono invece elementi di novità rispetto al passato.
Oggi Beirut si presenta, ad un ormai disincantato osservatore “occidentale”, come uno spazio dove la (geo)politica è visivamente presente nello spazio concreto, sia come presenza fisica di gruppi di attivisti, sia come “segni” che marchiano il territorio, sia come limiti alla libertà di muoversi e/o di fare. Un’attenta lettura di questi segni nello spazio fisico può consentire una capacità di analisi più efficace e utile per tentare di innescare un processo di pacificazione.” F.E.
In collaborazione con: ArtBook Triennale, Assessorato Cultura Provincia di Milano,
European Cultural Foundation, Amsterdam.
08
maggio 2007
Re-thinking Beirut
08 maggio 2007
incontro - conferenza
Location
ART BOOK MILANO
Milano, Via Giovanni Ventura, 5, (Milano)
Milano, Via Giovanni Ventura, 5, (Milano)
Vernissage
8 Maggio 2007, ore 18:30
Curatore