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Elisa Silva – Boxes
Ispirate ai motivi pavimentali e di soffitti dell’architettura romana che spesso si affidano ad illusioni e trucchi per giocare con la profondità, queste opere realizzate in carta astraggono queste forme in un contrasto insolito di luce ed ombra
Comunicato stampa
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Elisa Silva (St. Louis, 1975) è un'architetto nordamericana-venezuelana. Si è formata negli Stati Uniti, nell'Università di Harvard. Ha lavorato a Madrid nello studio di Rafael Moneo e a New York, presso SOM.
Nel 2005 ha ricevuto il prestigioso "Rome Prize" assegnato dall'American Academy in Rome.
Svolge l’attività di architetto e di docente tra Roma e Caracas. Negli ultimi anni ha vinto numerosi concorsi internazionali di architettura. Dalla fine degli anni Novanta si dedica anche a progetti di arte visiva, collegati alla ricerca intorno alla percezione dello spazio.
Ispirate ai motivi pavimentali e di soffitti dell’architettura romana che spesso si affidano ad illusioni e trucchi per giocare con la profondità, queste opere realizzate in carta astraggono queste forme in un contrasto insolito di luce ed ombra. La superficie è stata manipolata in tre dimensioni, piegata con diversi angoli all’interno e all’esterno del piano principale, lungo tagli calcolati. Quando vengono illuminati, questi piani riflettono la luce con diverse intensità, mentre i tagli permettono alle ombre di penetrare dentro le piegature. Il foglio di carta è bianco e neutro e non rappresenta se non il materiale stesso. Come uno schermo, non emette alcuna luce, piuttosto riceve quella proiettata e sostiene l’arte creata da ciò che è fuori di sé: dalla luce. È la luce a dipingere la materia con varie tonalità e a trasformare l’opera in un mosaico di colore.
L’osservatore è un altro attore importante in questi lavori. Gli occhi leggono le intensità di luce a seconda della distanza lineare; si cambia posizione e l’intero dispositivo cromatico si trasforma. Si cammina di fronte ad una box ed alcune superfici diventano più chiare, o più scure, mentre altre perdono contrasto: un’esperienza che cattura il tempo grazie a dei motivi visuali dinamici.
Le semplici, modeste scatole non hanno leggibilità o valore intrinseco in quanto oggetti: tutto dipende dall’illuminazione. Sarebbe forse il caso di ricordare quanto scriveva Le Corbusier, definendo l’architettura come 《il sapiente, corretto e magnifico gioco di masse nella luce》. E anche la luce opera per scale infinite. Entro lo spazio di un solo metro quadrato dà forma alle boxes e colora la loro superficie.
Nel 2005 ha ricevuto il prestigioso "Rome Prize" assegnato dall'American Academy in Rome.
Svolge l’attività di architetto e di docente tra Roma e Caracas. Negli ultimi anni ha vinto numerosi concorsi internazionali di architettura. Dalla fine degli anni Novanta si dedica anche a progetti di arte visiva, collegati alla ricerca intorno alla percezione dello spazio.
Ispirate ai motivi pavimentali e di soffitti dell’architettura romana che spesso si affidano ad illusioni e trucchi per giocare con la profondità, queste opere realizzate in carta astraggono queste forme in un contrasto insolito di luce ed ombra. La superficie è stata manipolata in tre dimensioni, piegata con diversi angoli all’interno e all’esterno del piano principale, lungo tagli calcolati. Quando vengono illuminati, questi piani riflettono la luce con diverse intensità, mentre i tagli permettono alle ombre di penetrare dentro le piegature. Il foglio di carta è bianco e neutro e non rappresenta se non il materiale stesso. Come uno schermo, non emette alcuna luce, piuttosto riceve quella proiettata e sostiene l’arte creata da ciò che è fuori di sé: dalla luce. È la luce a dipingere la materia con varie tonalità e a trasformare l’opera in un mosaico di colore.
L’osservatore è un altro attore importante in questi lavori. Gli occhi leggono le intensità di luce a seconda della distanza lineare; si cambia posizione e l’intero dispositivo cromatico si trasforma. Si cammina di fronte ad una box ed alcune superfici diventano più chiare, o più scure, mentre altre perdono contrasto: un’esperienza che cattura il tempo grazie a dei motivi visuali dinamici.
Le semplici, modeste scatole non hanno leggibilità o valore intrinseco in quanto oggetti: tutto dipende dall’illuminazione. Sarebbe forse il caso di ricordare quanto scriveva Le Corbusier, definendo l’architettura come 《il sapiente, corretto e magnifico gioco di masse nella luce》. E anche la luce opera per scale infinite. Entro lo spazio di un solo metro quadrato dà forma alle boxes e colora la loro superficie.
03
maggio 2007
Elisa Silva – Boxes
Dal 03 al 23 maggio 2007
arte contemporanea
Location
FABRIANO BOUTIQUE
Milano, Via Ponte Vetero, 17, (Milano)
Milano, Via Ponte Vetero, 17, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 10-19.30; domenica 10-19
Vernissage
3 Maggio 2007, ore 18
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