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Comunicare l’invisibile
9 artisti sul tema dell’incomunicabilità
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra, patrocinata dalla provincia di Napoli, a cura di
Patrizia Russo e Marco Di Marco vede impegnati 9 Artisti
partenopei che attraverso le loro opere e i loro diversi
linguaggi liberano la loro creatività e la potenza
comunicativa dell’Arte, che, in definitiva, resta
l’unica forma di espressione capace di tracimare oltre
ogni costrizione, ogni formalismo, e che tocca direttamente
le corde dell’anima di chi trasmette e di chi riceve.
L’Arte, quando scevra da ogni superfetazione, è
l’unico linguaggio che nella sua universalità
comunicativa supera ogni omologazione. Un linguaggio di
forme e colori, puro e crudo, senza tempo e al di la di
ogni convenzione. Quando crei sei libero e
inarrestabile…nessuno può fermarti, nessuno può
inquadrarti.
La Mostra sarà visibile fino al 10 Maggio
orario : Merc. Sab. 16.30 20.30 Domenica su prenotazioni
Note sugli artisti
Vincenzo Aulitto affronta il tema dell’incomunicabilità
nelle relazioni umane. Il suo dittico si compone di una
tavola rossa ed una bianca, ambedue attraversate da lame di
alluminio. Le superfici accolgono decine di occhi senza
volto, occhi profondi e inquieti che non osano guardare. Il
rosso è la vita che pulsa, la lama è la negazione della
vita stessa, ma è anche uno specchio che instaura un muto
dialogo con l’esterno, rinviando ancora al tema
dell’incomunicabilità.
Salvio Capuano esprime la solitudine metafisica del soggetto
attraverso due maschere, una nera ed impenetrabile,
un’altra pura e trasparente. L’opposizione delle
maschere rinvia a due capolavori del teatro di Pirandello:
“Come tu mi vuoi”, che presenta il conflitto tra
l’essere e l’apparire; e “Sei personaggi in cerca
d’autore”, in cui l’aspirazione dei personaggi a
comunicare è impedita dalla diversa natura degli attori,
che possono fingere, ma non incarnare i loro sentimenti.
Antonio Ciraci adotta un linguaggio rude, arcaico, primitivo
per svelare gli archetipi sui quali poggia la civiltà
contemporanea. Le sue figure hanno la fissità degli idoli
preistorici, in cui risiede un valore simbolico ed amuletico
che conduce alle radici del sentimento esistenziale. Sono
figure consumate, segnate da graffi e abrasioni, stremate
dal tempo e dall’usura, eppure ancora vive, ancora dotate
di una cocente spiritualità.
Claudio Infante presenta uno specchio ricoperto da ritagli
di giornale, metafora dell’inganno mediatico che altera la
nostra percezione del mondo. Una mano sottile naviga
nell’oceano di carte patinate, che nella sua circolarità
allude alla geometria dell’universo, ma anche al moto
circolare della vita e della storia umana. La mano è
quella di un uomo smarrito, che incede all’affannosa
ricerca di se stesso, novello Ulisse ammaliato dalle sirene
mediatiche.
Nunzio Figliolini imprime sulla tela l’ombra della sua
mano, spargendo il colore sulle superfici libere. L’ombra,
in quanto priva di volume e di consistenza, esprime
un’ideale dissoluzione della materia per liberare lo
spirito, ovvero l’essenza che si cela nell’intimità
delle cose. La sua mano, riprodotta “in negativo”,
diventa un campo di energia, di forza compressa, che rimanda
concretamente al fare, all’incessante attività
dell’uomo per edificare il suo futuro.
Adele Monaco sintetizza il corpo umano in forme astratte,
definite da una linea morbida che profila sporgenze e
avvallamenti. Il moltiplicarsi delle linee sottolinea la
tensione muscolare e genera un’idea di movimento, in cui
può leggersi un intimo pulsare di emozioni che affiorano
sotto la pelle. Attraverso l’implosione dei corpi,
l’artista vuole rappresentare i moti dell’anima, la
spiritualità che scuote la materia dall’interno, fino a
travolgere le superfici.
Peppe Pappa elabora al computer le sue fotografie e,
mediante l’associazione di soggetti diversi, suggerisce
significati e valenze ulteriori. L’opera in mostra nasce
dalla fusione tra il busto di una giovane donna ed il suo
corpo, che sostituisce i lineamenti del volto. Come il Faust
di Goethe, Peppe Pappa manifesta due anime discordanti: la
prima lo tiene ancorato alla vita ed alla bellezza carnale,
la seconda lo proietta verso una purezza assoluta.
Fabio Spataro, mosso dalla ricerca di una forma pura, ha
sviluppato una pittura intensamente lirica, abitata da
figure evanescenti che vibrano nello spazio. La
purificazione del segno si spinge fino ai confini
dell’astrazione: Fabio svuota i corpi lasciando appena la
sagoma, evocazione di un’umanità dimessa che si
interroga sul proprio destino. La materia non esiste più,
si è dissolta poeticamente in quella remota regione dei
corpi in cui risiede lo spirito.
La pittura di Sergio Spataro è fatta di segni incisivi, di
presenze forti che si impongono all’esterno. Oggetto della
sua indagine è l’uomo, che rinunzia ai piaceri della
vita per inseguire la propria vanità. Sergio lo associa al
golem, il gigante d’argilla della tradizione ebraica, che
esegue gli ordini senza pensare. Ma il golem è depurato
dei suoi attributi magici per assumere i connotati
grotteschi del “mamozio” napoletano, parodia dell’uomo
superbo e avido di potere.[Marco Di Mauro]
26
aprile 2007
Comunicare l’invisibile
Dal 26 aprile al 10 maggio 2007
arte contemporanea
Location
CENTRO D’ARTE E COMUNICAZIONE RIFLESSI – VILLA AVELLINO
Pozzuoli, Via Carlo Maria Rosini, 19, (Napoli)
Pozzuoli, Via Carlo Maria Rosini, 19, (Napoli)
Orario di apertura
Merc. Sab. 16.30 20.30 Domenica su prenotazioni
Vernissage
26 Aprile 2007, ore 19
Autore
Curatore