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Caterina Ciuffetelli – Abstract
un incontro con l’arte astratta contemporanea mediante un “estratto” della produzione decennale dell’artista, che corre attraverso varie fasi della sua poetica espressiva: dalle Improbabili geografie (1998-2002), attraverso Curve (2003) e Foule (2005), fino al recentissimo Langage (2007)
Comunicato stampa
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Caterina Ciuffetelli (L’Aquila 1956) ha frequentato a Terni, ove risiede dal 1961, lo studio dello scultore Umbro Battaglini, scomparso recentemente.
Nel 1988 inizia la sua poetica della linea: un vero e proprio work in progress attraverso il quale il segno – piccolo o grande, curvilineo, spezzato, scavato o appena graffiato, a rilievo, comunque restituito mutevole dalla luce – diventa elemento caratterizzante del suo modo di rappresentare se stessa e il mondo in forme astratte. Il segno, infatti, che s’impone sulla materia dello sfondo e che diviene esso stesso materia, dà forma ad un linguaggio che sembra maturare da una ricerca, quasi archeologica, di essenze residuali. Il segno, inoltre, è tracciato sul cellotex, una sostanza riconducibile alle essenze naturali del legno, che tanta parte ha avuto nell’esperienza artistica di Burri. La scelta di questo materiale è parte integrante della poetica di Caterina Ciuffetelli, frutto del suo bisogno di tornare alle radici del proprio iter pittorico e insieme all’origine dell’esistenza: è dunque utilizzato come un supporto, sul quale dipinge o lascia le sue tracce espressive, ma pure lasciato in parte al naturale perché sia valorizzato anche semplicemente in quanto materia.
Le serie più antiche esemplificano alcuni stadii di tale poetica. In quella di “Improbabili geografie”, (1998-2001), le campiture colorate e contrapposte sono delimitate da confini instabili, invitando lo spettatore a farsi giocoso esploratore di microcosmi. In “Curve” (2003), le grandi onde che risaltano per contrasto cromatico o nella giustapposizione di lucido e opaco, indicano la ricerca di un’armonia nello spazio: quest’ultimo è popolato di forze, energie, sentimenti come nell’eterno contrasto di jng e jang, capaci di trovare equilibrio nel fluire del movimento curvilineo. Nella serie “Foule” (2005), è evidente l’urgenza di dare ordine, senza contenerla, alla folla di pensieri che, premendo, cercano la loro fuoriuscita in superficie. Il risultato è un’organizzazione formale, fatalmente momentanea, di memorie, sentimenti, istinti, solo occasionalmente dominati, pronti a ricadere subito e a perdersi nuovamente nel Caos primordiale. In un mondo sempre più fragile, dove l’immagine non rispecchia più il reale ma il virtuale, il bisogno di concretezza si traduce in forma essenziale, quasi che al termine di una ricerca storica della propria essenza la pittrice approdi a quello che è il segno espressivo più semplice e razionale: la forma geometrica. Come iniziata a nuova vita, l’artista recupera modi arcaici di comunicazione, attingendo a quei segni micenei con cui l’arte si rivelò agli albori della civiltà pittorica: semplificazione strutturale, schematizzazione astratta, ma anche e soprattutto sintesi espressiva. La forza di Caterina Ciuffetelli, tuttavia, è nel sapersi ogni volta discostare dal mero decorativismo, immettendo vita e vitalità alle sue “forme”: da geometriche esse diventano segni calligrafici, che ora si stagliano ora si conformano, dipendendo e variando nel tempo, nella luce, nei colori. Così le sue geometrie si fanno magmatiche e palpitanti alla ricerca di uno spazio in quell’horror vacui, che il consolante affollarsi del quotidiano produce. E se da una parte esse richiamano i piccoli segni ripetitivi che decoravano le manifatture quotidiane dei grandi vasi delle civiltà dell’antico Oriente, dall’altro acquistano spessore materico e, giocando con la luce in un rapporto costante di lucido e opaco, come in un ludico nascondino, si fanno forza vitale, dominata da toni monocromatici. Quello di Caterina Ciuffetelli, dunque, è un linguaggio che progressivamente cambia, che si evolve dallo stadio precedente non come da un momento espressivo che si vuole abbandonare, bensì come da una tappa, o anche da un’era temporale, che esiste indipendentemente dal suo evolversi. Nasce così la serie “Langage” (2007), dove i tratti, talvolta luminescenti divengono una sorta di humus, ovvero del nutrimento essenziale per il mondo naturale. Su uno sfondo che tende a prendere il sopravvento, quasi fosse un habitat primigenio da preservare incontaminato, l’artista lascia e al tempo stesso scopre tracce che si fanno sempre più evanescenti. E’ così protagonista e insieme interprete dell’eterno destino del genere animale, che testimonia con esili segni la sua presenza nel mondo, per quanto quelli siano inesorabilmente destinati a dissolversi nel tempo.
Marco Testa
28
aprile 2007
Caterina Ciuffetelli – Abstract
Dal 28 aprile al 12 maggio 2007
arte contemporanea
Location
RISTORARTE
San Gemini, Via Roma, 58, (Terni)
San Gemini, Via Roma, 58, (Terni)
Orario di apertura
10 -13; 16 -20 chiuso lunedì e festivi
Vernissage
28 Aprile 2007, ore 18
Sito web
www.artesangemini.it
Autore
Curatore