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Eliseo Mattiacci – Omaggio ad Alexandre Jolas
2 installazioni 1973 – 1984. 12 disegni 1967 – 1984
Comunicato stampa
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Questa personale di Eliseo Mattiacci alla Galleria dell’Oca segna un anniversario rispetto ai suoi più precoci interventi artistici e all’incontro importante con il gallerista Alexandre Jolas. L’incontro avvenne durante la 5me Biennale Internationale des Jeunes artistes (1967) di Parigi, a cui partecipò assieme a Pascali. Jolas come ricorda Luisa Laureati “aveva l’incredibile virtù di scoprire artisti di avanguardia che lanciò ancor prima che avessero avuto il tempo di esprimersi completamente.” Così dopo l’istallazione di “Tubo” alla Galleria La Tartaruga (1967) in cui aveva invaso lo spazio con un lungo tubo snodabile giallo e dopo alcuni interventi nel 1968, nei quali si accentua l’interesse verso opere concepite in termini di azione (Lavori in Corso, al Circo Massimo di Roma e Cilindri praticabili di lamiera zincata), la prima esposizione alla Galleria Jolas di Parigi nel 1969. In questa occasione Mattiacci scriveva: “Amo l’esserci fisicamente nelle cose: poggiarci le mani, analizzarle e comprimerle, attraversarle: perché esistono. Per questo i materiali che uso sono vari: mi interessa vedere come reagiscono, come si piegano”. La locandina di quella mostra, qui ora in esposizione, raccoglie i bozzetti di quelle opere indicative della progettualità dell’artista in quel periodo. Jolas fu il primo a lanciare le sue opere a livello internazionale, da lì seguì un ventennio di collaborazione continua.
In mostra due uniche sculture che hanno un legame con l’antico mercante, Spazi Stratosferici, 1984 installata inizialmente per la casa di Jolas ad Atene e Sette corpi di energia, 1973 esposta solo due volte una alla Galleria Jolas di Milano nel 1973 e l’anno successivo sempre da Jolas a New York. Quest’ultima, è costituita da sette calchi di anime di alberi fusi in alluminio, con la figura del dio xhosipilli, dio dei fiori. Il tempo che è sempre stato una misura connotante del lavoro di Mattiacci, dall’azione breve della fine degli anni Sessanta (ricordiamo la terra compressa all’Attico, Percorso, 1969) qui diventa un tempo di crescita, di durata. La statuina Atzecha posta sopra uno dei tronchi di albero, ha secondo la tradizione precolombiana il potere di ristabilire un’armonia con la natura, favorendo la fioritura, ponendo quindi l’attenzione al “processo creativo” qui evocato dalla valenza mitico-antropologica della statuina.
Accanto alle sculture dodici disegni in cui si coglie anche qui la valenza temporale, dallo schizzo immediato nel quale si coglie l’energia e la progettualità di quella che poi sarà l’opera, Tubo 1967, al disegno inteso come unicum, come luogo dove far confluire in un lento processo, il proprio senso spaziale, la propria anima. Nella sequenza di disegni Predisporsi a un capolavoro cosmico - astronomico, 1981 - 1982 dechirages, pastelli eseguiti con lembi di carte strappate. L’energia è visibile nei tratti concentrici realizzati a pastello e matita, si dipana in un lento fluire di segni. Sono pianeti e guizzanti satelliti del nostro sistema solare che abitano in cieli immensi segnati di azzurro e di rosa, compiuti con la tecnica del “frottage”. Nelle carte il limite fisico delle sculture non esiste, è uno spazio intimamente liberato, in cui si riesce a cogliere come ha scritto Giuliano Briganti “le stratificazioni di energie dietro le quali è il passato e oltre le quali è il futuro.”
Benedetta Carpi De Resmini
In mostra due uniche sculture che hanno un legame con l’antico mercante, Spazi Stratosferici, 1984 installata inizialmente per la casa di Jolas ad Atene e Sette corpi di energia, 1973 esposta solo due volte una alla Galleria Jolas di Milano nel 1973 e l’anno successivo sempre da Jolas a New York. Quest’ultima, è costituita da sette calchi di anime di alberi fusi in alluminio, con la figura del dio xhosipilli, dio dei fiori. Il tempo che è sempre stato una misura connotante del lavoro di Mattiacci, dall’azione breve della fine degli anni Sessanta (ricordiamo la terra compressa all’Attico, Percorso, 1969) qui diventa un tempo di crescita, di durata. La statuina Atzecha posta sopra uno dei tronchi di albero, ha secondo la tradizione precolombiana il potere di ristabilire un’armonia con la natura, favorendo la fioritura, ponendo quindi l’attenzione al “processo creativo” qui evocato dalla valenza mitico-antropologica della statuina.
Accanto alle sculture dodici disegni in cui si coglie anche qui la valenza temporale, dallo schizzo immediato nel quale si coglie l’energia e la progettualità di quella che poi sarà l’opera, Tubo 1967, al disegno inteso come unicum, come luogo dove far confluire in un lento processo, il proprio senso spaziale, la propria anima. Nella sequenza di disegni Predisporsi a un capolavoro cosmico - astronomico, 1981 - 1982 dechirages, pastelli eseguiti con lembi di carte strappate. L’energia è visibile nei tratti concentrici realizzati a pastello e matita, si dipana in un lento fluire di segni. Sono pianeti e guizzanti satelliti del nostro sistema solare che abitano in cieli immensi segnati di azzurro e di rosa, compiuti con la tecnica del “frottage”. Nelle carte il limite fisico delle sculture non esiste, è uno spazio intimamente liberato, in cui si riesce a cogliere come ha scritto Giuliano Briganti “le stratificazioni di energie dietro le quali è il passato e oltre le quali è il futuro.”
Benedetta Carpi De Resmini
10
maggio 2007
Eliseo Mattiacci – Omaggio ad Alexandre Jolas
Dal 10 maggio al 06 ottobre 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA DELL’OCA
Roma, Via Del Vantaggio, 45, (Roma)
Roma, Via Del Vantaggio, 45, (Roma)
Orario di apertura
martedì –sabato 11:00 – 13:30, 14:30 – 20:00
da giugno da lunedì a venerdì dalle 11:00 – 13:30, 14:30 – 20:00
dall'11 giugno: lunedì 14.30-20; da martedì a venerdì 11–13.30 e 14.30-20; sabato e domenica chiuso
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