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Contro il Barocco
apprendistato a Roma e pratica dell’architettura civile in Italia 1780 – 1820
Comunicato stampa
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Nel corso del Settecento lo studio dall’antico doveva progressivamente diventare un' esperienza necessaria e spesso determinante nella formazione di ogni artista. La città di Roma, ove potevano osservarsi le maggiori collezioni di statue e i grandi monumenti e dove incessante era l'attività di estrazione dal sottosuolo di nuove antichità, divenne meta di artisti e di viaggiatori provenienti da tutti i paesi d'Europa. Questo percorso fu particolarmente significativo anche per gli architetti italiani che arrivando in gran numero soprattutto tra il 1780 e il 1800 si formarono assieme al più grande scultore del secolo, quale era Antonio Canova.
Dopo la cesura della Repubblica (1799), la scuola di Roma - così come si era consolidata - cessò di esistere in quella forma. Agli architetti italiani che avevano condiviso quella esperienza, le multiformi vicende politiche, che investirono tutti gli Stati Italiani nei venti anni successivi (1800-1820), offrirono tuttavia straordinarie possibilità. Nuovi ordinamenti e amministrazioni statali favorirono ad una committenza di carattere pubblico, del tutto diversa da quella dell'Ancien Régime.
./.
Si sperimentarono nuove forme per nuovi edifici destinati all’abbellimento ed alla razionalizzazione della città: cimiteri, monumenti urbani, fori, passeggiate pubbliche, mercati, mattatoi.
Architetture e vicende di molti dei protagonisti coinvolti sono stati oggetto di studi e mostre nelle città investite dalla loro attività (ad esempio il Foro Bonaparte a Milano), oppure nei luoghi dove tali protagonisti sono nati e, spesso, hanno lasciato per testamento le loro carte a scopo didattico (si pensi a Pistocchi a Faenza). Non è tuttavia mai stata sinora tentata una ordinata rassegna di quanti hanno condiviso in gioventù, tra il 1780 e il 1800, l'esperienza di Roma e di come, nei venti anni successivi, hanno dato vita - ciascuno in una realtà locale diversa d'Italia - ad una architettura sostanzialmente omogenea, in forte polemica con un passato ancora legato alle forme del Barocco e tesa a costruire un linguaggio comune capace di esprimere una nuova identità civile. Capace cioè, attraverso l'esperienza dell'antico, la frequentazione dei testi di Milizia e l'emulazione dell'architettura "rivoluzionaria" francese, di arrivare ad esiti progettuali di grande novità e coerenza.
Nei primi venti anni (1780-1800) il disegno è stato il mezzo principale d’espressione; nei venti anni seguenti, la pratica - utilizzata dalle amministrazioni riformate - del concorso pubblico ha reso il disegno di architettura un importante mezzo per prefigurare la forma delle città. Spesso - a causa dell'instabilità politica del tempo - il disegno è rimasto oggi l'unico documento che abbiamo per comprendere che cosa si voleva costruire.
Una mostra di disegni di architettura, provenienti dai principali centri italiani - tutti di grande qualità e portatori di molti significati, anche perché spesso privi sin dall'inizio della possibilità di essere realizzati - è in grado di rendere con completezza il tema prescelto. Rispetto alle categorie tradizionali di disegni di presentazione in uso durante l'Ancien Régime, la mostra permette di mettere in evidenza una nuova tipologia di disegno di architettura, diversa sia nei contenuti che nelle tecniche da quelli precedenti e successivi.
Saranno esposti circa 150 fogli di vario formato provenienti in primo luogo dall’ Accademia di S. Luca, da musei civici italiani e archivi di accademie - verrà inoltre esposto uno scelto gruppo di libri, incisioni, manoscritti, quadri e sculture capaci di evocare la scuola di architettura costituita a Roma intorno al volgere del secolo.
La mostra, a cura di Angela Cipriani, Gian Paolo Consoli, Susanna Pasquali, sarà accompagnata da un catalogo edito da Campisano Editore, pubblicato grazie al contributo del Dipartimento di Architettura e Urbanistica del Politecnico di Bari.
Dopo la cesura della Repubblica (1799), la scuola di Roma - così come si era consolidata - cessò di esistere in quella forma. Agli architetti italiani che avevano condiviso quella esperienza, le multiformi vicende politiche, che investirono tutti gli Stati Italiani nei venti anni successivi (1800-1820), offrirono tuttavia straordinarie possibilità. Nuovi ordinamenti e amministrazioni statali favorirono ad una committenza di carattere pubblico, del tutto diversa da quella dell'Ancien Régime.
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Si sperimentarono nuove forme per nuovi edifici destinati all’abbellimento ed alla razionalizzazione della città: cimiteri, monumenti urbani, fori, passeggiate pubbliche, mercati, mattatoi.
Architetture e vicende di molti dei protagonisti coinvolti sono stati oggetto di studi e mostre nelle città investite dalla loro attività (ad esempio il Foro Bonaparte a Milano), oppure nei luoghi dove tali protagonisti sono nati e, spesso, hanno lasciato per testamento le loro carte a scopo didattico (si pensi a Pistocchi a Faenza). Non è tuttavia mai stata sinora tentata una ordinata rassegna di quanti hanno condiviso in gioventù, tra il 1780 e il 1800, l'esperienza di Roma e di come, nei venti anni successivi, hanno dato vita - ciascuno in una realtà locale diversa d'Italia - ad una architettura sostanzialmente omogenea, in forte polemica con un passato ancora legato alle forme del Barocco e tesa a costruire un linguaggio comune capace di esprimere una nuova identità civile. Capace cioè, attraverso l'esperienza dell'antico, la frequentazione dei testi di Milizia e l'emulazione dell'architettura "rivoluzionaria" francese, di arrivare ad esiti progettuali di grande novità e coerenza.
Nei primi venti anni (1780-1800) il disegno è stato il mezzo principale d’espressione; nei venti anni seguenti, la pratica - utilizzata dalle amministrazioni riformate - del concorso pubblico ha reso il disegno di architettura un importante mezzo per prefigurare la forma delle città. Spesso - a causa dell'instabilità politica del tempo - il disegno è rimasto oggi l'unico documento che abbiamo per comprendere che cosa si voleva costruire.
Una mostra di disegni di architettura, provenienti dai principali centri italiani - tutti di grande qualità e portatori di molti significati, anche perché spesso privi sin dall'inizio della possibilità di essere realizzati - è in grado di rendere con completezza il tema prescelto. Rispetto alle categorie tradizionali di disegni di presentazione in uso durante l'Ancien Régime, la mostra permette di mettere in evidenza una nuova tipologia di disegno di architettura, diversa sia nei contenuti che nelle tecniche da quelli precedenti e successivi.
Saranno esposti circa 150 fogli di vario formato provenienti in primo luogo dall’ Accademia di S. Luca, da musei civici italiani e archivi di accademie - verrà inoltre esposto uno scelto gruppo di libri, incisioni, manoscritti, quadri e sculture capaci di evocare la scuola di architettura costituita a Roma intorno al volgere del secolo.
La mostra, a cura di Angela Cipriani, Gian Paolo Consoli, Susanna Pasquali, sarà accompagnata da un catalogo edito da Campisano Editore, pubblicato grazie al contributo del Dipartimento di Architettura e Urbanistica del Politecnico di Bari.
19
aprile 2007
Contro il Barocco
Dal 19 aprile al 19 maggio 2007
architettura
Location
ACCADEMIA NAZIONALE DI SAN LUCA – PALAZZO CARPEGNA
Roma, Piazza Dell'accademia Di San Luca, 77, (Roma)
Roma, Piazza Dell'accademia Di San Luca, 77, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni 10 – 19. Domenica chiuso
Vernissage
19 Aprile 2007, ore 18.30
Ufficio stampa
STUDIO BEGNINI
Curatore