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Direct Architecture. Politics and Space – Santiago Cirugeda
La rassegna, che comprende quattro mostre personali, si svolge nell’arco di un intero anno. È iniziata lo scorso febbraio con l’esposizione dedicata all’artista greca Maria Papadimitriou, per proseguire con Santiago Cirugeda in maggio, José Davila in ottobre e Vangelis Vlahos in dicembre
Comunicato stampa
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Giovedì 10 maggio inaugura a Como presso lo spazio per l’arte contemporanea Borgovico 33 la mostra personale di Santiago Cirugeda, secondo appuntamento del progetto Direct Architecture. Politics and Space, a cura di Marco Scotini.
La rassegna, che comprende quattro mostre personali, si svolge nell’arco di un intero anno. È iniziata lo scorso febbraio con l’esposizione dedicata all’artista greca Maria Papadimitriou, per proseguire con Santiago Cirugeda in maggio, José Davila in ottobre e Vangelis Vlahos in dicembre.
Ognuno di questi quattro artisti, considerati tra i più interessanti sulla scena contemporanea internazionale, è stato invitato a immaginare uno spazio urbano flessibile, collettivo e temporaneo, e a produrre dentro l’ex chiesa seicentesca, attuale e suggestiva sede dell’Associazione Culturale Borgovico 33, un padiglione in scala reale, che sia modello di intervento e di azione urbana.
Riappropriarsi della città contemporanea è l’idea su cui si basa il progetto, che prendendo le mosse dalla concentrazione a Como di modelli d’architettura modernista, intende riflettere sulla trasformazione del paradigma urbano e sociale all’interno della città globale.
Autore di architetture effimere e manipolabili così come di strategie di occupazione dello spazio pubblico, Santiago Cirugeda opera nella realtà urbana con progetti sovversivi e poco convenzionali. Per Direct Architecture l’artista spagnolo vuole mettere in scena una “scatola degli attrezzi” ad uso cittadino. “Continuamente riceviamo in studio messaggi di gente senza abitazione o che si trova in una situazione non legale o di precarietà” ha affermato Cirugeda in una recente intervista. La richiesta disperata di una casa nella e-mail di una donna, Quiero una casa, è diventata il titolo della mostra di Como.
Nello spazio espositivo di Borgovico 33 saranno presentati due video: il primo, eseguito con la tecnica dell’animazione, illustra le procedure da seguire per la realizzazione do-it-yourself in 24 ore di una unità abitativa con moduli prefabbricati; il secondo, invece, verrà girato all’interno dell’Associazione Borgovico 33, per documentare la fase di montaggio dei moduli prefabbricati che un gruppo di studenti del biennio specialistico della NABA porterà a termine con l’ausilio del primo filmato.
Tutti i pezzi da costruzione saranno esposti durante la mostra, insieme a testimonianze legislative che decretano la legittimità dell’abitazione concepita da Cirugeda. Chiunque dev’essere in grado di montare il kit di pezzi in ogni situazione, come si trattasse di oggetti Ikea o di piccoli componenti in un ovetto Kinder. Quiero una casa intende essere una sorta di manuale pratico o di guida democratica per utenti urbani. Non a caso “Recetas Urbanas” (“Ricette Urbane”) è il nome della postazione web pensata dall’autore come un archivio aperto di regole e istruzioni per tutti i possibili partecipanti.
“Io voglio essere un cittadino” è lo slogan di Cirugeda, che non accetta a priori le norme legislative ed elegge la disobbedienza civile a forma di intervento architettonico. Anche se come artista può ottenere permessi per le proprie installazioni, il suo punto di vista resta quello del cittadino, che come tale è continuamente convocato a collaborare in ogni suo progetto. Le azioni urbane di Cirugeda, secondo cui l’architettura è un’arte sociale, sono al limite tra legalità e illegalità: se nel 1999 innesta una capsula sul corpo del Padiglione della Finlandia a Siviglia come protesi spaziale e funzionale, nel 2004 ripropone un ampliamento abusivo in facciata ad un altro edificio istituzionale come l’Espai d’Art Contemporani di Castellón - che realizza con cassettoni di plastica nera impiegati di solito come moduli per il calcestruzzo - nel tentativo di verificare la flessibilità e la disponibilità ai nuovi usi di un centro d’arte. Allo stesso modo, se nel 2001 progetta rifugi provvisori che chiama “case-insetto” sugli alberi lungo il viale dell’Alameda a Siviglia come segno di partecipazione ad un atto di protesta ecologica e di guerriglia urbana, nel 2003 in uno degli spazi di risulta del quartiere Lavapiés a Madrid realizza un volume di 30 mq come centro culturale comunitario, e nel 2006 costruisce con l’aiuto di studenti aule–trincea come spazi di autogestione per la Facoltà di Belle Arti di Malaga e Granada.
La rivendicazione al diritto allo spazio pubblico e all’accesso diretto alla costruzione urbana da parte di tutti diventa una forma di decostruzione dei meccanismi di controllo biopolitico che, attraverso il capitale e la cultura dominante, governano la città contemporanea.
Santiago Cirugeda (Siviglia, 1971) ha studiato Architettura tra Barcellona e Siviglia, dove vive e lavora. Dal 1996 sviluppa progetti sovversivi nella realtà urbana: da occupazioni sistematiche di spazi pubblici con semplici contenitori, fino alla costruzione di protesi su facciate di edifici, patii, tetti, e solai.
Tra le sue mostre collettive: Biennale di Mosca (2005); 50ª edizione della Biennale d’Arte di Venezia - sezione Utopia Station; Crossroads of n°11 creation, Design and habitats, Centro George Pompidou, Parigi (2003); The Tent, Biennale di Architettura, Rotterdam (2003); Research Room, Manifesta 4, Francoforte (2002).
Scrive articoli e partecipa a docenze ed eventi culturali (master, seminari, conferenze, workshops, esposizioni). Attualmente sta realizzando progetti di costruzione di unità abitative con la partecipazione diretta di gruppi di cittadini in varie città spagnole. Ha presentato il libro “Situaciones urbanas” nell’ottobre del 2006.
L’intero progetto sarà corredato da un catalogo, che verrà pubblicato al termine dell’intero ciclo di mostre.
La rassegna, che comprende quattro mostre personali, si svolge nell’arco di un intero anno. È iniziata lo scorso febbraio con l’esposizione dedicata all’artista greca Maria Papadimitriou, per proseguire con Santiago Cirugeda in maggio, José Davila in ottobre e Vangelis Vlahos in dicembre.
Ognuno di questi quattro artisti, considerati tra i più interessanti sulla scena contemporanea internazionale, è stato invitato a immaginare uno spazio urbano flessibile, collettivo e temporaneo, e a produrre dentro l’ex chiesa seicentesca, attuale e suggestiva sede dell’Associazione Culturale Borgovico 33, un padiglione in scala reale, che sia modello di intervento e di azione urbana.
Riappropriarsi della città contemporanea è l’idea su cui si basa il progetto, che prendendo le mosse dalla concentrazione a Como di modelli d’architettura modernista, intende riflettere sulla trasformazione del paradigma urbano e sociale all’interno della città globale.
Autore di architetture effimere e manipolabili così come di strategie di occupazione dello spazio pubblico, Santiago Cirugeda opera nella realtà urbana con progetti sovversivi e poco convenzionali. Per Direct Architecture l’artista spagnolo vuole mettere in scena una “scatola degli attrezzi” ad uso cittadino. “Continuamente riceviamo in studio messaggi di gente senza abitazione o che si trova in una situazione non legale o di precarietà” ha affermato Cirugeda in una recente intervista. La richiesta disperata di una casa nella e-mail di una donna, Quiero una casa, è diventata il titolo della mostra di Como.
Nello spazio espositivo di Borgovico 33 saranno presentati due video: il primo, eseguito con la tecnica dell’animazione, illustra le procedure da seguire per la realizzazione do-it-yourself in 24 ore di una unità abitativa con moduli prefabbricati; il secondo, invece, verrà girato all’interno dell’Associazione Borgovico 33, per documentare la fase di montaggio dei moduli prefabbricati che un gruppo di studenti del biennio specialistico della NABA porterà a termine con l’ausilio del primo filmato.
Tutti i pezzi da costruzione saranno esposti durante la mostra, insieme a testimonianze legislative che decretano la legittimità dell’abitazione concepita da Cirugeda. Chiunque dev’essere in grado di montare il kit di pezzi in ogni situazione, come si trattasse di oggetti Ikea o di piccoli componenti in un ovetto Kinder. Quiero una casa intende essere una sorta di manuale pratico o di guida democratica per utenti urbani. Non a caso “Recetas Urbanas” (“Ricette Urbane”) è il nome della postazione web pensata dall’autore come un archivio aperto di regole e istruzioni per tutti i possibili partecipanti.
“Io voglio essere un cittadino” è lo slogan di Cirugeda, che non accetta a priori le norme legislative ed elegge la disobbedienza civile a forma di intervento architettonico. Anche se come artista può ottenere permessi per le proprie installazioni, il suo punto di vista resta quello del cittadino, che come tale è continuamente convocato a collaborare in ogni suo progetto. Le azioni urbane di Cirugeda, secondo cui l’architettura è un’arte sociale, sono al limite tra legalità e illegalità: se nel 1999 innesta una capsula sul corpo del Padiglione della Finlandia a Siviglia come protesi spaziale e funzionale, nel 2004 ripropone un ampliamento abusivo in facciata ad un altro edificio istituzionale come l’Espai d’Art Contemporani di Castellón - che realizza con cassettoni di plastica nera impiegati di solito come moduli per il calcestruzzo - nel tentativo di verificare la flessibilità e la disponibilità ai nuovi usi di un centro d’arte. Allo stesso modo, se nel 2001 progetta rifugi provvisori che chiama “case-insetto” sugli alberi lungo il viale dell’Alameda a Siviglia come segno di partecipazione ad un atto di protesta ecologica e di guerriglia urbana, nel 2003 in uno degli spazi di risulta del quartiere Lavapiés a Madrid realizza un volume di 30 mq come centro culturale comunitario, e nel 2006 costruisce con l’aiuto di studenti aule–trincea come spazi di autogestione per la Facoltà di Belle Arti di Malaga e Granada.
La rivendicazione al diritto allo spazio pubblico e all’accesso diretto alla costruzione urbana da parte di tutti diventa una forma di decostruzione dei meccanismi di controllo biopolitico che, attraverso il capitale e la cultura dominante, governano la città contemporanea.
Santiago Cirugeda (Siviglia, 1971) ha studiato Architettura tra Barcellona e Siviglia, dove vive e lavora. Dal 1996 sviluppa progetti sovversivi nella realtà urbana: da occupazioni sistematiche di spazi pubblici con semplici contenitori, fino alla costruzione di protesi su facciate di edifici, patii, tetti, e solai.
Tra le sue mostre collettive: Biennale di Mosca (2005); 50ª edizione della Biennale d’Arte di Venezia - sezione Utopia Station; Crossroads of n°11 creation, Design and habitats, Centro George Pompidou, Parigi (2003); The Tent, Biennale di Architettura, Rotterdam (2003); Research Room, Manifesta 4, Francoforte (2002).
Scrive articoli e partecipa a docenze ed eventi culturali (master, seminari, conferenze, workshops, esposizioni). Attualmente sta realizzando progetti di costruzione di unità abitative con la partecipazione diretta di gruppi di cittadini in varie città spagnole. Ha presentato il libro “Situaciones urbanas” nell’ottobre del 2006.
L’intero progetto sarà corredato da un catalogo, che verrà pubblicato al termine dell’intero ciclo di mostre.
10
maggio 2007
Direct Architecture. Politics and Space – Santiago Cirugeda
Dal 10 maggio al 20 luglio 2007
arte contemporanea
Location
BORGOVICO33
Como, Via Borgo Vico, 33, (Como)
Como, Via Borgo Vico, 33, (Como)
Orario di apertura
da venerdì a domenica dalle 15.00 alle 20.00 o su appuntamento
Vernissage
10 Maggio 2007, ore 18
Autore
Curatore