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52 Biennale – Li Chen
Li Chen infonde nelle tradizionali sculture buddiste nuovi pensieri contemporanei. La sua arte coglie lo spirito Zen, offrendo l’opportunità di percepire l’armonia e riflettere sulla vita. Le sue sculture piene e rotondeggianti permettono all’osservatore di avvertire la coesistenza del vuoto e della pienezza, la semplicità ricolma della bellezza di uno stile naturale. Le sculture di Li Chen esprimono uno spirito e una concezione orientali unici e innovativi
Comunicato stampa
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Se la globalizzazione accellera la comunicazione e l’interazione tra le diverse civiltà umane, l’invasione e la diffusione di culture forti sta facendo rapidamente scomparire i confini tra le diverse culture. La globalizzazione è un concetto simbiotico che rende la vita più semplice, ma è profondamente diverso dall’unificazione delle culture, per cui oggi la libertà delle singole culture è più importante e preziosa che mai.
Li Chen è nato nella regione centrale di Taiwan. Artista di grande talento, avendo studiato approfonditamente diverse scritture buddiste e maoiste, ricerca la verità al di là del mondo materiale. Nel suo lavoro artistico, Li Chen si serve delle sculture per trasmettere lo spirito e la connotazione della cultura orientale e considera il “vuoto” come concetto fondante della sua estetica creativa. Nella cultura cinese, “vuoto” e “nullità” sono principi ideologici importanti del buddismo e del taoismo. Per il buddismo, “vuoto” altro non significa che uno stato di immensa e pacata saggezza, che è proprio della nascita e della morte. Nel taoismo si usa dire: “Quando il vuoto è distrutto, la terra sprofonda” per descrivere lo stato ultimo di rottura e tranquillità e ricercare la dottrina nei cambiamenti. Le sculture di Li Chen analizzano l’energia del vuoto, ma i materiali scultorei che l’artista impiega sono pieni di energia vitale, che è tutt’altro che vuota. In altre parole, Li Chen usa uno stile spirituale per riprodurre l’energia e si serve di supporti esasperati, neri come la pece, per manifestare lo spirito materiale che attrae la gente, ma le sue sculture trasmettono concetti spirituali di tenerezza, romanticismo, gioia e appagamento. Proprio per questo, anche se alcune sue opere sono enormi, non paiono mai opprimenti o pesanti. Sembrano invece libarsi nell’aria. Tutto il suo lavoro è improntato ad una certa ambiguità tra leggerezza e pesantezza, derivante giustappunto dal perfetto connubio tra energia spirituale e materiale. Si potrebbe addirittura dire che Li Chen opera una rivoluzione nello stile che, per migliaia di anni, ha caratterizzato le sculture buddiste.
L’artista, infatti, trasforma le sculture buddiste in stile dinastia Tang (A.D. 618–907), dense e piene, e le caratteristiche spirituali e visive, aggraziate ed eleganti, delle creazioni della dinastia Song (A.D. 960-1279) rendendo volti e linee delle sue sculture estremamente semplici. Così facendo, nelle sue opere egli estrapola gli elementi di cinque millenni di storia e cultura cinesi, come l’essere celestiale cinese, il Buddha, il drago, le favole e le storie popolari, e vi aggiunge ulteriori elementi artistici contemporanei abbinando con successo prospettive classiche e contemporanee e creando forme e modelli unici e innovativi che infondono nuova vita nelle sculture orientali.
La mostra intitolata “Energia del vuoto” presenterà una serie di grandi sculture per esterni di Li Chen. In “Buddha a cavallo del drago”, il Buddha è immobile con un’espressione compassionevole. La figura, con la mano destra atteggiata in un gesto, mentre la sinistra regge l’ampolla purificante, si staglia contro il cielo e la terra, eppure emana un senso di pace che riscalda il cuore dello spettatore. Lo stesso drago si ispira al disegno di un antico recipiente da cucina in rame cinese ed è pregno di energia e di una vitalità tangibile. Il drago, dall’aspetto vivido, sembra assumere un’espressione benevola. Ogni zampa poggia su una sfera di drago, un fiore di loto, una nuvola benaugurale e un fuoco divino. L’animale pare levitare e attraversare spazio e tempo.
“Tutto in uno”, risalente al 1998, una delle prime opere rappresentative di Li Chen, raffigura il congiungimento delle mani, un comune atto cerimoniale buddista, che non solo permette la concentrazione, ma può anche trasmettere agli altri un’impressione di sincerità e modestia. Congiungere le mani implica il rafforzamento della capacità declamatoria di far concentrare gli altri affinché raggiungano uno stato di libertà e tranquillità. L’espressione e la postura tradizionali, ossia il capo leggermente reclinato, i palmi congiunti e la solennità, sono ancora presenti, ma le complicate pieghe degli abiti e il fisico sono semplificati in un’immagine concisa, eppure naturale e potente. In quest’opera, si realizza il vero spirito dell’“unione e della “perfezione”. L’opera di Li Chen non è un semplice movimento, ma lo stato supremo della devozione, della purezza e dell’unione tra corpo e mente.
In “Terra pura”, il bambino giace, quasi librandosi, sulla cima della montagna senza alcuna preoccupazione e pare aver raggiunto un’altra dimensione. Da un punto di vista fisico, la scultura dovrebbe avere una struttura instabile. Tuttavia, grazie all’ingegnosità di Li Chen, vi è una proporzione tra corpo ed espressione del viso, soprattutto nel punto in cui si incrociano le gambe, a creare la rappresentazione di un giovinetto innocente, spensierato, che giace su una vetta. Questo lavoro esprime il disegno del contorno a figura intera, racchiudendo nel contempo l’esuberanza che deriva dalla tensione e dall’energia intrinseche della scultura. L’uso della lacca cinese grezza conferisce inoltre un nuovo volto al bronzo in cui è realizzata, creando un effetto molto particolare.
Nel suo percorso artistico, Li Chen usa una linea rotonda e morbida e un metodo chiaramente contemporaneo per trasmettere uno spirito profondo classicamente cinese. Calandosi nel regno orientale del pensiero, l’artista si manifesta e si libera attraverso le sue opere, elemento prezioso nell’odierna società convulsa, proiettando in esse anche la sua personalissima ricerca di un’armonia interiore. Questo tipo di bellezza primitiva e innocente è lo stile distintivo di Li Chen.
Li Chen è nato nella regione centrale di Taiwan. Artista di grande talento, avendo studiato approfonditamente diverse scritture buddiste e maoiste, ricerca la verità al di là del mondo materiale. Nel suo lavoro artistico, Li Chen si serve delle sculture per trasmettere lo spirito e la connotazione della cultura orientale e considera il “vuoto” come concetto fondante della sua estetica creativa. Nella cultura cinese, “vuoto” e “nullità” sono principi ideologici importanti del buddismo e del taoismo. Per il buddismo, “vuoto” altro non significa che uno stato di immensa e pacata saggezza, che è proprio della nascita e della morte. Nel taoismo si usa dire: “Quando il vuoto è distrutto, la terra sprofonda” per descrivere lo stato ultimo di rottura e tranquillità e ricercare la dottrina nei cambiamenti. Le sculture di Li Chen analizzano l’energia del vuoto, ma i materiali scultorei che l’artista impiega sono pieni di energia vitale, che è tutt’altro che vuota. In altre parole, Li Chen usa uno stile spirituale per riprodurre l’energia e si serve di supporti esasperati, neri come la pece, per manifestare lo spirito materiale che attrae la gente, ma le sue sculture trasmettono concetti spirituali di tenerezza, romanticismo, gioia e appagamento. Proprio per questo, anche se alcune sue opere sono enormi, non paiono mai opprimenti o pesanti. Sembrano invece libarsi nell’aria. Tutto il suo lavoro è improntato ad una certa ambiguità tra leggerezza e pesantezza, derivante giustappunto dal perfetto connubio tra energia spirituale e materiale. Si potrebbe addirittura dire che Li Chen opera una rivoluzione nello stile che, per migliaia di anni, ha caratterizzato le sculture buddiste.
L’artista, infatti, trasforma le sculture buddiste in stile dinastia Tang (A.D. 618–907), dense e piene, e le caratteristiche spirituali e visive, aggraziate ed eleganti, delle creazioni della dinastia Song (A.D. 960-1279) rendendo volti e linee delle sue sculture estremamente semplici. Così facendo, nelle sue opere egli estrapola gli elementi di cinque millenni di storia e cultura cinesi, come l’essere celestiale cinese, il Buddha, il drago, le favole e le storie popolari, e vi aggiunge ulteriori elementi artistici contemporanei abbinando con successo prospettive classiche e contemporanee e creando forme e modelli unici e innovativi che infondono nuova vita nelle sculture orientali.
La mostra intitolata “Energia del vuoto” presenterà una serie di grandi sculture per esterni di Li Chen. In “Buddha a cavallo del drago”, il Buddha è immobile con un’espressione compassionevole. La figura, con la mano destra atteggiata in un gesto, mentre la sinistra regge l’ampolla purificante, si staglia contro il cielo e la terra, eppure emana un senso di pace che riscalda il cuore dello spettatore. Lo stesso drago si ispira al disegno di un antico recipiente da cucina in rame cinese ed è pregno di energia e di una vitalità tangibile. Il drago, dall’aspetto vivido, sembra assumere un’espressione benevola. Ogni zampa poggia su una sfera di drago, un fiore di loto, una nuvola benaugurale e un fuoco divino. L’animale pare levitare e attraversare spazio e tempo.
“Tutto in uno”, risalente al 1998, una delle prime opere rappresentative di Li Chen, raffigura il congiungimento delle mani, un comune atto cerimoniale buddista, che non solo permette la concentrazione, ma può anche trasmettere agli altri un’impressione di sincerità e modestia. Congiungere le mani implica il rafforzamento della capacità declamatoria di far concentrare gli altri affinché raggiungano uno stato di libertà e tranquillità. L’espressione e la postura tradizionali, ossia il capo leggermente reclinato, i palmi congiunti e la solennità, sono ancora presenti, ma le complicate pieghe degli abiti e il fisico sono semplificati in un’immagine concisa, eppure naturale e potente. In quest’opera, si realizza il vero spirito dell’“unione e della “perfezione”. L’opera di Li Chen non è un semplice movimento, ma lo stato supremo della devozione, della purezza e dell’unione tra corpo e mente.
In “Terra pura”, il bambino giace, quasi librandosi, sulla cima della montagna senza alcuna preoccupazione e pare aver raggiunto un’altra dimensione. Da un punto di vista fisico, la scultura dovrebbe avere una struttura instabile. Tuttavia, grazie all’ingegnosità di Li Chen, vi è una proporzione tra corpo ed espressione del viso, soprattutto nel punto in cui si incrociano le gambe, a creare la rappresentazione di un giovinetto innocente, spensierato, che giace su una vetta. Questo lavoro esprime il disegno del contorno a figura intera, racchiudendo nel contempo l’esuberanza che deriva dalla tensione e dall’energia intrinseche della scultura. L’uso della lacca cinese grezza conferisce inoltre un nuovo volto al bronzo in cui è realizzata, creando un effetto molto particolare.
Nel suo percorso artistico, Li Chen usa una linea rotonda e morbida e un metodo chiaramente contemporaneo per trasmettere uno spirito profondo classicamente cinese. Calandosi nel regno orientale del pensiero, l’artista si manifesta e si libera attraverso le sue opere, elemento prezioso nell’odierna società convulsa, proiettando in esse anche la sua personalissima ricerca di un’armonia interiore. Questo tipo di bellezza primitiva e innocente è lo stile distintivo di Li Chen.
08
giugno 2007
52 Biennale – Li Chen
Dall'otto giugno al 21 novembre 2007
arte contemporanea
Location
TELECOM ITALIA FUTURE CENTRE
Venezia, Campo San Salvador, 4826, (Venezia)
Venezia, Campo San Salvador, 4826, (Venezia)
Orario di apertura
10-18 (chiuso il lunedì)
Vernissage
8 Giugno 2007, ore 15
Sito web
www.kmfa.gov.tw
Ufficio stampa
ARTE COMMUNICATIONS
Autore
Curatore