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Nerazzurro, rosa tenue
presentazione del libro di Ettore Spalletti
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Domenica 15 aprile, alle ore 11, verrà presentato nell’auditorium Petruzzi, in Via delle Caserme a Pescara, un libro di Ettore Spalletti, dal titolo “Nerazzurro, rosa tenue”, edito da Skira. Interverranno Laura Cherubini, autrice di due saggi per questo libro, Graziella Lonardi e Pier Luigi Celli. L’evento è organizzato dalla galleria Oredaria di Roma, in collaborazione con la galleria Vistamare di Pescara.
Nel corso degli ultimi tre decenni, Ettore Spalletti ha creato un linguaggio straordinariamente coerente, fatto di un ristretto numero di segni. Le sue evocative campiture cromatiche ricoprono forme essenziali che travalicano il limite tra pittura e scultura. Così Laura Cherubini: “nelle opere di Spalletti, volume peso e colore coincidono: la forma è una massa piena, il colore fa corpo con il volume. Questi oggetti sono pittura e scultura insieme. Non c’è pittura nel senso tradizionale del termine, ma identificazione fra colore e supporto, non c’è scultura nel senso del modellato, anzi non c’è traccia della mano sensibile dell’artista perché la carta abrasiva ne cancella e ne disperde ogni eco. (…) L’opera non va letta come una superficie, ma come uno spessore, è un quadro-oggetto, una pittura-scultura”. Se molti critici hanno definito il lavoro di Spalletti come “pittura tridimensionale” o “scultura architettonica” è anche in ragione dell’attenzione che l’artista rivolge allo spazio in cui l’opera si colloca: i suoi quadri, mai statici alla parete, e i suoi volumi, posti ad interagire con i pieni ed i vuoti, acquistano senso a seconda di come l’artista li dispone.
Nella mostra presso la galleria Oredaria, cui la pubblicazione fa riferimento, lo spazio era caratterizzato dalla presenza di archi. I lavori vi si adagiavano come nelle nicchie di una cripta, svelandosi poco alla volta. Questo gioco di svelamento si ritrova anche nel libro, dove le immagini sono raccolte dentro uno spessore di carta velina bianca. Il colore di Spalletti è sempre attraversato dal bianco, che gli impedisce di bloccarsi in un assetto definivo e lo apre ad una dilatazione visiva. Così le sue opere, pur essendo circoscritte da linee geometriche, si trasformano in figure imponderabili e sfuggenti, al di fuori di ogni spazialità concreta e rigida. Nonostante l’artista abbia ristretto il suo repertorio formale a poche matrici geometriche, che ignorano attributi organici e antropomorfici, la purezza dei volumi e delle superfici monocromatiche è intrisa di sensualità. Il rosa che pervade il pavimento di una stanza della galleria è quello dell’incarnato e rimanda all’epidermide, alla tattilità ed alla figuratività. Spalletti in una recente intervista ha detto: “delle volte un colore mi porta così lontano, che non so nemmeno se sono un pittore figurativo. Mi piace anche raccontarmi così, perché il colore può portarmi sempre in un luogo diverso, ma è sempre un luogo che si apre dentro di me, all’interno di regole e ragioni diverse”.
Nel corso degli ultimi tre decenni, Ettore Spalletti ha creato un linguaggio straordinariamente coerente, fatto di un ristretto numero di segni. Le sue evocative campiture cromatiche ricoprono forme essenziali che travalicano il limite tra pittura e scultura. Così Laura Cherubini: “nelle opere di Spalletti, volume peso e colore coincidono: la forma è una massa piena, il colore fa corpo con il volume. Questi oggetti sono pittura e scultura insieme. Non c’è pittura nel senso tradizionale del termine, ma identificazione fra colore e supporto, non c’è scultura nel senso del modellato, anzi non c’è traccia della mano sensibile dell’artista perché la carta abrasiva ne cancella e ne disperde ogni eco. (…) L’opera non va letta come una superficie, ma come uno spessore, è un quadro-oggetto, una pittura-scultura”. Se molti critici hanno definito il lavoro di Spalletti come “pittura tridimensionale” o “scultura architettonica” è anche in ragione dell’attenzione che l’artista rivolge allo spazio in cui l’opera si colloca: i suoi quadri, mai statici alla parete, e i suoi volumi, posti ad interagire con i pieni ed i vuoti, acquistano senso a seconda di come l’artista li dispone.
Nella mostra presso la galleria Oredaria, cui la pubblicazione fa riferimento, lo spazio era caratterizzato dalla presenza di archi. I lavori vi si adagiavano come nelle nicchie di una cripta, svelandosi poco alla volta. Questo gioco di svelamento si ritrova anche nel libro, dove le immagini sono raccolte dentro uno spessore di carta velina bianca. Il colore di Spalletti è sempre attraversato dal bianco, che gli impedisce di bloccarsi in un assetto definivo e lo apre ad una dilatazione visiva. Così le sue opere, pur essendo circoscritte da linee geometriche, si trasformano in figure imponderabili e sfuggenti, al di fuori di ogni spazialità concreta e rigida. Nonostante l’artista abbia ristretto il suo repertorio formale a poche matrici geometriche, che ignorano attributi organici e antropomorfici, la purezza dei volumi e delle superfici monocromatiche è intrisa di sensualità. Il rosa che pervade il pavimento di una stanza della galleria è quello dell’incarnato e rimanda all’epidermide, alla tattilità ed alla figuratività. Spalletti in una recente intervista ha detto: “delle volte un colore mi porta così lontano, che non so nemmeno se sono un pittore figurativo. Mi piace anche raccontarmi così, perché il colore può portarmi sempre in un luogo diverso, ma è sempre un luogo che si apre dentro di me, all’interno di regole e ragioni diverse”.
15
aprile 2007
Nerazzurro, rosa tenue
15 aprile 2007
arte contemporanea
presentazione
presentazione
Location
AUDITORIUM PETRUZZI
Pescara, Via Delle Caserme, (Pescara)
Pescara, Via Delle Caserme, (Pescara)
Vernissage
15 Aprile 2007, ore 11
Editore
SKIRA
Autore