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Lo Schermo Ansioso
videorassegna
Comunicato stampa
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Lo schermo ansioso. Perché questo titolo? Il riferimento – ovvio – è al saggio di Harold Rosenberg L'oggetto ansioso, in cui il critico americano accusa la pop art di avere attentato allo statuto dell'opera d'arte, distruggendo le barriere culturali che la separavano dal mondo della merce e dalle icone della comunicazione di massa. Il ruolo dell'arte diviene così incerto e sfuggente, e l'opera stessa carica propria definizione di incertezza e di ansietà.
L'arte di oggi invece si è liberata da queste forme sottili di ideologia, evita la rigidità di identità programmate a posteriori, considera le proprie scelte come definitive soltanto rispetto ad una situazione momentanea, ad un mondo in continuo cambiamento.
La responsabilità della definizione di ruoli e posizioni è demandata quindi ai canali di trasmissione del lavoro. E l'ansietà lascia l'opera per trasferirsi sullo schermo, all'interno degli spazi espositivi, tra le pagine di una rivista, nelle turbolenze del mercato.
Dal corpo del testo l'angoscia si sposta alla dimensione contestuale del lavoro, l'inquietudine è il correlativo del disordine di uno spettacolo mondializzato ma sempre più indecifrabile.
Antitelevisione, performance, animazione, documentario, fiction, collage, la molteplicità dei linguaggi e delle tecniche confluite nell'arte video, la pluralità delle poetiche nei media elettronici, l'indifferenza mediale e la polisemia esplicita dei giovani autori rende precaria e incerta non la forma della singola opera, ma l'identità del contenitore che la raccoglie e quella del mezzo che la trasmette. Rende incerti i confini stessi di manifestazioni tradizionali: il festival, la rassegna, l'antologia visiva. Il disagio passa dal supporto al palinsesto, allo schermo di proiezione, interroga le capacità critiche del pubblico o ne riflette il disorientamento.
Abbandonati i dictat degli "ismi", l'opera si libera ora dalla coercizione alla coerenza, inventa di continuo le sue leggi, si adatta ad una ambiente sempre più mutevole, infedele al suo stesso autore, convive e coesiste con stili, estetiche e espressioni di ogni tipo. Il disagio degli strumenti del comunicare apre così alla libera precarietà dell'opera globale.
E la precarietà globale diviene libertà dell'opera.
Matteo Chini
L'arte di oggi invece si è liberata da queste forme sottili di ideologia, evita la rigidità di identità programmate a posteriori, considera le proprie scelte come definitive soltanto rispetto ad una situazione momentanea, ad un mondo in continuo cambiamento.
La responsabilità della definizione di ruoli e posizioni è demandata quindi ai canali di trasmissione del lavoro. E l'ansietà lascia l'opera per trasferirsi sullo schermo, all'interno degli spazi espositivi, tra le pagine di una rivista, nelle turbolenze del mercato.
Dal corpo del testo l'angoscia si sposta alla dimensione contestuale del lavoro, l'inquietudine è il correlativo del disordine di uno spettacolo mondializzato ma sempre più indecifrabile.
Antitelevisione, performance, animazione, documentario, fiction, collage, la molteplicità dei linguaggi e delle tecniche confluite nell'arte video, la pluralità delle poetiche nei media elettronici, l'indifferenza mediale e la polisemia esplicita dei giovani autori rende precaria e incerta non la forma della singola opera, ma l'identità del contenitore che la raccoglie e quella del mezzo che la trasmette. Rende incerti i confini stessi di manifestazioni tradizionali: il festival, la rassegna, l'antologia visiva. Il disagio passa dal supporto al palinsesto, allo schermo di proiezione, interroga le capacità critiche del pubblico o ne riflette il disorientamento.
Abbandonati i dictat degli "ismi", l'opera si libera ora dalla coercizione alla coerenza, inventa di continuo le sue leggi, si adatta ad una ambiente sempre più mutevole, infedele al suo stesso autore, convive e coesiste con stili, estetiche e espressioni di ogni tipo. Il disagio degli strumenti del comunicare apre così alla libera precarietà dell'opera globale.
E la precarietà globale diviene libertà dell'opera.
Matteo Chini
14
aprile 2007
Lo Schermo Ansioso
14 aprile 2007
arte contemporanea
serata - evento
serata - evento
Location
TEATRO PERONI
San Martino Buon Albergo, Piazza Del Popolo, 36, (Verona)
San Martino Buon Albergo, Piazza Del Popolo, 36, (Verona)
Vernissage
14 Aprile 2007, ore 21.30
Autore
Curatore