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Un itinerario italiano
Fotografie dell’Ottocento dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo
Comunicato stampa
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La mostra, organizzata nell'ambito della VI edizione di FotoGrafia, dedicata quest'anno alla “Questione italiana”, presenta per la prima volta al pubblico dal 18 aprile al 17 giugno, una selezione di circa 100 immagini dalla Collezione di fotografia storica della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. La collezione, fino a oggi quasi del tutto inedita e ormai ricca di circa 2500 opere, si offre, nel poliedrico panorama del festival, quale fonte emblematica di riferimento e utile occasione di confronto per una storia delle immagini fotografiche prodotte in Italia nel corso dell'Ottocento: sintesi esemplificativa dell'elaborazione e dell'affermazione di una specifica iconografia come anche modello di collezionismo coerente e lungimirante.
La mostra, prodotta da Zoneattive con il contributo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l'Arte e organizzata in collaborazione con la Soprintendenza Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea / Museo Hendrik C. Andersen e l'Istituto Nazionale per la Grafica, è a cura di Maria Francesca Bonetti, responsabile delle Collezioni fotografiche dell'Istituto Nazionale per la Grafica (Roma), e di Filippo Maggia, curatore per la fotografia italiana della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino).
Raccolta fotografica, quella voluta e avviata da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, mirata e sistematica che, pur nella sua recente costituzione e organizzazione, manifesta significativamente le sue più profonde motivazioni e affonda le proprie radici in una prospettiva culturale più ampia, nel contesto di una tradizione storica e sociale autentica e ben definita, che vede ancora una volta la città di Torino, già luogo storicamente centrale per la produzione fotografica più impegnata, come sede privilegiata di alcune delle realtà più importanti che si interessino oggi alla fotografia e alla sua storia.
Ripercorrendo una delle principali traiettorie seguite a livello internazionale dal collezionismo pubblico e privato - che a partire dagli anni Settanta ha portato alla creazione di specifiche sezioni di fotografia all’interno dei propri interessi per l’arte contemporanea - la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dopo aver tempestivamente riconosciuto alla fotografia un ruolo preminente e centrale nella cultura e nell’espressione contemporanea, rilevandone le strategie e i contenuti più innovativi, promuovendone la produzione e sostenendo il lavoro dei più significativi giovani artisti italiani, si è impegnata all’inizio del nuovo millennio anche nel recupero, nella conservazione e nella valorizzazione delle immagini e dei momenti più rappresentativi della storia della fotografia italiana, convinta che l’evoluzione, la trasformazione e la ridefinizione dell’uso del mezzo da parte delle nuove generazioni non può prescindere da una conoscenza, un confronto e una verifica con i materiali storici, raccolti e indagati nell’ottica di una rilettura critica e storicizzata dei fenomeni culturali e artistici.
Il percorso della mostra si snoda attraverso una sorta di inventario visivo, sia dei soggetti più frequentemente ripresi e richiesti dai principali committenti e acquirenti dell’epoca – artisti, intellettuali e colti aristocratici, protagonisti del viaggio in Italia e primi collezionisti di immagini, come quelle in mostra, che fossero in grado di restituire le atmosfere, le suggestioni, l’esperienza visiva dei luoghi visitati -, sia di quasi tutti i grandi fotografi operanti in Italia nella seconda metà dell’Ottocento: dai calotipisti degli anni delle origini (come Luigi Sacchi, Giacomo Caneva, Frédéric
Flachéron, Eugène Constant, Domenico Bresolin, Venanzio Giuseppe Sella, Charles Marville, Adolphe Godard), ai professionisti dell’età del collodio e poi della gelatina bromuro d’argento (Robert Macpherson, James Anderson, Leopoldo Alinari, Moritz Lotze, Henri Le Lieure, Pompeo Pozzi, Giorgio Sommer, Robert Rive, Déroche & Heiland, Carlo Naya, Antonio Fortunato Perini, Carlo Ponti, Tommaso Cuccioni, Gioacchino Altobelli, Lodovico Tuminello, Enrico Verzaschi, Paolo Lombardi, Alphonse Bernoud, Pietro Poppi, gli studi Brogi, Incorpora, D’Alessandri, Giovanni Crupi, Mauro Ledru, ecc.), fino ad alcuni importanti rappresentanti del pittorialismo italiano e alcuni raffinati amateurs (come Vittorio Sella, o Wilhelm Von Gloeden e Wilhelm Plüschow), qualche volta provenienti dagli ambienti artistici di fine Ottocento (come Francesco Paolo Michetti o il pittore emiliano Zampighi), in altri casi ancora poco noti o del tutto sconosciuti.
L’itinerario fotografico italiano, che nell’Ottocento sembra identificarsi con lo storico rapporto fra artista e territorio e con una rappresentazione del paesaggio che, nel paese ricco di bellezze naturali ed artistiche quali era l’Italia del Grand Tour, veniva ancora serenamente percepito come il felice ed armonico risultato delle scelte e dell’intervento dell’uomo sulla natura, si pone qui idealmente alle origini di una delle “questioni” fotografiche italiane più importanti: quella che, a partire dagli ultimi due decenni del Novecento, ha visto appunto impegnata, nella ridefinizione del paesaggio italiano e nella costruzione di una nuova immagine dell’Italia, attraverso il superamento della sua rappresentazione più convenzionale e stereotipata, forse la principale e più significativa tendenza della fotografia italiana contemporanea.
La mostra, prodotta da Zoneattive con il contributo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l'Arte e organizzata in collaborazione con la Soprintendenza Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea / Museo Hendrik C. Andersen e l'Istituto Nazionale per la Grafica, è a cura di Maria Francesca Bonetti, responsabile delle Collezioni fotografiche dell'Istituto Nazionale per la Grafica (Roma), e di Filippo Maggia, curatore per la fotografia italiana della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino).
Raccolta fotografica, quella voluta e avviata da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, mirata e sistematica che, pur nella sua recente costituzione e organizzazione, manifesta significativamente le sue più profonde motivazioni e affonda le proprie radici in una prospettiva culturale più ampia, nel contesto di una tradizione storica e sociale autentica e ben definita, che vede ancora una volta la città di Torino, già luogo storicamente centrale per la produzione fotografica più impegnata, come sede privilegiata di alcune delle realtà più importanti che si interessino oggi alla fotografia e alla sua storia.
Ripercorrendo una delle principali traiettorie seguite a livello internazionale dal collezionismo pubblico e privato - che a partire dagli anni Settanta ha portato alla creazione di specifiche sezioni di fotografia all’interno dei propri interessi per l’arte contemporanea - la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dopo aver tempestivamente riconosciuto alla fotografia un ruolo preminente e centrale nella cultura e nell’espressione contemporanea, rilevandone le strategie e i contenuti più innovativi, promuovendone la produzione e sostenendo il lavoro dei più significativi giovani artisti italiani, si è impegnata all’inizio del nuovo millennio anche nel recupero, nella conservazione e nella valorizzazione delle immagini e dei momenti più rappresentativi della storia della fotografia italiana, convinta che l’evoluzione, la trasformazione e la ridefinizione dell’uso del mezzo da parte delle nuove generazioni non può prescindere da una conoscenza, un confronto e una verifica con i materiali storici, raccolti e indagati nell’ottica di una rilettura critica e storicizzata dei fenomeni culturali e artistici.
Il percorso della mostra si snoda attraverso una sorta di inventario visivo, sia dei soggetti più frequentemente ripresi e richiesti dai principali committenti e acquirenti dell’epoca – artisti, intellettuali e colti aristocratici, protagonisti del viaggio in Italia e primi collezionisti di immagini, come quelle in mostra, che fossero in grado di restituire le atmosfere, le suggestioni, l’esperienza visiva dei luoghi visitati -, sia di quasi tutti i grandi fotografi operanti in Italia nella seconda metà dell’Ottocento: dai calotipisti degli anni delle origini (come Luigi Sacchi, Giacomo Caneva, Frédéric
Flachéron, Eugène Constant, Domenico Bresolin, Venanzio Giuseppe Sella, Charles Marville, Adolphe Godard), ai professionisti dell’età del collodio e poi della gelatina bromuro d’argento (Robert Macpherson, James Anderson, Leopoldo Alinari, Moritz Lotze, Henri Le Lieure, Pompeo Pozzi, Giorgio Sommer, Robert Rive, Déroche & Heiland, Carlo Naya, Antonio Fortunato Perini, Carlo Ponti, Tommaso Cuccioni, Gioacchino Altobelli, Lodovico Tuminello, Enrico Verzaschi, Paolo Lombardi, Alphonse Bernoud, Pietro Poppi, gli studi Brogi, Incorpora, D’Alessandri, Giovanni Crupi, Mauro Ledru, ecc.), fino ad alcuni importanti rappresentanti del pittorialismo italiano e alcuni raffinati amateurs (come Vittorio Sella, o Wilhelm Von Gloeden e Wilhelm Plüschow), qualche volta provenienti dagli ambienti artistici di fine Ottocento (come Francesco Paolo Michetti o il pittore emiliano Zampighi), in altri casi ancora poco noti o del tutto sconosciuti.
L’itinerario fotografico italiano, che nell’Ottocento sembra identificarsi con lo storico rapporto fra artista e territorio e con una rappresentazione del paesaggio che, nel paese ricco di bellezze naturali ed artistiche quali era l’Italia del Grand Tour, veniva ancora serenamente percepito come il felice ed armonico risultato delle scelte e dell’intervento dell’uomo sulla natura, si pone qui idealmente alle origini di una delle “questioni” fotografiche italiane più importanti: quella che, a partire dagli ultimi due decenni del Novecento, ha visto appunto impegnata, nella ridefinizione del paesaggio italiano e nella costruzione di una nuova immagine dell’Italia, attraverso il superamento della sua rappresentazione più convenzionale e stereotipata, forse la principale e più significativa tendenza della fotografia italiana contemporanea.
17
aprile 2007
Un itinerario italiano
Dal 17 aprile al 17 giugno 2007
fotografia
Location
MUSEO HENDRIK CHRISTIAN ANDERSEN
Roma, Via Pasquale Stanislao Mancini, 20, (Roma)
Roma, Via Pasquale Stanislao Mancini, 20, (Roma)
Orario di apertura
mar-dom, 9-19
Vernissage
17 Aprile 2007, su invito
Sito web
www.fotografiafestival.it
Curatore