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1977: momenti
In occasione del trentennale del ‘77, FotoGrafia dedica a quest’anno così particolare, che ha visto l’opposizione sociale e giovanile esprimersi in un’indimenticabile creatività culturale, una mostra a cura di Marco Delogu e Giovanna Calvenzi, oltre a un Blob speciale della durata di un’ora realizzato appositamente per il Festival
Comunicato stampa
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In occasione del trentennale del ‘77, FotoGrafia dedica a quest’anno così particolare, che ha visto l’opposizione sociale e giovanile esprimersi in un’indimenticabile creatività culturale, una mostra a cura di Marco Delogu e Giovanna Calvenzi, oltre a un Blob speciale della durata di un’ora realizzato appositamente per il Festival. La mostra è composta dalle immagini di Tano D'Amico, fotografo simbolo di quel movimento, a cui il Festival dedica una personale con oltre cento fotografie, assieme a quelle di Toni Thorimbert, Cesare Colombo, Gabriele Basilico, Uliano Lucas, Dino Fracchia, Toni Nicolini, Alberto Roveri e Mimmo Frassinetti, accompagnate da una selezione delle centinaia di foto inviate in questi mesi dai lettori al sito di Repubblica.it. Il grande successo di questa iniziativa ci ha fatto conoscere un movimento diffuso, che dimostra la marginalità di un aspetto violento che spesso è il solo ad essere ricordato, a discapito di esperienze collettive, dalle crisi delle forme tradizionali di militanza alle radio libere, che hanno reso questo periodo una stagione fondamentale per la storia italiana.
In Italia il Sessantotto è durato più a lungo che in qualsiasi altra parte del mondo e il Settantasette ne ha segnato la drammatica conclusione. La fine cioè delle speranze, la fine di quel coinvolgimento totale che aveva illuso che il binomio impegno politico e vita quotidiana fosse un binomio costruttivo, necessario e inscindibile. La fotografia era stata, a partire sempre dal Sessantotto, testimone puntuale e partecipe di quanto accadeva nel Paese. La generazione di fotogiornalisti “adulti” era stata al fianco di quanti, sulla spinta di quello che succedeva nelle strade, nelle scuole, nelle fabbriche, negli uffici, si erano inventati un modo nuovo e diverso di essere testimoni. Un modo coinvolto e coinvolgente, che praticava un fotogiornalismo militante ed entusiasta. Nel ’77 i fotografi nati professionalmente nel Sessantotto continuano a credere nell’impegno, continuano a credere che con la fotografia si possa informare, raccontare e forse anche cambiare se non il mondo almeno la realtà italiana. Fotografi come Cesare Colombo, Uliano Lucas, Toni Nicolini, Carla Cerati, Gianni Berengo Gardin, Piero Raffaelli continuano quotidianamente a documentare quanto accade e al loro fianco i più giovani Aldo Bonasia, Tano D’Amico, Dino Fracchia, Gabriele Basilico, Alberto Roveri, Daniele Bonecchi, Marzia Malli, Mimmo Frassineti, Walter Battistessa, Francesco Radino ne condividono il coinvolgimento umano, politico e professionale. Le certezze di interpretazione su quanto sta accadendo nel Paese si fanno tuttavia meno certe. Si cominciano a intravedere alternative diverse alla collaborazione privilegiata con i movimenti e i partiti della politica, continuando tuttavia nell’esercizio di una fotografia attenta ai mutamenti, capace di indagare e a volte di anticipare le trasformazioni sociali in atto.
Nel 1976 Alberto Roveri era stato per un paio di mesi a Palermo, presso la redazione de L’Ora, a contatto con i suoi straordinari fotografi Letizia Battaglia e Santi Caleca. Cesare Colombo, con la mostra e il volume ‘L’occhio di Milano. 48 fotografi 1945/1977’ (1), si era proposto di indagare sulla possibile duplicità della fotografia che contrappone il momento della testimonianza documentaria all’intervento creativo del fotografo. Sempre nel ‘77 Uliano Lucas pubblica ‘Emigranti in Europa’ (2) e Gianni Berengo Gardin e Luciano D’Alessandro concludono la loro inchiesta ‘Dentro le cas’e (3), viaggio nel modo di abitare e di vivere degli italiani. Nel ’78 Aldo Bonasia pubblica L’io in divisa. Immagini per un’analisi sociale (4), risultato di una lunga indagine fotografica sulla polizia e, nello stesso anno, esce la prima monografia di Gabriele Basilico Dancing 1978 (5), che analizza il nuovo fenomeno delle grandi discoteche in Emilia e dei loro frequentatori.
E’ proprio da questo allargarsi degli interessi e delle visioni che nascono alcune storie che ci consentono oggi di ricordare o di vedere per la prima volta “come eravamo”. La grande onda di speranze, di coinvolgimento, di lotte per la democrazia, sta per dividersi nei rivoli tormentati della lotta armata, del disimpegno, della droga. La fotografia ci restituisce, sia pure parzialmente, un’immagine del clima e dei volti di un periodo che, malgrado i momenti di grave conflitto che insanguineranno molti giorni di quell’anno ’77, non aveva spento in molti fotografi la voglia e l’entusiasmo dell’impegno. Altri autori oltre quelli qui proposti potrebbero e dovrebbero essere presenti. Ma questo, ci auguriamo, non è che l’inizio di una necessaria riflessione sui contributi che la fotografia italiana offre alla storia recente.Gabriele Basilico realizza nel 1976 un lungo lavoro sul proletariato giovanile nel quale trova ampio spazio la testimonianza dell'ultimo festival di Re Nudo al Parco Lambro di Milano. Cesare Colombo cambia il modo di raccontare l'architettura di interni realizzando per il mensile Abitare immagini nelle quali la casa è abitata e vissuta. Dino Fracchia segue la vita all'interno dell'Alfa Romeo di Arese, il lavoro alla catena di montaggio, gli scioperi, le assemblee, le manifestazioni. Mimmo Frassineti si dedica alla politica di palazzo, ritraendo i volti dei politici democristiani. Uliano Lucas è all'università di Palermo e documenta un intervento creativo degli indiani metropolitani che trasformano una lezione in uno spettacolo dadaista. Toni Nicolini segue la vita quotidiana e gli esperimenti pedagogici di un centro per l'infanzia milanese. Alberto Roveri è a Bologna durante lo storico «convegno sulla repressione» e documenta la città invasa dai giovani, i lavori al Palasport, i visi dei protagonisti. Toni Thorimbert lavora per oltre un anno a un’inchiesta sulla condizione dei suoi giovani coetanei nell’hinterland milanese. Esemplari, per capire meglio il clima di speranze che ancora resisteva, le sue parole a commento (6): “… uscire dalle costrizioni dell’ambiente per scoprirle e collettivizzare forme e modi di vita diversi, la riscoperta della politica, del gioco, dell’amicizia, un processo di riconoscimento di se stessi e delle proprie possibilità, un processo che porta alla coscienza collettiva, per cambiare la vita, cambiare la società”.
Giovanna Calvenzi
Note
(1)L’occhio di Milano. 48 fotografi 1945/1977, a cura di Cesare Colombo. Editrice Magma, Milano, 1977
(2)Uliano Lucas, Emigranti in Europa, Einaudi, Torino, 1977
(3)Gianni Berengo Gardin e Luciano D’Alessandro, Dentro le case, Electa Editrice, Milano, 1977
(4)Aldo Bonasia, L’io in divisa. Immagini per un’analisi sociale, Imago’78, Milano, 1978
(5)Gabriele Basilico, Dancing 1978, Editphoto, Milano, 1978
(6)in L’occhio di Milano. 48 fotografi 1945/1977, a cura di Cesare Colombo. Magma, Milano, 1977
In Italia il Sessantotto è durato più a lungo che in qualsiasi altra parte del mondo e il Settantasette ne ha segnato la drammatica conclusione. La fine cioè delle speranze, la fine di quel coinvolgimento totale che aveva illuso che il binomio impegno politico e vita quotidiana fosse un binomio costruttivo, necessario e inscindibile. La fotografia era stata, a partire sempre dal Sessantotto, testimone puntuale e partecipe di quanto accadeva nel Paese. La generazione di fotogiornalisti “adulti” era stata al fianco di quanti, sulla spinta di quello che succedeva nelle strade, nelle scuole, nelle fabbriche, negli uffici, si erano inventati un modo nuovo e diverso di essere testimoni. Un modo coinvolto e coinvolgente, che praticava un fotogiornalismo militante ed entusiasta. Nel ’77 i fotografi nati professionalmente nel Sessantotto continuano a credere nell’impegno, continuano a credere che con la fotografia si possa informare, raccontare e forse anche cambiare se non il mondo almeno la realtà italiana. Fotografi come Cesare Colombo, Uliano Lucas, Toni Nicolini, Carla Cerati, Gianni Berengo Gardin, Piero Raffaelli continuano quotidianamente a documentare quanto accade e al loro fianco i più giovani Aldo Bonasia, Tano D’Amico, Dino Fracchia, Gabriele Basilico, Alberto Roveri, Daniele Bonecchi, Marzia Malli, Mimmo Frassineti, Walter Battistessa, Francesco Radino ne condividono il coinvolgimento umano, politico e professionale. Le certezze di interpretazione su quanto sta accadendo nel Paese si fanno tuttavia meno certe. Si cominciano a intravedere alternative diverse alla collaborazione privilegiata con i movimenti e i partiti della politica, continuando tuttavia nell’esercizio di una fotografia attenta ai mutamenti, capace di indagare e a volte di anticipare le trasformazioni sociali in atto.
Nel 1976 Alberto Roveri era stato per un paio di mesi a Palermo, presso la redazione de L’Ora, a contatto con i suoi straordinari fotografi Letizia Battaglia e Santi Caleca. Cesare Colombo, con la mostra e il volume ‘L’occhio di Milano. 48 fotografi 1945/1977’ (1), si era proposto di indagare sulla possibile duplicità della fotografia che contrappone il momento della testimonianza documentaria all’intervento creativo del fotografo. Sempre nel ‘77 Uliano Lucas pubblica ‘Emigranti in Europa’ (2) e Gianni Berengo Gardin e Luciano D’Alessandro concludono la loro inchiesta ‘Dentro le cas’e (3), viaggio nel modo di abitare e di vivere degli italiani. Nel ’78 Aldo Bonasia pubblica L’io in divisa. Immagini per un’analisi sociale (4), risultato di una lunga indagine fotografica sulla polizia e, nello stesso anno, esce la prima monografia di Gabriele Basilico Dancing 1978 (5), che analizza il nuovo fenomeno delle grandi discoteche in Emilia e dei loro frequentatori.
E’ proprio da questo allargarsi degli interessi e delle visioni che nascono alcune storie che ci consentono oggi di ricordare o di vedere per la prima volta “come eravamo”. La grande onda di speranze, di coinvolgimento, di lotte per la democrazia, sta per dividersi nei rivoli tormentati della lotta armata, del disimpegno, della droga. La fotografia ci restituisce, sia pure parzialmente, un’immagine del clima e dei volti di un periodo che, malgrado i momenti di grave conflitto che insanguineranno molti giorni di quell’anno ’77, non aveva spento in molti fotografi la voglia e l’entusiasmo dell’impegno. Altri autori oltre quelli qui proposti potrebbero e dovrebbero essere presenti. Ma questo, ci auguriamo, non è che l’inizio di una necessaria riflessione sui contributi che la fotografia italiana offre alla storia recente.Gabriele Basilico realizza nel 1976 un lungo lavoro sul proletariato giovanile nel quale trova ampio spazio la testimonianza dell'ultimo festival di Re Nudo al Parco Lambro di Milano. Cesare Colombo cambia il modo di raccontare l'architettura di interni realizzando per il mensile Abitare immagini nelle quali la casa è abitata e vissuta. Dino Fracchia segue la vita all'interno dell'Alfa Romeo di Arese, il lavoro alla catena di montaggio, gli scioperi, le assemblee, le manifestazioni. Mimmo Frassineti si dedica alla politica di palazzo, ritraendo i volti dei politici democristiani. Uliano Lucas è all'università di Palermo e documenta un intervento creativo degli indiani metropolitani che trasformano una lezione in uno spettacolo dadaista. Toni Nicolini segue la vita quotidiana e gli esperimenti pedagogici di un centro per l'infanzia milanese. Alberto Roveri è a Bologna durante lo storico «convegno sulla repressione» e documenta la città invasa dai giovani, i lavori al Palasport, i visi dei protagonisti. Toni Thorimbert lavora per oltre un anno a un’inchiesta sulla condizione dei suoi giovani coetanei nell’hinterland milanese. Esemplari, per capire meglio il clima di speranze che ancora resisteva, le sue parole a commento (6): “… uscire dalle costrizioni dell’ambiente per scoprirle e collettivizzare forme e modi di vita diversi, la riscoperta della politica, del gioco, dell’amicizia, un processo di riconoscimento di se stessi e delle proprie possibilità, un processo che porta alla coscienza collettiva, per cambiare la vita, cambiare la società”.
Giovanna Calvenzi
Note
(1)L’occhio di Milano. 48 fotografi 1945/1977, a cura di Cesare Colombo. Editrice Magma, Milano, 1977
(2)Uliano Lucas, Emigranti in Europa, Einaudi, Torino, 1977
(3)Gianni Berengo Gardin e Luciano D’Alessandro, Dentro le case, Electa Editrice, Milano, 1977
(4)Aldo Bonasia, L’io in divisa. Immagini per un’analisi sociale, Imago’78, Milano, 1978
(5)Gabriele Basilico, Dancing 1978, Editphoto, Milano, 1978
(6)in L’occhio di Milano. 48 fotografi 1945/1977, a cura di Cesare Colombo. Magma, Milano, 1977
05
aprile 2007
1977: momenti
Dal 05 al 29 aprile 2007
fotografia
Location
MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE
Roma, Piazza Di Sant'egidio, 1B, (Roma)
Roma, Piazza Di Sant'egidio, 1B, (Roma)
Biglietti
Biglietto Integrato Mostre – Museo intero € 5,50 – ridotto € 4,00
Orario di apertura
mar-dom 10.00 – 20.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Vernissage
5 Aprile 2007, ore 18
Sito web
www.fotografiafestival.it
Autore
Curatore