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Augusto Bellanca
L’autore delinea un suo linguaggio quasi fosse una sorta di esperanto, territorio in cui confluiscono l’educazione geometrica e la fascinazione cosmica
Comunicato stampa
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«[...]Cercare di penetrare le immagini pulsanti di piccoli segni preziosi e di un moto caleidoscopico del colore è come percorrere un viaggio immaginario in una dimensione così lontana dalla realtà fisica che conosciamo eppure così suadente nel proporsi con un suo intrinseco equilibrio che non è solo quello spaziale e compositivo ma anche narrativo.
Ogni opera appare dunque come una finestra aperta su un paesaggio altrettanto impossibile quanto affascinante nel quale gli elementi costruttivi ed i referenti “oggettivi” sono indubbiamente elaborati nella fantasia ma che pure si fanno carico di coniugare memorie artistiche e culturali di diversa matrice con memorie archetipiche ed ancestrali.
L’autore delinea un suo linguaggio quasi fosse una sorta di esperanto, territorio in cui confluiscono l’educazione geometrica e la fascinazione cosmica, la ricchezza dell’arabesco decorativo e la purezza del segno infantile, il rigore di Klee e la trasgressione mobile delle forme di Mirò , il clima mediterraneo e quello orientale.
A questo crogiolo di ispirazioni poetiche e visive corrisponde anche sul piano della tecnica una uguale sensibilità di ricerca rivolta a suscitare percezioni anche tattili.
Così i fondi neri del ciclo pittorico più recente offrono al colore valenze espressive forti mettendo in risalto ora la grafia di quelle trame sottili con cui l’autore definisce le forme e le concatena quasi senza soluzione di continuità (non a caso è la sua figura iconica la conchiglia) , ora la brillantezza dei suoi “intarsi” cromatici che non mancano di suggestioni da Alambra , di pietre dure e d’oro, rivelandone quella inclinazione da alchimista nel tessere il proprio spartito pittorico...»
Roberta Fiorini, Firenze febbraio 2006
Ogni opera appare dunque come una finestra aperta su un paesaggio altrettanto impossibile quanto affascinante nel quale gli elementi costruttivi ed i referenti “oggettivi” sono indubbiamente elaborati nella fantasia ma che pure si fanno carico di coniugare memorie artistiche e culturali di diversa matrice con memorie archetipiche ed ancestrali.
L’autore delinea un suo linguaggio quasi fosse una sorta di esperanto, territorio in cui confluiscono l’educazione geometrica e la fascinazione cosmica, la ricchezza dell’arabesco decorativo e la purezza del segno infantile, il rigore di Klee e la trasgressione mobile delle forme di Mirò , il clima mediterraneo e quello orientale.
A questo crogiolo di ispirazioni poetiche e visive corrisponde anche sul piano della tecnica una uguale sensibilità di ricerca rivolta a suscitare percezioni anche tattili.
Così i fondi neri del ciclo pittorico più recente offrono al colore valenze espressive forti mettendo in risalto ora la grafia di quelle trame sottili con cui l’autore definisce le forme e le concatena quasi senza soluzione di continuità (non a caso è la sua figura iconica la conchiglia) , ora la brillantezza dei suoi “intarsi” cromatici che non mancano di suggestioni da Alambra , di pietre dure e d’oro, rivelandone quella inclinazione da alchimista nel tessere il proprio spartito pittorico...»
Roberta Fiorini, Firenze febbraio 2006
19
marzo 2007
Augusto Bellanca
Dal 19 marzo al 02 aprile 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA 9 COLONNE SPE
Bologna, Via Cesare Boldrini, 10, (Bologna)
Bologna, Via Cesare Boldrini, 10, (Bologna)
Orario di apertura
9/13 - 14/17.30; sabato e festivi chiuso
Autore