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Bernardi Roig – Lightness Exercises
La Galleria Cardi presenta la prima mostra personale a Milano dell’artista spagnolo Bernardi Roig nato a Maiorca nel 1965
Comunicato stampa
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La Galleria Cardi presenta la prima mostra personale a Milano dell’artista spagnolo Bernardi Roig nato a Maiorca nel 1965.
Con il titolo di “LIGHTNESS EXERCISES” (Tentativo di Leggerezza) viene presentata una selezione delle ultime opere di Bernardi Roig, (disegni e sculture), una riflessione di “leggerezza” partendo dall’idea della prima conferenza (Lightness) che Italo Calvino preparò per l’Università di Harvard nel corso accademico 1985/86 e che mai si tenne a causa della sua scomparsa una settimana prima. L’artista spagnolo crea una trama narrativa come modesto omaggio al concetto di leggerezza proposto da Calvino, ponendosi con la poderosa figura che si riferisce ad uno dei racconti del Decamerone, dove il poeta fiorentino Guido Cavalcanti, presentato come un austero filosofo che passeggia pensieroso tra i sepolcri di marmo, appoggia la mano sopra il coperchio di una tomba, innalza il suo corpo e salta liberandosi dalla persecuzione mondana dell! a jeunesse doreé fiorentina. È la figura dell’agilità poetica che si innalza sopra le oppressioni del mondo.
L’eccesso di luce fa in modo che le figure si dissolvano allo sguardo, che si alleggeriscano e che perdano peso. Come narra Calvino, il personaggio di Cavalcanti è sottomesso alla sofferenza dell’amore, si converte in sospiri e raggi luminosi.
Basate principalmente sulla simbologia della luce e la metafora della cecità della incomunicabilità umana, le opere che vengono presentate a Milano disegnano un luogo immaginario che si nutre delle ossessioni letterarie, artistiche e cinematografiche, dove Bernardi Roig riflette sopra l’isolamento contemporaneo, sopra la “cecità” e “l’invisibilità” come una metafora della perdita di stabilità dell’individuo attuale, una persona sprovvista di garanzie nelle quali ancorare le proprie certezze. Corpi bianchi e leggeri, accecati da un male sconosciuto, sfilano innanzi ai nostri occhi con espressione di malessere ! e, al tempo stesso, con un fascino per la figura.
Sottomes! si alla brutalità di una luce intensa aspirano, come per il poeta Cavalcanti, a togliere peso alla struttura del racconto.
In questa ultima serie di opere di Bernardi Roig, la luce è ciò che ci impedisce di vedere, ciò che ostacola decisamente il nostro sguardo, e questa vista ostacolata è l’estensione della rottura e il dissolvimento simbolico il cui sostrato sarebbe il desiderio. “Tutte le figure hanno gli occhi chiusi dovuto dal peso delle palpebre di pietra dall’intensità della luce. Una retina accecata dalla luce riduce l’occhio ad una cataratta di latte. Capisco che l’occhio è la ferita più profonda dalla quale al posto del sangue sgorgano lacrime bianche che tesaurizzano tutto un patrimonio eroso dalla luce. Per questo non arriviamo mai in fondo alla nostra visione, però ci sono momenti in cui questa visione si condensa e acquista la solidità di un corpo. Così nascono le immagini.
La luce in questi lavori non viene usata per illuminarli bensì il contrario, è! una luce che ci impedisce di vederli, serve ad accecare lo spettatore. Però non come assenza di vista ma come possibilità di rappresentare, precisamente, qualcosa sottratto allo sguardo che configurerebbe lo sguardo interiore. Questo sguardo interiore è il baluardo della resistenza a questa ipersensibilità che oggi è la forma definitiva per sterminare il valoroso atto di guardare.
Se il rifiuto del reale, o il desiderio del suo prolungamento, segnano l’apparizione di questi “doppioni fantasmagorici” che sono tutte le immagini scaturite dalla mano dell’uomo, i doppioni di Bernardì Roig portano il peso addizionale della sua idiozia e della sua pazzia.
Due realtà si sovrappongono anche nello sguardo di Bernardì Roig. Un’ occhiata ossessiva ed estremamente soggettiva e un’altra indotta dalla passione letteraria e dalla cupidigia visuale, che coniuga la tradizione e la simbologia della storia dell’arte con la coscienza limitrofa alla contemporaneità.
Le su! e sculture, disegni e video riflettono questo stato di infinit! a tensio ne tra il mondo in demolizione e questo doppione, sempre sfuggente, che si annida nel nostro spirito.
Bernardì Roig inaugurerà il prossimo 24 marzo al PMMK (Museé d’Art Moderne de Oostende) una grande mostra che racchiude una selezione del suo lavoro realizzato negli ultimi sei anni e che fu presentato precedentemente al KunstMuseum di Bonn (giugno – settembre 2006), al Domus Artium Museum di Salamanca sempre nel 2006 e al Kampa Museum di Praga (gennaio e febbraio 2007).
E’ uno degli artisti selezionati da Demetrio Paparoni e da Gianni Mercurio per la mostra TIMER che inaugurerà alla Triennale della Bovisa a Milano il 30 marzo.
Con il titolo di “LIGHTNESS EXERCISES” (Tentativo di Leggerezza) viene presentata una selezione delle ultime opere di Bernardi Roig, (disegni e sculture), una riflessione di “leggerezza” partendo dall’idea della prima conferenza (Lightness) che Italo Calvino preparò per l’Università di Harvard nel corso accademico 1985/86 e che mai si tenne a causa della sua scomparsa una settimana prima. L’artista spagnolo crea una trama narrativa come modesto omaggio al concetto di leggerezza proposto da Calvino, ponendosi con la poderosa figura che si riferisce ad uno dei racconti del Decamerone, dove il poeta fiorentino Guido Cavalcanti, presentato come un austero filosofo che passeggia pensieroso tra i sepolcri di marmo, appoggia la mano sopra il coperchio di una tomba, innalza il suo corpo e salta liberandosi dalla persecuzione mondana dell! a jeunesse doreé fiorentina. È la figura dell’agilità poetica che si innalza sopra le oppressioni del mondo.
L’eccesso di luce fa in modo che le figure si dissolvano allo sguardo, che si alleggeriscano e che perdano peso. Come narra Calvino, il personaggio di Cavalcanti è sottomesso alla sofferenza dell’amore, si converte in sospiri e raggi luminosi.
Basate principalmente sulla simbologia della luce e la metafora della cecità della incomunicabilità umana, le opere che vengono presentate a Milano disegnano un luogo immaginario che si nutre delle ossessioni letterarie, artistiche e cinematografiche, dove Bernardi Roig riflette sopra l’isolamento contemporaneo, sopra la “cecità” e “l’invisibilità” come una metafora della perdita di stabilità dell’individuo attuale, una persona sprovvista di garanzie nelle quali ancorare le proprie certezze. Corpi bianchi e leggeri, accecati da un male sconosciuto, sfilano innanzi ai nostri occhi con espressione di malessere ! e, al tempo stesso, con un fascino per la figura.
Sottomes! si alla brutalità di una luce intensa aspirano, come per il poeta Cavalcanti, a togliere peso alla struttura del racconto.
In questa ultima serie di opere di Bernardi Roig, la luce è ciò che ci impedisce di vedere, ciò che ostacola decisamente il nostro sguardo, e questa vista ostacolata è l’estensione della rottura e il dissolvimento simbolico il cui sostrato sarebbe il desiderio. “Tutte le figure hanno gli occhi chiusi dovuto dal peso delle palpebre di pietra dall’intensità della luce. Una retina accecata dalla luce riduce l’occhio ad una cataratta di latte. Capisco che l’occhio è la ferita più profonda dalla quale al posto del sangue sgorgano lacrime bianche che tesaurizzano tutto un patrimonio eroso dalla luce. Per questo non arriviamo mai in fondo alla nostra visione, però ci sono momenti in cui questa visione si condensa e acquista la solidità di un corpo. Così nascono le immagini.
La luce in questi lavori non viene usata per illuminarli bensì il contrario, è! una luce che ci impedisce di vederli, serve ad accecare lo spettatore. Però non come assenza di vista ma come possibilità di rappresentare, precisamente, qualcosa sottratto allo sguardo che configurerebbe lo sguardo interiore. Questo sguardo interiore è il baluardo della resistenza a questa ipersensibilità che oggi è la forma definitiva per sterminare il valoroso atto di guardare.
Se il rifiuto del reale, o il desiderio del suo prolungamento, segnano l’apparizione di questi “doppioni fantasmagorici” che sono tutte le immagini scaturite dalla mano dell’uomo, i doppioni di Bernardì Roig portano il peso addizionale della sua idiozia e della sua pazzia.
Due realtà si sovrappongono anche nello sguardo di Bernardì Roig. Un’ occhiata ossessiva ed estremamente soggettiva e un’altra indotta dalla passione letteraria e dalla cupidigia visuale, che coniuga la tradizione e la simbologia della storia dell’arte con la coscienza limitrofa alla contemporaneità.
Le su! e sculture, disegni e video riflettono questo stato di infinit! a tensio ne tra il mondo in demolizione e questo doppione, sempre sfuggente, che si annida nel nostro spirito.
Bernardì Roig inaugurerà il prossimo 24 marzo al PMMK (Museé d’Art Moderne de Oostende) una grande mostra che racchiude una selezione del suo lavoro realizzato negli ultimi sei anni e che fu presentato precedentemente al KunstMuseum di Bonn (giugno – settembre 2006), al Domus Artium Museum di Salamanca sempre nel 2006 e al Kampa Museum di Praga (gennaio e febbraio 2007).
E’ uno degli artisti selezionati da Demetrio Paparoni e da Gianni Mercurio per la mostra TIMER che inaugurerà alla Triennale della Bovisa a Milano il 30 marzo.
20
marzo 2007
Bernardi Roig – Lightness Exercises
Dal 20 marzo al 28 aprile 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA CARDI
Milano, Via Marco De Marchi, 2, (Milano)
Milano, Via Marco De Marchi, 2, (Milano)
Orario di apertura
lun_sab 9:30 - 12:30 e 15:30 - 19:30
Vernissage
20 Marzo 2007, ore 19
Autore